The King
8
Più tardi quel mattino, un montante
si abbatté sul volto di Wrath dal lato sinistro, e anche se un sibilo ne aveva
tracciato la traiettoria nell'aria, non riuscì a rispondere in tempo. Le nocche
lo colpirono dritto alla mandibola, lo schianto risuonò nella sua zuccaccia, la
testa scattò all'indietro, il sangue schizzò fuori dalla sua bocca.
Era assolutamente fantastico.
Dopo un'altra regale sessione da
incubo con Saxton - dalle sette alle dieci ore rubate alla sua vita che nessuno
gli avrebbe più restituito - era salito negli appartamenti privati che divideva
con Beth. Aveva solo il sesso in mente, l'unico sfogo che avrebbe salvato il
pianeta dal suo umore di merda.
La sua compagna non era solo
addormentata, era proprio in coma.
Era stato più o meno un'ora a
fissare il soffitto prima di contattare Payne e dirle di incontrarlo nella
palestra del centro di addestramento.
Come diceva sempre Rhage, con il
sesso o con la lotta potevi scaricare gli eccessi. Il sesso era fuori
discussione, quindi eccolo lì.
Imbrigliando l'energia
dell'impatto, prese lo slancio e lo convogliò in un calcio che massacrò il
fianco dell'avversaria, sbilanciandola e facendola barcollare. Eppure la
sorella di V non andò al tappeto. Il suo atterraggio fu leggero e veloce come
quello di un gatto e Wrath sapeva che aveva in serbo qualcosa per lui.
Triangolando gli spostamenti
d'aria, il profumo della guerriera e il rumore sempre più forte dei suoi piedi
nudi mentre gli si avvicinava, sapeva che gli stava di fronte ed era
accovacciata. Raccogliendo le forze, spinse il peso del corpo sulle cosce e gli
piaceva da morire la sensazione d'irrobustimento dei muscoli che si preparavano
per difendere i suoi centoventitre chili di peso in posizione retta. Stringendo
i gomiti contro i fianchi, aspettò che Payne arrivasse nel suo raggio d'azione
e lanciò un pugno in fuori. Coi suoi riflessi e il vantaggio della vista, la
femmina schivò l'attacco frontale e si abbassò per poi rialzarsi, agguantandolo
alla vita.
Payne non colpiva come una ragazza,
sia che lo facesse a suon di pugni o calci o con l'intero corpo. Somigliava
più a un SUV, e anche se le sue palle avrebbero preferito diversamente, lo agganciò
alla vita.
Con un'imprecazione, si spinse
all'indietro con la schiena piatta e il culo oltre i gomiti da vero bastardo. Tuttavia,
non sarebbe andata in quel modo.
E quello si rivelò un problema.
Mentre cadeva nell'aria spessa, si
ricordò delle scie del letto aveva lasciato sul pavimento nel loft - e il suo pulsante
interno si attivò. Si palesò una cruda aggressività - in un istante, quello non
era più allenamento oppure il conservare le proprie abilità o semplicemente fare
esercizio. L'istinto di guerra si liberò tra lui e la sua compagna
d'allenamento.
Con un ringhiò che rimbombò nella
palestra, catturò le braccia di Payne in una stretta punitiva e invertì la sua posizione, se la strappò da
dosso e la sbatté faccia a terra contro i materassini.
Era una femmina massiccia, letale e
con una massa muscolare scolpita - ma non c'era confronto con la sua forza e la
sua taglia - specialmente mentre le stava addosso a cavalcioni e le stringeva
un braccio attorno al collo. Con la gola di Payne stretta nella curva del suo
gomito, assicurò la presa della mano libera sul polso spesso dell'altra e si
spinse all'indietro per effettuare una choke hold.
Lesser. Nemici.
Morti tragiche che avevano cambiato il corso della sua vita - o quella di
altri.
Distanza dalla sua compagna.
Frustrazione sessuale. Sospetto che Beth gli stesse nascondendo qualcosa.
Insoddisfazione cronica che si
tramutava in fretta in un carico d'ansia che non lo lasciava mai.
Paura. Non accettata, sepolta in
profondità e velenosa.
Odio verso se stesso.
Contro il fondo oscuro della sua
cecità, tutto divenne bianco, la rabbia subentrò quando non trovò più spazio dove infiltrarsi. E
l'effetto fu quello di donargli un potere ancora più grande di quello che i
suoi muscoli e le ossa avevano già. Anche con le unghie di Payne conficcate nel
braccio e lei che lottava come se stesse per morire, non sentì nulla.
Voleva uccidere. E stava per -
Al pari della difesa di Payne,
chiunque stesse urlando il suo nome non gli interessava. Era focalizzato sul suo
percorso di morte, tutta la percezione di ciò che stava accadendo persa a causa
-
Arrivò qualcun'altro e iniziò a
inveirgli contro mentre tutta la situazione dell'urlare diventava più forte.
Sotto di lui, Payne era sopraffatta,
l'istinto di combattere lasciava lentamente il suo corpo, quella immobilità
eterna era proprio ciò che la rabbia dentro di lui bramava. Ancora un po' e sarebbe
finita. Un'ulteriore pressione. Solo un poco -
Un forte rumore ripetitivo arrivò
proprio davanti alla sua faccia. Continuo, senza fermarsi, come una grancassa,
i tempi spaziati alla perfezione. L'unica cosa che cambiava era il volume.
Si incrementava.
O forse stava penetrando
gradualmente attraverso la sua furia.
Wrath aggrottò la fronte quando il
frastuono continuò. Alzando la testa, si fermò, corrugandola ancora di più per
un lungo momento.
George.
Il suo amato, docile golden
retriever era proprio di fronte al suo viso, il suo abbaiare forte quanto i
colpi di fucile, fermo nel pretendere che Wrath si fermasse e desistesse
proprio in quell'istante.
All'improvviso, la realtà di ciò
che stava facendo l'investì.
Cosa cazzo non funzionava in lui?
Wrath mollò la presa, ma non ebbe
la possibilità di liberarsi. Qualcuno lo prese per le spalle e lo trascinò
lontano dalla guerriera.
Quando atterrò di schiena contro il
tappeto, sentì i conati e il pensante ansimare della sua avversaria mischiati alle
imprecazioni di chiunque altro si trovasse con loro - insieme al lieve
singhiozzare.
"A cosa cazzo stavi pensando?" Ora c'era qualcun'altro davanti alla
sua faccia. "L'hai quasi ammazzata!"
Portando le mani alla testa, un
sudore gelido ricoprì ogni centimetro della sua pelle. "Non lo
sapevo..." sentì dire alla sua stessa voce. "Non avevo idea -"
"Credevi potesse respirare in
quel modo?" Era la dottoressa Jane. Naturalmente - si trovava alla clinica
e doveva aver sentito abbaiare oppure...
E iAm era con loro. Percepiva
l'Ombra anche se come al solito non parlava.
"Mi dispiace - Payne...
scusami."
Oddio, cosa aveva fatto?
Aborriva la violenza contro le
femmine. Il problema era che, quando si allenava con Payne, non pensava alla
sorella di V come a una di loro. Era un avversario, niente di più, niente di
meno - e aveva subìto lividi e un paio di ossa rotte a dimostrare che quando
era il suo turno, non mostrava pietà né elargiva concessioni.
"Merda. Payne..." Wrath
allungò una mano, annusando tanto i resti della sua paura quanto l'odore di morte
incombente. "Payne -"
"Sto bene," disse la
femmina con voce roca. "Sul serio."
La dottoressa Jane borbottò una
sfilza di improperi.
"Questo riguarda lui e
me," ordinò Payne a sua cognata. "Non è un tuo -"
Quando Payne ricominciò a tossire,
Jane sbottò, "Visto che ti ha quasi strangolata, col cavolo che non è un
mio problema!"
"Stava per lasciarmi andare
-"
"E allora perché sei diventata
cianotica?"
"Stavo -"
"Il braccio gli sanguina sul tappetino. Vuoi dirmi che non sono state le tue unghie a trafiggerlo?"
Payne prese un respiro. "È un
combattimento, non Go Fish!"
La dottoressa Jane abbassò la voce.
"Tuo fratello sa con esattezza fino a che punto si sta spingendo questa
storia?"
Quando Wrath aggiunse le proprie
imprecazioni alla macedonia di parole che cominciavano per F, Payne ringhiò,
"Non dirai nulla di tutto questo
a Vishous -"
"Dammi una maledetta ragione sul
perché non dovrei farlo e forse potrei pensarci. Altrimenti, nessuno è in grado
dirmi cosa posso o non posso dire al mio dannato marito. Né tu né lui -"
Wrath era sicuro che stesse
guardando nella sua direzione.
" - e di certo mai riguardo a un fottuto problema di
sicurezza nei confronti di un membro della sua famiglia!"
Il silenzio che seguì era intriso
da un'aggressività crescente. E poi Payne abbaiò, "Quante ossa hai
sistemato al Re? Quanti punti di sutura gli hai dato? La scorsa settimana
credevi che gli avessi dislocato la spalla - e non ti sei sentita in dovere di
correre dalla sua shellan a
riferirglielo. Vero? Vero?"
"Questa è un'altra
storia."
"Perché sono una femmina?
Scusami - forse dovresti guardarmi negli occhi mentre applichi due pesi e due
misure, Doc?"
Cristo, era come se l'umore di
Wrath avesse infettato tutti loro. Inoltre era stato lui a far cominciare tutto
quello. Cazzo...
Massaggiandosi il viso, le ascoltò
andare avanti e indietro. "Lei ha ragione."
Quella frase fermò entrambe.
"Non mi sarei fermato."
Wrath si alzò in piedi. "Per cui parlerò con V e non ci alleneremo mai più
-"
"Non osare," sputò fuori la guerriera prima di ricominciare a
tossire. Non appena si riprese, gli si mise di fronte. "Non osare mancarmi
di rispetto, cazzo - Vengo qui a combattere con te per esercitare le mie
abilità. Se ti avvantaggi delle mie debolezze, è colpa mia, non tua."
"Quindi tu credi solo che
fossi severo con te?" chiese cupamente.
"Naturalmente. E non mi ero
ancora arresa battendo le dita -"
"Hai pensato solo per un
secondo di comunicarmelo?"
Un fiotto di paura caricò le
molecole attorno alla femmina.
"Ed ecco perché non lo faremo
mai più." Wrath si voltò verso la dottoressa Jane. "Ma anche lei ha
ragione. Non sono affari tuoi, quindi stanne fuori."
"Col cavolo che -"
"Non è una richiesta, Jane. È
un ordine. E andrò a parlare con V non appena mi sarò fatto una doccia."
"Siete proprio un coglione, lo
sapete questo? Vostra Altezza!"
"E un assassino. Non
dimenticarlo."
Si diresse verso l'uscita senza
preoccuparsi di prendere la cavezza di George. Quando uscì di traiettoria, il
cane corresse il suo passo spingendolo affinché trovasse l'uscita.
"Spogliatoio," grugnì
quando entrarono nel corridoio.
George, che aveva familiarità sia
con la parola che col rituale post allenamento, lo aiutò a scendere nella hall,
le zampe che picchiavano sul pavimento liscio.
Grazie a Dio il centro di
addestramento era una città fantasma quel giorno. L'ultima cosa che voleva era
imbattersi in qualcuno.
Coi Fratelli a riposo, l'immenso
complesso sotterraneo era vuoto, dalla palestra alle sale macchine, dal poligono alle classi, dalla piscina olimpionica all'ufficio che fungeva per qualunque
cosa - oltre che da sale operatorie e stanze di recupero per la dottoressa Jane e
per Manny.
Eppure Payne era quasi diventata
una paziente.
Merda.
Facendo scorrere la mano lungo il
muro, si fermò quando incontrò un accesso incassato. "Mi aspetti
qui?" chiese a George.
Dal tintinnio del collare e il lieve
tha-bump, il cane decise di attendere
che terminasse la doccia, cosa piuttosto solita - non era un grande fan del
caldo e dell'umidità a causa del lungo pelo.
Entrando dentro, Wrath si orientò
bene. Grazie all'acustica e alle piastrelle, era semplice muoversi basandosi
sul suono - e l'abitudine. Inoltre, gli spazi in cui aveva trascorso molto
tempo in passato quando possedeva ancora quel poco di vista gli consentivano muoversi
più facilmente.
Cazzo. Se quel cane non l'avesse
fermato?
Wrath si lasciò andare contro le
pareti scivolose, lasciando ciondolare la testa. Gesù Cristo.
Massaggiandosi la faccia, il
cervello gli giocava brutti scherzi riproponendogli immagini del seguito che
avrebbe potuto esserci.
Il gemito che gli riempì la gola
suonò come una sirena da nebbia. La sorella di suo fratello. Una guerriera che
rispettava. Rovinata.
Doveva tutto a quel cane. Come al
solito.
Togliendosi di dosso la canotta
sudata, la lasciò cadere sul pavimento mentre si toglieva i pantaloncini di
nylon. Aiutandosi nuovamente con la mano, camminò avanti e capì di essere
entrato nella doccia a causa del pavimento sdrucciolevole. Le manopole dei
rubinetti erano allineate su tre lati e lui si concentrò su di esse, sentendo l'umido
scarico circolare sotto i piedi nudi.
Scegliendone uno a caso, aprì l'acqua
preparandosi al getto freddo che lo colpì in faccia.
Dio, quella sorgente di rabbia.
Aveva un'intensità familiare - ma non voleva che si ripresentasse nella sua
vita. Quell'empio bruciore che l'aveva sostenuto in tutti quegli anni da quando
i suoi genitori erano morti a quando aveva conosciuto e sposato Beth. Aveva
davvero creduto che fosse scomparso.
"Cazzo," sputò tra i
denti.
Chiudendo gli occhi, mise le mani
sul doccione e lasciò scorrere l'acqua lungo le braccia. Il suo umore di merda
gli faceva sentire come se all'interno della testa vorticassero le pale di un
elicottero - e mancavano solo altre due rotazioni brevi affinché gliela
staccassero dal corpo.
Dannazione...
Non ci aveva mai pensato prima, ma
la "follia" era un concetto ampiamente ipotetico riguardo all'essere
sano; un'offesa da sbattere in faccia a qualcuno che non si rispettava; un
descrittore applicato a un comportamento inappropriato.
Fermo nella doccia, realizzò che la
vera follia non aveva nulla a che vedere con la paranoia, o con un calo delle
prestazioni, o una perdita di memoria per poi distruggere una stanza d'albergo
prima di svenire. Non era l'impazzire oppure il rapinare una banca o lo sfogarsi
su un oggetto inanimato.
Era l'annullamento del mondo
attorno a te, un addio alle sensazioni e alla coscienza che era come la
manipolazione di una videocamera - tutta la tua merda interna veniva esaminata
al microscopio e tutto il resto, la tua compagna, il tuo lavoro, la tua
comunità, la tua salute e il benessere, non solo non erano a portata di mano...
ma erano fuori dalla tua esistenza.
E la parte più spaventosa? Questo
nel mezzo in cui si sta con un piede nella realtà e l'altro nel tuo personale
purgatorio - e riesci a percepire il passato scivolare via -
Dal nulla, l'equilibrio di Wrath andò
fuori controllo, l'intero mondo s'inclinò sul suo asse al punto che non era
sicuro se sarebbe caduto all'indietro oppure no.
Poi, però, senti una lama affilata
proprio sotto il suo mento, e capì che qualcuno gli stava tirando i capelli.
"Da adesso in avanti,"
disse il sibilo all'orecchio, "Siamo a conoscenza di due cose. Ma solo una
di esse è un cambiamento rivoluzionario."
Incominciamo ad entrare nel pieno di The King - introspezione - shock - la crisi di Wrath e' profonda e me lo fa amare ancora di più e siamo solo ai primi capitoli - grazie carissima Chris e saluto le consorelle che so' sono tante - baci Adele
RispondiEliminaAncora GRAZIE......Crhis.....(santasubito....ehheeee). Baci marianna
RispondiEliminaAhahhahhahhahahhahha, santa proprio no!!! Ma va benissimo, mi spiace solo averlo postato tardi. Al mattino ho dovuto portare mio figlio a una visita specialistica al Policlinico di Napoli e siamo tornati verso le 14:00. Ieri sera, invece sono andata al compleanno di una cara amica... mi perdonate, no???
RispondiEliminaSe non Santa almeno beata �� ihihihihi - che fai ti scusi? Non farlo mai più! Figli e doveri hanno sempre la precedenza - spero tutto bene al tuo cucciolo �� bacioni - Adele
RispondiEliminaWow fantastica traduzione... intrigante da paura... non vedo l'ora che sia mercoledi'!!!GRAZIEEEEEEEE bacioni
RispondiEliminaMa ci mancherebbe anche che ti scusi......noi tutte siamo in debito con te...baciotti Marianna...(ho finito il tuo libro scrivo di la i miei complimenti)
RispondiEliminaGrazie Marzia, felice di intrigarti.
EliminaMarianna... l'hai finito???? Come ti è sembrato?
Bravissima mi è piaciuto molto ....lei in particolare sarà perché è quasi mia coetanea....però povera Tiffany...sei sta ta un po' troppo crudele....grazie...io dico che devi continuare a scrivere e inventare storie ...hai talento baci
RispondiEliminaGrazie mille, Marianna. Posso chiederti, soltanto se ti va, di mettere un commentino su Amazon?
EliminaMa ceerrttoooo...adesso vado e colpisco......
EliminaAncora un nuovo capitolo ... evvai! Chris, che dire? Grazie non sarà mai abbastanza.
RispondiEliminaPs
Ho letto le recensioni del tuo libro e nonostante alcune siano critiche, la storia mi intriga molto. Non foss'altro per la povera desperate housewife
Blood Catcher ... arrivo!
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