The King
17
"Leelan?"
Quando
non ci fu risposta, Wrath, figlio di Wrath, bussò di nuovo alla porta della propria
camera. "Leelan, posso
entrare?"
Come
Re, non doveva attendere nessuno, e non esisteva qualcuno a cui avrebbe
permesso di fare alcunché.
A
eccezione della sua preziosa compagna.
E
così quella serata, in cui c'erano riunioni celebrative, lei desiderava farsi
bella in privato, concedendogli l'accesso solo quando fosse stata pronta per
farsi ammirare e adorare da lui. Era totalmente affascinante - come lo era il
profumo della loro camera da letto grazie a oli e lozioni. E lo era anche il
modo in cui, perfino dopo un anno dalla loro unione, lei ancora abbassava gli
occhi e gli mostrava quel suo sorriso segreto mentre la corteggiava. Lo era
svegliarsi a ogni tramonto con lei al suo fianco e far svanire tutto il resto,
giacendo fino all'alba sdraiato accanto al suo caldo, magnifico corpo.
Ma
c'era un limite diverso questa volta.
Quando
l'attesa sarebbe terminata... e non riguardava ottenere l'accesso alla loro
camera.
"Entra,
mio amore," esclamò la voce attraverso i robusti pannelli in quercia.
Il
cuore di Wrath sobbalzò. Aprendo la pesante serratura, diede le spalle alla
porta... ed eccola lì. La sua amata.
Anha
era all'altro lato della stanza, vicino al focolare sufficientemente grande da
accogliere un maschio adulto all'interno. Seduta alla sua toilette, che aveva
fatto spostare di fianco al fuoco per tenerla al caldo, gli dava le spalle, i
lunghi capelli neri scendevano in spesse ciocche lungo la schiena fino alla
vita.
Wrath
fece un respiro profondo, il profumo di lei più necessario per i suoi polmoni
dell'ossigeno. "Oh, sei magnifica."
"Non
mi hai ancora vista con attenzione -"
Wrath
aggrottò la fronte alla durezza nella sua voce. "Cosa ti affligge?"
La
sua shellan si voltò verso di lui. "Nulla. Perché
me lo chiedi?"
Stava
mentendo. Il suo sorriso era una pallida versione della sua usuale radiosità,
la pelle era troppo pallida, gli occhi bassi agli angoli.
Mentre
attraversava i tappeti di pelliccia, il terrore gli strinse il petto. Quante
notti erano trascorse da quando il bisogno l'aveva colpita e liberata?
Quattordici? Ventuno?
Nonostante
il rischio che avrebbe corso lei, entrambi avevano pregato affinché
concepissero un bambino - non semplicemente un erede, ma un figlio o una figlia
da amare e accudire.
Wrath
si mise in ginocchio dinanzi alla sua leelan, e di sicuro si ricordava la prima volta che lo aveva fatto. Aveva
visto giusto sposando questa femmina, e aveva avuto ancora più ragione nel
mettere cuore e anima nelle sue mani amorevoli.
Poteva
fidarsi soltanto di lei.
"Anha,
dimmi la verità." Allungò una mano per toccarle il viso - e la ritrasse
subito. "Sei gelida!"
"Non
lo sono." Lei lo allontanò, poggiando la spazzola sul tavolino e alzandosi
in piedi. "Indosso il velluto rosso che preferisci. Come potrei essere
gelida?"
Per
un momento, lui quasi dimenticò le sue preoccupazioni. Era una meravigliosa
visione in quel colore scuro e ricco, il ricamo dorato sul suo corpetto
catturava le fiamme proprio come i rubini. Indossava l'intera parure quella
sera, le pietre scintillavano alle orecchie, al collo, ai polsi e alle mani.
Eppure,
per quanto rispendesse, c'era qualcosa di sbagliato.
"Alzati,
mio hellren," comandò lei. "E scendiamo a festeggiare.
Tutti stanno aspettando te."
"Possono
attendere ancora un po'." Non aveva intenzione di cedere. "Anha,
parla con me. Cosa c'è che non va?"
"Ti
stai preoccupando troppo."
"Hai
perso del sangue?" le chiese bruscamente. Il che voleva dire che un bambino
non era dentro di lei.
Anha
appoggiò una mano sottile sul proprio ventre. "No. E mi sento... davvero
bene. Sul serio."
Wrath
strinse gli occhi. C'era, ovviamente, un altro problema che avrebbe potuto
affliggerla. "Qualcuno è stato crudele con te?"
"Mai."
Su
quello stava di sicuro mentendo.
"Anha,
credi che ci sia qualcosa che io non sappia? Sono ben conscio di ciò che
trapela dalla corte."
"Non
preoccuparti di quegli stupidi. Io non me ne curo."
L'amava
per la sua tenacia. Ma il suo coraggio non era necessario - se solo avesse
capito chi si divertiva a tormentarla, se ne sarebbe occupato. "Io credo
di dover riaffrontare i pettegolezzi."
"Non
dire nulla, mio amore. Ciò che è fatto è fatto - non puoi evitare la
presentazione. Mettere a tacere tutte le critiche e i commenti su di me ti
condurrebbe ad avere una corte vacante."
Tutto
era iniziato quella notte in cui era stata condotta da lui. Wrath non aveva
seguito il protocollo, e nonostante il fatto che i desideri del Re regnavano
sul territorio e su tutti i vampiri, c'erano quelli che disapprovavano: il
fatto che non l'avesse denudata, che le avesse donato la parure di rubini e il
rubino Saturnino, l'anello appartenente alla regina - e che poi avesse condotto
da sé la cerimonia matrimoniale. Che l'avesse portata immediatamente nei suoi
appartamenti privati.
Le
critiche non si erano calmate nell'immediato quando aveva acconsentito a una
cerimonia pubblica. Neanche loro, anche a distanza di un anno, avevano provato
affetto verso la sua compagna. Non erano mai maleducati con lei in sua
presenza, naturalmente - e Anha si rifiutava di dire una parola riguardo a ciò
che accadeva alle sue spalle.
Ma
l'odore della sua ansia e della depressione era una cosa che conosceva bene.
In
verità, il trattamento che la corte rivolgeva alla sua amata lo irritava al
punto da farlo diventare violento - e creava una frattura tra lui e coloro che
lo circondavano. Si sentiva come se non potesse fidarsi di nessuno. Perfino la
Confraternita, che si supponeva fosse la guardia privata del Re e quelli in cui
avrebbe dovuto riporre fiducia al di sopra di tutti gli altri, sospettava anche
di quei maschi.
Anha
era tutto ciò che aveva.
Allungandosi
verso di lui, lei prese il suo viso tra le proprie mani. "Wrath, mio
amato." Spinse le labbra si quelle di lui. "Procediamo coi
festeggiamenti."
Le
strinse le braccia. Gli occhi di Anha erano pozze in cui annegare e l'unico
terrore che sentiva nella spirale della morte era che qualche giorno non avrebbero
potuto essere fissi nei suoi.
"Ferma
i tuoi pensieri," lo implorò la sua shellan. "Non mi accadrà nulla, né adesso né mai."
Avvicinandola
a sé, lui voltò la testa e l'appoggiò nel suo grembo. Quando le mani di lei gli
accarezzarono i capelli, Wrath studiò gli oggetti presenti sul suo tavolino.
Spazzole, pettini, ciotole basse piene di colori per le labbra e gli occhi, una
tazza di tè vicino alla teiera, una fetta di pane appena mangiucchiata.
Oggetti
banali, ma poiché lei li aveva presi, toccati e consumati adesso avevano un
valore inestimabile: lei era in grado di tramutare tutto, anche lui stesso, in oro.
"Wrath,
dobbiamo andare."
"Non
voglio farlo. È qui che voglio stare."
"Ma
la corte ti attende."
Lui
disse qualcosa di abietto che sperava fosse stato catturato dalle pieghe del velluto.
Quando sentì la leggera risatina di lei, capì che non aveva funzionato.
Tuttavia,
lei aveva ragione. C'erano molte persone che l'attendevano.
Che
fossero maledetti tutti!
Sollevandosi,
porse il braccio alla sua sposa e mentre lei si voltava per aggrapparsi la suo gomito, lui la
condusse fuori dalle loro stanze e oltre le guardie di palazzo allineate
nell'ingresso. Dopo un poco, discesero una scala curva e il vocio
dell'aristocrazia divenne sempre più forte.
Mentre
si avvicinavano alla grande sala, lei si avvicinò di più a Wrath e lui inspirò
a fondo, gonfiando il petto, il suo corpo crebbe in statura in risposta
all'affidamento che lei faceva su di lui. A differenza di molte cortigiane, che
erano desiderose di affidarsi, la sua Anha aveva sempre conservato un orgoglioso
decoro dentro se stessa - così quando, occasionalmente, necessitava della sua
forza, era un dono speciale elargito alla sua mascolinità.
Non
c'era niente che lo facesse sentire più maschio.
Quando
la cacofonia divenne così forte da inghiottire il rumore dei loro passi, lui si
avvicinò all'orecchio di lei. "Offriremo loro un veloce buonasera."
"Wrath,
dovresti avvalerti di -"
"Te,"
disse, avvicinandosi all'ultimo angolo. "Ecco ciò di cui devo
avvalermi."
Quando
lei arrossì in maniera splendida, lui ridacchio - e si ritrovò fremente per
l'imminente intimità.
Svoltando
un'ultima volta, lui e la sua shellan arrivarono a una porta a doppio battente che usavano soltanto loro, e
due Fratelli si fecero avanti per accoglierli adeguatamente.
Beata
Vergine Scriba nel Fado, Wrath detestava quelle riunioni dell'aristocrazia.
Mentre
le trombe annunciavano il loro arrivo, le porte vennero spalancate e le
centinaia di persone assemblate tacquero, i loro abiti colorati e i gioielli
scintillanti rivaleggiavano col soffitto dipinto al di sopra delle loro teste
acconciate e col pavimento a mosaico sotto ai loro piedi calzati da seta.
C'era
stato un momento, quando suo padre era ancora in vita, in cui lui era rimasto
impressionato dalla grande sala e dalla finezza dell'aristocrazia. Adesso?
Anche se i confini della proprietà non erano ampi quanto i campi di caccia, e i
suoi focolari doppi erano grandi quanto le abitazioni civili, Wrath non aveva
alcuna illusione di grandezza e onore.
Un
terzo membro della Confraternita parlò con voce tonante. "Le loro altezze
reali, Wrath, figlio di Wrath, sovrano di tutto ciò che si trova dentro o fuori
i territori della razza, e la Regina Anha, amata figlia di sangue di Tristh,
figlio di Tristh."
In
un istante, l'applauso obbligatorio scrosciò, rimbalzando su se stesso, ogni
battito individuale si perse nel clamore. E venne il momento della risposta
reale. In accordo con la tradizione, il Re non chinava mai il capo dinanzi a
nessuna anima vivente, per cui era compito della Regina ringraziare
cortesemente le persone raggruppate con una riverenza.
Anha
lo fece con grazia e sicurezza.
Poi
fu il turno degli individui riuniti di esibire la loro lealtà con inchini per i
maschi e riverenze per le femmine.
E
ora che le formalità di gruppo erano state espletate, Wrath doveva esaminare i
suoi cortigiani e salutarli uno a uno.
Andando
avanti, non riusciva a ricordare quale festività stessero celebrando, quale
pagina del calendario avessero voltato, o quale fase lunare oppure quale cambio
di stagione. La Glymera
trovava innumerevoli ragioni per riunirsi, la maggior parte di esse piuttosto
insensate, considerato che gli stessi individui si presentavano nei medesimi
luoghi d'incontro.
Gli
abiti erano sempre diversi, naturalmente. Lo stesso i gioielli indossati dalle
femmine.
E
nel frattempo, mentre cene di alta qualità venivano preparate e consumate, e ci
si scambiavano sgarbi e offese ad ogni respiro, c'erano problemi importanti di
cui occuparsi: la sofferenza dei plebei a causa della recente siccità; invasione
da parte degli umani; aggressione dalla Lessening Society. Ma l'aristocrazia
non si preoccupava di questi aspetti - perché dal loro punto di vista, erano
problemi ampiamente affrontati dai "bastardi senza faccia e senza
nome."
Contrariamente
alle basilari leggi di sopravvivenza, la Glymera attribuiva poca importanza alla popolazione che raccoglieva il cibo
che loro consumavano e che costruivano le strutture in cui loro vivevano e che
cucivano gli indumenti che coprivano le loro schiene -
"Vieni,
mio amore," sussurrò Anha. "Andiamo a salutarli."
Oh,
a quanto pareva si era fermato senza accorgersene.
Riprendendo
a camminare, Wrath si soffermò su Ench, che si trovava sempre davanti ai maschi
in tunica grigia.
"Salute,
Vostra Maestà," disse il gentiluomo - in un tono come se fosse l'unico
mastro di cerimonie. "E a te, mia Regina."
"Enoch."
Wrath guardò in basso gli uomini di corte. I dodici maschi erano ordinati in
virtù della gerarchia, e in quanto tale, l'ultimo della fila, che sembrava aver
appena superato la transizione, proveniva da una famiglia con una grande linea
di sangue, ma con pochi mezzi. "Come stai?"
Non
che gli importasse. Lui era molto più interessato a chi, tra loro, aveva ferito
la sua amata. Di sicuro doveva essere uno, se non tutti: Anha non aveva serve,
su sua espressa richiesta, per cui queste erano le uniche persone con cui lei
aveva contatto a corte.
Ciò
che era stato detto. Chi lo aveva detto.
Wrath
proseguì lungo la fila e salutò tutti secondo il protocollo. Ovviamente, questa
antica sequenza di indirizzi privati nel mezzo di un incontro pubblico era un
modo di esibire e riaffermare la posizione dei consiglieri a corte, una
dichiarazione della loro importanza.
Ricordava
perfettamente quando a farlo era suo padre. Solo che il maschio sembrava dar
valore alle relazioni con gli uomini di corte.
Specialmente
quella notte, il figlio non era per niente ciò che era stato suo padre.
Chi
aveva -
Inizialmente
pensò che la sua amata fosse inciampata e avesse bisogno di più sostegno dal
suo braccio. Eppure, ahimè, non aveva perso il passo. Aveva perso
l'equilibrio...
E
tutto il resto.
Alla
sensazione di trascinamento dal proprio braccio, Wrath voltò la testa, e fu
così che vide il corpo vivo della sua shellan perdere le forze e scivolare verso il basso.
Con
un urlo, si allungò per prenderla, ma non fu abbastanza veloce.
Mentre
la folla ansimava, Anha cadde sul pavimento, gli occhi vitrei che lo fissavano
senza vedere nulla, la sua espressione piatta, la pelle ancora più pallida di
come l'aveva vista nella loro camera.
"Anha!"
urlò Wrath, accasciandosi sul pavimento con lei. "Anha...!"
grazie di cuore come sempre Christiana, potresti dirmi gentilmente quanti altri capitoli rimangono?
RispondiEliminaMi piace tanto questo capitolo....grande il padre del nostro Whrat....ciao CHRIS e le tue vacanze quando arrivano?...baci
RispondiEliminachristiana ti ringrazio non ho altro da dirti sei diventata per me un punto fisso e attendo con ansia il prossimo mercoledì se puoi cerca di sapere quando sarà pubblicato in Italia spero prima di natale sono sola e leggere è la mia unica compagnia ciao un bacio
RispondiEliminaCapitolo triste - povera Anha - ciao Christiana e come sempre grazie di cuore - come e' andata la festa dell'unicorno? Spero bene! Un abbraccio Adele
RispondiEliminaSalve a tutte, bimbe, e come sempre grazie a voi. I capitoli sono 76 e spero, ma è un pensiero non una certezza, che Mondolibri lo faccia uscire per Natale.
RispondiEliminaVacanze... Non so se riuscirò a partire, lo spero per il pargolo, in realtà, ma vedremo.
Festa dell'Unicorno fantastica! A breve posterò un articolo, peccato non.aver visto nessuna di voi, ma ci rifaremo l'anno prossimo.
Grazie, grazie e ancora grazie! Un capitolo davvero mozzfiato. Susanna
RispondiEliminaBellissimo capitolo, non vedo l'ora che arrivi mercoledì per leggere il seguito
RispondiEliminaGrazie ancora Chris :)