Capitolo 11
Selena divenne a poco a poco consapevole di non essere più al
Santuario. Tuttavia non riconosceva il posto in cui si trovava: il suo cervello
era lento nell'elaborare sia i segnali emanati dal suo corpo che gli spunti sull'ambiente
che la circondava, come se l'attacco le avesse congelato non solo la carne, ma anche
la mente.
Gradualmente, però, si era resa conto che non c'era più erba sul
suo viso. Niente alberi o templi in lontananza. Neanche il dolce scorrere dell'acqua
dai bagni.
Lei cercò di spostare la testa e gemette.
«Selena?»
Il volto che si affacciò nel suo campo visivo le riempì gli
occhi di lacrime. Era Trez... era Trez...
Come se lo avesse evocato da un sogno, era proprio davanti a
lei, e lo divorò con gli occhi: la scura pelle liscia, gli occhi neri a
mandorla, i capelli rasati neri, la presenza incombente della sua massa e dell'altezza.
Il suo primo istinto fu quello di allungare una mano per
toccarlo, ma una saetta di dolore la fermò, facendola annaspare.
«Doc Jane» abbaiò lui. «È sveglia!»
Trez? disse lei. Trez, aspetta, ho bisogno di dirti
una cosa-
«Doc Jane!»
No, non preoccuparti
di questo. Ho bisogno di-
«Non riesce a respirare!»
Accadde tutto così in fretta. Tutto insieme, una maschera le fu
spinta sul viso e qualcosa costrinse i suoi polmoni a gonfiarsi. Delle voci
esplosero intorno a lei. Un acuto segnale acustico suggeriva che l'allarme si
stesse spegnendo-
Qualcuno provò a raddrizzarla e le sue articolazioni ruggirono
in segno di protesta. Oh, aspetta, era lei che cercava di muoversi - provava a
sedersi per vedere cosa stava succedendo.
«Lei si sta muovendo!» Quello era Trez - ne era sicura. «Il
braccio si è mosso!»
«È in arresto cardiaco. Puoi appiattirle il torace?»
Il dolore che venne subito dopo fu talmente intenso da farla
urlare.
«Mi dispiace» le sussurrò Trez in un orecchio, la voce rotta. «Mi
dispiace, piccola. Mi dispiace da morire, ma dovevo metterti supina-»
Selena gridò di nuovo, ma non fu sicura di averlo registrato
come suono. E poi il suo campo visivo si offuscò, a partire dai lati e
dirigendosi verso il centro, come se una nebbia la stesse invadendo da ogni
direzione.
All'improvviso, lei si ritrovò a fissare la lampada scialitica -
il che significava che in qualche modo erano riusciti a sdraiarla sulla schiena.
Poi arrivò la pressione alle spalle, alla colonna vertebrale, alle braccia. La
vista andava e veniva, quell'annebbiamento recedeva e ritornava mentre grandi
ondate di dolore la scuotevano.
«Non voglio romperle nulla» disse Trez a denti stretti.
Così le sue mani le raggiunsero i polsi, costringendoli ad
abbassarsi.
«Devo arrivare lì. Adesso.»
La dottoressa Jane apparve sul lato opposto del tavolo, e nelle mani aveva dei blocchi
della grandezza di un palmo con dei cavi a spirale alle estremità.
«Toglile la veste.» La dottoressa Jane guardò in un'altra
direzione. «Voi maschi dovete andarvene, oppure lui non ci lascerà accedere al
suo torace.»
Quell'allarme era così forte ora, un unico suono continuo, non
interrotto da intervalli.
«Libera!» urlò la dottoressa Jane.
Un fulmine colpì il petto di Selena, le sollevò il torso dal
tavolo, le fece scricchiolare ognuna delle sue vertebre, le inarcò la spina
dorsale tenendola sospesa.
Quando lei tornò giù con un tonfo sul materasso sottile del
lettino da visita, ci fu una breve, intensa pausa durante la quale le tre
persone intorno a lei, la dottoressa Jane, l'infermiera Ehlena, e Trez, la
guardarono fisso. Lei si concentrò su Trez - e fu allora che notò una quarta persona
che stava in piedi accanto a lui, un grande corpo di spalle, una testa scura
inclinata verso il basso da un lato.
iAm.
Oh, bene, era felice che lui fosse lì per Trez.
Selena aprì la bocca sotto la maschera, guardando direttamente
negli occhi neri dell'Ombra. Se solo avesse potuto digli-
Il caos esplose di nuovo intorno a lei, i polmoni che spingevano
contro le costole, le voci che salivano di tono, la gente che cambiava
posizione.
«Basta con la ventilazione» gridò la dottoressa Jane. «Libera!»
Una seconda potente scarica l'attraversò, facendole contorcere
il torso. Questo volta non ci fu alcuna pausa.
Quella dura e intensa spinta nei
polmoni ritornò immediatamente e continuò... ancora e ancora.
«Cosa facciamo adesso?» chiese Trez con voce strozzata.
Oh, beata Vergine Scriba, stava piangendo.
Trez, Selena
pensò a lui. Ti amo...
* * *
Trez viveva e moriva grazie al monitor che mostrava i segni
vitali a meno di mezzo metro dalla testiera del lettino da visita. Un semplice cavo
collegava Selena al suo computer incorporato, e lo schermo mostrava tutti i
tipi di informazioni che non significavano nulla per lui. L'unica cosa che aveva
capito, tuttavia, e che era maledettamente chiara, era che la linea gialla in
basso avrebbe dovuto innalzarsi e scendere a picco a intervalli regolari quando
il suo cuore batteva.
Non andava su e giù con un chiaro schema regolare - neanche dopo che era impazzito
quando la dottoressa Jane aveva messo quelle placche al centro e al lato del torace
di Selena e aveva inviato tutta quella carica elettrica nel petto dell'Eletta.
Piatto. Era di nuovo piatto.
Ehlena continuava a ventilare, le mani stringevano il palloncino
azzurro che spingeva l'aria nella gabbia toracica di Selena. E nel frattempo, Trez
fissava quella linea gialla, sperando che s'innalzasse, che rispondesse a un
battito del cuore di Selena.
«Dannazione, batti...»
Qualcosa gli sfiorò il viso e lui sobbalzò indietro - solo per
scoprire che Selena lo stava toccando, la sua pallida mano sottile che si allungava
in una serie di strattoni come se la giuntura fosse arrugginita.
«Selena» esclamò, abbassandosi
in modo che lei non dovesse sforzarsi. «Selena...»
Le baciò il palmo, le dita, e poi lasciò che gli sfiorasse le
guance. I suoi occhi erano di un azzurro intenso, luminoso, incandescente. E
per un attimo, tutto svanì e nella camera restarono solo loro due, le pareti
della sala visite, l'attrezzatura e il personale, anche il suo amato fratello, tutto
scomparve.
Le labbra di lei cominciarono a muoversi sotto la mascherina di
plastica trasparente.
«Va bene, va bene, va bene.» Non aveva idea di ciò che stava
dicendo. «Puoi rimanere con me? Ti prego, resta qui - non andartene.»
Lei si stava muovendo, ed era una cosa buona, giusto?
«Selena!» Merda, i suoi occhi stavano rotolando all'indietro. «Selena...!»
«La stiamo perdendo!»
Non ci fu nessun pensiero cosciente in lui. Nell'istante in cui
la dottoressa Jane abbaiò di nuovo quelle tre orribili parole, lui scompose la
sua forma fisica e ricoprì il corpo di Selena con le sue molecole, la sua energia,
la sua anima, circondandola sopra, sotto e tutto intorno. Si gettò dentro di lei,
spingendosi attraverso la pelle, sempre più in profondità, condividendo tutto
quello che aveva nella speranza di poter fare quello in cui il macchinario
aveva fallito.
Sperando di riportarla indietro in qualche modo...
E poi accadde.
Sicuro che se Selena avesse allungato le mani e avrebbe afferrato quello
che lui aveva da darle, sentì una stretta vitale aggrapparsi alla sua essenza, accoglierla
e infine prendere da lui.
Proprio così, pensò. Usami-
«Ho un battito!» esclamò qualcuno. «Sta respirando!»
Sentì il commento non come suono, ma come i pensieri degli altri
- non ci si soffermò, però. Troppo presto. Non aveva dato abbastanza.
Eppure tutto troppo in fretta, la sua forza cominciò a svanire,
la sua energia si ridusse in un flusso, niente fu graduale. Per quanto lui
volesse continuare ad aiutarla, sapeva che doveva ripristinare la sua forma
fisica, oppure sarebbe rimasto sotto forma di vapore, e che era una condanna a
morte.
Non fino a quando lei non ci sarà più, ripeté a se stesso.
E avrebbe potuto aiutarla ancora, dopo aver-
Trez atterrò sul pavimento piastrellato come fosse stato spinto
verso il basso, tutti colpi duri e ceffoni. Dal suo punto di vista, diede
una lunga occhiata da vicino alle Crocs rosse della dottoressa Jane, quelle blu
di Ehlena, e alle ginocchia di suo fratello mentre il maschio si accovacciava
accanto a lui.
iAm entrò in azione, senza perder tempo, afferrò Trez sotto i
pettorali e lo trascinò fino alla testa di Selena, sollevandolo quando non
riusciva a stare in piedi, in ginocchio, o anche tenere il busto in verticale.
Nessun indizio su cosa la dottoressa Jane ed Ehlena stessero
facendo, continuavano a girare attorno al corpo prostrato di Selena con tutti i
tipi di attrezzature mediche-
La porta del corridoio si spalancò. Manny Manello, il medico
umano collega di Jane, era in abiti civili ed era davvero seccato, come se
fosse tornato di corsa dal centro di addestramento.
Genere sbagliato. Considerando che Selena era nuda.
Le labbra di Trez si arricciarono mentre le zanne scendevano di
botto, un ringhio si propagò dalla sua gola.
«Che traffico lento!» esclamò Manny. «Mi dispiace tanto-»
«Devi andartene» urlò la dottoressa Jane mentre controllava gli
occhi di Selena con una luce. «A meno che tu non voglia essere morso.»
Quando Manny gli lanciò un'occhiata tutta sopracciglia, Trez sentì
la forza tornare in lui. E non fu l'unico ad averlo notato. iAm gli strinse le
pesanti braccia attorno al petto.
«Sarò fuori tra un secondo per un consulto?» chiese la dottoressa Jane al suo collega.
«Ricevuto.» Manny sollevò una mano per Trez. «Mi dispiace,
amico.»
Bisognava rispettare il tempismo del suo dietrofront, pensò Trez
quando il tizio scomparve.
«Lei ha una mobilità limitata alle braccia, dalla punta delle
dita alle spalle» annunciò Ehlena dirigendosi alla base del tavolo e afferrò la
gamba di Selena. «Anca. Ginocchio. Caviglia. Stessa situazione.»
«I segni vitali sono stabili» comunicò la dottoressa Jane. «Voglio
un'altra serie di raggi X non appena sarò sicura che lei resterà con noi.»
Jane guardò Trez. «L'hai riportata indietro. Le hai salvato la
vita.»
Come se avesse sentito le parole e le avesse comprese Selena lo
guardò. Trez aprì la bocca per rispondere, e non ne uscì nulla. Come qualcuno che
si era scollegato dal mondo, tutto cominciò a sbiadire diventando nero e lui cadde
in uno stato di incoscienza.
L'unica cosa di cui era conscio? Anche dopo essere scivolato in
quel cazzo di limbo?
Il costante bip-bip-bip
del macchinario che monitorava il battito cardiaco di Selena.
Bello, bello, bellissimo. Ma se zia Ward fa tanto così da far morire Selena giuro che l'ammazzo!!! Baci baci. Susanna
RispondiEliminaciao bello ma molto triste che ne sarà ora di trez spero che in questo libro non ci siano tanti morti naturalmente solo i cattivi come al solito ti aspetto mercoledì tvb
RispondiEliminabellissimo,grazie mille
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