giovedì 17 luglio 2014

Capitolo 15 di THE KING di J.R. Ward


The King

15


"Non mi sarei mai aspettato di vederti di nuovo. Avevano detto che avevi lasciato la città."

Quando il primario di Neurologia del St. Francis si sporse verso lo schermo del computer, sembrava che stesse parlando da solo. E di sicuro, quando Manuel Manello non gli rispose, a lui non parve importare.

Beth si avvicinò di un passo per dare un'occhiata da sé - anche se, andiamo, non era che una visione multipla del cervello di suo fratello avesse un qualche significato per lei. Eppure, questo tizio in camice bianco con delle impressionanti credenziali ne venne a capo guardando le cose da una differente angolazione.

La cupa anticamera in cui tutti loro erano stipati sembrava uscita da un episodio di Star Trek, le attrezzature altamente tecnologiche che ronzavano e lampeggiavano, il massiccio macchinario per la risonanza magnetica era tenuto separatamente in una camera al di là di uno spesso pannello in vetro. Al momento, il neurologo, seduto davanti alla plancia sopraelevata, assomigliava al tenente Sulu mentre si confrontava con gli schermi dei computer, le tastiere, uno o due telefoni e un ulteriore laptop.

"Quanto tempo è durata l'ultima crisi?" chiese il neurologo con aria assente.

"All'incirca quindici minuti," rispose Beth mentre John si voltava nella sua direzione.

"Nessun torpore o sensazione di formicolio?"

Quando John scosse il capo, Beth disse, "No. Nulla."

John era emerso dal tunnel circa dieci minuti prima e aveva sostituito la tenuta ospedaliera coi suoi relativamente innocui jeans e una T-shirt gigante. La vena in cui avevano pompato il contrasto era visibile, un c'era un piccolo cerotto bianco al posto dell'ago e le scarpe da ginnastica erano nuovamente ai suoi piedi.

Aveva lasciato le armi a casa.

Xhex, invece, era armata di tutto punto mentre gli stava accanto, indossava un capellino da baseball nero della Nike che teneva basso a coprire gli occhi. Payne era l'altro supporto, la guerriera vestita di nero portava lo stesso tipo di giaccone lento della moglie di John.

Beth abbassò ancora il proprio berretto dei Red Sox. Era trascorso un po' di tempo da quando qualcuno l'aveva vista nel mondo umano, e lei non aveva alcuna conoscenza in particolare coi membri dell'ospedale - ma non c'era motivo per cui incorrere in ulteriori complicazioni durante quel viaggetto.

Oh, Dio, fa che sia tutto a posto, pensò lei mentre quel dottore lasciava scorrere tutte quelle immagini ancora una volta.

Proprio alle sue spalle, non che l'uomo ne fosse cosciente, anche la dottoressa Jane controllava le foto in bianco e nero dal di sopra della sua spalla - in completa modalità fantasma.

Quattro occhi erano meglio di due.

"Cosa vedi?" chiese Manello.

A suo merito, c'è da dire che il neurologo non si voltò fino a che non fu pronto e sicuro - e si rivolse a John quando finalmente fronteggiò la comitiva.

"Non c'è niente di anormale da quello che posso vedere."

Ci fu un sospiro di sollievo collettivo. E la prima cosa che John fece fu avvicinare il corpo di Xhex al proprio e stringerla così tanto che il mondo esterno scomparve per entrambi.

Quando Beth li guardò, sapeva che avrebbe dovuto soffermarsi sulla buona notizia. Invece, tutto ciò che riusciva a pensare che lei non era semplicemente sola mentre aspettava di sentire se suo fratello avesse qualche tipo di embolo o un tumore o Dio solo sapeva quale orrore nel suo cervello - ma c'era un metaforico elefante rosa dal culo enorme tra lei e suo marito che non se ne sarebbe andato tanto presto.

Rosa. Un colore da bambina.

O forse no. Forse era azzurro.

"L'intera struttura cerebrale è normale..."

Il dottore si lanciò il un discorso fatto di terminologia medica che fortunatamente aveva un significato per Manny, visto il suo annuire. Ma i piccioncini erano completamente estraniati, e il loro essere assorti era una cosa bellissima da vedere.

Almeno fino a che le lacrime di sollievo non si mescolarono con quelle della tristezza, e tutto si offuscò per Beth.

Era giunto il momento di scusarsi.

Mormorando qualcosa riguardo a una telefonata da fare, scivolò nell'atrio. La struttura per l'imaging era isolata nel piano interrato di uno dei tanti edifici del St. Francis, e al di fuori, non c'era assolutamente nulla: nessun paziente che veniva trasportato, nemmeno un carrello coi rifornimenti, non c'era alcun membro del personale che scorrazzava coi piedi vestiti di scarpe dalle suole morbide.

Beth si prese la testa tra le mani, appoggiò il sedere contro il muro e scivolò verso il pavimento. Grazie a Dio sembrava che John stesse bene. Quindi almeno un membro della sua famiglia stava bene -

Ho bisogno che ascolti e sappi che giuro su Dio che è la verità. Non ti servirò durante il tuo bisogno. Mai...

Merda, pensò lei massaggiandosi gli occhi. Ora doveva tornare a casa e scontrarsi con tutto quello.

Dopo un po' di tempo, il gruppo uscì dalla sala principale e lei si rimise in piedi, provando a sembrare sollevata dall'esame negativo di John.

Il neurologo stava fissando l'assegno che aveva tra le mani e scuoteva la testa. "Gesù Cristo, Manello. Hai vinto la lotteria?"

Una specie. Grazie agli investimenti di Darius, cinquantamila dollari come donazione al dipartimento di neurologia non erano un grosso affare.

E pensare che tutto quel che aveva dovuto fare il tizio in camice bianco era stato mettere suo fratello in quella macchina tintinnante per mezz'ora.

"Ti sono grato per averci ammessi," mormorò Manello.

Il dottore si voltò verso John mentre ripiegava l'assegno e se lo metteva in tasca. "Quindi, sì, ti consiglio ancora degli anti epilettici, ma se proprio non li tolleri, l'unica cosa che posso dirti è cerca di ricordarti i dove e i quando. Prova a capire se c'è uno schema - forse c'è, forse no. E sappi che sono qui qualora avessi bisogno di me. Ricorda, però, quel che ti ho detto - solo perché io non vedo nulla non significa che tu stia a posto. Gli episodi si ripetono perché c'è qualcosa che non funziona. Punto."

"Grazie, amico." Manello tese la mano. "Sei il migliore."

Gli ex colleghi si strinsero le mani. "Quando vuoi - e sai che dico sul serio. E... sai, se mai volessi tornare, ti prenderebbero in un secondo. Qui manchi a tutti."

Gli occhi di Manny si spostarono su Payne, e il sorriso segreto che si disegnò su quelle labbra fu un altro motivo di meraviglia.

"No, sto bene così, ma ti ringrazio."

Chiacchiere. Chiacchiere. Un richiamo ai bei tempi passati. Saluti. E di nuovo ringraziamenti.

E poi il supporto del vampiro si separò di nuovo da quello umano, Manny li condusse attraverso un labirinto di corridoi spogli che sembravano tutti identici - al punto che lei iniziò a credere che si fossero persi. Sbagliato. O il loro uomo aveva una bussola impiantata nel suo lobo frontale, oppure ricordava alla perfezione i dieci anni trascorsi a lavorare in quel posto - perché in qualche modo raggiunsero il piano terra e uscirono dalle porte basculanti da cui erano entrati.

Fritz li stava aspettando lungo il ciglio della strada, l'immensa Mercedes nera sembrava quella di un diplomatico. Il che rappresentava un'ulteriore utilità di quell'auto: la gente tendeva ad equivocare al punto da non volerci perdere tempo, come se chi era seduto all'interno fosse realmente un personaggio importante oppure pesantemente armato. Fritz fece più saliscendi ai segnali di stop e ai parcheggi di quanti Beth ne avesse mai visti. Inoltre, guidava in un modo esattamente opposto a come si muoveva.

L'anziano maggiordomo non aveva il piede pesante. Quella macchina infernale sembrava fatta di tungsteno -
Torniamo a casa adesso? disse John, muovendo le mani davanti al suo viso - come se stesse cercando di attirare la sua attenzione.

"Cos - oh, scusami." Si scostò il capelli dal volto. "Non vuoi andare con Xhex?"

"Sto andando al club," esclamò la femmina. "Con Trez fuori gioco, devo supervisionare."

E quella era una scusa buona e plausibile - solo che era impossibile ignorare le occhiatine che si scambiavano gli altri del gruppo.
"Non si tratta di me," mormorò lei.

Naturalmente no, disse John coi segni. Mi stai facendo un favore ritornando indietro con me. Per tenermi compagnia.

Fritz fu l'unico realmente felice di saltare fuori dall'auto per aprirle la portiera, e quando lei scivolò sul sedile posteriore, ebbe modo di vedere Manny che dava un bacetto a Payne e John che sigillava le proprie labbra a quelle di Xhex.

Quando un'ondata di terrore la travolse, Beth pensò seriamente di ubriacarsi invece di confrontarsi col marito. L'unico problema era che non avrebbe risolto nulla, e inoltre, aveva sempre disprezzato le donne brille. Non c'era niente di più brutto o più patetico.

John prese posto al suo fianco e la Mercedes partì, seguendo la corsia dal passo carraio fino alla carreggiata che girava intorno al centro medico. Con le insegne come PRONTO SOCCORSO, CENTRO RIABILITATIVO FARNSWORTH e CENTRO PER LA CURA DELLA COLONNA VERTEBRALE YARDLEY, sembrava un'autostrada con le varie uscite verso città a cui non volevi prestare una visita.

Vicino a lei, suo fratello teneva lo sguardo saldamente lontano da Beth, come se lei fosse un candelotto di dinamite e lui stesse controllando quanta miccia era rimasta prima di saltare in aria come un petardo.

"Sto bene."

Okay, non insisterò, Ma tieni.

"Eh?" John rispose alla sua domanda porgendole un fazzoletto bianco. "Perché dovrei aver bisogno di -"

Fantastico. Aveva iniziato a piangere.

Incredibilmente e completamente fantastico.

Mentre si asciugava le lacrime di cui non era stata cosciente, lei scosse la testa e buttò fuori: "Voglio un bambino."

Porca troia... è fantastico, disse suo fratello con le mani. È assolutamente -

"Un incubo, in realtà. Wrath non vuole sentirne parlare."

Oh, fece John con le labbra.

"Già. Proprio così. E io l'ho scoperto un attimo prima che venissimo qui."

Mio Dio, non saresti dovuta venire.

"Avevo bisogno di uscire da quella casa. E volevo esserti d'aiuto."

Beh... forse Wrath è soltanto preoccupato per te. È una situazione pericolosa per le femmine. A quella frase, il viso di John si tese. Voglio dire, Xhex non vuole figli, e devo dirti che mi sento sollevato.

Stringendo il quadrato di cotone tra le mani, Beth lasciò accostare il capo contro il poggiatesta. "Ma se io fossi pronta ad assumermi i rischi, credo che acconsentirebbe. E comunque, non sembrava che fosse un discorso chiuso perché era preoccupato per la mia incolumità. Era 'Non ti servirò.' Punto e basta."

John fece un basso fischio.

"Lo so. Non è uno dei nostri periodi migliori." Spostò nuovamente lo sguardo su suo fratello. "Invidio così tanto te e Xhex. Siete così uniti, così in sintonia."

Ha! Avresti dovuto vederci un anno fa. John si strinse nelle spalle. Non pensavo che ce l'avremmo fatta.

"Sul serio?"

Merda, sicuro. Voleva uscire a combattere, e beh, mi stava bene - fino a che non ho realizzato che poteva essere ferita. Fece girare la mano al lato del proprio capo. Mi ha fatto uscire fuori di testa. Voglio dire, come maschio, la tua donna ti appartiene in un modo che non credo che voi femmine possiate apprezzare. Quando si tratta di Xhex, perdo completamente il controllo e tutte le mie emozioni, i miei pensieri, le mie azioni convergono nella ricerca della sua sicurezza. È una specie di psicosi.

Quando lei non rispose, John le toccò il braccio per assicurarsi che lo seguisse. Somiglia molto a quello che tu e Wrath state passando in questo momento. Certo, tu puoi dire 'È solo un bambino', ma visto il tasso di mortalità delle femmine a causa del parto? Nella sua mente, con ogni probabilità, c'è solo la tua sopravvivenza - che supera qualsiasi figlio o figlia.

Dio, forse era davvero una stronza, ma... non voleva vedere il punto di vista di Wrath. Di sicuro non espresso in maniera tanto razionale - presumendo che lui si sentisse realmente così.

Beth si sentiva ancora così ferita e arrabbiata.

"Okay, bene, forse hai ragione. Ma lascia che ti faccia una domanda - negheresti mai a Xhex un bambino se ne volesse uno?" Quando lui non rispose, Beth disse, "Visto? Non lo faresti."

Tecnicamente, non ho risposto.

"Te lo leggo in faccia."

Sì, ma per me è facile rispondere in questo modo - perché so che lei non ne vuole. Forse la penserei diversamente se sapessi che ha cambiato idea. I rischi sono reali e la medicina può fare molto poco.

"Continuo a dire mio il corpo, mia la decisione."

Ma resti la sua primaria preoccupazione. Gli dà il diritto di dire la sua.

"Una cosa è dire ciò che si pensa. Un'altra è il veto reale." Lei scosse di nuovo la testa. "Inoltre, se tu sei in grado di esporre la tua posizione come maschio innamorato? Dovrebbe esserlo anche lui. Non dice una parola, perché è il Re." Quando le parole dette durante il confronto le tornarono alla mente, le venne la nausea. "La sua soluzione è drogarmi. Come se fossi un animale. Io... io non so se riuscirò a superarlo."

Forse dovresti prenderti una pausa. Tipo... andartene per un po', fino a che non ti passa l'incazzatura. Per poi ritornare e parlarne con calma.

Beth si mise una mano sullo stomaco e, mentre controllava il cuscinetto di grasso sotto le dita, si sentì un'idiota totale per aver tenuto il suo culo seduto su quel letto a mangiare gelato con Layla. Lei non era per niente più vicina a innescare il suo bisogno - quando, e se, sarebbe arrivato, lo avrebbe fatto secondo i propri tempi. Tutto quel che lei era stata in grado di fare era portare pantaloni più stretti e rovinare il rapporto con suo marito.

Usando le parole del dottor Phil (noto psicologo americano che fa anche talk show), Per te come va?

Alla grande, Phil. Alla grandissima.

Diavolo, forse avrebbe dovuto guardare OWN (il talk show del medico) più spesso. Il dottor Phil andava in onda per cinque ore ogni mattino, dal lunedì al venerdì. Di sicuro aveva registrato una puntata su una coppia che non era d'accordo sull'avere un bambino.

Perché non te ne vai a stare a casa di nostro padre per un po', disse John, muovendo le mani.

Lei pensò alla magione. "Già, no. Non voglio nemmeno pensare a quel posto."

In quel preciso istante, le immagini degli inizi dalla storia tra lei e Wrath la colpirono con forza - specialmente il ricordo del loro primo appuntamento ufficiale. Dio, le cose erano state talmente perfette allora, si erano innamorati così facilmente. Wrath l'aveva fatta condurre a casa e l'aveva accolta vestito con un completo dei Brooks Brothers per quella sola e unica volta nella loro relazione. Si erano seduti al tavolo dalla sala da pranzo e Fritz li aveva serviti.

Era stato allora che Wrath le aveva detto che il suo sapore era come -

Con un gemito, Beth si prese la testa tra le mani e provò a calmare il respiro. Non funzionò. Il suo cervello sembrava colpito dall'equivalente di un'aritmia per il cuore, pensieri e ricordi di un passato lontano e preoccupazioni di un futuro cupo si mischiarono in un'instabile e convulsa confusione.

L'unica cosa davvero chiara?

John aveva ragione. Non poteva tornare ancora a casa: nell'istante in cui avesse visto Wrath, l'avrebbe affrontato, e questo non li avrebbe condotti da nessuna parte.

Dio sapeva bene che avevano già avuto quella conversazione una volta. Averne un'altra avrebbe solo peggiorato le cose.

"Okay," sentì se stessa dire. "Va bene. Ma devo prima mangiare qualcosa."


Andata, disse John, muovendo le mani.

8 commenti:

  1. Che bello poter parlare e confidarsi con John grande personaggio - che libro adoro The King - grazie Chris come sempre - baci Adele

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  2. grazie grazie grazie spero che le tue traduzioni vadano avanti anche in agosto sono sola e mi fai sentire bene ciao

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  3. Ciao Chris! Ciao a tutte le consorelle. Non sono sparita... purtroppo ho degli orari un pò infami a lavorare. Mando un bacione a tutte e come sempre ringrazio Chris per le sue traduzioni mitiche!
    Ciaoooo!! =) Ross

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  4. Grazie CHRIS ...bellissimo capitolo...e grande traduzione baciotti

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  5. Grazie a voi, ragazze, come sempre. Riguardo ad agosto, non ne sono sicura, perché non so se andrò in vacanza!

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  6. Avremo anche i capitoli ad agosto!!!! Grazie Chris sei mitica ti vogliamo bene! Saluti anche alle consorelle - bacioni - Adele

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  7. Ehi Chris, che ne dici di lavorare sotto l'ombrellone? Le tue consorelle apprezzerebbero tantissimo ... hahaha
    E ora, tutte a comprare Blood Catcher!

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  8. Grazie mille, Adele, anche io vi voglio bene e grazie a Dafne per l'invito a prendere Blood Catcher. Il problema dell'andare in vacanza implica il non avere connessione internet, perché avrei bisogno di dedicarmi completamente al pargolo e alla scrittura...
    Ancora non so niente di certo, ma sappiate che qualunque cosa accada, vi avviserò in tempo. Vi lovvo tantooooo

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