The King
6
"È vivo?"
Beth sentì le parole uscire dalla
propria bocca, ma era cosciente di averle dette solo a metà. Era già abbastanza
terrificante quando un ragazzo forte quanto John Matthew dava fuori di matto in
quel modo - e cosa peggiore? Si era ripreso per un minuto e mezzo, aveva
provato a dirle qualcosa ed era svenuto di nuovo.
"Bene," disse la
dottoressa Jane premendo lo stetoscopio sul cuore del ragazzo. "Okay, ora
devo misurargli la pressione sanguigna -"
Blay le mise tra le mani il polsino
da braccio floscio e la donna lavorò in fretta, l'avvolse attorno al bicipite
muscoloso di John e gonfiò con la pompetta. Ci fu un lungo sibilo troppo forte,
e Beth si allungò all'indietro appoggiandosi al suo hellren mentre aspettavano i risultati.
Sembrò volerci una vita. Nel
frattempo, Xhex tenne la testa di John poggiata nel suo grembo - e Dio, quella
era dura: quando qualcuno che ami sta male e non hai idea di cosa stia per
accadere.
"Un po' bassa," mormorò
Jane liberando il braccio di John dal velcro. "Ma nulla di catastrofico
-"
Gli occhi di John cominciarono ad
aprirsi, le palpebre a salire e scendere.
"John?" disse Xhex con
voce dura. "Stai tornando da me?"
Sembrava di sì. Si voltò alla voce
della sua compagna e alzò una mano tremante, strinse quella di lei e la fissò
negli occhi. Ci fu una specie di scambio di energia e, un momento più tardi,
John si mise seduto. Si alzò. Ci fu un lieve dondolio laterale quando si
abbracciarono e restarono anima contro anima per un lungo istante.
Quando il fratello infine si voltò
nella sua direzione, Beth si liberò dalle braccia di Wrath e strinse forte il
maschio più giovane. "Mi spiace così tanto."
John si tirò indietro e con le mani
disse, Per cosa?
"Non lo so. Io volevo soltanto
- non lo so."
Quando scostò le mani, lui scosse
la testa. Non hai fatto nulla di
sbagliato. Beth - sul serio. Sto bene ed è fantastico.
Guardando nei suoi occhi blu, cercò
la risposta a ciò che era successo e a ciò che aveva detto, come se potesse
leggervela all'interno. "Cosa stavi cercando di dirmi?" sussurrò.
Nell'istante in cui sentì le
proprie parole, Beth imprecò. Non era proprio il momento adatto. "
Scusami, non volevo chiederti quello -"
Stavo
dicendo qualcosa? disse con le mani.
"Lasciamogli un po' di
spazio," disse Wrath. "Xhex, vorrai portare il tuo uomo nella vostra
camera."
"Amen l'hai detto." La
femmina dalle spalle ampie si fece avanti, strinse un braccio attorno alla vita
di John e lo condusse attraverso la galleria delle statue.
La dottoressa Jane sistemò
nuovamente l'attrezzatura nella sua piccola borsa nera. "È giunto il
momento di capire cosa causa queste crisi."
Wrath imprecò a bassa voce.
"Ha bisogno di un'autorizzazione medica per combattere?"
Jane si alzò in piedi, stringendo
gli occhi acuti. "Mi odierà, ma no. Prima di tutto voglio fargli una
risonanza magnetica. Sfortunatamente, per quello, dovremo organizzarci."
"Come posso essere
d'aiuto?" chiese Beth.
"Ora vado a parlare con Manny.
Havers non ha quel tipo di attrezzatura e nemmeno noi." La dottoressa Jane
si passò una mano tra i corti capelli biondi. "Non ho idea di come lo
faremo entrare al St. Francis, ma è lì che dobbiamo andare."
"Cosa credi che non funzioni?"
interferì Beth.
"Senza offesa, ma non credo
che vorresti saperlo. E adesso, lasciami organizzare e -"
"Io vado con lui." Beth
fissò così duramente la shellan di V
che fu una sorpresa che non le avesse fatto un buco in testa. "Se deve
fare quell'esame, io vado con lui."
"Bene, ma ridurremo il numero
della squadra al minimo. Sarà già difficile portarla a termine senza che ci
segua un esercito."
La compagna di Vishous si voltò e
scese le scale di corsa, e mentre scendeva, perse gradualmente la forma, il
peso corporeo e la struttura svanirono fin a che non restò che un fantasma
fluttuante sul tappeto.
Che sia un ectoplasma o in forma solida, poco importa, pensò Beth. Avrebbe
preferito farsi curare da quella donna piuttosto che da chiunque altro sul
pianeta.
Oh, Dio... John.
Beth si voltò verso Blay e Qhuinn.
"Sapete cosa stava cercando di dirmi?"
Entrambi si voltarono verso Wrath.
E poi negarono velocemente con la testa.
"Bugiardi," mormorò.
"Perché non volete dirmi -"
Wrath cominciò a massaggiarle le
spalle, come se volesse rabbonire la piccola donna - e questo non indicava che,
anche se i particolari erano sconosciuti a causa della sua cecità, aveva letto
le emozioni? Era così. Lui sapeva qualcosa.
"Lascia perdere, leelan."
"Non mettete in mezzo la fratellanza con me," disse lei
tirandosi indietro e fissando la brigata cazzuta. "Quello è mio fratello -
e stava cercando di dirmi qualcosa. Merito di saperlo."
Blay e Qhuinn s'impegnarono a
fissare il tappeto. Lo specchio sul tavolino vicino alle porte aperte dello
studio. Le unghie delle mani.
Chiaramente, speravano che si
aprisse un fosso sotto le loro scarpe e li inghiottisse.
Beh, davvero un peccato, ragazzi -
la vita non era un episodio di Doctor Who.
E sai cosa? L'idea che quei due - al pari di ogni altro maschio nella casa - si
sarebbero sempre sottoposti al giudizio di Wrath la fece incazzare ancora di
più. Ma non volendo sbattere i piedi a terra e sembrare una cretina, non aveva
alcuna possibilità se non rimandare il litigio a quando lei e il compagno
avessero avuto un po' di privacy.
"Leelan -"
"Il mio gelato si sta
sciogliendo," mormorò prendendo il vassoio. "Si farebbe mattina ad
aspettare che uno di voi tre sia sincero con me. Ma non dovrei essere in ansia
per questo, vero?"
Mentre usciva dalla stanza,
l'inquietudine che la seguì non era una novità - sempre da quando Wrath era
stato colpito, si aspettava che stesse per accadere l'inevitabile, e
cavolo, vedere suo fratello su quel
tappeto di sicuro aumentava di molto
quella paranoia.
No.
Andando verso la porta della camera
che era stata di Blay prima che si trasferisse da Qhuinn, si ricompose.
Non funzionò, ma bussò in ogni
caso. "Layla?"
"Entra," fu la risposta
soffocata.
Tenendo timidamente in bilico il
vassoio contro il fianco, era difficile tenere una buona presa sulla maniglia -
Payne, la sorella di V, l'aprì con
un sorriso. E, accidenti, aveva una presenza notevole, specialmente tutta
vestita di pelle nera: era l'unica femmina a combattere sul campo assieme ai
Fratelli - e doveva appena essere rientrata da un turno.
"Buonasera, mia regina."
"Oh, grazie." Beth alzò
il suo fardello e entrò nella camera da letto color lavanda. "Sto portando
i viveri."
Payne scosse la testa. "Credo
piuttosto che sia necessario. Penso proprio che non le sia rimasto nulla nello
stomaco - infatti suppongo che abbia rigettato anche tutto il cibo ingerito nell'ultima
settimana."
Quando dal bagno arrivò il rumore
di conati, entrambe fecero una smorfia.
Beth diede un'occhiata alla ciotola
di Breyers. "Forse dovrei tornare più tardi -"
"Non osare," urlò
l'Eletta. "Sto benissimo!"
"A me non sembra -"
"Sto morendo di fame! Non
osare andartene."
Payne strinse le spalle. "Ha
un atteggiamento fantastico. Sono venuta qui per prendere ispirazione - anche
se non voglio entrare nel mio bisogno, che il motivo per cui ora devo
andarmene."
Quando la sorella di V fece
nuovamente spallucce, come se il ciclo femminile e l'intera storia del bambino
non le interessasse, Beth appoggiò il vassoio su una consolle antica.
"Beh, in realtà... è quello che io spero."
L'espressione abbattuta di Payne la
fece imprecare. "Quel che voglio dire è... um..."
Già, come poteva uscirsene?
"Tu e Wrath state per avere un
bambino?"
"No, no, no - aspetta."
Coi palmi in fuori, provò a elaborare un escamotage plausibile.
"Ah..."
L'abbraccio di Payne fu veloce come
un soffio e forte come quello di un maschio, e tirò l'aria fuori dai polmoni di
Beth. "Questa è una meravigliosa
notizia -"
Beth riuscì a liberarsi in qualche
modo da quelle barre d'acciaio. "Veramente, non ancora. Io, ecco... non
dire a Wrath che sono qui, va bene?"
"Vuoi fargli una sorpresa! Che
romantico!"
"Sì, sarà sorpreso di
sicuro." All'occhiata strana di Payne, Beth scosse la testa. "Guarda,
per essere onesta, non so se il mio bisogno sarà veramente una bella
notizia."
"Un erede al trono potrebbe
aiutarlo sul serio, penso. Se pensi in termini di politica."
"Non l'ho fatto e mai lo
farò." Beth si mise una mano sullo stomaco e provò a immaginarci dentro
qualcos'altro a parte tre pasti completi e un paio di dolci. "Io... vorrei
davvero avere un bambino, e non sono sicura che la pensi come me. Ma se
succedesse... beh, forse sarà una cosa positiva."
Al
momento attuale, lui aveva detto una volta di non vedere bambini nel
loro futuro. Ma era passato un po' di tempo da allora e...
Payne le strinse dolcemente la
spalla. "Sono felice per te - e spero che funzioni. Ma come ho detto,
farei meglio ad andarmene, perché se quella vecchia superstizione è vera, non
voglio trovarmi nei guai." Si voltò verso la porta parzialmente aperta del
bagno. "Layla! Devo andarmene!"
"Grazie per essere venuta!
Beth, tu resti, vero?"
"Sì. Resto qui fino alla
fine."
Quando Payne se ne andò, Beth si
sentiva troppo carica per sedersi, l'idea di nascondere qualcosa a Wrath non
andava bene. Morale della favola, dovevano parlarne; era solo questione di
trovare il "momento" giusto per farlo.
E tutta la storia relativa al bisogno/bambino
non era l'unica cosa a essere in sospeso. Quello scontro con Wrath e i ragazzi
ancora faceva male. Uomini. Amava la Confraternita - ognuno di loro avrebbe
dato la propria vita per lei e avrebbe sempre messo corpo e anima dove sarebbe
stato necessario per Wrath. Ma qualche volta quella roba da uno per tutti e tutti per uno le dava sui nervi -
Ancora altri conati di vomito. Al
punto che Beth sussultò e si prese il viso tra le mani.
Tieniti pronta per questo, disse a
se stessa. Era una cosa buona avere la fissa per le bamboline e i giocattoli di
peluche, tutti coccole e tenerezza, ma c'era un livello base nel ruolo del
genitore - e nella gravidanza - di cui era meglio fosse pronta a occuparsene.
Anche se di questo passo, non
sembrava che il suo bisogno avesse intenzione di farsi vedere. Era stata in
quella stanza ogni notte per quanto tempo? E sì, si sentiva ricettiva a livello
ormonale - oppure poteva essere che la vita si era fatta troppo difficile.
Già, ed era proprio in quel momento
che provi ad avere un bambino.
Doveva essere pazza.
Sedendosi sul letto e allungando le
gambe, prese il suo contenitore di Ben & Jerry's e vi affondò il cucchiaio.
Tirò fuori i pezzi di cioccolato e li triturò coi molari, non assaggiando nulla
in particolare.
Non era mai stata una che si
rifugiava nel cibo, ma ultimamente? Ruminava anche quando non era affamata, e
la cosa cominciava a vedersi.
Restando su quel tema, Beth sollevò
la camicia e sbottonò i jeans.
Lasciandosi andare contro i
cuscini, si domandò come fosse possibile passare dai picchi di passione e unione
a una cupa depressione a tale velocità: in quel momento era sicura che non
sarebbe mai entrata nel suo bisogno, ancor meno a concepire un bambino... e che
aveva sposato un vero zuccone.
Riprendendo ad affondare col
cucchiaio, riuscì a estrarre il filone
principale di scaglie e si disse di darsi una calmata. O... almeno di
attendere che tutto quel cioccolato le risollevasse il morale.
La vita è più dolce grazie a Ben
& Jerry's.
Avrebbe dovuto essere lo slogan
della compagnia.
Poi si sentì lo sciacquone nel
gabinetto e lo scorrere dell'acqua. Quando l'Eletta uscì dal bagno, la sua
faccia era bianca come la tunica che indossava - e con un sorriso luminoso come il
sole.
"Mi spiace per quello!"
disse la femmina allegramente. "Come stai?"
"È più importante sapere come
stai -"
"Sto magnificamente!"
disse avvicinandosi al gelato. "Oh, è fantastico. Proprio ciò di cui avevo
bisogno per calmare il tutto."
"Devo togliere la frag -"
Layla alzò una mano, portò l'altra
alla bocca, poi scosse la testa.
Con il respiro mozzo, mormorò,
"Non ho mai sentito quella parola."
Beth fece un gesto con la mano. "Non
preoccuparti, tranquilla. Nessuno oserà pronunciare il Gusto Che Non Deve
Essere Nominato in questa casa."
"Sono certa che sia una bugia,
ma ci credo, ti ringrazio moltissimo."
Quando l'Eletta si mise a letto con
la propria ciotola, gli lanciò un'occhiata. "Sei così buona con me."
Beth sorrise. "Dopo tutto quel
che hai passato, non credo sia abbastanza."
Aveva quasi perso il bambino - e
poi l'aborto sia era interrotto come per magia. Nessuno sapeva realmente cosa
era andato storto o come la cosa si fosse risolta, ma -
"Beth? C'è qualcosa che ti
turba?"
"No, perché?"
"Non ti comporti come al solito."
Beth sospirò e si chiese se avesse
potuto cavarsela con le bugie. Probabilmente no.
"Mi spiace." Rituffò il
cucchiaio nel contenitore e tirò fuori l'ultimo boccone di gelato alla menta.
"È... tutto nella mia testa."
"Ti va di parlarmene?"
"Mi sento sopraffatta da
tutto." Mise il contenitore da parte e lasciò cadere la testa all'indietro.
"Mi sento come se avessi un peso addosso."
"Con Wrath al suo posto, non
so come tu faccia a superare le notti -"
Qualcuno bussò alla porta e quando
Layla rispose, non fu una sorpresa vedere entrare Blay e Qhuinn. Anche se i due
guerrieri sembravano imbarazzati - e non a causa dell'Eletta.
Beth imprecò tra sé e sé.
"Posso porgervi le mie scuse adesso?"
Quando Blay attraversò la stanza
per sedersi vicino a Layla, Qhuinn puntò i piedi e scosse la testa. "No
hai nulla di cui scusarti."
"Sono quindi l'unica a pensare
che vi sarei saltata alla gola? Andiamo." E ora che si era calmata e aveva
ingerito la giusta quantità di cioccolata, doveva scusarsi con suo marito - e
parlargli. "Non era mia intenzione comportarmi da stronza."
"Sono tempi duri." Qhuinn
strinse le spalle. "E non mi piacciono i santi."
"Davvero? Sei innamorato di
uno di loro," intervenne Layla.
Quando Qhuinn lanciò uno sguardo a
Blay, i suoi occhi spaiati si strinsero. "Puoi dirlo forte," disse
dolcemente.
Quando la testa rossa s'imporporò -
ovviamente - l'unione tra i due maschi divenne tangibile.
L'amore era una così bella cosa.
Beth si massaggiò il centro del
petto e dovette aggiustare il tiro prima di ricominciare a piangere.
"Volevo solo sapere cosa stava dicendo John."
Sul viso di Qhuinn scese il
riserbo. "Parlane con tuo marito."
"Lo farò." E c'era una
parte di lei voleva chiudere con l'Eletta e andare direttamente nello studio di
Wrath. Poi pensò a tutte quelle petizioni a cui lui e Saxton stavano lavorando.
Era troppo egoista da parte sua entrare a forza e interromperli.
Inoltre, era a un passo dallo
scoppiare in lacrime - e non erano di sicuro del tipo pubblicitario in
televisione. Era più come quelle che versava alla fine di Marley & Me.
Chiudendo gli occhi, fece ordine negli
ultimi due anni e si ricordò di come era stato tra lei e Wrath all'inizio. Stupore
appassionato. Cuore e anima uniti. Esistevano soltanto loro due anche in mezzo
a una moltitudine di persone.
E tutto questo c'è ancora, disse a
se stessa. Eppure la vita aveva un modo tutto suo di annebbiare le cose. Ora,
se aveva voglia di starsene col suo uomo, doveva mettersi in fila il che andava
bene - capiva il lavoro e lo stress. Il problema era che, e succedeva molto
spesso ultimamente, quando finalmente stavano insieme, Wrath aveva
quell'espressione sul viso.
Quella che indicava che era con lei
solo col corpo. Non con la mente. Forse neanche con l'anima.
Quel giretto a Manhattan le aveva
ricordato come erano state le cose. Ma era solo una vacanza, una pausa dalla
vera natura delle loro vite.
Mettendo le mani sul suo stomaco
arrotondato, desiderò poter indossare abiti lenti per la stessa ragione per cui
lo faceva Layla.
Forse c'era un altro motivo a
spingerla verso la questione del bambino. Forse stava cercando di ripristinare
quell'unione viscerale che aveva avuto con lui -
"Beth?"
Tornando a prestare attenzione,
guardò Layla. "Scusami, cosa hai detto?"
"Cosa vorresti guardare?"
chiese Layla.
Oh, cavolo, Qhuinn e Blay se
n'erano andati. "Um... direi che chi ha vomitato per ultima ha il diritto
di scegliere."
"Non è poi così arduo."
"Sei un vero soldato, lo
sai?"
"Direi di no. Ma posso dirti
che per te desidero la stessa opportunità di... come dite voi? Infilare
stoicamente?"
"Si dice sopportare
stoicamente."
"Giusto." L'Eletta prese
il telecomando e andò al canale via cavo della Warner Bros. "Sono
determinata a porre rimedio a questa cosa volgare. Vediamo... Millionaire Matchmaker?"
"Adoro Patti."
"Anch'io. Sai, questo gelato è
proprio andato a sogno."
"A segno. Ne vuoi ancora?
Posso scendere giù e -"
"No, vediamo prima se trattengo questo." L'Eletta pose la mano sulla propria pancia. "Sai, desidero
con tutto il cuore che accada anche a te e al Re."
Beth abbassò lo sguardo sul proprio
corpo, sperando che fosse sulla stessa lunghezza d'onda. "Posso essere
onesta?"
"Certamente."
"Che succederà se sono
sterile?" Quando le parole le rotolarono fuori dalla bocca, una paura così
profonda le incendiò il petto ed era sicura che le sarebbe rimasta una
cicatrice.
Layla allungò un mano. "Non
usare quella parola. Non lo sei di sicuro."
"Sono una mezzosangue, giusto?
Il mio ciclo non è mai stato regolare quando ero... lo sai, prima del
cambiamento. Sono passati anni prima che ne avessi uno e poi quello che ho
avuto non era neanche regolare." Non aveva alcun motivo per entrare in
particolari con l'Eletta, ma quel che si era mostrato come un ciclo mestruale
era stato talmente lieve - non come tutte le altre ragazze lo descrivevano.
"E dopo il cambiamento, è sparito completamente."
"Beh, non ho molta familiarità
col modo in cui i cicli funzionino quaggiù, ma se ho compreso bene cinque anni
dopo il cambiamento ti aspetti di entrare nel tuo primo bisogno. Quanto tempo è
passato?"
"Due anni e mezzo." Eeeee
adesso si sentiva impazzire. Perché avrebbe dovuto preoccuparsi per qualcosa
che non si sarebbe visto all'orizzonte per almeno altri tre anni? "Prima
che tu lo dica, lo so, lo so... sarebbe davvero troppo presto se riuscissi ad
avviarlo ora. Un miracolo. Ma le regole per i mezzosangue sono che non esistono
regole, e io spero..." Si massaggiò gli occhi. "Scusami. Ora smetto.
Più ne parlo ad alta voce e più comprendo la mia follia."
"Al contrario, ti capisco
perfettamente. Non scusarsi per volere un bambino e per fare tutto ciò che è
nelle tue possibilità per averne uno. È perfettamente normale -"
Beth non aveva intenzione di
abbracciare l'Eletta. Il minuto prima era sdraiata sui cuscini, quello dopo
stringeva tra le braccia Layla.
"Grazie," rantolò Beth.
"Beata Vergine Scriba nel
Fado." Layla ricambiò l'abbraccio. "Per che cosa?"
"Ho bisogno di sapere che
qualcuno mi capisce. Qualche volta mi sento sola."
Layla fece un profondo respiro.
"So cosa significa."
Beth si fece indietro. "Ma Blay
e Qhuinn ti appoggiano completamente e sono con te."
L'Eletta scosse il capo, una strana
espressione le indurì i lineamenti del viso. "Non riguarda loro."
Beth attese che l'altra femmina spiegasse
tutto. Quando la spiegazione non arrivò, Beth non ficcò il naso. Ma forse...
forse le cose non erano così complicate come apparivano all'esterno. Era noto
che la femmina fosse stata innamorata di Qhuinn a un certo punto - ma sembrava
che si fosse rassegnata al fatto che lui era desinato a un altro.
Chiaramente era più brava a nascondere
i suoi sentimenti di quanto credessero.
"Sai perché lo volevo così
tanto?" disse Layla mentre entrambe si sistemavano sui rispettivi cuscini.
"Dimmelo. Ti prego."
"Avevo bisogno di qualcosa di
mio. E anche Qhuinn." Lei la guardò. "Ed ecco perché t'invidio. Lo
stai facendo per una comunione col tuo compagno. Ed è... straordinario."
Dio, cosa avrebbe dovuto
rispondere? Qhuinn ti ama in un modo speciale?
Sarebbe stato come provare a lenire il dolore di una frattura composta con un'aspirina.
Quando gli occhi verde pallido
dell'Eletta tornarono a fissare lo schermo del televisore, lei apparve molto
più vecchia della sua età.
È un buon promemoria, pensò Beth
tra sé e sé. Nessuno era perfetto - e per quanto Beth si sforzasse, almeno non
portava in grembo il figlio dell'uomo che amava... mentre lui era felicemente
con qualcun altro.
"Non riesco a immaginare
quanto sia dura per te," sentì dire alla sua stessa voce. "Amare
qualcuno che non ti ricambia."
Un paio di occhi spalancati si
aprirono nei suoi - e dentro di essi c'era l'eco di un qualcosa che non
riusciva a decifrare.
"Qhuinn è un buon
maschio," disse Beth. "Posso capire perché t'importa di lui."
Momento imbarazzante. E poi
l'Eletta si schiarì la gola. "Sì. Ovviamente. Quindi... Patti non sembra
contenta con questo gentiluomo."
Fantastico, pensò Beth. Prima aveva
fatto perdere conoscenza al fratello, poi aveva parlato della questione del
marito... e adesso stava chiaramente irritando Layla.
"Non lo dirò a nessuno,"
disse cercando di migliorare le cose.
"Ti ringrazio," rispose
l'Eletta dopo qualche momento. "Te ne sono molto grata."
Sforzandosi di concentrarsi di
nuovo, Beth si accorse che, sì, Patti Stanger stava facendo di quel seduttore
coi capelli impomatati un sol boccone.
Probabilmente aveva violato la sua
regola del "Niente qui, qui, o qui." O quello oppure aveva fatto lo
stronzo per tutto l'appuntamento.
Beth provò a farsi coinvolgere
dall'immagine ingrandita, ma l'atmosfera nella stanza era strana, come se ci
fosse qualcun altro con loro, uno spettro o un fantasma, e non nel senso della
dottoressa Jane.
No, una massa si era sistemata
nell'aria stessa.
Quando l'episodio terminò, Beth
controllò l'orologio anche se poteva vedere l'orario al televisore. "Credo
che andrò a vedere come sta Wrath. Forse è il
momento di fare una pausa."
"Oh, certo, e io sono stanca.
Forse dormirò un po'."
Beth si alzò dal letto e prese la
ciotola vuota e il contenitore del gelato e li mise sul vassoio di Fritz. Una
volta alla porta si voltò indietro.
Layla era appoggiata ai cuscini,
gli occhi fissi sullo schermo come se fosse ipnotizzata. Ma Beth non la
bevve. La femmina era una chiacchierona quando si trattava di quel che vedevano
in televisione, incline a un'animata discussione riguardo tutto ciò che la gente
indossava e a come si esprimevano in qualsiasi tragedia lei trovasse
scioccante.
Eppure, in quel momento, lei stava
pensando a Wrath - qui ma non qui, presente e assente allo stesso tempo.
"Dormi bene," disse Beth.
Non ci fu risposta. E non ci
sarebbe stato alcun sonno per la femmina.
Beth scivolò fuori nella galleria
delle statue... e si bloccò.
In effetti, non sarebbe andata da
Wrath. Non si fidava di se stessa al momento. Era troppo scombussolata
emotivamente, troppi alti e bassi - e non era completamente sicura di non tirar
fuori la storia del bambino un istante dopo che sarebbero rimasti soli.
No, prima di vederlo, aveva bisogno
di ritrovare l'equilibrio.
Era nei suoi migliori interessi.
E di chiunque altro.
Cara dolce Beth che periodaccio! - John che la guarda e sviene - ha le voglie di gelato e si sente " gonfia " - gli ormoni a mille e ancora non sospetta... ecc ecc - eh si! come mi piacerebbe saper leggere l'inglese - grazie Chris almeno ci sei tu - baci Adele
RispondiEliminaFelicissima di aiutare, Adele
RispondiEliminaEh, cara Adele! Come hai ragione! Volevo provare a capirci qualcosa di inglese, ma... il risultato te lo lascio immaginare, ahimè. Fortuna ce c'è Chris! Oltretutto con la sua bravura.
RispondiEliminaBacione a tutte! Ross =)
Infatti Ross teniamoci Chris ben stretta ! Altrimenti ciccia e addio confraternita! a riciao Chris - baci Adele
RispondiEliminaio mi tengo Chris in onore della mia pigrizia *_*
RispondiEliminaGrande Chris *_*
Che care siete. Un bacio a tutte!
RispondiEliminaTU stai traducendo The King e io non lo sapevo? Grazie, sei un angelo Chris
RispondiEliminaSì, Babette. Le ragazze mi hanno "Eletta" - e vai col gioco di parole - a loro traduttrice ufficiale. Troppo buone, sono!
EliminaScusa ma quanti capitoli ti devi tradurre?
EliminaL'Eletta Chiss ... mi piace. Noi consorelle potremmo scrivere un nuovo capitolo della Confraternita in tuo onore :lol:
RispondiEliminaGrazie per la readuzione christiana. Sei davvvero brava! Susanna
RispondiElimina