Capitolo 12
SCUOLA FEMMINILE BROWNSWICK,
CALDWELL, NEW YORK
Denzel aveva proprio ragione in American Gangster.
I migliori spacciatori erano buoni uomini d'affari. E non
serviva essere laureato ad Harvard per esserlo.
Mr. C, il Forelesser
della Lessening Society, non aveva un cazzo a che vedere con una stronzata di
pezzo di carta incorniciato su un muro. Ma lui era nato e cresciuto per le strade
ed era dannatamente in gamba a piazzare la roba.
Mentre calava il tramonto attraverso le finestre rotte dell'ufficio,
aveva continuato a sistemare il contante, le pile di biglietti da venti
cenciosi tenuti insieme con gli elastici che aveva rubato dal settore
fotocopiatrici nell'ufficio della FedEx. Poteva non sembrare tanto, ma era
qualcosa che di solito andava storto nei film.
Mr. C si chinò e il pugno stretto su un'altra manciata di Andrew
Jacksons spiegazzati e macchiati venne fuori dalla borsa Hefty sul pavimento. I
suoi uomini erano tenuti a svuotare le loro tasche ogni alba lì nell'ufficio
del preside, e anche se gli ci fosse voluto tutto il giorno, nessuno lo avrebbe
aiutato a contare.
A questo punto, dopo circa un anno di affari, aveva più o meno
un centinaio di spacciatori che lavoravano per lui, il numero oscillava su e
giù a seconda di come i suoi sforzi nel reclutare uomini tenevano il passo con l'efficienza
nell'uccidere della Confraternita del Pugnale Nero. La sua idea per mettere la
Lessening Society tutta in un unico luogo, in questa defunta scuola privata,
era stata intelligente. Poteva addestrare gli assassini come un'unità militare,
farli alloggiare insieme, far seguire loro un programma prestabilito,
monitorando ogni respiro e ogni vendita personalmente.
C'era un fottuto botto di ricostruzione da fare.
Subito dopo che l'Omega gli si era presentato elevandolo a Forelesser, aveva realizzato che quella
promozione era una vera merda. La Society non aveva soldi. Niente armi vere o
munizioni. Nessun alloggio. Nessuna organizzazione e nessun piano. Tutto era
diverso ora: un'insolita, difficile alleanza aveva risolto il primo problema, e
si stava occupando anche del secondo e del terzo. Il quarto toccava a lui.
A questo punto, tutto quello che doveva fare era continuare a
guadagnare con quella merda. Assicurarsi che i suoi uomini stessero in riga.
Tracciare il movimento del denaro. Iniziare la raccolta di alcuni giocattoli di
guerra. Possibile che in passato avesse usato le armi?
Stava per fare a pezzi la Confraternita del Pugnale Nero, e passare
alla storia come quello che aveva finalmente portato a termine quel fottuto lavoro.
Mr. C terminò il conteggio proprio quando l'ultimo fascio di
luce veniva risucchiato dal cielo ormai scuro.
Tirandosi in piedi, indosso le
due calibro 40 e mise le mazzette di contanti in un borsone. Il totale era di
quattrocentomila dollari.
Non male per 48 ore di lavoro.
Quando uscì non chiuse nulla, non vi era alcun motivo per chiudere
a chiave niente, perché si poteva accedere da qualsiasi direzione. L'ufficio
del preside aveva le finestre che parevano dei setacci e le porte che
ciondolavano dai cardini, e su grande scala, i terreni decrepiti di quel collegio
putrido erano in linea con la recinzione in ferro con più sezioni rotte di quelle
che stavano in piedi.
Cosa teneva la gente lontana?
Gli assassini che gironzolavano sulla proprietà costantemente,
sentinelle il cui unico compito era fare fuori chi si avvicinava troppo.
La buona notizia? Si vociferava che quel posto fosse infestato, così
quando quegli stronzi di punk quindicenni avevano cercato di entrare a
curiosare, un paio di trucchi dell'Omega si erano occupati di quel piccolo problema.
Come gratifica, ai suoi ragazzi piaceva far cagare sotto quegli idioti, ed era
di sicuro meglio che uccidere le puttane. I cadaveri erano una gran rottura di
coglioni, e lui non voleva che la polizia umana fosse coinvolta.
Dopotutto, c'era una sola e unica regola nella guerra contro i
vampiri: gli esseri umani non erano i benvenuti alla festa.
Una volta fuori, Mr. C salì nella Lincoln Nav nera dai vetri
oscurati e svoltò sull'immobile erba passata a miglior vita. Nella penombra, riusciva
a percepire i suoi ragazzi in movimento sul terreno anche se non poteva vederli,
la eco del sangue dell'Omega era meglio di chip GPS infilato su per i loro culi.
Quindi, sì, sapeva che uno dei suoi era stato fatto fuori la
sera precedente. Aveva percepito la morte come una scossa sotto la sua pastosa pelle
bianca. Dannata Confraternita. E il coglione che era stato fatto a pezzi aveva addosso
contanti e droga, per cui era una perdita netta di almeno cinquemila
bigliettoni.
Tutte le sere, aveva dai venti ai venticinque spacciatori per le
strade alla volta, ognuno dei quali copriva
turni di quattro ore. I turni erano cruciali. Bastavano non più di
duecentoquaranta minuti e gli assassini avevano troppa roba addosso, troppo da
perdere se venivano beccati dalla polizia, derubati, o uccisi dalla
Confraternita.
Troppo perché il suo brillante piano avesse fine.
Aveva imparato a gestire affari dalle retrovie durante il giorno,
quando era ancora umano e bazzicava la strada, cercando di farsi un nome.
E per dire tutta la verità, era il fottuto Omega ad avere bisogno
di lui. Non il contrario.
Il percorso che prese per arrivare al suo fornitore era diverso
ogni volta, ed era ben attento a controllare qualsiasi auto alle sue spalle nel
caso fosse seguito dalla polizia o da quelli della ATF. Allo stesso tempo, non
vi era alcuna comunicazione telefonica con il suo grossista - le attrezzature
tecnologiche avanzate in dotazione agli agenti locali e federali rendeva quella
merda troppo rischiosa. I piani venivano fissati o cambiati durante l'incontro,
e se entrambe le parti non si presentavano all'appuntamento, in base a un
accordo stabilito in precedenza essi sapevano quando e dove rincontrarsi.
Nessuno dei suoi uomini conosceva l'identità del suo fornitore,
e lui aveva bisogno che fosse così. Era arrivato doveva voleva ormai - ultima
cosa che desiderava era che qualcuno cercasse di accopparlo.
E il fatto che il suo grossista fosse un vampiro?
Merda, era uno spasso.
Lo scambio di questa settimana era stato programmato per 90
minuti dopo il tramonto, vicino, ma non troppo, alla cava. Gli ci
vollero buoni 45 minuti di autostrada per avvicinarsi, e poi si proseguì a
passo di lumaca. La strada che attraversava il parco di mille ettari era l'unica ed
era battuta come un percorso abbandonato dalle capre, e mantenuto trafficabile
come una casa diroccata. Gli alberi e il sottobosco soffocavano i bordi, trasformandola
in un tunnel, e segnali di avvertimento della laguna brillavano alla luce dei
fari.
Li spense dopo circa centoottanta metri. Come i suoi fornitori, aveva
un SUV modificato per muoversi nell'oscurità, e ai suoi occhi ci volle solo secondo
per abituarsi.
Grazie, Omega.
Il bivio che stava cercando si presentò a un quarto di miglio
sulla sinistra, e lui affrontò il sentiero sterrato ancora più lentamente. In passato,
quando era un essere umano e spacciava quella merda, il suo cuore aveva sempre
battuto in fretta mentre si avvicinava. Ora, non solo non aveva più alcuna attrezzatura
cardiaca nel petto, ma non c'era modo di provare un minimo di eccitazione.
Grazie alle modifiche effettuate al suo telaio da parte del capo e al lavaggio del
cervello, poteva gestire qualsiasi situazione con o senza di risorse tradizionali
come pistole e munizioni.
Per cui naaaaa, non era preoccupato. Neanche se quasi un milione
di dollari era in procinto di passare di mano tra i due elementi criminali.
Quando finalmente arrivò al posto prestabilito, la Range Rover
del suo "partner" era già nella radura tozza, aveva schiacciato gli
alberelli e i cespugli nel sistemare l'auto con il muso in avanti per potersene
andare subito.
Quando raggiunse col suo lato guida quello dell'altro mezzo, entrambi
abbassarono i finestrini.
Il vampiro che gestiva l'importazione della merce somigliava
davvero a Dracula: capelli neri pettinati all'indietro, occhi come il mirino
laser su una Glock, bocca piena di zanne, e sprigionava un'aura come se gli piacesse
ferire la gente.
Il suo cervello funzionava come quello di Mr. C, comunque.
«Quattrocento» esclamò Mr. C, afferrando il borsone.
Lo tenne sospeso fuori dal finestrino, il vampiro lo prese e lo
scambiò con uno identico. «Quattrocento.»
«Quarantotto?» chiese Mr.
C.
«Quarantotto. Uno quarantanove e quaranta?»
«Al tramonto. Novanta.»
«Al tramonto. Novanta.»
Richiusero i finestrini nello stesso istante e il vampiro diede
gas, andandosene a luci spente.
Mr. C effettuò la stessa inversione e lo seguì; nell'attimo in
cui raggiunsero il manto asfaltato, il fornitore svoltò a sinistra e lui a
destra.
Nessun testimone. Nessuna complicazione. Tutto perfettamente
sincronizzato.
Per essere due nemici conclamati ai lati opposti di una guerra andavano dannatamente d'accordo.
* * *
Abalone, figlio di Abalone, si materializzò davanti a una casa
storica in uno dei quartieri più ricchi di Caldwell.
Questa era la duecentosettantunesima sera che si presentava in
quella magnifica villa.
Era da stupidi contarle, naturalmente, ma lui non poteva farne a
meno. Con la sua shellan che aveva
raggiunto le porte del Fado e sua figlia in procinto di essere presentata alla glymera per un futuro matrimonio, la sua
posizione come Primo Consigliere per Wrath, figlio di Wrath, era l'unico anniversario
che non vedeva l'ora di festeggiare.
Non c'era notte che non fosse orgoglioso di essere all'altezza
del retaggio di suo padre nel servire il trono.
O almeno questo era il caso tipico. Per la prima volta,
tuttavia, si sentiva come se stesse deludendo sia il suo genitore che il suo Re.
Avvicinandosi alla porta d'ingresso, deglutì e armeggiò con la chiave
di rame che la Confraternita gli aveva dato quasi un anno prima. Mentre entrava nel
palazzo, prese un profondo respiro e sentì l'odore di olio per mobili di legno
Murphy, cera d'api e limone.
Era il profumo della ricchezza e della distinzione.
Il Re doveva ancora arrivare, e Abalone tirò fuori il suo
cellulare e si assicurò di non aver perso qualche chiamata.
Nessuna. Quelle tre volte che aveva chiamato Wrath lasciandogli dei messaggi
vocali non avevano ricevuto risposta da parte del Re.
Incapace di rimanere fermo, entrò nel salone a sinistra con le decorazioni giallo pallido, il dipinto a grandezza naturale di un re francese,
e le sedie restaurate da poco allineate lungo le pareti come se fosse una sala
d'attesa di uno studio medico di lusso. Si avvicinò al suo computer sulla
scrivania vicino l'ingresso, non riuscì a sedersi.
Wrath aveva ripristinato la venerabile tradizione di tenere
udienze con i civili, e ciò che per lungo tempo era stato un vitale collegamento
tra i governanti della Razza e il loro popolo si era evoluto in un curioso mix
di vecchio e nuovo. Gli appuntamenti adesso erano stilati da un testo e una
e-mail. Le conferme erano inviate nello stesso modo. Le richieste venivano catalogate
in un foglio Excel che poteva essere ordinato in base alla data, all'emissione,
alla famiglia, o alla risoluzione. Gli statuti delle Leggi Antiche potevano
essere cercati allo stesso modo non sotto forma di tomo, ma come parte di un
database realizzato grazie al Saxton.
L'interazione faccia-a-faccia, tuttavia, rimaneva invariata e
antica, nient'altro che il soggetto e il Re, comunicavano in privato riaffermando così quel legame importante e il rafforzamento del tessuto della
Razza.
Abalone aveva creato, e continuava a gestire, il nuovo registro
per le procedure moderne, e il sistema si stava dimostrando inestimabile. Con
il volume di richieste sempre crescente, tuttavia - il numero era più che
quadruplicato solo negli ultimi tre mesi - stava cominciando a essere subissato
dal lavoro di ufficio e dalla programmazione.
I ritardi erano inaccettabili, una mancanza di rispetto sia per
Wrath che per i firmatari.
Di conseguenza, stava diventando evidente che aveva bisogno di
aiuto. Lui, però, non aveva nessuna idea di dove trovarlo.
La fiducia era un problema. Aveva bisogno di qualcuno in cui
poter riporre fede assoluta.
Il guaio era che non sapeva da dove cominciare la ricerca - soprattutto
perché le uniche persone che conosceva erano aristocratici e la glymera non solo era stata la fonte
delle trame ordite che avevano quasi detronizzato Wrath, erano stati anche
privati dei loro diritti e del loro potere politico.
Sarebbe stata una follia assumere i dissidenti che erano
magicamente scomparsi.
E questo era solo uno dei motivi per cui l'apparizione non gradita
di Throe alla sua porta di casa all'alba era stata così inquietante.
Sforzandosi di concentrarsi sul lavoro, Abalone stampò i sommari
della serata e poi andò nell'improvvisata sala del trono per controllare che tutto
fosse come doveva essere. Lo era. Lo spazio che precedentemente veniva usato
per pranzare adesso era adibito alle udienze con Wrath - ma, era tipico del Re,
nessuna ostentazione. Non c'erano sedie dorate, né mantelli di ermellino né
drappi di velluto, neanche tappeti pregiati. Solo un numero di poltrone poste
una di fronte all'altra davanti a un camino che sprigionava fiamme allegre in
autunno e in inverno, e sfoggiava fiori freschi colti dal giardino durante la
primavera e l'estate.
I ciocchi erano già stati sistemati, lui si avvicinò e li
accese.
Il vero trono, quello su cui il padre di Wrath era solito
sedersi, e suo padre prima di lui, e suo padre prima ancora, era stato
trasferito alla magione della Confraternita. O almeno questo era quello che Abalone
aveva sentito. Non era mai stato al complesso segreto e non aveva alcun
interesse nel conoscerne la posizione oppure a visitarne la struttura.
Alcune informazioni erano troppo pericolose e non valeva la pena
di esserne a conoscenza.
E alla fine, quella era l'unica ragione per cui non aveva
sbattuto fuori a calci il cugino a metà giornata quando era divenuto ovvio che
il Re era irraggiungibile.
E se Throe avesse eliminato Abalone? Il maschio non avrebbe avuto
alcuna informazione, nulla che potesse danneggiare Wrath o la Confraternita.
Questa struttura veniva sorvegliata dai Fratelli ogni volta che Wrath era in
sede, e il Fratello Vishous aveva insistito sull'installazione di vetro antiproiettile,
pannelli ignifughi, maglia d'acciaio intorno alla sala da pranzo e alla cucina,
e altre misure di sicurezza che Abalone poteva solo tirare a indovinare.
Questa residenza adesso era fortificata come Fort Knox.
Lui non temeva la Banda dei Bastardi quando si trovava qui. O la Lessening Society.
Inoltre, Throe si era semplicemente ritirato in una camera per
gli ospiti e si era addormentato come se avesse bisogno di rimettersi da una
ferita mortale. Una volta superata la minaccia, avrebbe rappresentato un
problema come un qualsiasi altro ospite.
Tuttavia.
Mentre i minuti passavano, Abalone camminava intorno alla camera
delle udienze -
«Tutto bene?»
Abalone si voltò così velocemente che i mocassini Bally
scricchiolarono sul pavimento lucido. «Mio Signore...!»
In qualche modo Wrath era riuscito non solo a entrare in casa,
ma anche nella stanza, senza far rumore - e non per la prima volta, Abalone
provò soggezione nei confronti del maschio. Il Re era alto quasi 2 metri e 20 ed era ampiamente muscoloso, la sua natura di guerriero gli donava una presenza fisica
che faceva venir voglia di mettere le mani sulla propria testa e sottomettersi
pur di togliersi di mezzo. Con i capelli neri che scendevano dall'attaccatura
giù fino ai fianchi e le lenti a mascherina nere che nascondevano gli occhi
ciechi al mondo, ma non alla sua amata regina, egli era sia aristocraticamente
bello che brutalmente autoritario. E poi c'erano le rappresentazioni tangibili
della sua posizione elevata: l'anello di diamante nero sul dito medio della
mano che brandiva il pugnale, e i fitti tatuaggi della sua stirpe che correvano
lungo l'interno degli avambracci.
Il maschio era sempre scioccante, non importava quante ore
Abalone trascorresse in sua presenza. Ma sembrava particolarmente vero in una
notte come questa.
Il Re si chinò e liberò il cane guida, George, dal guinzaglio, e
poi guardò da sopra la spalla. «Butch? Dammi un minuto qui, ti spiace?»
«Certo.»
Il Fratello con l'accento
di Boston chiuse le porte scorrevoli e i pannelli si bloccarono. In tutta
onestà Abalone poteva dire di non aver mai pensato che egli stesso avrebbe richiesto
un'udienza con il suo sovrano.
Le narici di Wrath si dilatarono. «Hai qualcosa in mente.»
Per qualche ragione, Abalone si sentì come prostrato. «Ho provato
a mettermi in contatto con voi, mio Signore.»
«Sì, lo so. Stavo trascorrendo un raro giorno di libertà giù a
Manhattan con la mia shellan. Non ho
ricevuto i messaggi fino a circa cinque minuti fa. Ho presunto che, qualunque
cosa fosse, avremmo potuto parlarne faccia a faccia.»
«Sì. Certo.»
«Allora, cosa succede?»
Santissima Vergine Scriba, questo doveva essere quello che si
provava a essere infedele alla propria compagna, pensò Abalone. «Io...»
«Di qualunque cosa si tratti, puoi parlare. E ce ne occuperemo.»
«Io, ah, questa mattina ho ricevuto una visita appena prima
dell'alba. Un mio cugino.»
«E non è una buona notizia?»
«È... Throe.»
Invece di indietreggiare o imprecare, il Re si lasciò sfuggire
una risatina - un po' come un grande felino che fa le fusa quando gli si
presenta la prospettiva di un pasto. «Un affare complicato. Non mi avevi detto che era un tuo
parente.»
«Non lo sapevo. Ho ricevuto una chiamata da un cugino di terzo
grado. Credo che la parentela sia avvenuta attraverso il matrimonio. Se ne
avessi avuto una pallida idea-»
«Non preoccuparti. C'è poco da fare con cosa si trova nel vostro
albero genealogico.» Le narici vibrarono ancora una volta. «Immagino non fosse
il benvenuto in casa tua, vero?»
«No, mio Signore.
L'ho fatto entrare solo perché ha offerto informazioni sulla Banda dei Bastardi.
Egli afferma di averli abbandonati e di essere pronto a rivelare il luogo in
cui vivono, le strategie, le posizioni.»
Il Re sorrise, rivelando zanne lunghe come pugnali. «Allora di
sicuro voglio incontrarlo.»
Abalone cedette al suo istinto, si avvicinò e si abbassò sul sobrio
pavimento di legno. «Mio Signore, dovete sapere che-»
Il Re mise la mano sulla spalla di Abalone, e quel palmo era
talmente grande che sembrava inghiottire l'intero torso di Abalone. «La tua lealtà
è rivolta a me e a me soltanto. Posso sentirne l'odore. Riesco a percepirla. Nessun
senso di colpa. Lui è a casa tua ora?»
«Sì.»
«Allora andrò da lui.»
«Non vuoi inviare un incaricato piuttosto?»
«Non ho niente da nascondere, e io non ho paura di lui o di Xcor e della sua piccola banda di ragazzine. Hanno cercato di uccidermi una volta, ricordi?
Non ha funzionato. Hanno provato a detronizzarmi. Eppure sono ancora qui. Col
cazzo che possono toccarmi.»
Come se Wrath potesse leggere nel pensiero, allungò la mano con il
diamante nero, e Abalone afferrò ciò che gli era stato offerto, premendo le labbra
sulla pietra sacra riscaldata dalla carne del grande uomo.
«Butch» gridò Wrath. «Chiama la Confraternita. Abbiamo una
visita da fare.»
Il Fratello rispose dietro i battenti chiusi mentre il Re abbassava
il viso, come se potesse guardare negli occhi di Abalone. «Ora, Primo Consigliere,
desidero che rinvii le prime due ore di udienza.»
«Sì, mio Signore. Subito.»
«E poi andiamo a casa tua.»
«Ai vostri ordini, mio Signore. Qualunque cosa comandate.»
grazie di tutto vorrei solo sapere se il re ammazza thore visto che mi sta proprio antipatico oppure se riuscirà nel suo intento di uccidere il re certo che questo libro chiarirà molte dinamiche ci vediamo come al solito mercoledì prossimo. se riesci facci sapere quando sarà disponibile spero presto ciao tvb
RispondiEliminaGrazie per la traduzione! Un appunto a zia Ward. Sappiamo com'è strutturata la Lessening Society. Lo sappiamo fin dal primo romanzo. Non è il caso che a ogni piè sospinto ce lo ricordi. Rischia di diventare ripetitiva e noiosa. Tanti abbracci. Susanna
RispondiEliminaHouna crisi d'astinenza per il 13 capitolo.smack smack smack
RispondiEliminaSta per arrivare, cara. Perdonatemi tutte ma ho dovuto "accettare" la condizione di umanità... in realtà ho avuto parecchio da fare in questi giorni... SCUSATEMIIIII! Tempo mezz'ora e arriva. Promesso!
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