Capitolo 13
Il salvatore che liberò Trez dalla sua prigionia si rivelò non essere una persona. E nemmeno un oggetto, in realtà.
La libertà,
quando arrivò, fu per gentile concessione di un banalissimo sfiato situato nell'angolo
superiore destro dell'immensa suite in cui era imprigionato.
Tre notti
prima della sua eventuale fuga, mentre se ne stava supino contemplando il nulla,
un refolo di aria fredda colpì i gioielli sulla sua veste e gli rinfrescò la
pelle. Con la fronte aggrottata, alzò lo sguardo e vide la grata avvitata nella
liscia parete bianca.
Telecamere
di sicurezza di prima generazione spiavano ogni sua mossa, quindi sapeva che
era meglio non mostrare alcuno specifico interesse. Ma questo lo fece riflettere.
Le Ombre potevano smaterializzarsi, e anche trasformarsi in fumo - il che ti
consentiva di percorrere grandi distanze e di rimanere invisibile quando arrivavi
in qualunque posto volessi andare.
Aveva
provato entrambe le modalità diverse volte, e aveva fallito - e in un primo
momento, aveva creduto che l'insuccesso della fuga attraverso il condotto fosse
dovuto a un guasto su questa base.
Ma la notte
successiva, per nessuna particolare ragione, abbassò lo sguardo su quello che indossava
sul suo corpo. Le gemme... le scintillanti pietre preziose che presumeva
fossero incastonate nell'oro. Il metallo era argento colorato. Oro bianco, sì?
A meno che...
non fosse acciaio inossidabile. Che era l'unica cosa attraverso la quale i vampiri,
anche quelli della razza delle Ombre, non potevano smaterializzarsi.
Lasciò
scivolare lo sguardo dalla camera rivestita di marmo verso la sala da bagno.
Anche quando veniva lavato, quando il suo corpo era purificato attraverso i
rituali... lo addobbavano con zaffiri e diamanti, collari tempestati di gemme gli
ricoprivano il collo, le spalle, i polsi e le caviglie prima di entrare in
acqua. E non appena ne usciva? La cotta di maglia incrostata di gioielli gli
veniva di nuovo serrata addosso.
Chiuse gli
occhi. Perché non l'aveva mai considerato prima?
Gli ci
erano volute le due notti successive, due cicli di alba e tramonto prima che
lui elaborasse un piano. Il programma dell'alimentazione, il lavarsi, l'esercizio
fisico e lo studio non era mai lo stesso, come se fosse volutamente manipolato sulla
mancanza di uno schema, anche l'andirivieni di iAm era allo stesso modo
casuale, per quanto lui non fosse il Prescelto e avesse alcune libertà di
movimento, determinate concessioni per
uscire dal palazzo per esercitarsi o per nutrirsi - sebbene neanche questo fosse scolpito nella pietra.
Durante le
sue deliberazioni, Trez aveva prestato particolare attenzione a non cambiare
nulla riguardo la sua simulazione, il suo atteggiamento, le sue abitudini, ma
nella sua mente c'erano la creazione, la messa a punto, il test per le teorie sulle
complicanze o potenziali difetti.
Aveva
previsto di dover attendere a lungo, ma il momento giusto arrivò inaspettatamente,
per gentile concessione del capovolgimento del vassoio che recava il suo pasto.
Una cameriera era scivolata sul pavimento di marmo appena lucidato, e il cibo,
i piatti e le posate si erano sparpagliati ovunque. iAm, che era solito aiutare,
si era offerto volontario per sistemare il disordine, e lui e la domestica erano
andati in cerca detergenti e ramazze negli armadietti delle scorte in corridoio.
Chiuse la
serratura della porta nascosta della cella.
Ed ecco
fatto.
Muovendosi
in fretta, Trez si svestì, strappandosi di dosso la maglia fine e le gemme, si liberò
da tutte quelle cerniere, facendo saltare tutti i tipi di fibbie, cinture, e legacci.
Poi, nudo e sanguinante per lo sforzo, chiuse gli occhi e si concentrò.
La sua
ansia era così intensa che quasi fallì, soprattutto quando sentì le grida provenire
al di fuori della sua porta, la telecamere di sicurezza avevano segnalato i
suoi movimenti con alacrità e precisione.
La
convinzione che questa fosse la sua unica e sola occasione gli diede la forza per
tirare fuori un'altra briciola di energia dalla sua essenza più profonda.
Appena
prima di librarsi nell'aria, s'Ex irruppe attraverso la porta, e tutti chiusero
gli occhi per una frazione di secondo.
Poi salì su
e fuori attraverso il condotto dell'aria.
Puf!
Scivolò
attraverso la conduttura andando controcorrente, sicuro che il flusso d'aria l'avrebbe
portato alle grandi porte esterne. Aveva ragione. Attimi dopo, schizzò fuori
nella notte, salì in alto superando i precedenti confini, così scioccato di
essere riuscito a fuggire che quasi riassunse la forma fisica e cadde sul tetto
del palazzo.
Una rapida concentrazione
del suo ingegno ed era riuscito a scappare, senza una direzione, alcun piano, niente
rifornimenti, né soldi.
Ma la
libertà non aveva prezzo... e che infine l'avrebbe portato a incrociare la
propria strada con quella di un vampiro che avrebbe cambiato la direzione della
sua vita -
* * *
«Trez? Amico?»
Trez si risvegliò dal suo sonno come era uscito da quella
conduttura, e per un frazione di secondo, non ebbe una cazzo d'idea di dove si
trovasse.
Un istante dopo, però, un paio di occhi color ametista
direttamente davanti al suo volto riportarono tutto alla mente: il centro di
addestramento, Selena, il presente, non il passato.
«Selena-»
Rehvenge alzò una mano. «Ehi, rilassati. Hanno quasi terminato
di lavarla.»
«Le stanno facendo il bagno...» Trez si strofinò il volto e si
guardò intorno, e notò un' intera parete di cemento.
Cristo, era così esausto che era crollato nel corridoio fuori dalla
sala visite nei quattro virgola due secondi che gli ci erano voluti per
piazzare il culo a terra e prendere un respiro profondo.
Rehvenge grugnì mentre si appoggiava al bastone per abbassarsi sul
duro pavimento di cemento. Allungando le gambe, raccolse la pelliccia di visone
che lo copriva fino ai piedi intorno alle cosce, anche se la temperatura non
era più bassa di venti gradi.
«La mia Ehlena mi ha chiamato.» Rehv diede a Trez un'occhiata
veloce e, dalla sua espressione tesa, non gli piacque quello che vedeva. «Sarei
arrivato qui prima, ma avevo da fare su a nord.»
«Come stanno i tuoi coloni? Ancora psicopatici?»
«Tu come stai?»
«Alla grande, Vostra Maestà.»
«Non cercare di fottermi, va bene?»
«Mi dispiace.» Trez lasciò ricadere la testa contro il muro
freddo. «Non sono al mio meglio.»
Rehv diede uno sguardo alla porta chiusa della sala visite.
«Dov'è iAm?»
«Nello spogliatoio. Credo che sia andato a farsi una doccia.»
«Sapevo che sarebbe stato quaggiù con te.»
«Già.»
Ci fu un attimo di silenzio. Poi Rehv esclamò: «Da quanto tempo
ci conosciamo?».
«Un milione di anni.»
Il mangiatore di peccati rise forte. «Sembrano tanti sul serio.»
«Già.»
«Allora perché non me ne hai parlato?»
«A proposito di...?» Quando Rehv inarcò un sopracciglio, Trez si
lasciò sfuggire un respiro spezzato. Naturalmente l'amico voleva sapere di Selena
e del legame che si era creato. «Guarda, non volevo saperne niente di quel che
provo per lei. Volevo solo... merda, sai come mi comportavo con le puttane. Cosa
cavolo avrei da offrire a qualcuno come un'Eletta? Ma ora succede questo. E che
cazzo, tutto quel tempo sprecato. Non che saremmo stati insieme
necessariamente, ma... forse avrei potuto aiutarla. Oppure...»
Anche se, stando a quello che l'altra Eletta aveva detto,
sembrava che la malattia o il disturbo, o qualunque cazzo di cosa fosse, avrebbe
seguito il suo corso indipendentemente da tutto ciò che ognuno di loro avesse
fatto.
«Ho avuto qualche esperienza di questo tipo» mormorò Rehv.
«Quando ho conosciuto Ehlena, lei non sapeva che ero un mezzo mangiatore di peccati,
tanto meno l'erede al trono dei symphath.
Di sicuro non avevo alcuna fretta di parlarle di quella merda, ma non era che potessi
nascondere i segni sulle braccia, o i miei impulsi, oppure chi io fossi. Ero un
magnaccia, facevo lo stesso lavoro che adesso fai tu. Non esattamente una bella
notizia da portare a casa della piccola femmina. Ho combattuto finché ho
potuto, e quando la verità è saltata fuori... Sapevo che mi avrebbe lasciato.
Ne ero sicuro. Per un po' è stata lontana e non potevo fare a meno di amarla
comunque. E come è andata a finire? Ha funzionato.»
Trez avrebbe voluto trarne un po' d'ispirazione. «Selena sta per
morire.»
«Forse. Forse no. Senti, io non sono fan della mia sottospecie,
ma abbiamo parecchie competenze in diversi campi su a nord. Fammi vedere se
riesco a trovare qualcosa.»
Trez voltò la testa e fissò l'amico. «Non devi-»
«Smettila.»
Trez dovette distogliere lo sguardo. «Non farmi piangere. Odio
sentirmi come una femminuccia.»
«Tu faresti lo stesso per me.»
«Mi hai già salvato una volta.»
«Preferisco pensare ci siamo salvati a vicenda.»
Trez pensò alla notte in cui si conobbero. Il come e il dove, in
quello chalet sulla montagna, che era stato il primo edificio in cui Trez si
era imbattuto quando finalmente aveva ripreso forma fisica... era anche lo
stesso chalet dove Rehv doveva compiere il proprio dovere con l'orrenda Principessa
symphath che lo ricattava.
Trez vi si era appena rifugiato quando Rehv era arrivato e aveva
scopato la puttana in piedi un paio di volte. Una volta terminato, lei lo aveva
ha lasciato distrutto sul pavimento, il veleno che impregnava la pelle di quella
stronza aveva messo al tappeto Rehvenge.
Occuparsi del ragazzo gli era venuto naturale.
E in cambio? Lui e il bastardo dagli occhi viola erano diventati
come fratelli. Al punto che, quando iAm uscito dal Territorio, loro tre erano
andati a vivere insieme, la lealtà di Trez e la gratitudine vincolavano lui e
suo fratello al mangiatore di peccati.
Se c'era una cosa che sapeva su Rehvenge dopo tutti questi
anni, era che lui era un maschio di valore. A dispetto di essere un magnaccia e
proprietario di un club, un degenerato e un reprobo, uno dal cuore malvagio, un
sadico figlio di puttana... lui era, e sarebbe sempre stato, uno dei più bei
maschi che Trez avesse mai conosciuto.
«Allora io vado» esclamò Rehv.
Con un nuovo grugnito, il maschio si alzò in piedi e, quando fu in
verticale con la pelliccia visone che sfiorava il pavimento grezzo del centro
di addestramento, si schiarì la gola e non ha guardò Trez. Non fu una sorpresa,
né una novità. Neanche Trez se la cavava bene con le emozioni intense.
«Grazie» disse brusco Trez.
«Risparmiati la gratitudine per dopo se riuscirò a portarti
qualcosa che ne valga la pena.»
«Non sto parlando di questo.»
Rehv si chinò, offrendogli la mano con cui brandiva il pugnale. «Tutto
ciò che ho è tuo.»
Trez dovette battere le palpebre più volte. Poi si passò la mano
sugli occhi. «La tua amicizia è tutto ciò di cui ho bisogno, amico mio. Perché
non ha prezzo, cazzo.»
* * *
Quando iAm uscì dallo spogliatoio maschile, si diede una veloce
occhiata per assicurarsi che i bottoni della camicia fossero allacciati correttamente.
La doccia era durata solo cinque minuti, al massimo, ma l'acqua era ghiacciata,
e adesso gli sembrava di avere maggiore lucidità.
Difficile dirlo con il cervello che gli friggeva in quel modo.
Si fermò e, quando alzò gli occhi, vide Trez e Rehv che si
stringevano la mano. Per qualche ragione, quel momento di tranquillità tra i
maschi lo portò di nuovo alla notte in cui Trez era fuggito.
Così strani i percorsi che la vita incrociava quando meno te lo
aspettavi.
Rehv sollevò lo sguardo non appena le mani si separarono. «Ehi,
iAm.»
«Ehi, amico.»
Come se si trovassero a una specie di funerale, i due si incontrarono
a metà strada e si scambiarono un abbraccio maschile con pacche sulle schiene
scosse dalle troppe emozioni nell'aria. Un attimo dopo, Rehv se ne andò senza
voltarsi indietro, a grandi passi giù in ufficio, il visone che fluttuava
dietro di lui, il bastone rosso che batteva con forza sul pavimento per
mantenere l'equilibrio.
«Sono contento che sia venuto» disse iAm, guardando la porta
chiusa della stanza visite. Immaginò che si stessero ancora occupando della
pulizia di Selena.
Che cazzo di notte. Giorno. Qualunque cosa fosse.
«Già.»
iAm controllò l'orologio. Bene, cavolo. Erano le 20:00. Il tramonto
era passato da un pezzo. Stavano lì da, tipo, più di dodici ore di fila.
«Allora, hai intenzione di dirmi cosa ti gira per la testa?»
iAm lasciò cadere il braccio e guardò suo fratello. «Di cosa
stai parlando?»
«Andiamo, amico.» Trez imprecò in tono esausto. «Credi che non
riesca a leggere dentro di te come un libro aperto? Sul serio?»
iAm fece avanti e indietro un paio di metri. Tornò. Ricominciò
daccapo.
«Un'altra bella notizia, eh?» mormorò Trez.
«Già.»
«Sputa il rospo. Almeno uno di noi si sentirà meglio.»
«Ne dubito.»
«Questo schifo come può peggiorare?»
«La regina ha partorito.»
«E?»
«Non è lei.»
Trez chiuse gli occhi e parve infossarsi nella sua stessa pelle.
«Incredibile tempistica.»
«È il motivo per cui s'Ex ti cercava. Ha chiamato me quando non
hai risposto e, già, eccoti qui.»
Trez esalò. «Sai qual è la mia fantasia? Non è porno. È una buona
notizia. Per una volta nella mia fottuta vita, mi piacerebbe avere una buona
notizia.»
«Sono in lutto.» Quando Trez si limitò a scuotere la testa, iAm si
sentì precipitare di nuovo all'inferno. «Abbiamo una settimana, e poi...»
«E poi rivorranno indietro il loro dildo vivente che respira,
eh?»
Quando Trez fissò lo sguardo sulla porta chiusa della sala visite,
sembrò invecchiare di colpo davanti agli occhi di iAm, la pelle del viso sembrava
sciogliersi dalla struttura ossea al di sotto, gli angoli degli occhi scivolavano
verso il basso, la bocca cadente.
«Trez-»
«Di' a s'Ex che voglio incontrarlo. Ma non ora. Non posso andarmene
adesso perché...»
«Non stai davvero pensando di tornare indietro, vero?»
Lo sguardo di Trez non abbandonò la porta chiusa.
«Trez. Rispondimi. Non stai pensando di tornare indietro.»
Quando il silenziò si estese, iAm si lasciò scappare
un'imprecazione. «Trez? Ci sei?»
«Devo incontrare s'Ex. Ma dovrà accadere dopo...» Trez si
schiarì la gola. «Già. Dopo.»
iAm annuì, perché cos'altro poteva fare? Non si poteva biasimare
il ragazzo per questo tipo di priorità.
Purtroppo, la s'Hisbe non sarebbe stata così comprensiva. Ma era
qui che iAm entrava in scena. Non avrebbe permesso a nessuno di imporsi su suo
fratello mentre quella merda di situazione con Selena era ancora in corso.
Non gli importava quello che avrebbe dovuto fare: Trez sarebbe stato
libero di prendersi cura della sua femmina.
Fanculo la Regina.
ciao grazie come sempre per la traduzione ti aspetto la prossima settimana tvb
RispondiEliminaciao grazie come sempre per la traduzione ti aspetto la prossima settimana tvb
RispondiEliminaCiao, questo libro è troooooppo bello. Grazie baci
RispondiEliminaGrazie a voi, come sempre...
RispondiEliminaGrazie! Si sa già' quando la Mondolibri lo pubblicherà?
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