The King
15
"Non mi sarei mai aspettato di
vederti di nuovo. Avevano detto che avevi lasciato la città."
Quando il primario di Neurologia
del St. Francis si sporse verso lo schermo del computer, sembrava che stesse
parlando da solo. E di sicuro, quando Manuel Manello non gli rispose, a lui non
parve importare.
Beth si avvicinò di un passo per
dare un'occhiata da sé - anche se, andiamo, non era che una visione multipla
del cervello di suo fratello avesse un qualche significato per lei. Eppure,
questo tizio in camice bianco con delle impressionanti credenziali ne venne a
capo guardando le cose da una differente angolazione.
La cupa anticamera in cui tutti
loro erano stipati sembrava uscita da un episodio di Star Trek, le attrezzature altamente tecnologiche che ronzavano e
lampeggiavano, il massiccio macchinario per la risonanza magnetica era tenuto
separatamente in una camera al di là di uno spesso pannello in vetro. Al
momento, il neurologo, seduto davanti alla plancia sopraelevata, assomigliava
al tenente Sulu mentre si confrontava con gli schermi dei computer, le tastiere,
uno o due telefoni e un ulteriore laptop.
"Quanto tempo è durata
l'ultima crisi?" chiese il neurologo con aria assente.
"All'incirca quindici
minuti," rispose Beth mentre John si voltava nella sua direzione.
"Nessun torpore o sensazione
di formicolio?"
Quando John scosse il capo, Beth
disse, "No. Nulla."
John era emerso dal tunnel circa
dieci minuti prima e aveva sostituito la tenuta ospedaliera coi suoi
relativamente innocui jeans e una T-shirt gigante. La vena in cui avevano
pompato il contrasto era visibile, un c'era un piccolo cerotto bianco al posto
dell'ago e le scarpe da ginnastica erano nuovamente ai suoi piedi.
Aveva lasciato le armi a casa.
Xhex, invece, era armata di tutto
punto mentre gli stava accanto, indossava un capellino da baseball nero della
Nike che teneva basso a coprire gli occhi. Payne era l'altro supporto, la
guerriera vestita di nero portava lo stesso tipo di giaccone lento della moglie
di John.
Beth abbassò ancora il proprio
berretto dei Red Sox. Era trascorso un po' di tempo da quando qualcuno l'aveva
vista nel mondo umano, e lei non aveva alcuna conoscenza in particolare coi
membri dell'ospedale - ma non c'era motivo per cui incorrere in ulteriori
complicazioni durante quel viaggetto.
Oh, Dio, fa che sia tutto a posto,
pensò lei mentre quel dottore lasciava scorrere tutte quelle immagini ancora
una volta.
Proprio alle sue spalle, non che
l'uomo ne fosse cosciente, anche la dottoressa Jane controllava le foto in bianco
e nero dal di sopra della sua spalla - in completa modalità fantasma.
Quattro occhi erano meglio di due.
"Cosa vedi?" chiese
Manello.
A suo merito, c'è da dire che il
neurologo non si voltò fino a che non fu pronto e sicuro - e si rivolse a John
quando finalmente fronteggiò la comitiva.
"Non c'è niente di anormale da
quello che posso vedere."
Ci fu un sospiro di sollievo
collettivo. E la prima cosa che John fece fu avvicinare il corpo di Xhex al
proprio e stringerla così tanto che il mondo esterno scomparve per entrambi.
Quando Beth li guardò, sapeva che
avrebbe dovuto soffermarsi sulla buona notizia. Invece, tutto ciò che riusciva
a pensare che lei non era semplicemente sola mentre aspettava di sentire se suo
fratello avesse qualche tipo di embolo o un tumore o Dio solo sapeva quale
orrore nel suo cervello - ma c'era un metaforico elefante rosa dal culo enorme
tra lei e suo marito che non se ne sarebbe andato tanto presto.
Rosa. Un colore da bambina.
O forse no. Forse era azzurro.
"L'intera struttura cerebrale
è normale..."
Il dottore si lanciò il un discorso
fatto di terminologia medica che fortunatamente aveva un significato per Manny,
visto il suo annuire. Ma i piccioncini erano completamente estraniati, e il
loro essere assorti era una cosa bellissima da vedere.
Almeno fino a che le lacrime di
sollievo non si mescolarono con quelle della tristezza, e tutto si offuscò per
Beth.
Era giunto il momento di scusarsi.
Mormorando qualcosa riguardo a una
telefonata da fare, scivolò nell'atrio. La struttura per l'imaging era isolata
nel piano interrato di uno dei tanti edifici del St. Francis, e al di fuori,
non c'era assolutamente nulla: nessun paziente che veniva trasportato, nemmeno
un carrello coi rifornimenti, non c'era alcun membro del personale che
scorrazzava coi piedi vestiti di scarpe dalle suole morbide.
Beth si prese la testa tra le mani,
appoggiò il sedere contro il muro e scivolò verso il pavimento. Grazie a Dio
sembrava che John stesse bene. Quindi almeno un membro della sua famiglia stava
bene -
Ho
bisogno che ascolti e sappi che giuro su Dio che è la verità. Non ti servirò
durante il tuo bisogno. Mai...
Merda, pensò lei massaggiandosi gli
occhi. Ora doveva tornare a casa e scontrarsi con tutto quello.
Dopo un po' di tempo, il gruppo
uscì dalla sala principale e lei si rimise in piedi, provando a sembrare
sollevata dall'esame negativo di John.
Il neurologo stava fissando l'assegno
che aveva tra le mani e scuoteva la testa. "Gesù Cristo, Manello. Hai
vinto la lotteria?"
Una specie. Grazie agli
investimenti di Darius, cinquantamila dollari come donazione al dipartimento di
neurologia non erano un grosso affare.
E pensare che tutto quel che aveva
dovuto fare il tizio in camice bianco era stato mettere suo fratello in quella
macchina tintinnante per mezz'ora.
"Ti sono grato per averci
ammessi," mormorò Manello.
Il dottore si voltò verso John
mentre ripiegava l'assegno e se lo metteva in tasca. "Quindi, sì, ti
consiglio ancora degli anti epilettici, ma se proprio non li tolleri, l'unica
cosa che posso dirti è cerca di ricordarti i dove e i quando. Prova a capire se
c'è uno schema - forse c'è, forse no. E sappi che sono qui qualora avessi
bisogno di me. Ricorda, però, quel che ti ho detto - solo perché io non vedo
nulla non significa che tu stia a posto. Gli episodi si ripetono perché c'è
qualcosa che non funziona. Punto."
"Grazie, amico." Manello
tese la mano. "Sei il migliore."
Gli ex colleghi si strinsero le
mani. "Quando vuoi - e sai che dico sul serio. E... sai, se mai volessi
tornare, ti prenderebbero in un secondo. Qui manchi a tutti."
Gli occhi di Manny si spostarono su
Payne, e il sorriso segreto che si disegnò su quelle labbra fu un altro motivo
di meraviglia.
"No, sto bene così, ma ti
ringrazio."
Chiacchiere. Chiacchiere. Un
richiamo ai bei tempi passati. Saluti. E di nuovo ringraziamenti.
E poi il supporto del vampiro si
separò di nuovo da quello umano, Manny li condusse attraverso un labirinto di
corridoi spogli che sembravano tutti identici - al punto che lei iniziò a
credere che si fossero persi. Sbagliato. O il loro uomo aveva una bussola
impiantata nel suo lobo frontale, oppure ricordava alla perfezione i dieci anni
trascorsi a lavorare in quel posto - perché in qualche modo raggiunsero il
piano terra e uscirono dalle porte basculanti da cui erano entrati.
Fritz li stava aspettando lungo il
ciglio della strada, l'immensa Mercedes nera sembrava quella di un diplomatico.
Il che rappresentava un'ulteriore utilità di quell'auto: la gente tendeva ad
equivocare al punto da non volerci perdere tempo, come se chi era seduto
all'interno fosse realmente un personaggio importante oppure pesantemente
armato. Fritz fece più saliscendi ai segnali di stop e ai parcheggi di quanti
Beth ne avesse mai visti. Inoltre, guidava in un modo esattamente opposto a
come si muoveva.
L'anziano maggiordomo non aveva il
piede pesante. Quella macchina infernale sembrava fatta di tungsteno -
Torniamo
a casa adesso? disse John, muovendo le mani davanti al suo viso -
come se stesse cercando di attirare la sua attenzione.
"Cos - oh, scusami." Si
scostò il capelli dal volto. "Non vuoi andare con Xhex?"
"Sto andando al club,"
esclamò la femmina. "Con Trez fuori gioco, devo supervisionare."
E quella era una scusa buona e
plausibile - solo che era impossibile ignorare le occhiatine che si scambiavano
gli altri del gruppo.
"Non si tratta di me,"
mormorò lei.
Naturalmente
no,
disse John coi segni. Mi stai facendo un
favore ritornando indietro con me. Per tenermi compagnia.
Fritz fu l'unico realmente felice
di saltare fuori dall'auto per aprirle la portiera, e quando lei scivolò sul
sedile posteriore, ebbe modo di vedere Manny che dava un bacetto a Payne e John
che sigillava le proprie labbra a quelle di Xhex.
Quando un'ondata di terrore la
travolse, Beth pensò seriamente di ubriacarsi invece di confrontarsi col
marito. L'unico problema era che non avrebbe risolto nulla, e inoltre, aveva
sempre disprezzato le donne brille. Non c'era niente di più brutto o più
patetico.
John prese posto al suo fianco e la
Mercedes partì, seguendo la corsia dal passo carraio fino alla carreggiata che
girava intorno al centro medico. Con le insegne come PRONTO SOCCORSO, CENTRO
RIABILITATIVO FARNSWORTH e CENTRO PER LA CURA DELLA COLONNA VERTEBRALE YARDLEY,
sembrava un'autostrada con le varie uscite verso città a cui non volevi
prestare una visita.
Vicino a lei, suo fratello teneva
lo sguardo saldamente lontano da Beth, come se lei fosse un candelotto di
dinamite e lui stesse controllando quanta miccia era rimasta prima di saltare
in aria come un petardo.
"Sto bene."
Okay,
non insisterò, Ma tieni.
"Eh?" John rispose alla
sua domanda porgendole un fazzoletto bianco. "Perché dovrei aver bisogno
di -"
Fantastico. Aveva iniziato a piangere.
Incredibilmente e completamente
fantastico.
Mentre si asciugava le lacrime di
cui non era stata cosciente, lei scosse la testa e buttò fuori: "Voglio un
bambino."
Porca
troia... è fantastico, disse suo fratello con le mani. È assolutamente -
"Un incubo, in realtà. Wrath
non vuole sentirne parlare."
Oh, fece John
con le labbra.
"Già. Proprio così. E io l'ho
scoperto un attimo prima che venissimo qui."
Mio
Dio, non saresti dovuta venire.
"Avevo bisogno di uscire da
quella casa. E volevo esserti d'aiuto."
Beh...
forse Wrath è soltanto preoccupato per te. È una situazione pericolosa per le
femmine. A quella frase, il viso di John si tese. Voglio dire, Xhex non vuole figli, e devo dirti che mi sento sollevato.
Stringendo il quadrato di cotone
tra le mani, Beth lasciò accostare il capo contro il poggiatesta. "Ma se
io fossi pronta ad assumermi i rischi, credo che acconsentirebbe. E comunque,
non sembrava che fosse un discorso chiuso perché era preoccupato per la mia
incolumità. Era 'Non ti servirò.' Punto e basta."
John fece un basso fischio.
"Lo so. Non è uno dei nostri
periodi migliori." Spostò nuovamente lo sguardo su suo fratello.
"Invidio così tanto te e Xhex. Siete così uniti, così in sintonia."
Ha!
Avresti dovuto vederci un anno fa. John si strinse nelle spalle. Non pensavo che ce l'avremmo fatta.
"Sul serio?"
Merda,
sicuro. Voleva uscire a combattere, e beh, mi stava bene - fino a che non ho
realizzato che poteva essere ferita. Fece girare la mano al lato del
proprio capo. Mi ha fatto uscire fuori di
testa. Voglio dire, come maschio, la tua donna ti appartiene in un modo che non
credo che voi femmine possiate apprezzare. Quando si tratta di Xhex, perdo
completamente il controllo e tutte le mie emozioni, i miei pensieri, le mie
azioni convergono nella ricerca della sua sicurezza. È una specie di psicosi.
Quando lei non rispose, John le
toccò il braccio per assicurarsi che lo seguisse. Somiglia molto a quello che
tu e Wrath state passando in questo momento. Certo, tu puoi dire 'È solo un
bambino', ma visto il tasso di mortalità delle femmine a causa del parto? Nella
sua mente, con ogni probabilità, c'è solo la tua sopravvivenza - che supera
qualsiasi figlio o figlia.
Dio, forse era davvero una stronza,
ma... non voleva vedere il punto di vista di Wrath. Di sicuro non espresso in
maniera tanto razionale - presumendo che lui si sentisse realmente così.
Beth si sentiva ancora così ferita
e arrabbiata.
"Okay, bene, forse hai
ragione. Ma lascia che ti faccia una domanda - negheresti mai a Xhex un bambino
se ne volesse uno?" Quando lui non rispose, Beth disse, "Visto? Non
lo faresti."
Tecnicamente,
non ho risposto.
"Te lo leggo in faccia."
Sì,
ma per me è facile rispondere in questo modo - perché so che lei non ne vuole.
Forse la penserei diversamente se sapessi che ha cambiato idea. I rischi sono
reali e la medicina può fare molto poco.
"Continuo a dire mio il corpo,
mia la decisione."
Ma
resti la sua primaria preoccupazione. Gli dà il diritto di dire la sua.
"Una cosa è dire ciò che si
pensa. Un'altra è il veto reale." Lei scosse di nuovo la testa.
"Inoltre, se tu sei in grado di esporre la tua posizione come maschio
innamorato? Dovrebbe esserlo anche lui. Non dice una parola, perché è il
Re." Quando le parole dette durante il confronto le tornarono alla mente,
le venne la nausea. "La sua soluzione è drogarmi. Come se fossi un
animale. Io... io non so se riuscirò a superarlo."
Forse
dovresti prenderti una pausa. Tipo... andartene per un po', fino a che non ti
passa l'incazzatura. Per poi ritornare e parlarne con calma.
Beth si mise una mano sullo stomaco
e, mentre controllava il cuscinetto di grasso sotto le dita, si sentì un'idiota
totale per aver tenuto il suo culo seduto su quel letto a mangiare gelato con
Layla. Lei non era per niente più vicina a innescare il suo bisogno - quando, e
se, sarebbe arrivato, lo avrebbe fatto secondo i propri tempi. Tutto quel che
lei era stata in grado di fare era portare pantaloni più stretti e rovinare il
rapporto con suo marito.
Usando le parole del dottor Phil (noto
psicologo americano che fa anche talk show), Per te come va?
Alla grande, Phil. Alla
grandissima.
Diavolo, forse avrebbe dovuto
guardare OWN (il talk show del medico) più spesso. Il dottor Phil andava in
onda per cinque ore ogni mattino, dal lunedì al venerdì. Di sicuro aveva
registrato una puntata su una coppia che non era d'accordo sull'avere un
bambino.
Perché
non te ne vai a stare a casa di nostro padre per un po', disse
John, muovendo le mani.
Lei pensò alla magione. "Già,
no. Non voglio nemmeno pensare a quel posto."
In quel preciso istante, le
immagini degli inizi dalla storia tra lei e Wrath la colpirono con forza -
specialmente il ricordo del loro primo appuntamento ufficiale. Dio, le cose
erano state talmente perfette allora, si erano innamorati così facilmente.
Wrath l'aveva fatta condurre a casa e l'aveva accolta vestito con un completo
dei Brooks Brothers per quella sola e unica volta nella loro relazione. Si
erano seduti al tavolo dalla sala da pranzo e Fritz li aveva serviti.
Era stato allora che Wrath le aveva
detto che il suo sapore era come -
Con un gemito, Beth si prese la
testa tra le mani e provò a calmare il respiro. Non funzionò. Il suo cervello
sembrava colpito dall'equivalente di un'aritmia per il cuore, pensieri e
ricordi di un passato lontano e preoccupazioni di un futuro cupo si mischiarono
in un'instabile e convulsa confusione.
L'unica cosa davvero chiara?
John aveva ragione. Non poteva
tornare ancora a casa: nell'istante in cui avesse visto Wrath, l'avrebbe
affrontato, e questo non li avrebbe condotti da nessuna parte.
Dio sapeva bene che avevano già
avuto quella conversazione una volta. Averne un'altra avrebbe solo peggiorato
le cose.
"Okay," sentì se stessa
dire. "Va bene. Ma devo prima mangiare qualcosa."
Andata, disse
John, muovendo le mani.
Che bello poter parlare e confidarsi con John grande personaggio - che libro adoro The King - grazie Chris come sempre - baci Adele
RispondiEliminagrazie grazie grazie spero che le tue traduzioni vadano avanti anche in agosto sono sola e mi fai sentire bene ciao
RispondiEliminaCiao Chris! Ciao a tutte le consorelle. Non sono sparita... purtroppo ho degli orari un pò infami a lavorare. Mando un bacione a tutte e come sempre ringrazio Chris per le sue traduzioni mitiche!
RispondiEliminaCiaoooo!! =) Ross
Grazie CHRIS ...bellissimo capitolo...e grande traduzione baciotti
RispondiEliminaGrazie a voi, ragazze, come sempre. Riguardo ad agosto, non ne sono sicura, perché non so se andrò in vacanza!
RispondiEliminaAvremo anche i capitoli ad agosto!!!! Grazie Chris sei mitica ti vogliamo bene! Saluti anche alle consorelle - bacioni - Adele
RispondiEliminaEhi Chris, che ne dici di lavorare sotto l'ombrellone? Le tue consorelle apprezzerebbero tantissimo ... hahaha
RispondiEliminaE ora, tutte a comprare Blood Catcher!
Grazie mille, Adele, anche io vi voglio bene e grazie a Dafne per l'invito a prendere Blood Catcher. Il problema dell'andare in vacanza implica il non avere connessione internet, perché avrei bisogno di dedicarmi completamente al pargolo e alla scrittura...
RispondiEliminaAncora non so niente di certo, ma sappiate che qualunque cosa accada, vi avviserò in tempo. Vi lovvo tantooooo