Capitolo 1
Palazzo
delle Udienze del Re, Caldwell, New York
Certe promozioni avvenivano in
privato.
Alcune di queste importanti tappe
che conducevano al passaggio successivo nella vita non prevedevano tocchi e
toghe, né orchestre che eseguivano la marcia "Pomp and Circumstance."
Non c'era un palco da attraversare oppure un diploma da appendere al muro. Non
c'erano neanche testimoni.
Alcune cerimonie erano
contrassegnate dalla semplicità e dalla routine giornaliera, dalla banalità
come un individuo che si allunga verso il monitor della Dell e accende il
bottone blu nell'angolo in basso a destra. Un'azione quotidiana, ripetuta
diverse volte in una settimana, in un mese, in un anno - eppure per un
particolare caso, si verifica un grande divario tra il prima e il dopo.
Paradise, figlia diletta di
Abalone, Primo Consigliere di Wrath, figlio di Wrath, padre di Wrath, Re di
tutti i vampiri, era seduta alla scrivania del suo ufficio e fissava lo schermo
del monitor ormai spento di fronte a lei. Fantastico. La notte che stava
attendendo con ansia era quasi giunta.
Per la maggior parte delle ultime
otto settimane, il tempo si era trascinato, ma nelle ultime due sere sembrava
avere inserito il turbo. Adesso, dopo aver penato per settemila ore di attesa
che la luna s'innalzasse in cielo, si sentiva come se volesse fare rallentare
la giostra.
Il suo primo lavoro ormai faceva
parte del passato.
Lanciò un'occhiata dall'altra parte
della scrivania, spostò il telefono di appena un centimetro - poi riportò l'AT&T
qualunque cosa fosse nella posizione iniziale. Sistemò la lampada di vetro
Tiffany Dragonfly. Si assicurò che le penne blu fossero in un contenitore e le
rosse in un altro. Passò il panno antistatico sulla superficie del monitor.
La sala d'attesa era vuota, le
sedie rivestite di seta libere, le riviste ben allineate sui tavolini, delle
bevande che erano state servite dai doggen
a coloro che erano venuti quella sera non c'era alcuna traccia.
L'ultimo civile se n'era andato circa
venti minuti prima. L'alba sarebbe sorta entro due ore. Nel complesso, era la
normale conclusione di una notte di duro lavoro, il momento in cui lei e suo
padre sarebbero rientrati nella villa di famiglia per godersi un buon pasto
accompagnato da chiacchiere, programmi e rispetto reciproco.
Paradise si allungò in avanti e
guardò oltre la soglia della sala d'attesa. Dall'altra parte dell'atrio le
porte che conducevano in quella che precedentemente era stata la sala da pranzo
erano chiuse.
Già, proprio una normale notte come
tante tranne che per la riunione anormale che vi stava avendo luogo: appena
l'ultimo appuntamento si era concluso, suo padre era stato convocato nella camera
delle udienze, le cui porte erano state sigillate.
Lui era lì dentro con il Re e due
membri della Confraternita del Pugnale Nero.
"Non fatemi questo"
mormorò lei. "Non portatemelo via."
Paradise si alzò e cominciò a
camminare per la stanza, riallineò le riviste, sprimacciò di nuovo i cuscini,
si fermò davanti al dipinto a olio di un re francese.
Si voltò verso la soglia, fissò i
pannelli chiusi della sala da pranzo e restò in ascolto del battito del proprio
cuore.
Sollevò le mani e sfiorò i calli
che aveva sui palmi. Non le erano venuti grazie al lavoro che aveva svolto in
quella casa con suo padre e la Confraternita negli ultimi due mesi,
organizzando le difficoltà di pianificazione e monitoraggio, le soluzioni e gli
ulteriori approfondimenti. No, per la prima volta nella sua vita era stata in
palestra. A sollevare pesi. A correre sui tapis roulant. A salire e scendere sulla
StairMaster. Trazioni alla sbarra, flessioni, addominali. Esercizi al vogatore.
Prima di allora non sapeva nemmeno
che tipo di attrezzo fosse il vogatore.
E tutto in funzione della notte successiva.
Presumendo che il gruppo di maschi
nella Camera delle Udienze del Re non la stesse facendo fuori.
Il giorno seguente, a mezzanotte,
si sarebbe dovuta unire a solo la Vergine Scriba sapeva quanti maschi e femmine
in un posto segreto - dove lei avrebbe provato a entrare nel programma di
addestramento per soldati della Confraternita del Pugnale Nero.
Era un buon piano - qualcosa che
lei aveva deciso di perseguire, l'opportunità di essere indipendente e prendere
a calci qualche culo, e provare a se stessa di valere più del suo pedigree. Qual
era il problema? Le figlie dilette della glymera,
addirittura di una delle Famiglie Fondatrici, non si addestravano per diventare
soldati. Non maneggiavano pistole e coltelli. Non imparavano a combattere o a
difendersi. Non sapevano neanche come fosse fatto un lesser.
Nemmeno li frequentavano i soldati.
Figlie come lei erano istruite nel
ricamo, in musica classica e canto, leggevano il galateo, e imparavano a gestire abitazioni
immense piene di doggen. Da loro ci
si aspettava che conoscessero il complicato calendario sociale e i cicli delle
festività, ad aggiornare il guardaroba di tutto il necessario, e a riconoscere
la differenza tra Van Cleef & Arpels, Boucheron e Cartier. Vivevano da
recluse, erano protette e adorate come
veri e propri gioielli.
L'unico pericolo che era loro
concesso? Mettere al mondo dei figli. Con un hellren scelto dalle loro famiglie per garantire la santità della
discendenza.
Era un miracolo che suo padre le
avesse concesso di partecipare al programma.
La prima volta che gli aveva
mostrato il modulo non era stato per niente d'accordo - ma aveva cambiato idea consentendole
di aderire al programma. Gli assalti che erano avvenuti un paio di anni prima,
in cui così tanti vampiri erano stati assassinati dalla Lessening Society,
avevano dimostrato quanto la città di Caldwell, nello stato di New York, potesse
essere pericolosa. E lei gli aveva detto di non voler uscire e combattere in
guerra. Voleva solo imparare a difendersi.
Una volta messa in termini di
sicurezza? Ecco dove suo padre aveva cambiato registro.
La verità era che lei voleva
qualcosa che fosse solo sua. Un'identità che non provenisse dal diritto di
nascita.
E poi Peyton le aveva detto che non
poteva farcela.
Perché lei era una femmina.
Fanculo!
Paradise controllò di nuovo le
porte chiuse. "Andiamo..."
Andando avanti e indietro, si
spinse nell'atrio, ma non si avvicinò troppo a dove i maschi erano riuniti -
come se potesse portare male.
Dio, di cosa stavano parlando là
dentro?
Di solito il Re se ne andava subito
dopo l'ultima udienza della notte. Se lui e la Confraternita avevano delle
questioni private di cui discutere oppure roba riguardante la guerra, se ne sarebbero
occupati nella residenza della Prima Famiglia, un luogo così nascosto che
perfino suo padre non era mai stato invitato ad andarci.
Per cui... già, la discussione
riguardava lei.
Tornò nella sala d'attesa, andò
alla scrivania e contò le ore in cui ci era seduta. Aveva avuto il lavoro solo
un paio di mesi prima, ma le piaceva - fino a un certo punto. In sua assenza,
ipotizzando che fosse ammessa al programma di addestramento della
Confraternita, una sua cugina avrebbe preso il suo posto, e lei aveva trascorso
le ultime sette notti a istruirla, spiegandole le procedure che Paradise
utilizzava, assicurandosi che il passaggio di testimone scivolasse liscio come
l'olio.
Si sedette di nuovo, aprì il
cassetto centrale e tirò fuori il suo modulo d'iscrizione - come se in qualche
modo bastasse a rassicurarla che tutto si sarebbe ancora fatto.
Tenendo il foglio tra le mani, si
chiese chi altro ci sarebbe stato all'orientamento il giorno successivo... e pensò
a un maschio che si era presentato alla casa delle udienze in cerca di un
modulo d'iscrizione stampato.
Alto, spalle ampie, dalla voce
profonda. Indossava un cappellino dei Syracuse e un paio di jeans consunti.
La comunità dei vampiri era piccola
e lei non lo aveva mai visto prima - ma forse si trattava di civile? Il che
rappresentava un ulteriore cambiamento nel programma di addestramento. Prima di
allora, solo i maschi dell'aristocrazia venivano invitati a unirsi alla
Confraternita.
Le aveva detto il suo nome, ma non
aveva voluto stringerle la mano.
Craeg. Era tutto ciò che sapeva di
lui.
Non era stato sgarbato, anzi.
Infatti l'aveva spinta a compilare il modulo.
Era stato anche... attraente in un
modo che l'aveva sconvolta - al punto che lei aveva atteso settimane che le
riportasse indietro il modulo. Non lo aveva fatto. Forse lo aveva scannerizzato
e lo aveva inviato via mail.
O forse, dopotutto aveva deciso di
non provare a entrare nel programma.
Era folle sentirsi irritata dalla
possibilità di non poterlo rivedere.
Quando il suo cellulare trillò, Paradise
trasalì e lo afferrò. Era Peyton. Di nuovo.
Lo avrebbe visto al corso di
orientamento la notte successiva - ed era più che sufficiente. Dopo il litigio
riguardante la sua partecipazione al programma, lei aveva dovuto fare un passo
indietro.
D'altronde, se la Confraternita
avesse preso una posizione ferma con suo padre? L'indignazione morale provata
nei confronti del ragazzo sarebbe stata una questione fine a se stessa. Ma
andiamo, alle femmine era concesso iscriversi.
Il problema era che lei non era una
femmina "normale".
Per l'amor del cielo, non aveva
idea di cosa avrebbe fatto se suo padre si fosse rimangiato tutto. Di sicuro la
Confraternita non avrebbe aspettato l'ultimo secondo per negarle la possibilità
di partecipare.
Giusto?
* * *
Dall'altra parte della città,
Marissa, shellan del fratello della
Confraternita del Pugnale Nero noto come Dhestroyer,
alias Butch O'Neal, era seduta dietro la sua scrivania al Porto Sicuro. Quando
la sedia scricchiolò, lei batté la penna Bic sul calendario sul piano e spostò
la cornetta del telefono da un orecchio all'altro.
Interrompendo il flusso incessante di
parole, lei esclamò, "Beh, ovviamente apprezzo l'invito, ma non posso
-"
La femmina dall'altra parte della
linea non si perse d'animo. Continuò semplicemente a parlare, l'intonazione
aristocratica che risucchiava tutta la banda larga - fino a che fu un miracolo
che l'intera provincia non avesse sofferto di un calo di tensione elettrica.
"... e di certo comprenderà perché abbiamo bisogno del suo aiuto. Questo è
il primo Festival Danzante del Dodicesimo Mese che sarà celebrato da quando
sono avvenuti gli attacchi. In quanto shellan
di un Fratello, e membro di una Famiglia Fondatrice, sarebbe perfetta per
presiedere l'evento -"
Senza concederle una ulteriore opportunità,
Marissa la interruppe, "Sono certa che già ne sarete al corrente, ma ho un
lavoro che mi occupa a tempo pieno come direttrice del Porto Sicuro e -"
"... e suo fratello dice che
lei sarebbe un'ottima scelta."
Marissa tacque.
Il suo primo pensiero fu che lei
trovò enormemente spiacevole che Havers, il medico della razza e il suo molto,
molto, molto lontano parente più prossimo, avesse raccomandato lei per
qualcos'altro che non fosse una morte prematura. Suo fratello minore era più il
tipo da macchinazioni... quanto tempo era passato dall'ultima volta che gli
aveva parlato? Due anni? Tre? Non da quando l'aveva sbattuta fuori dalla loro
casa solo cinque minuti prima che sorgesse l'alba, quando aveva scoperto che
lei era interessata a un semplice essere umano.
Che poi si era rivelato essere un
cugino di Wrath e l'incarnazione del leggendario Dhestroyer.
Quindi
adesso vado bene, sentì nella sua testa.
"Per cui lei deve presiedere l'evento" concluse
la femmina. Come se avesse concluso un affare.
"Deve perdonarmi."
Marissa si chiarì la gola. "Ma mio fratello non è nella posizione di
proporre il nome per nessun evento, non ci vediamo da moltissimo tempo."
Quando l'intero totale silenzio arrivò dall'altra parte del telefono, Marissa decise che avrebbe
dovuto lavare i panni sporchi della sua famiglia in pubblico dieci minuti prima.
Si supponeva che i membri della glymera
osservassero un rigido codice di comportamento - e esporre l'immensa frattura nella sua
famiglia, anche se ben nota, era un qualcosa che semplicemente non andava
fatto.
Molto più appropriato che gli altri
ne parlassero sottovoce alle tue spalle.
Sfortunatamente, la femmina
recuperò in fretta e cambiò tattica. "In ogni caso, è di vitale importanza
per tutti i membri della nostra razza ripristinare i festival -"
Qualcuno bussò alla porta del suo
ufficio e Marissa voltò la testa. "Sì?"
"All'altro capo della linea,
la femmina esclamò, "Magnifico! Può venire nella mia villa -"
"No, no. C'è qualcuno che ha
bisogno di me." Alzò la voce. "Avanti."
Nel momento in cui vide
l'espressione sul viso di Mary, imprecò. Nessuna buona notizia. La shellan di Rhage era una professionista
esperta, quindi cosa era successo perché avesse quella faccia? Era davvero un
problema -
Era sangue quello sulla sua camicia?
Marissa abbassò il tono e mise da
parte la diplomazia. "La mia risposta è no. Il lavoro richiede tutto il
mio tempo. Inoltre, se è così infervorata, dovrebbe essere lei ad accettare il
compito. Addio."
Rimise la cornetta al proprio posto
e si alzò in piedi. "Cosa succede?"
"Abbiamo un caso che necessita
di cure mediche immediate. Non riesco a trovare né la dottoressa Jane né Ehlena
da nessuna parte. Non so cosa fare."
Marissa girò attorno alla
scrivania. "Dov'è lei?"
"Di sotto."
Entrambe scesero le scale di corsa,
Marissa in testa. "Come è arrivata qui?"
"Non ne ho idea. Una delle
telecamere di sicurezza l'ha inquadrata sul prato, si trascinava."
"Cosa?"
"Il cellulare mi ha avvisato
con un segnale e sono corsa fuori con Rhym. L'abbiamo portata nel
salotto."
Svoltando l'angolo, Marissa scivolò
su uno dei tappeti...
Si fermarono entrambe.
Quando vide in che condizioni era
la donna sul divano, portò la mano alla bocca. "Oh, buon Dio..."
sussurrò.
Sangue. C'era sangue ovunque, scorreva
sul pavimento in rivoli, gocciolava dall'asciugamano bianco premuto sulle
ferite fino a formare una pozza sotto uno dei piedi della donna sulla moquette.
La ragazza era stata picchiata così
brutalmente che non c'era modo di identificarla, i lineamenti erano talmente
gonfi che, se non avesse avuto i capelli lunghi e la gonna strappata, non se ne
sarebbe potuto identificare il sesso. Un braccio era chiaramente lussato,
l'arto pendeva dalla spalla... e aveva un'unica scarpa con il tacco alto, i
collant lacerati.
Il respiro era laborioso, parecchio
affaticato. Come un rantolo nel petto, come se stesse soffocando nel suo stesso
sangue.
Rhym, supervisore all'accettazione,
sollevò lo sguardo dalla sua posizione accovacciata vicino al divano. Con le
lacrime agli occhi, mormorò, "Non credo che riuscirà a sopravvivere. Come
può..."
Marissa dovette ricomporsi. C'era
un'unica opzione. "La dottoressa Jane ed Ehlena sono entrambe irraggiungibili?"
chiese con voce aspra.
"Ho provato alla
magione," rispose Mary. "Alla clinica. Ai cellulari. Due volte a
tutti i numeri."
Per un istante, Marissa fu
terrorizzata di ciò che quella situazione poteva significare per la propria
vita. I Fratelli avevano problemi fisici? Butch stava bene?
Durò solo un attimo. "Dammi il
tuo telefono - e porta le residenti nella dependance di Wellsie. Voglio che
siano tutte lì qualora dovessi far entrare un maschio."
Mary le lanciò il cellulare e
annuì. "Vado."
Il Porto Sicuro era esattamente
quello - un posto protetto in cui le femmine vittime di violenza domestica e
abusi trovavano rifugio e si riprendevano con i loro figli. E dopo che Marissa
aveva trascorso infiniti e inutili secoli nella glymera, essendo nulla se non
la promessa sposa rifiutata dal Re, aveva trovato il suo posto lì, al servizio
di chi aveva subito abusi verbali, o peggio, torture orrende.
Lì non era consentito l'accesso ai
maschi.
Ma per salvare la vita di quella
femmina, lei avrebbe infranto quella regola.
Rispondi
al telefono, Manny, pensò al primo squillo. Rispondi al maledetto telefono...
Grazie!
RispondiElimina:*
EliminaChe bello grazie mille Christiana per fortuna ci sei tu! 💕💕💕
RispondiEliminaChe bello grazie mille Christiana per fortuna ci sei tu!
RispondiEliminaYUPPIEEEEEE!
RispondiEliminaGrazie Christiana! Questo capitolo è un regalo di Natale in anticipo!!! Adoro la Ward !Purtroppo il tempo che intercorre tra l'uscita di un libro e l successivo è sempre troppo lungo ed io non riesco a leggere in inglese! Un abbraccio.Vivana
RispondiEliminaGrazie anche da parte mia e di mia sorella; anche noi abbiamo problemi con l'inglese e quindi la tua traduzione è un vero dono di Natale!!! Grazie!!
RispondiEliminaGrazie a voi che mi seguite
RispondiEliminama perdonate la domanda questo è il libro che uscirà dopo the shadows?
RispondiEliminacmq grazie mille per la traduzione <3
Speravo di vedere in traduzione questo nuovo romanzo dato che per ora le CE italiane tacciono a riguardo. Grazie!! :)
RispondiEliminaCiao, qualcuno sá se è già uscito o quando uscirà the bourbon kings in lingua italiana? Buon anno a tutti!!! Baci
RispondiEliminaCiaoooo!!
RispondiEliminaInnanzitutto grazie mille per il lavoro di traduzione! :) poter leggere passo per passo i capitoli è fantastico! E a tale riguardo avrei una domanda: verranno tradotti presto gli altri capitoli? Lo chiedo solo perché ho già letto il libro in inglese ma poterlo leggere in italiano si sa è tutt'altra storia! ;) un bacione
Che bello vederlo tradotto, grazie per il lavoro che fai... Attendo gli altri capitolo :)
RispondiEliminaGrazie mille! :-*
RispondiEliminawow!! Grazie mille per questo meraviglioso lavoro è bellissimo poterlo leggere in italiano!!!
RispondiEliminaCiao Cristina, non voglio approffitare della tua disponibilità, solo per informazione non traducibile più i capitolo in italiano? Comunque grazie per i precedenti. Smack
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCiao Christiana, scusa la domanda ma volevo sapere se pensavi di continuare con la traduzione del libro. Grazie per tutto il lavoro fatti :*
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
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