mercoledì 24 giugno 2015

Capitolo 12 di THE SHADOWS di J.R. Ward



Capitolo 12


SCUOLA FEMMINILE BROWNSWICK, CALDWELL, NEW YORK


Denzel aveva proprio ragione in American Gangster.
I migliori spacciatori erano buoni uomini d'affari. E non serviva essere laureato ad Harvard per esserlo.

Mr. C, il Forelesser della Lessening Society, non aveva un cazzo a che vedere con una stronzata di pezzo di carta incorniciato su un muro. Ma lui era nato e cresciuto per le strade ed era dannatamente in gamba a piazzare la roba.

Mentre calava il tramonto attraverso le finestre rotte dell'ufficio, aveva continuato a sistemare il contante, le pile di biglietti da venti cenciosi tenuti insieme con gli elastici che aveva rubato dal settore fotocopiatrici nell'ufficio della FedEx. Poteva non sembrare tanto, ma era qualcosa che di solito andava storto nei film.

Mr. C si chinò e il pugno stretto su un'altra manciata di Andrew Jacksons spiegazzati e macchiati venne fuori dalla borsa Hefty sul pavimento. I suoi uomini erano tenuti a svuotare le loro tasche ogni alba lì nell'ufficio del preside, e anche se gli ci fosse voluto tutto il giorno, nessuno lo avrebbe aiutato a contare.

A questo punto, dopo circa un anno di affari, aveva più o meno un centinaio di spacciatori che lavoravano per lui, il numero oscillava su e giù a seconda di come i suoi sforzi nel reclutare uomini tenevano il passo con l'efficienza nell'uccidere della Confraternita del Pugnale Nero. La sua idea per mettere la Lessening Society tutta in un unico luogo, in questa defunta scuola privata, era stata intelligente. Poteva addestrare gli assassini come un'unità militare, farli alloggiare insieme, far seguire loro un programma prestabilito, monitorando ogni respiro e ogni vendita personalmente.

C'era un fottuto botto di ricostruzione da fare.

Subito dopo che l'Omega gli si era presentato elevandolo a Forelesser, aveva realizzato che quella promozione era una vera merda. La Society non aveva soldi. Niente armi vere o munizioni. Nessun alloggio. Nessuna organizzazione e nessun piano. Tutto era diverso ora: un'insolita, difficile alleanza aveva risolto il primo problema, e si stava occupando anche del secondo e del terzo. Il quarto toccava a lui.

A questo punto, tutto quello che doveva fare era continuare a guadagnare con quella merda. Assicurarsi che i suoi uomini stessero in riga. Tracciare il movimento del denaro. Iniziare la raccolta di alcuni giocattoli di guerra. Possibile che in passato avesse usato le armi?

Stava per fare a pezzi la Confraternita del Pugnale Nero, e passare alla storia come quello che aveva finalmente portato a termine quel fottuto lavoro.

Mr. C terminò il conteggio proprio quando l'ultimo fascio di luce veniva risucchiato dal cielo ormai scuro. 

Tirandosi in piedi, indosso le due calibro 40 e mise le mazzette di contanti in un borsone. Il totale era di quattrocentomila dollari.

Non male per 48 ore di lavoro.

Quando uscì non chiuse nulla, non vi era alcun motivo per chiudere a chiave niente, perché si poteva accedere da qualsiasi direzione. L'ufficio del preside aveva le finestre che parevano dei setacci e le porte che ciondolavano dai cardini, e su grande scala, i terreni decrepiti di quel collegio putrido erano in linea con la recinzione in ferro con più sezioni rotte di quelle che stavano in piedi.

Cosa teneva la gente lontana?

Gli assassini che gironzolavano sulla proprietà costantemente, sentinelle il cui unico compito era fare fuori chi si avvicinava troppo.

La buona notizia? Si vociferava che quel posto fosse infestato, così quando quegli stronzi di punk quindicenni avevano cercato di entrare a curiosare, un paio di trucchi dell'Omega si erano occupati di quel piccolo problema. Come gratifica, ai suoi ragazzi piaceva far cagare sotto quegli idioti, ed era di sicuro meglio che uccidere le puttane. I cadaveri erano una gran rottura di coglioni, e lui non voleva che la polizia umana fosse coinvolta.

Dopotutto, c'era una sola e unica regola nella guerra contro i vampiri: gli esseri umani non erano i benvenuti alla festa.

Una volta fuori, Mr. C salì nella Lincoln Nav nera dai vetri oscurati e svoltò sull'immobile erba passata a miglior vita. Nella penombra, riusciva a percepire i suoi ragazzi in movimento sul terreno anche se non poteva vederli, la eco del sangue dell'Omega era meglio di chip GPS infilato su per i loro culi.

Quindi, sì, sapeva che uno dei suoi era stato fatto fuori la sera precedente. Aveva percepito la morte come una scossa sotto la sua pastosa pelle bianca. Dannata Confraternita. E il coglione che era stato fatto a pezzi aveva addosso contanti e droga, per cui era una perdita netta di almeno cinquemila bigliettoni.

Tutte le sere, aveva dai venti ai venticinque spacciatori per le strade alla volta, ognuno dei quali copriva turni di quattro ore. I turni erano cruciali. Bastavano non più di duecentoquaranta minuti e gli assassini avevano troppa roba addosso, troppo da perdere se venivano beccati dalla polizia, derubati, o uccisi dalla Confraternita.

Troppo perché il suo brillante piano avesse fine.

Aveva imparato a gestire affari dalle retrovie durante il giorno, quando era ancora umano e bazzicava la strada, cercando di farsi un nome.

E per dire tutta la verità, era il fottuto Omega ad avere bisogno di lui. Non il contrario.

Il percorso che prese per arrivare al suo fornitore era diverso ogni volta, ed era ben attento a controllare qualsiasi auto alle sue spalle nel caso fosse seguito dalla polizia o da quelli della ATF. Allo stesso tempo, non vi era alcuna comunicazione telefonica con il suo grossista - le attrezzature tecnologiche avanzate in dotazione agli agenti locali e federali rendeva quella merda troppo rischiosa. I piani venivano fissati o cambiati durante l'incontro, e se entrambe le parti non si presentavano all'appuntamento, in base a un accordo stabilito in precedenza essi sapevano quando e dove rincontrarsi.

Nessuno dei suoi uomini conosceva l'identità del suo fornitore, e lui aveva bisogno che fosse così. Era arrivato doveva voleva ormai - ultima cosa che desiderava era che qualcuno cercasse di accopparlo.

E il fatto che il suo grossista fosse un vampiro?

Merda, era uno spasso.

Lo scambio di questa settimana era stato programmato per 90 minuti dopo il tramonto, vicino, ma non troppo, alla cava. Gli ci vollero buoni 45 minuti di autostrada per avvicinarsi, e poi si proseguì a passo di lumaca. La strada che attraversava il parco di mille ettari era l'unica ed era battuta come un percorso abbandonato dalle capre, e mantenuto trafficabile come una casa diroccata. Gli alberi e il sottobosco soffocavano i bordi, trasformandola in un tunnel, e segnali di avvertimento della laguna brillavano alla luce dei fari.

Li spense dopo circa centoottanta metri. Come i suoi fornitori, aveva un SUV modificato per muoversi nell'oscurità, e ai suoi occhi ci volle solo secondo per abituarsi.

Grazie, Omega.

Il bivio che stava cercando si presentò a un quarto di miglio sulla sinistra, e lui affrontò il sentiero sterrato ancora più lentamente. In passato, quando era un essere umano e spacciava quella merda, il suo cuore aveva sempre battuto in fretta mentre si avvicinava. Ora, non solo non aveva più alcuna attrezzatura cardiaca nel petto, ma non c'era modo di provare un minimo di eccitazione. Grazie alle modifiche effettuate al suo telaio da parte del capo e al lavaggio del cervello, poteva gestire qualsiasi situazione con o senza di risorse tradizionali come pistole e munizioni.

Per cui naaaaa, non era preoccupato. Neanche se quasi un milione di dollari era in procinto di passare di mano tra i due elementi criminali.

Quando finalmente arrivò al posto prestabilito, la Range Rover del suo "partner" era già nella radura tozza, aveva schiacciato gli alberelli e i cespugli nel sistemare l'auto con il muso in avanti per potersene andare subito. 

Quando raggiunse col suo lato guida quello dell'altro mezzo, entrambi abbassarono i finestrini.

Il vampiro che gestiva l'importazione della merce somigliava davvero a Dracula: capelli neri pettinati all'indietro, occhi come il mirino laser su una Glock, bocca piena di zanne, e sprigionava un'aura come se gli piacesse ferire la gente.

Il suo cervello funzionava come quello di Mr. C, comunque.

«Quattrocento» esclamò Mr. C, afferrando il borsone.
Lo tenne sospeso fuori dal finestrino, il vampiro lo prese e lo scambiò con uno identico. «Quattrocento.»

«Quarantotto?»  chiese Mr. C.

«Quarantotto. Uno quarantanove e quaranta?»

«Al tramonto. Novanta.»

«Al tramonto. Novanta.»

Richiusero i finestrini nello stesso istante e il vampiro diede gas, andandosene a luci spente.

Mr. C effettuò la stessa inversione e lo seguì; nell'attimo in cui raggiunsero il manto asfaltato, il fornitore svoltò a sinistra e lui a destra.

Nessun testimone. Nessuna complicazione. Tutto perfettamente sincronizzato.

Per essere due nemici conclamati ai lati opposti di una guerra andavano dannatamente d'accordo.



*    *    *



Abalone, figlio di Abalone, si materializzò davanti a una casa storica in uno dei quartieri più ricchi di Caldwell.

Questa era la duecentosettantunesima sera che si presentava in quella magnifica villa.

Era da stupidi contarle, naturalmente, ma lui non poteva farne a meno. Con la sua shellan che aveva raggiunto le porte del Fado e sua figlia in procinto di essere presentata alla glymera per un futuro matrimonio, la sua posizione come Primo Consigliere per Wrath, figlio di Wrath, era l'unico anniversario che non vedeva l'ora di festeggiare.

Non c'era notte che non fosse orgoglioso di essere all'altezza del retaggio di suo padre nel servire il trono.
O almeno questo era il caso tipico. Per la prima volta, tuttavia, si sentiva come se stesse deludendo sia il suo genitore che il suo Re.

Avvicinandosi alla porta d'ingresso, deglutì e armeggiò con la chiave di rame che la Confraternita gli aveva dato quasi un anno prima. Mentre entrava nel palazzo, prese un profondo respiro e sentì l'odore di olio per mobili di legno Murphy, cera d'api e limone.

Era il profumo della ricchezza e della distinzione.

Il Re doveva ancora arrivare, e Abalone tirò fuori il suo cellulare e si assicurò di non aver perso qualche chiamata. Nessuna. Quelle tre volte che aveva chiamato Wrath lasciandogli dei messaggi vocali non avevano ricevuto risposta da parte del Re.

Incapace di rimanere fermo, entrò nel salone a sinistra con le decorazioni giallo pallido, il dipinto a grandezza naturale di un re francese, e le sedie restaurate da poco allineate lungo le pareti come se fosse una sala d'attesa di uno studio medico di lusso. Si avvicinò al suo computer sulla scrivania vicino l'ingresso, non riuscì a sedersi.

Wrath aveva ripristinato la venerabile tradizione di tenere udienze con i civili, e ciò che per lungo tempo era stato un vitale collegamento tra i governanti della Razza e il loro popolo si era evoluto in un curioso mix di vecchio e nuovo. Gli appuntamenti adesso erano stilati da un testo e una e-mail. Le conferme erano inviate nello stesso modo. Le richieste venivano catalogate in un foglio Excel che poteva essere ordinato in base alla data, all'emissione, alla famiglia, o alla risoluzione. Gli statuti delle Leggi Antiche potevano essere cercati allo stesso modo non sotto forma di tomo, ma come parte di un database realizzato grazie al Saxton.

L'interazione faccia-a-faccia, tuttavia, rimaneva invariata e antica, nient'altro che il soggetto e il Re, comunicavano in privato riaffermando così quel legame importante e il rafforzamento del tessuto della Razza.

Abalone aveva creato, e continuava a gestire, il nuovo registro per le procedure moderne, e il sistema si stava dimostrando inestimabile. Con il volume di richieste sempre crescente, tuttavia - il numero era più che quadruplicato solo negli ultimi tre mesi - stava cominciando a essere subissato dal lavoro di ufficio e dalla programmazione.

I ritardi erano inaccettabili, una mancanza di rispetto sia per Wrath che per i firmatari.

Di conseguenza, stava diventando evidente che aveva bisogno di aiuto. Lui, però, non aveva nessuna idea di dove trovarlo.

La fiducia era un problema. Aveva bisogno di qualcuno in cui poter riporre fede assoluta.

Il guaio era che non sapeva da dove cominciare la ricerca - soprattutto perché le uniche persone che conosceva erano aristocratici e la glymera non solo era stata la fonte delle trame ordite che avevano quasi detronizzato Wrath, erano stati anche privati dei loro diritti e del loro potere politico.

Sarebbe stata una follia assumere i dissidenti che erano magicamente scomparsi.

E questo era solo uno dei motivi per cui l'apparizione non gradita di Throe alla sua porta di casa all'alba era stata così inquietante.

Sforzandosi di concentrarsi sul lavoro, Abalone stampò i sommari della serata e poi andò nell'improvvisata sala del trono per controllare che tutto fosse come doveva essere. Lo era. Lo spazio che precedentemente veniva usato per pranzare adesso era adibito alle udienze con Wrath - ma, era tipico del Re, nessuna ostentazione. Non c'erano sedie dorate, né mantelli di ermellino né drappi di velluto, neanche tappeti pregiati. Solo un numero di poltrone poste una di fronte all'altra davanti a un camino che sprigionava fiamme allegre in autunno e in inverno, e sfoggiava fiori freschi colti dal giardino durante la primavera e l'estate.

I ciocchi erano già stati sistemati, lui si avvicinò e li accese.

Il vero trono, quello su cui il padre di Wrath era solito sedersi, e suo padre prima di lui, e suo padre prima ancora, era stato trasferito alla magione della Confraternita. O almeno questo era quello che Abalone aveva sentito. Non era mai stato al complesso segreto e non aveva alcun interesse nel conoscerne la posizione oppure a visitarne la struttura.

Alcune informazioni erano troppo pericolose e non valeva la pena di esserne a conoscenza.

E alla fine, quella era l'unica ragione per cui non aveva sbattuto fuori a calci il cugino a metà giornata quando era divenuto ovvio che il Re era irraggiungibile.

E se Throe avesse eliminato Abalone? Il maschio non avrebbe avuto alcuna informazione, nulla che potesse danneggiare Wrath o la Confraternita. Questa struttura veniva sorvegliata dai Fratelli ogni volta che Wrath era in sede, e il Fratello Vishous aveva insistito sull'installazione di vetro antiproiettile, pannelli ignifughi, maglia d'acciaio intorno alla sala da pranzo e alla cucina, e altre misure di sicurezza che Abalone poteva solo tirare a indovinare.

Questa residenza adesso era fortificata come Fort Knox.

Lui non temeva la Banda dei Bastardi quando si trovava  qui. O la Lessening Society.

Inoltre, Throe si era semplicemente ritirato in una camera per gli ospiti e si era addormentato come se avesse bisogno di rimettersi da una ferita mortale. Una volta superata la minaccia, avrebbe rappresentato un problema come un qualsiasi altro ospite.

Tuttavia.

Mentre i minuti passavano, Abalone camminava intorno alla camera delle udienze -

«Tutto bene?»

Abalone si voltò così velocemente che i mocassini Bally scricchiolarono sul pavimento lucido. «Mio Signore...!»

In qualche modo Wrath era riuscito non solo a entrare in casa, ma anche nella stanza, senza far rumore - e non per la prima volta, Abalone provò soggezione nei confronti del maschio. Il Re era alto quasi 2 metri e 20 ed era ampiamente muscoloso, la sua natura di guerriero gli donava una presenza fisica che faceva venir voglia di mettere le mani sulla propria testa e sottomettersi pur di togliersi di mezzo. Con i capelli neri che scendevano dall'attaccatura giù fino ai fianchi e le lenti a mascherina nere che nascondevano gli occhi ciechi al mondo, ma non alla sua amata regina, egli era sia aristocraticamente bello che brutalmente autoritario. E poi c'erano le rappresentazioni tangibili della sua posizione elevata: l'anello di diamante nero sul dito medio della mano che brandiva il pugnale, e i fitti tatuaggi della sua stirpe che correvano lungo l'interno degli avambracci.

Il maschio era sempre scioccante, non importava quante ore Abalone trascorresse in sua presenza. Ma sembrava particolarmente vero in una notte come questa.

Il Re si chinò e liberò il cane guida, George, dal guinzaglio, e poi guardò da sopra la spalla. «Butch? Dammi un minuto qui, ti spiace?»

«Certo.»

Il Fratello con l'accento di Boston chiuse le porte scorrevoli e i pannelli si bloccarono. In tutta onestà Abalone poteva dire di non aver mai pensato che egli stesso avrebbe richiesto un'udienza con il suo sovrano.

Le narici di Wrath si dilatarono. «Hai qualcosa in mente.»

Per qualche ragione, Abalone si sentì come prostrato. «Ho provato a mettermi in contatto con voi, mio ​​Signore.»

«Sì, lo so. Stavo trascorrendo un raro giorno di libertà giù a Manhattan con la mia shellan. Non ho ricevuto i messaggi fino a circa cinque minuti fa. Ho presunto che, qualunque cosa fosse, avremmo potuto parlarne faccia a faccia.»

«Sì. Certo.»

«Allora, cosa succede?»

Santissima Vergine Scriba, questo doveva essere quello che si provava a essere infedele alla propria compagna, pensò Abalone. «Io...»

«Di qualunque cosa si tratti, puoi parlare. E ce ne occuperemo.»

«Io, ah, questa mattina ho ricevuto una visita appena prima dell'alba. Un mio cugino.»

«E non è una buona notizia?»

«È... Throe.»

Invece di indietreggiare o imprecare, il Re si lasciò sfuggire una risatina - un po' come un grande felino che fa le fusa quando gli si presenta la prospettiva di un pasto. «Un affare complicato. Non mi avevi detto che era un tuo parente.»

«Non lo sapevo. Ho ricevuto una chiamata da un cugino di terzo grado. Credo che la parentela sia avvenuta attraverso il matrimonio. Se ne avessi avuto una pallida idea-»

«Non preoccuparti. C'è poco da fare con cosa si trova nel vostro albero genealogico.» Le narici vibrarono ancora una volta. «Immagino non fosse il benvenuto in casa tua, vero?»

«No, mio ​​Signore. L'ho fatto entrare solo perché ha offerto informazioni sulla Banda dei Bastardi. Egli afferma di averli abbandonati e di essere pronto a rivelare il luogo in cui vivono, le strategie, le posizioni.»

Il Re sorrise, rivelando zanne lunghe come pugnali. «Allora di sicuro voglio incontrarlo.»

Abalone cedette al suo istinto, si avvicinò e si abbassò sul sobrio pavimento di legno. «Mio Signore, dovete sapere che-»

Il Re mise la mano sulla spalla di Abalone, e quel palmo era talmente grande che sembrava inghiottire l'intero torso di Abalone. «La tua lealtà è rivolta a me e a me soltanto. Posso sentirne l'odore. Riesco a percepirla. Nessun senso di colpa. Lui è a casa tua ora?»

«Sì.»

«Allora andrò da lui.»

«Non vuoi inviare un incaricato piuttosto?»

«Non ho niente da nascondere, e io non ho paura di lui o di Xcor e della sua piccola banda di ragazzine. Hanno cercato di uccidermi una volta, ricordi? Non ha funzionato. Hanno provato a detronizzarmi. Eppure sono ancora qui. Col cazzo che possono toccarmi.»

Come se Wrath potesse leggere nel pensiero, allungò la mano con il diamante nero, e Abalone afferrò ciò che gli era stato offerto, premendo le labbra sulla pietra sacra riscaldata dalla carne del grande uomo.

«Butch» gridò Wrath. «Chiama la Confraternita. Abbiamo una visita da fare.»

Il Fratello rispose dietro i battenti chiusi mentre il Re abbassava il viso, come se potesse guardare negli occhi di Abalone. «Ora, Primo Consigliere, desidero che rinvii le prime due ore di udienza.»

«Sì, mio ​​Signore. Subito.»

«E poi andiamo a casa tua.»


«Ai vostri ordini, mio ​​Signore. Qualunque cosa comandate.»

4 commenti:

  1. grazie di tutto vorrei solo sapere se il re ammazza thore visto che mi sta proprio antipatico oppure se riuscirà nel suo intento di uccidere il re certo che questo libro chiarirà molte dinamiche ci vediamo come al solito mercoledì prossimo. se riesci facci sapere quando sarà disponibile spero presto ciao tvb

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  2. Grazie per la traduzione! Un appunto a zia Ward. Sappiamo com'è strutturata la Lessening Society. Lo sappiamo fin dal primo romanzo. Non è il caso che a ogni piè sospinto ce lo ricordi. Rischia di diventare ripetitiva e noiosa. Tanti abbracci. Susanna

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  3. Houna crisi d'astinenza per il 13 capitolo.smack smack smack

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    1. Sta per arrivare, cara. Perdonatemi tutte ma ho dovuto "accettare" la condizione di umanità... in realtà ho avuto parecchio da fare in questi giorni... SCUSATEMIIIII! Tempo mezz'ora e arriva. Promesso!

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