The King
5
Quando John Matthew salì la
magnifica scalinata della magione, l'ultima cosa che aveva in mente era il
passato.
Mentre saliva era concentrato su,
in ordine d'importanza: spogliare la sua shellan
prima dell'Ultimo Pasto; entrare nella loro camera da letto con la shellan nuda tra le braccia; eeeee avere
la sua shellan nuda sotto di lui in
camera da letto prima dell'Ultimo Pasto.
Che lui fosse completamente vestito
o meno? Non era un gran problema a eccezione della roba al di sotto della
cintola. E se fosse giunto il momento critico, avrebbe scommesso tutto sul
discorso della camera da letto - ammesso che ovunque fossero andati a finire
offrisse un minimo di privacy.
Per cui, sì, mentre proseguiva verso
il secondo piano, era parecchio collegato al presente e alla presenza di Xhex -
che, se tutto era andato secondo i piani, aveva lasciato l'Iron Mask quindici
minuti prima e adesso ricopriva la parte "nuda" e "camera da
letto" tra i suoi pensieri.
Tuttavia, il fato offrì un
diversivo.
Quando arrivò al ballatoio del
primo piano, le doppie porte dello studio erano aperte, e lui vide un quadretto
familiare: il Re seduto alla scrivania intarsiata con la Regina in grembo;
George, il golden retriever, ai loro piedi; Saxton, l'ex fiamma di Blay e
attuale legale di Wrath, seduto a un lato del divano. Come al solito l'immensa
superficie del tavolo era ricolma di documenti, e Wrath aveva un umore di
merda.
Infatti, quell'espressione arcigna
era parte integrante della stanza, proprio come gli antichi mobili francesi che
soffrivano nel contenere i Fratelli durante le riunioni e le pareti azzurro
chiaro che erano di sicuro più consone al boudoir di una qualche pollastrella
di nome Lisette o Louisa.
Ma cosa ne sapeva lui di Extreme Home Makeover?
Fermandosi per fare un saluto,
aveva intenzione di proseguire verso la sua stanza, trovare la sua compagna,
prenderla in diverse posizioni - e infine scendere fresco di doccia per il
pasto finale del giorno.
Invece... appena prima di
voltarsi... incrociò lo sguardo della sua sorellastra, Beth.
Nello stesso istante in cui
s'istaurò la connessione, un insieme di neuroni esplose nel suo cervello, e ci
fu un eccessivo sovraccarico elettrico per la sua scheda madre. Senza alcun avviso,
andò in caduta libera, il peso del corpo si spostò all'indietro mentre lo
spasmo gli colpiva i muscoli, rendendoli prima spastici e poi completamente
rigidi.
Perse conoscenza prima di toccare
il pavimento...
* * *
... e quando riprese conoscenza, la
prima cosa che accusò fu il ouch-ouch-ouch della testa e del culo.
Sbattendo le palpebre lentamente,
scoprì che almeno poteva vedere, il soffitto in alto divenne più chiaro giusto
prima che si accorgesse dalla fila di facce preoccupate. Xhex era proprio al
suo fianco, la mano con cui impugnava l'arma tra le sue, le sopracciglia basse
come se avesse voluto entrare nell'oscurità del suo svenimento per riportarlo
da lei.
Come mezzo symphath, forse poteva
farlo. Era forse quella la ragione per cui si era ripreso tanto in fretta? O
aveva perso conoscenza per ore?
La dottoressa Jane era affianco a
lei, e dall'altra parte c'erano Qhuinn e Blay. Wrath era ai suoi piedi insieme
a Beth -
Nel momento in cui registrò la
presenza della sorella, l'attività elettrica ricominciò, e con la minaccia
incombente di un secondo giro di dormi
bambino, dormi tesoro, tutto quello a cui riuscì a pensare fu, Dannazione,
non mi succedeva da un botto di tempo.
Aveva creduto d'aver chiuso con
quella merda.
Non aveva mai avuto crisi fino a
che non aveva incontrato Beth per la prima volta - e dopo di allora c'erano
stati altri episodi, sempre a bruciapelo, mai con uno schema da poter comprendere.
L'unica buona notizia? Non gli era mai capitato durante il combattimento e non
aveva messo in pericolo la sua vita -
Spontaneamente, il suo corpo
s'innalzò, il torso si sollevò dal tappeto come se qualcuno dall'alto lo
trasportasse su con una corda legata attorno alla gabbia toracica.
"John?" disse Xhex. "Sdraiati, John."
Qualcosa sgorgò nel suo petto, qualche
tipo di emozione crescente che era sia fuori dalla sua portata che
completamente viscerale.
Allungandosi verso Beth, le prese
la mano - e quando lei si accovacciò, la sua bocca iniziò a muoversi, le labbra
e la lingua trovarono schemi sconosciuti ripetutamente... anche se nessun suono
ruppe il suo mutismo.
"Cosa sta cercando di
dire?" chiese Beth. "Xhex? Blay?"
L'espressione di Xhex restò
impassibile. "Niente. Non sta dicendo niente."
John aggrottò la fronte e pensò,
Stronzate. Eppure non ne sapeva più di Beth - l'unica cosa certa era che non
riusciva a smettere di cercare di comunicare.
"John, qualunque cosa sia, è
tutto a posto." Sua sorella gli strinse la mano. "Stai bene."
Ergendosi al di sopra della sua shellan, sul volto di Wrath scese
un'espressione implacabile - come se avesse colto qualche sensazione che non
gli piaceva.
All'improvviso, John sentì la sua
bocca muoversi con un nuovo schema, stava per esprimere altre cose; anche se
che fosse dannato se sapeva quali fossero. Nel frattempo, Beth aggrottò la
fronte... come Wrath...
Ed eccolo.
Il cervello iniziò a spegnersi, il
campo visivo si restrinse su Beth e vide solo il suo viso.
Per nessuna buona ragione, si
sentiva come se non l'avesse vista da almeno un anno o due. E i suoi
lineamenti, i grandi occhi blu, le ciglia scure, i lunghi capelli neri... gli
riverberarono in petto.
Non in maniera romantica, no.
Era qualcosa di completamente diverso
- e tuttavia altrettanto potente.
Peccato che non potesse ritardare
l'incoscienza abbastanza a lungo da capirci qualcosa.
* * *
"Siamo pronti."
Quando Assail terminò la seconda
pista di cocaina, si sollevò dal piano di granito e guardò i suoi cugini.
All'altro lato della cucina della casa di vetro sul fiume Hudson, i due maschi
erano vestiti in nero opaco dalla testa ai piedi. Anche le pistole e i pugnali
non riflettevano la luce.
Perfetto per quel che aveva
pianificato.
Assail richiuse il tappo della boccetta
e la fece scivolare nella giacca di pelle. "Andiamo, allora."
Facendo strada dalla porta sul
retro verso il garage, si ricordò del perché li aveva fatti venire a Caldwell
dal Vecchio Continente: erano sempre pronti e non facevano mai domande.
Da quel punto di vista, erano
esattamente come le armi automatiche che portavano sui loro corpi allenati
notte e giorno.
"Andiamo a sud," ordinò.
"Seguite il mio segnale."
I gemelli annuirono, le loro facce
perfettamente identiche composte e serie, i corpi massicci pronti a ergersi e
disporre di qualsiasi cosa fosse necessaria per ogni situazione. In verità,
erano gli unici di cui si fidava - e anche quella garanzia, basata sul legame
di sangue, non era assoluta.
Quando Assail indossò la maschera
nera, lo fecero anche loro - e si smaterializzarono. Chiudendo gli occhi,
Assail rimpianse di aver sniffato la cocaina. Non avrebbe dovuto sballarsi -
considerato dove stavano andando, era fatto a sufficienza. Tuttavia, più tardi
l'essersi fatto di polvere bianca divenne simile a quando indossava il cappotto
oppure a quando metteva una calibro quaranta sotto al braccio.
Una ripetizione meccanica.
Concentrazione... concentrazione...
concentrazione...
Determinazione e volontà si fusero in
un battito e la sua forma fisica si disperse in un insieme di molecole. Soffermandosi
sulla sua destinazione, ci si diresse percependo la presenza dei cugini nei
cieli notturni insieme a lui.
Riconobbe vagamente che questa
escursione non era appropriata. Come uomo d'affari, calcolava la vita in base
al ritorno sull'investimento: qualunque cosa facesse si fondava sul ritorno di
cui avrebbe goduto in base all'investimento fatto. Che era il motivo per era
entrato nel commercio della droga. Era difficile avere dei migliori margini di
profitto rispetto alla vendita al mercato nero di prodotti chimici agli umani.
Per cui, no, non era un
soccorritore; era l'antitesi del Buon Samaritano. E quando si parlava di
vendetta? Si sarebbe consumata per mano sua, mai di un altro.
Ma c'erano sempre le eccezioni e si
applicavano proprio a quel caso in particolare.
La sua destinazione era una villa a
West Point, a New York, una rispettabile antica casa in pietra costruita dietro
chilometri di prato all'inglese. Assail era già stato in quella proprietà una
volta - quando era stato pedinato da una certa ladra d'appartamenti... e
vederla non solo penetrare all'interno superando un sistema di sicurezza
funzionale, ma trascinarsi per la casa senza aver preso un cazzo di niente.
Eppure, aveva appena voltato una
delle sculture di Degas dalla sua posizione originaria.
E le conseguenze per lei erano
state disastrose.
Violente.
Riprendendo forma nell'angolo più
in basso dell'immenso prato frontale, si nascose in mezzo agli alberi che
delimitavano il limite esterno della proprietà. Quando i cugini gli si
materializzarono di fianco, ricordò del primo viaggetto che aveva fatto là, immaginò
Sola tra la neve, il suo parka bianco che ondeggiava mentre gli sci di fondo la
conducevano verso l'obiettivo.
Semplicemente straordinaria. Era
l'unico modo in cui riuscisse a descrivere ogni singolo aspetto di quella donna
-
Un ringhio possessivo gli crebbe in
gola - un'altra cosa che non era assolutamente da lui. Raramente gli importava
d'altro che non fosse denaro... di sicuro non rientravano le femmine e mai e
poi mai le donne umane.
Ma Sola era stata diversa dal
momento in cui aveva sentito il suo odore mentre sconfinava nella sua proprietà
- e l'idea che Benloise l'avesse rapita? Dalla sua casa? Dove dormiva sua
nonna?
Inaccettabile.
Benloise non sarebbe sopravvissuto
alla scelta che aveva fatto.
Assail iniziò ad avanzare,
controllando il paesaggio con la sua vista acuta. Grazie alla luminosa luna
invernale, avrebbe potuto essere giorno come le due del mattino - tutto dai
cornicioni della casa ai contorni dei balconi alla dependance sul retro era
chiaramente visibile di fronte a lui.
Non si muoveva una foglia. Né all'esterno
né dietro le finestre buie della casa stessa.
Avvicinandosi, girò sul retro, riacquisendo
familiarità con la disposizione dei balconi e i piani. Che famiglia ricca,
pensò. Affermata. Proprio come un non grossista di sostanze stupefacenti potrà
mai ottenere.
Forse Benloise era poco orgoglioso
di come aveva fatto i soldi.
"Ora entriamo qui
dentro," disse Assail a bassa voce, indicando col mento le vetrate del
portico.
Svanendo alla vista dei gemelli,
ricompattò le molecole all'interno, e rimase immobile in ascolto di passi di
qualcuno, di un urlo, una corsa, una porta chiusa.
Il luccichio della luce rossa in un
angolo lo informò che l'allarme era attivo - e i sensori di movimento non
avevano ancora rivelato la sua presenza. Nell'istante in cui si fosse mosso?
Sarebbe scoppiato l'inferno.
Era quello il piano.
Prima di tutto Assail mise fuori
uso le videocamere interne. Poi attivò l'allarme tirando fuori dalla tasca un
sigaro cubano - a quel singolo movimento, la luce lampeggiò all'istante. E
mentre lo suonava, se la prese comoda ad accendere il sigaro, aspettandosi
l'ingresso di una quantità di braccia nerborute e colli taurini.
Quando non successe, esalò il fumo
oltre la propria spalla e avanzò verso il primo piano coi cugini alle calcagna.
E mentre camminava, lasciava cadere la cenere sui tappeti orientali e i
pavimenti in marmo di Carrara.
Un piccolo biglietto da visita
nella spiacevole circostanza che non incontrassero nessuno. Considerando la
ritorsione che l'uomo credeva inappropriata per il re orientamento della
statua, i resti del sigaro avrebbero fatto uscire fuori di testa il bastardo.
Quando non trovò nulla nelle stanze
adibite al pubblico, si diresse verso l'ala adibita alla servitù dove scoprì
una cucina moderna vuota e totalmente grigia. Dio, che noia - tutto lo schema
grigio cromato gli ricordava il pallore della vecchiaia, e i mobili sparsi
suggerivano che il decoro non era una priorità negli spazi che Benloise non era
solito frequentare. Ma più di tutto, come nelle sale da basso, non c'era
l'odore della presenza di Sola, nemmeno di polvere da sparo o sangue fresco.
Non c'erano neanche piatti in nessuno dei tre lavabi panciuti, e quando aprì il
frigorifero, trovò una confezione da sei di Perrier sul ripiano superiore e
basta.
Una serie di fari illuminò le finestre,
illuminandogli la faccia, disegnando ombre allungate tra le gambe del tavolo,
il retro delle sedie e i ripiani degli utensili da cucina.
Assail esalò una nuvola di fumo a
forma di fungo e sorrise. "Usciamo a dargli il bentornato a casa."
Solo che il veicolo superò la casa
e andò alla dependance - indicando che chiunque fosse non era venuta perché era
scattato l'allarme.
"Sola..." sussurrò mentre
si smaterializzava sul prato coperto di neve.
Le emozioni schizzarono alle
stelle, tuttavia si assicurò di disattivare le telecamere che davano sul retro
- poi si strappò la maschera dalla faccia per respirare meglio.
La berlina non identificata si
fermò all'inferriata prima del garage e due uomini bianchi scesero dai sedili
anteriori, chiusero le portiere e girarono intorno a -
"Salve, amici miei,"
disse Assail alzando la canna della sua calibro quaranta verso di loro.
Ah, guarda. Erano degli ottimi
ascoltatori, ognuno di loro s'immobilizzò dopo aver sobbalzato al suono della
sua voce.
Assail andò verso l'uomo alla sua
destra e lo tenne sotto tiro sapendo che i gemelli si sarebbero concentrati
sull'altro. Quando si avvicinò, si chinò e sbirciò attraverso i finestrini
posteriori, sperando si vedere Sola come una specie di compromesso...
Niente. Non c'era nessuno, legato o
imbavagliato, svenuto o tremante nell'attesa del pestaggio che sicuramente
sarebbe arrivato.
"Apri il bagagliaio,"
ordinò Assail. "Solo uno di voi - tu. Aprilo."
Quando Assail seguì l'uomo sul
retro, tenne la pistola proprio dietro alla testa dello stronzo, l'indice sul
grilletto, pronto a sparare.
Pop!
La serratura si aprì rilasciando il
cofano che si aprì silenziosamente, le luci interne si accesero...
E illuminarono due borsoni. Solo
quello. Nient'altro che due borsoni in nylon neri.
Assail aspirò dal sigaro.
"Dannazione - lei dov'è?"
"Dov'è chi?" chiese
l'uomo. "Chi sei -"
Con un'ondata di puro odio, la
rabbia gli annebbiò la mente e prese il controllo.
Il secondo Pop! lo fece il proiettile che esplose dalla pistola di Assail
direttamente nel lobo frontale del tizio. E nell'impatto uno spruzzo di sangue
ricoprì le borse di nylon, l'auto e il vialetto.
"Gesù Cristo!" esclamò
l'altro tizio. "Che cosa -"
La furia, non stemperata da un
qualsiasi apparente ragionamento, fece ruggire Assail in modo orribile - e il
grilletto sparò di nuovo. Per così dire.
Il Pop! numero tre colpì l'autista, il proiettile si conficcò tra le
sopracciglia, il corpo cadde indietro in caduta libera.
Quando le braccia e le gambe molli
toccarono la neve, si sentì la voce dura di Ehric. "Ti sei reso conto che
avremmo potuto interrogarli."
Assail addentò il sigaro aspirando
a lungo, in modo da non fare qualcosa ai propri cugini che avrebbe rimpianto.
"Prendete i borsoni e nascondeteli dove potremo trovarli -"
In fondo alla strada, un'auto
svoltò dalla principale e proseguì verso loro. "Finalmente," si
lamentò Assail. "Mi sarei aspettato una risposta più veloce."
L'auto frenò di fronte alla casa -
almeno fino a quando chi si trovava dietro il volante vide Assail, la berlina e
i cugini. Allora le gomme riagguantarono la neve mentre veniva dato di nuovo
gas.
"Prendete i borsoni,"
sibilò ai gemelli. "Andate."
Illuminato dai fari, Assail abbassò
la pistola contro la coscia così che si perdesse tra le pieghe del suo cappotto
a tre quarti in pelle - e ordinò al suo braccio di starsene lì. Quello che lo
infuriava maggiormente, era che Ehric aveva ragione. Aveva appena ucciso due
portavoce.
Un'ulteriore prova che quella
storia lo mandava fuori di senno. E non poteva permettersi quell'inusuale sbaglio
un'altra volta.
Quando la berlina si fermò, ne
uscirono tre uomini e, ovviamente, erano preparati. Diverse canne puntavano
nella sua direzione ed erano ferme: questi ragazzi l'avevano già fatto in
passato, e infatti ne riconobbe due.
La guardia del corpo davanti a lui
abbassò l'arma automatica. "Assail?"
"Dov'è lei?" pretese di
sapere.
"Cosa?"
Per la verità cominciavano ad
andargli a noia le sopracciglia aggrottate dalla confusione.
Il dito sul grilletto di Assail
riprese a prudere. "Il tuo capo ha qualcosa che voglio indietro."
Gli occhi acuti del sicario si
spostarono dalla prima berlina col bagagliaio aperto - e dall'immediato scatto delle sopracciglia,
parve notare le suole delle scarpe del suo predecessore sull'asfalto.
"Nessuno di loro ha voluto
darmi una risposta," biascicò Assail. "Forse potresti provarci
tu?"
All'istante, quell'arma tornò in
posizione. "Cosa cazzo stai -"
Dal nulla, apparvero i gemelli e
aggirarono il trio - e avevano molta più potenza di fuoco con tutte e quattro
le mani strette sul quartetto di Smith & Wesson.
Assail tenne la pistola dov'era,
temporaneamente fuori dall'azione."Vi suggerirei di abbassare le armi. Se
non lo farete, vi uccideranno."
Ci fu una pausa minuscola - che
durò un istante di troppo per i gusti di Assail.
In un battito di ciglia, il braccio
si sollevò e pop! Sparò alla guardia
più vicina a lui, piazzandogli un proiettile nell'orecchio con una traiettoria
che lasciò gli altri due uomini immobili.
E quando il peso morto cadde a
terra, lui pensò, Visto? C'era ancora tanto materiale vivente che respirava su
cui poter lavorare.
Assail abbassò il braccio e esalò
un'altro pennacchio di fumo che andò verso i fari, tingendo la luce d'azzurro.
Rivolgendosi ai due rimasti in posizione verticale, disse, "Te lo chiederò
ancora. Dov'è lei?"
Ci fu un gran parlare, ma non includeva
le parole donna, trattenuta, o prigioniera.
"Mi state annoiando,"
disse, alzando la canna della pistola un'altra volta. "Vi suggerirei che
uno di voi due venga subito al dunque."
Chissa se la Ward ci farà mai capire esattamente xké John ha queste crisi in presenza di Beth....e se gli altri sapranno mai che John é Darius...!!!!
RispondiEliminaLa Ward e' stata sempre molto decisa nel dirci che John non saprà mai di essere Darius - che sia una strategia per tenersi sulle corde??? Non male! povero John! E Assail wow e' proprio incazzato!!! - Ciao Chris e grazie - Adele
RispondiEliminaHa ragione Adele: ogni volta che le chiedono di John lei risponde di no, perché s'incasinerebbe troppo la storia.
RispondiEliminaAnk'io sapevo ke la Ward ha sempre sostenuto di non voler svelare che John è Darius, ma non capisco xkè insistere con queste crisi di John....secondo me c'è sotto qualcosa che sarà svelato solo in seguito....!!!!!!
RispondiEliminaVero è il discorso che John nè nessun altro saprà mai che lui è la reincarnazione del loro fratello perduto e sono d'accordo con la Ward sul fatto che si incasinerebbe tutto. L'unica cosa, in effetti, è questo continuo far svenire John in presenza di Beth. Che dite? Potrebbe essere semplicemente che avvenga nei momenti in cui "l'anima di Darius" si sente più vicina alla figlia? Comunque, come John, anch'io credevo fosse episodio ormai superato.
RispondiEliminaSono molto curiosa, piuttosto, su altri punti che mi chiedo se vedranno una "spiegazione", un'evoluzione in questo libro. Bhe, una di sicuro: la figlia di Qhuinn, Layla e il suo rapporto con Xcor.
Bene, ragazze! Un saluto a tutte e un grosso grazie alla nostra mitica Chris!
Ross =)
MA il VI capitolo??? Oggi è mercoledìììììì :D :D :D
RispondiEliminaKissà perchè fin dall'inizio ho sempre pensato che sarebbe stato John a succedere a Wrath sul trono ... staremo a vedere
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