martedì 16 giugno 2015

Capitolo 11 di THE SHADOWS di J.R. Ward



Capitolo 11



Selena divenne a poco a poco consapevole di non essere più al Santuario. Tuttavia non riconosceva il posto in cui si trovava: il suo cervello era lento nell'elaborare sia i segnali emanati dal suo corpo che gli spunti sull'ambiente che la circondava, come se l'attacco le avesse congelato non solo la carne, ma anche la mente.

Gradualmente, però, si era resa conto che non c'era più erba sul suo viso. Niente alberi o templi in lontananza. Neanche il dolce scorrere dell'acqua dai bagni.

Lei cercò di spostare la testa e gemette.

«Selena?»

Il volto che si affacciò nel suo campo visivo le riempì gli occhi di lacrime. Era Trez... era Trez...

Come se lo avesse evocato da un sogno, era proprio davanti a lei, e lo divorò con gli occhi: la scura pelle liscia, gli occhi neri a mandorla, i capelli rasati neri, la presenza incombente della sua massa e dell'altezza.

Il suo primo istinto fu quello di allungare una mano per toccarlo, ma una saetta di dolore la fermò, facendola annaspare.

«Doc Jane» abbaiò lui. «È sveglia!»

Trez? disse lei. Trez, aspetta, ho bisogno di dirti una cosa-

«Doc Jane!»

No, non preoccuparti di questo. Ho bisogno di-

«Non riesce a respirare!»

Accadde tutto così in fretta. Tutto insieme, una maschera le fu spinta sul viso e qualcosa costrinse i suoi polmoni a gonfiarsi. Delle voci esplosero intorno a lei. Un acuto segnale acustico suggeriva che l'allarme si stesse spegnendo-

Qualcuno provò a raddrizzarla e le sue articolazioni ruggirono in segno di protesta. Oh, aspetta, era lei che cercava di muoversi - provava a sedersi per vedere cosa stava succedendo.

«Lei si sta muovendo!» Quello era Trez - ne era sicura. «Il braccio si è mosso!»

«È in arresto cardiaco. Puoi appiattirle il torace?»

Il dolore che venne subito dopo fu talmente intenso da farla urlare.

«Mi dispiace» le sussurrò Trez in un orecchio, la voce rotta. «Mi dispiace, piccola. Mi dispiace da morire, ma dovevo metterti supina-»

Selena gridò di nuovo, ma non fu sicura di averlo registrato come suono. E poi il suo campo visivo si offuscò, a partire dai lati e dirigendosi verso il centro, come se una nebbia la stesse invadendo da ogni direzione.

All'improvviso, lei si ritrovò a fissare la lampada scialitica - il che significava che in qualche modo erano riusciti a sdraiarla sulla schiena. Poi arrivò la pressione alle spalle, alla colonna vertebrale, alle braccia. La vista andava e veniva, quell'annebbiamento recedeva e ritornava mentre grandi ondate di dolore la scuotevano.

«Non voglio romperle nulla» disse Trez a denti stretti.

Così le sue mani le raggiunsero i polsi, costringendoli ad abbassarsi.

«Devo arrivare lì. Adesso.» La dottoressa Jane apparve sul lato opposto del tavolo, e nelle mani aveva dei blocchi della grandezza di un palmo con dei cavi a spirale alle estremità.

«Toglile la veste.» La dottoressa Jane guardò in un'altra direzione. «Voi maschi dovete andarvene, oppure lui non ci lascerà accedere al suo torace.»

Quell'allarme era così forte ora, un unico suono continuo, non interrotto da intervalli.

«Libera!» urlò la dottoressa Jane.

Un fulmine colpì il petto di Selena, le sollevò il torso dal tavolo, le fece scricchiolare ognuna delle sue vertebre, le inarcò la spina dorsale tenendola sospesa.

Quando lei tornò giù con un tonfo sul materasso sottile del lettino da visita, ci fu una breve, intensa pausa durante la quale le tre persone intorno a lei, la dottoressa Jane, l'infermiera Ehlena, e Trez, la guardarono fisso. Lei si concentrò su Trez - e fu allora che notò una quarta persona che stava in piedi accanto a lui, un grande corpo di spalle, una testa scura inclinata verso il basso da un lato.

iAm.

Oh, bene, era felice che lui fosse lì per Trez.

Selena aprì la bocca sotto la maschera, guardando direttamente negli occhi neri dell'Ombra. Se solo avesse potuto digli-

Il caos esplose di nuovo intorno a lei, i polmoni che spingevano contro le costole, le voci che salivano di tono, la gente che cambiava posizione.

«Basta con la ventilazione» gridò la dottoressa Jane. «Libera!»

Una seconda potente scarica l'attraversò, facendole contorcere il torso. Questo volta non ci fu alcuna pausa. 

Quella dura e intensa spinta nei polmoni ritornò immediatamente e continuò... ancora e ancora.

«Cosa facciamo adesso?» chiese Trez con voce strozzata.

Oh, beata Vergine Scriba, stava piangendo.

Trez, Selena pensò a lui. Ti amo...


*    *    *


Trez viveva e moriva grazie al monitor che mostrava i segni vitali a meno di mezzo metro dalla testiera del lettino da visita. Un semplice cavo collegava Selena al suo computer incorporato, e lo schermo mostrava tutti i tipi di informazioni che non significavano nulla per lui. L'unica cosa che aveva capito, tuttavia, e che era maledettamente chiara, era che la linea gialla in basso avrebbe dovuto innalzarsi e scendere a picco a intervalli regolari quando il suo cuore batteva.

Non andava su e giù con un chiaro schema regolare - neanche dopo che era impazzito quando la dottoressa Jane aveva messo quelle placche al centro e al lato del torace di Selena e aveva inviato tutta quella carica elettrica nel petto dell'Eletta.

Piatto. Era di nuovo piatto.

Ehlena continuava a ventilare, le mani stringevano il palloncino azzurro che spingeva l'aria nella gabbia toracica di Selena. E nel frattempo, Trez fissava quella linea gialla, sperando che s'innalzasse, che rispondesse a un battito del cuore di Selena.

«Dannazione, batti...»

Qualcosa gli sfiorò il viso e lui sobbalzò indietro - solo per scoprire che Selena lo stava toccando, la sua pallida mano sottile che si allungava in una serie di strattoni come se la giuntura fosse arrugginita.

«Selena» esclamò, abbassandosi in modo che lei non dovesse sforzarsi. «Selena...»

Le baciò il palmo, le dita, e poi lasciò che gli sfiorasse le guance. I suoi occhi erano di un azzurro intenso, luminoso, incandescente. E per un attimo, tutto svanì e nella camera restarono solo loro due, le pareti della sala visite, l'attrezzatura e il personale, anche il suo amato fratello, tutto scomparve.

Le labbra di lei cominciarono a muoversi sotto la mascherina di plastica trasparente.

«Va bene, va bene, va bene.» Non aveva idea di ciò che stava dicendo. «Puoi rimanere con me? Ti prego, resta qui - non andartene.»

Lei si stava muovendo, ed era una cosa buona, giusto?

«Selena!» Merda, i suoi occhi stavano rotolando all'indietro. «Selena...!»

«La stiamo perdendo!»

Non ci fu nessun pensiero cosciente in lui. Nell'istante in cui la dottoressa Jane abbaiò di nuovo quelle tre orribili parole, lui scompose la sua forma fisica e ricoprì il corpo di Selena con le sue molecole, la sua energia, la sua anima, circondandola sopra, sotto e tutto intorno. Si gettò dentro di lei, spingendosi attraverso la pelle, sempre più in profondità, condividendo tutto quello che aveva nella speranza di poter fare quello in cui il macchinario aveva fallito.

Sperando di riportarla indietro in qualche modo...

E poi accadde.

Sicuro che se Selena avesse allungato le mani e avrebbe afferrato quello che lui aveva da darle, sentì una stretta vitale aggrapparsi alla sua essenza, accoglierla e infine prendere da lui.

Proprio così, pensò. Usami-

«Ho un battito!» esclamò qualcuno. «Sta respirando!»

Sentì il commento non come suono, ma come i pensieri degli altri - non ci si soffermò, però. Troppo presto. Non aveva dato abbastanza.

Eppure tutto troppo in fretta, la sua forza cominciò a svanire, la sua energia si ridusse in un flusso, niente fu graduale. Per quanto lui volesse continuare ad aiutarla, sapeva che doveva ripristinare la sua forma fisica, oppure sarebbe rimasto sotto forma di vapore, e che era una condanna a morte.

Non fino a quando lei non ci sarà più, ripeté a se stesso.
E avrebbe potuto aiutarla ancora, dopo aver-

Trez atterrò sul pavimento piastrellato come fosse stato spinto verso il basso, tutti colpi duri e ceffoni. Dal suo punto di vista, diede una lunga occhiata da vicino alle Crocs rosse della dottoressa Jane, quelle blu di Ehlena, e alle ginocchia di suo fratello mentre il maschio si accovacciava accanto a lui.

iAm entrò in azione, senza perder tempo, afferrò Trez sotto i pettorali e lo trascinò fino alla testa di Selena, sollevandolo quando non riusciva a stare in piedi, in ginocchio, o anche tenere il busto in verticale.

Nessun indizio su cosa la dottoressa Jane ed Ehlena stessero facendo, continuavano a girare attorno al corpo prostrato di Selena con tutti i tipi di attrezzature mediche-

La porta del corridoio si spalancò. Manny Manello, il medico umano collega di Jane, era in abiti civili ed era davvero seccato, come se fosse tornato di corsa dal centro di addestramento.

Genere sbagliato. Considerando che Selena era nuda.

Le labbra di Trez si arricciarono mentre le zanne scendevano di botto, un ringhio si propagò dalla sua gola.

«Che traffico lento!» esclamò Manny. «Mi dispiace tanto-»

«Devi andartene» urlò la dottoressa Jane mentre controllava gli occhi di Selena con una luce. «A meno che tu non voglia essere morso.»

Quando Manny gli lanciò un'occhiata tutta sopracciglia, Trez sentì la forza tornare in lui. E non fu l'unico ad averlo notato. iAm gli strinse le pesanti braccia attorno al petto.

«Sarò fuori tra un secondo per un consulto?» chiese la  dottoressa Jane al suo collega.

«Ricevuto.» Manny sollevò una mano per Trez. «Mi dispiace, amico.»

Bisognava rispettare il tempismo del suo dietrofront, pensò Trez quando il tizio scomparve.

«Lei ha una mobilità limitata alle braccia, dalla punta delle dita alle spalle» annunciò Ehlena dirigendosi alla base del tavolo e afferrò la gamba di Selena. «Anca. Ginocchio. Caviglia. Stessa situazione.»

«I segni vitali sono stabili» comunicò la dottoressa Jane. «Voglio un'altra serie di raggi X non appena sarò sicura che lei resterà con noi.»

Jane guardò Trez. «L'hai riportata indietro. Le hai salvato la vita.»

Come se avesse sentito le parole e le avesse comprese Selena lo guardò. Trez aprì la bocca per rispondere, e non ne uscì nulla. Come qualcuno che si era scollegato dal mondo, tutto cominciò a sbiadire diventando nero e lui cadde in uno stato di incoscienza.

L'unica cosa di cui era conscio? Anche dopo essere scivolato in quel cazzo di limbo?


Il costante bip-bip-bip del macchinario che monitorava il battito cardiaco di Selena.

3 commenti:

  1. Bello, bello, bellissimo. Ma se zia Ward fa tanto così da far morire Selena giuro che l'ammazzo!!! Baci baci. Susanna

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  2. ciao bello ma molto triste che ne sarà ora di trez spero che in questo libro non ci siano tanti morti naturalmente solo i cattivi come al solito ti aspetto mercoledì tvb

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  3. bellissimo,grazie mille

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