mercoledì 12 giugno 2013

Traduzione Capitolo 11 di Lover at Last di J.R.Ward



Lover at Last

11


Blay chinò la testa con una bestemmia mentre la porta della sala pesi si richiudeva. E, naturalmente, da quella posizione avvantaggiata, tutto quello che riusciva a vedere era il suo membro.
Il che non aiutava.
Alzando lo sguardo, fissò la barra a trazione, e sapeva che doveva fare qualcosa.
Starsene seduto lì mezzo ubriaco con una tenda nelle mutande, era una posizione in cui non avrebbe assolutamente voluto farsi trovare. Se un Fratello come Rhage fosse entrato? Blay ne avrebbe sentito parlare per il resto della sua vita. Dopotutto, era nel suo giorno di rotazione, circondato da attrezzi, per cui poteva benissimo essere occupato, fare qualche esercizio, e sperare che Mr. Felicità affondasse nella depressione per la mancanza di attenzioni.
Buon piano.
Davvero.
Già.
Quando lanciò un'occhiata all'orologio un po' di tempo dopo, realizzò che erano passati quindici minuti e non era neanche lontanamente vicino a un costruttivo e ripetitivo movimento, se non si contava il respirare.
La sua erezione aveva un suggerimento bello pronto per quel tipo d'obiettivo.
E il palmo della sua mano era già lungo il bordo, avviandosi tra le gambe, per trovare quella dura-
Blay scattò in piedi e si diresse alla porta. Basta con quella stronzata-stava per andare al bagno dello spogliatoio nella speranza di riciclare parte dell'alcol fuori dall'organismo. Poi se ne sarebbe andato sul tapis roulant a buttar fuori a forza di sudore il resto della sbronza.
Dopodiché se ne sarebbe andato a letto-dove, se avesse avuto bisogno di uno sfogo di tipo erotico, almeno si sarebbe trovato in un luogo appropriato.
Il primo indizio che il suo nuovo piano poteva essere giunto appena oltre i dettagli, arrivò quando entrò nella terra degli armadietti: il rumore dell'acqua scrosciante indicava che qualcuno si stava lavando. Era talmente concentrato nel prendersi mentalmente a calci in culo, che non gl'interessava alcuna estrapolazione.
Il che avrebbe dovuto farlo fermare, voltarsi e andare in cerca di un altro bagno quanto prima.
Invece superò gli armadietti e fece i suoi bisogni. Fu mentre stava lavando le mani che fece due più due.
Di sua spontanea volontà, la testa si voltò in direzione delle docce.
Devi andartene, disse a se stesso.
Mentre chiudeva il rubinetto, il leggero stridio suonò forte come un urlo, e lui si rifiutava di guardarsi allo specchio. Non voleva vedere cosa c'era nei suoi occhi.
Torna alla porta. Devi solo tornare alla porta. Solo-
L'incapacità del suo corpo di eseguire quel semplice comando non era solo un esercizio di ribellione fisica. Tragicamente, era la sua fantasia.
E se ne sarebbe pentito dopo.
Tuttavia, al momento, quando alla scelta di uscire si era voltato verso il muro piastrellato della sala docce, quando si era quasi nascosto, quando aveva spiato un maschio che non avrebbe dovuto... il folle afflusso emozionale era così dolorosamente familiare, era un abito fatto a mano cucito sulla sua pazzia.
Qhuinn era girato verso il doccione sotto cui si stava lavando, una mano contro il muro scivoloso, la testa bruna sotto il getto. L'acqua gli scorreva sulle spalle e giù lungo i campi di pelle sinuosa che coprivano la sua potente schiena... e poi scendeva su quel magnifico culo... e anche oltre, superando quelle lunghe, forti gambe.
Nell'ultimo anno, il combattente si era irrobustito ancora. Qhuinn era stato grosso dopo la sua transizione, ed era diventato ancora più massiccio durante i quei primi mesi dove mangiava  intensamente. Ma era da un po' che Blay non vedeva il maschio senza vestiti... e cavolo, la ginnastica punitiva giornaliera si palesava in quei muscoli scolpiti-
All'improvviso Qhuinn cambiò posizione, girandosi, tirò la testa indietro sciacquando i capelli scuri, con quell'incredibile corpo che s'inarcava.
Si era tenuto il suo piercing ai genitali.
E santa merda, era eccitato-
Immediatamente un orgasmo minacciò di venir fuori dalla testa del membro di Blay, le palle divennero dure come pugni.
Ruotando su se stesso, lasciò lo spogliatoio come se lo avesse sparato un cannone, correndo attraverso la porta e saltando nel corridoio.
"Oh, merda... fottutissima... dannatissima... merda..."
Camminando più veloce che poteva, provò a scacciare l'immagine via dalla sua testa, ricordando a se stesso che aveva un amante, che aveva superato tutto questo, che potevi autodistruggerti pensando sempre alla stessa cosa e poi saresti finito.
Quando nessuno dei tentativi funzionò, si ripeté il discorso che aveva fatto a Qhuinn nel carro attrezzi-
Dove diamine era l'ufficio?
Fermandosi brevemente, si guardò attorno. Oh, fantastico. Era andato nella direzione opposta a dove voleva andare, e ora era giù, oltre la clinica e alle aule del centro di addestramento.
A chilometri dall'ingresso del tunnel.
"... lacerazione così profonda. Ma non avrebbe dovuto."
La voce profonda di Manny Manello precedette l'uomo che s'incammino nel corridoio dall'ambulatorio principale. Un secondo più tardi, Doc Jane fece la sua apparizione proprio dietro di lui, con una cartellina aperta tra le mani e con la punta d'un dito teneva il segno su una pagina.
Blay s'infilò nella prima porta che vide-
E si ritrovò nell'oscurità più profonda. Cercando con la mano l'interruttore della luce, perché era troppo confuso per accendere le lampadine col pensiero, ne trovò uno, lo azionò, e si accecò da solo.
"Ow!"
Il colpo secco che era salito a razzo dallo stinco al cervello, gli disse che s'era imbattuto in qualcosa di grosso.
Ah, una scrivania.
Era in uno dei mini uffici che gravitavano attorno alle classi, ed era una buona notizia. Col programma di addestramento ancora sospeso a causa degli assalti, non c'era nessuno laggiù, e a nessuno sarebbe venuto in mente di starsene in una questa piccola stanza vuota.
Poteva avere un po' di privacy per qualche istante-il che era una benedizione.
Dio gli era testimone che non poteva rientrare in magione in quel momento. Con la fortuna che si ritrovava, si sarebbe imbattuto in Qhuinn, e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era stare nelle prossimità del ragazzo.
Andò dietro alla scrivania, si sedette sulla sedia imbottita e tirò su le gambe, allungandole sul ripiano dove avrebbero dovuto esserci un computer, una pianta, e un portapenne pieno. Invece era vuoto, ma non coperto di polvere. Fritz non avrebbe permesso che ce ne fosse un granello nemmeno in un posto che non veniva usato da nessuno.
Massaggiandosi il punto dolorante dinanzi al polpaccio, era chiaro che gli sarebbe venuto un bel livido di colore violaceo. Almeno il dolore lo aveva distratto da quello che lo aveva condotto laggiù.
Ma non durò a lungo.
Mentre inclinava la sedia all'indietro e chiudeva gli occhi, il suo cervello tornò nello spogliatoio.
Questa tortura non avrà mai fine, pensò.
E, Dio, il suo cazzo stava pulsando.
Considerando le sue possibilità, spense le luci con la mente, chiuse gli occhi, e ordinò al cervello di star zitto e andarsene a dormire. Se avesse potuto riposarsi per un'ora o due, si sarebbe svegliato sobrio, rilassato, e pronto a confrontarsi di nuovo con la gente.
Incassando ancor di più il corpo nella sedia, incrociò le braccia sul torace e attese che il treno REM entrasse in stazione.
Quando non funzionò, cominciò a immaginare tutti i tipi di situazioni che "terminavano", come gli aspirapolvere con la spina staccata, e incendi domati con l'acqua, e schermi televisivi diventati neri...
Qhuinn gli era sembrato così assolutamente scopabile col suo corpo liscio e agile coi muscoli scolpiti, col sesso duro e orgoglioso. Tutta quell'acqua avrebbe dovuto renderlo sia scivoloso che arrapante... e, santissima Vergine Scriba, Blay avrebbe dato quasi ogni cosa pur di camminare su quelle piastrelle, cadere in ginocchio, e prendere quel sesso in bocca, sentire quella testa smussata col piercing che gli accarezzava la lingua quando andava su e giù-
Il rumore disgustoso che fece rimbalzò attorno a lui, sembrando più forte di quanto probabilmente era stato.
Aprendo gli occhi, provò a mettere da parte ogni fantasia che includeva il succhiare fuori dalla sua testa. Ma tutto quell'oscurità intorno non aiutava; in effetti era diventata il perfetto schermo su cui continuare a proiettare.
Bestemmiando, provò a fare quella cosa dello yoga, dove rilassi la tensione in ogni parte del corpo, cominciando dall'increspatura permanente tra le sopracciglia, dalle corde rigide che correvano dalle spalle alla base del cranio. Anche il torace era teso, e i suoi pettorali contratti senza alcuna ragione apparente, i bicipiti sprofondati nelle braccia.
In seguito, avrebbe dovuto concentrarsi sugli addominali e poi sul sedere e le cosce, le ginocchia e i polpacci... e-il-suo-piccolo-maialino-torna-a-casa.
Non arrivò tanto lontano.
Inoltre, provare a parlare alla sua erezione di qualsiasi tipo di malleabilità, avrebbe richiesto poteri di persuasione che il suo cervello mezzo ubriaco non possedeva.
Sfortunatamente, c'era una sola via d'uscita per liberarsi di Mr. Felicità. E al buio, da solo, con la copertura del nessuno-lo-saprà-mai a proteggere quel momento, perché non avrebbe dovuto sistemare la faccenda, estinguere l'incendio, e farla finita? Non era diverso dallo svegliarsi all'inizio della notte con un'erezione-perché, Dio gli era testimone, non c'era alcuna emozione coinvolta. E lui era sotto gli effetti dell'alcol, giusto? Per cui era un'altra storia.
Lui non si stava prendendo in giro su Saxton, si disse. Lui non stava con Qhuinn-e Saxton era quello che voleva...
Per un istante, continuò ad argomentare sui pro e i contro, ma la sua mano prese la decisione per lui. Prima che se ne rendesse conto, il suo palmo si stava infilando sotto la cintura allentata e-
Il sibilo che gli uscì dalle labbra mentre si afferrava, fu come un colpo di pistola nel silenzio, e lo stesso fece il gemito della sedia mentre spingeva coi fianchi e premeva con le spalle contro l'imbottitura di pelle. Arrapato e duro, grosso e lungo, il suo membro stava supplicando per avere attenzione-ma l'angolazione era tutta sbagliata, e non c'era spazio per toccarsi in quei maledetti pantaloncini.
Per qualche ragione, l'idea di spogliarsi dalla vita in giù lo fece sentire sporco, ma il suo senso del decoro se ne andò al cesso molto in fretta quando tutto ciò che doveva fare era stringere la presa. Sollevando il culo, eliminò i pantaloncini... e realizzò che gli sarebbe servito qualcosa con cui pulire tutto il casino.
Poi fu la volta della camicia.
Nudo al buio, completamente disteso sulla sedia e il ripiano della scrivania, cedette a se stesso, spalancò le cosce, iniziò a pompare su e giù. La frizione gli fece roteare gli occhi e mordere il labbro inferiore-Dio, le sensazioni che gli scorrevano in corpo erano così forti-
Cazzo.
C'era Qhuinn nella sua testa, nella sua bocca... Qhuinn era dentro di lui e si stavano muovendo insieme-
Era tutto sbagliato.
Si fermò. S'immobilizzò.
"Merda."
Blay mollò la presa sull'erezione, benché il solo lasciarlo andare gli fece stringere i molari.
Aprendo gli occhi, fissò lo sguardo nell'oscurità. Il suono del suo respiro affannoso dentro e fuori dal suo petto, lo fece bestemmiare di nuovo. Lo stesso fece il pulsante bisogno di un orgasmo-al quale si rifiutava di arrendersi.
Questa cosa non l'avrebbe portata oltre-
Dal nulla, quell'immagine di Qhuinn inarcato sotto il getto d'acqua gli comparve nel cervello, sostituendo ogni cosa. Contro il suo raziocinio,  la sua lealtà, e la sua correttezza... il suo corpo ebbe un sovraccarico istantaneo, l'orgasmo si liberò prima che potesse fermarlo, prima che potesse dire no, che non era giusto... prima che potesse dire, Non di nuovo. Mai più di nuovo.
Oh, Dio. La dolce, penetrante sensazione si ripeté più e più volte fino a che si domandò se sarebbe mai finita-inoltre non fece nulla per fermarla.
Questa reazione fisica poteva essere fuori il suo controllo. La sua risposta non lo era.
Quando finalmente stillò l'ultima goccia, il suo respiro era rigido e la freschezza sulla pelle nuda del suo petto gli fece capire che era completamente sudato... mentre il suo corpo si riprendeva dalla folle corsa, tornò la consapevolezza-e lo sgonfiarsi della sua erezione era come un barometro del suo umore.
Allungando la mano, cercò a tentoni sulla scrivania fino a che trovò la camicia; la prese e la premette nella giuntura tra le cosce.
Il resto del casino in cui si trovava non sarebbe stato tanto facile da pulire.

*          *         *

In città, al diciottesimo piano del Commodore, Trez stava seduto in una raffinata sedia d'acciaio e pelle di fronte a una vetrata che dominava il fiume Hudson. Il sole di mezzogiorno brillava chiaro e limpido nel cielo argenteo, ogni cosa dieci volte più luminosa a causa della neve fresca che era caduta durante la notte sulle sponde.
"So che sei lì," disse seccamente, prendendo un sorso di caffè dalla tazza.
Quando non ci fu risposta, voltò la sedia sulla base girevole. Sicuro di sé, iAm stava uscendo dalla camera da letto e si stava sedendo sul divano, con l'iPad in grembo, con la punta dell'indice sullo schermo. Stava per leggere l'edizione online del New York Times, naturalmente; lo faceva ogni mattina quando si alzavano.
"Bene," sputò tra i denti Trez. "Avanti."
La sola risposta che ebbe fu l'innalzarsi di un sopracciglio di iAm. Per, diciamo, mezzo secondo.
Il bastardo compiaciuto non lo aveva nemmeno guardato. "Deve essere un articolo affascinante. Di cosa parla? Fratelli recalcitranti?"
Trez stette un po' a sorseggiare il suo caffè caldo. "iAm. Sul serio. Questa è una stronzata."
Dopo un momento, lo sguardo scuro del fratello si sollevò. Gli occhi che incontrarono i suoi erano, come sempre, sgombri da ogni emozione e dubbio e da tutta quella roba incasinata per cui i mortali lottavano. iAm era per natura sensibile... come può esserlo un cobra: vigile, intelligente, pronto a colpire, ma non disposto a sprecare il potere fino a che non ce n'era bisogno.
"Che c'è," disse secco Trez.
"È ridondante dirti quello che già sai."
"Illuminami." Prese un altro sorso dalla tazza domandandosi perché diamine era stato scelto proprio lui. "Continua."
Le labbra di iAm si mossero come quando considerava una risposta. Poi abbassò la copertura rossa dell'iPad, ognuna delle quattro sezioni approdata come passi attraverso lo schermo. Poi lo mise di lato, abbassò la gamba incrociata, e si allungò in avanti per bilanciare i gomiti sulle ginocchia. I bicipiti del ragazzo erano così grossi che le maniche della sua camicia pareva stessero per scoppiare.
"La tua vita sessuale è fuori controllo."
Mentre Trez faceva ruotare gli occhi, iAm continuò a parlare. "Ti scopi tre o quattro donne a notte, qualche volte di più. E non c'entra niente il nutrirsi, per cui non far perder tempo a entrambi con questa scusa. Stai compromettendo gli standard professionali di-"
"Commercio in liquori e prostitute. Non credi che sia un po' pretenzioso-"
iAm prese l'iPad e lo fece andare avanti e indietro. "Devo tornare a leggere?"
"Sto solo dicendo-"
"Mi hai chiesto di parlare. Se è un problema, la soluzione non è mettersi sulla difensiva perché non ti piace quel che senti. La risposta non è invitarmi a parlare."
Trez strinse i denti. Visto, questo era il problema col suo fottuto fratello. Dannatamente troppo ragionevole.
Scattando in piedi, attraverso il soggiorno aperto. La cucina era come ogni altra cosa nel palazzo: moderna, ariosa ed essenziale. Il che significava che mentre si versava altra caffeina, poteva vedere il fratello con la sua visione periferica.
Cavolo, qualche volta odiava quel posto: a meno che non fosse in camera da letto con la porta chiusa, non poteva prendersi una pausa da quei dannati bulbi oculari.
"Devo leggere o parlare?" disse iAm con calma, come se non gl'interessasse in nessuno dei due casi.
Cavolo, Trez voleva dirgli disperatamente di rimettere il suo naso nel Times, ma sarebbe stata una sconfitta.
"Va' avanti." Trez tornò a sedersi e si preparò per altri calci in culo.
"Non ti stai comportando in modo professionale."
"Tu lo mangi il tuo cibo da Sal."
"Le mie linguine al sugo di vongole non richiedono un ordine restrittivo se decido che la notte successiva voglio farmi un piatto di pasta Fra Diavolo."
Giusta osservazione. Che, comunque, lo fece imbestialire.
"So cosa stai facendo, " disse iAm con fermezza. "E perché."
"Non sei vergine, certo che lo sai-"
"So cosa ti hanno mandato."
Trez si bloccò. "Come."
"Quando non rispondi al telefono, io ricevo una chiamata."
Trez spinse via il tappeto col piede e si voltò verso il fiume. Merda. Credeva che si sarebbe sbarazzato di dubbi e rancori con questa, beh,  piccola discussione lamentosa su un'esperienza comune, così che potessero tornare alla normalità-di solito erano uniti come la pelle all'osso, e la relazione era fondamentale per entrambi.
Poteva gestire tutto, tranne l'attrito con suo fratello.
Sfortunatamente, i problemi a cui aveva accennato erano l'unica cosa in quel "qualcosa."
"Ignorarlo non lo farà sparire, Trez."
Lo disse con un tono gentile-come se il ragazzo fosse dispiaciuto per lui.
Mentre Trez spostò lo sguardo oltre il fiume, immaginò di essere al club, pieno di umani con le mani piene di contanti e le donne che lavoravano lì a fare le loro cose nel retro. Bello. Normale. Sotto controllo e rassicurante.
"Hai delle responsabilità."
Trez strinse la presa sulla tazza. "Non mi sono offerto volontario."
"Non ha importanza."
Si girò talmente in fretta che il caffè bollente volò fuori dalla tazza atterrandogli sulla coscia. Ignorò il bruciore. "Dovrebbe. Cazzo se dovrebbe. Non sono un oggetto da poter dare a qualcuno. È tutta una gran stronzata."
"Qualcuno lo vedrebbe come un onore."
"Beh, io no. Non diventerò il compagno di quella femmina. Non m'importa chi è oppure chi se la fa, o quanto 'importante' sia per la s'Hisbe."
Trez si preparò per una raffica di oh-sì-lo-farai. Invece, suo fratello sembrava triste, come se nemmeno lui volesse quella disgrazia.
"Te lo dirò di nuovo, Trez. Non scomparirà per magia. E provare a levarsi di mezzo? Non è solo inutile, è potenzialmente pericoloso."
Trez si massaggiò il viso. "Le donne sono semplici umane. Non contano." Si voltò di nuovo verso il fiume. "E onestamente, se non faccio qualcosa, andrò fuori di testa. Un paio di orgasmi devono essere meglio di questo, giusto?"
Nel silenzio continuo, sentiva che il fratello era in disaccordo con lui. Ma la prova del fatto che stava buttando la sua vita nel cesso era che la conversazione si era conclusa a quel punto.
Pareva che iAm non avesse intenzione d'infierire.
Vabbè. Non gl'importava cosa ci si aspettasse da lui-non sarebbe tornato indietro per essere condannato a una vita di servitù.
Non gliene fregava niente se era la figlia della regina.


6 commenti:

  1. Meno male, le cose tra Qhuinn e Blay iniziano a farsi interessanti!
    Anche le storie di contorno mi piacciono ma loro sono un'altra cosa.
    Ciao Christiana, aspetterò con ansia mercoledì e grazie ancora (ti sarai stancata dei miei ringraziamenti ma te li faccio con il cuore!).
    Daniela

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    1. Ahahhahhahhahahhah, continua pure a farli, lusinga la narcisista che è in me!

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  2. Allora ogni mercoledì dovrai sopportare i miei commenti!
    Ciao!!

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  3. Sì, devastami di commenti!!!! :DDDDDD

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  4. Ciao cristiana ti devasto anch'io di complimenti! Brava! La storia si sta facendo succosa tra i ns maschioni preferiti ma mi incuriosisce da matti la faccenda di Trez e la figlia della " regina" ???? - ci tocca aspettare una settimana x le tue traduzioni ma poi pensa quando avremo il librone tutto intero in mano che figata !!! Ciao cristiana e ancora brava grazie Adele

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    1. Già Adele. La cosa di bella di questo libro sono le tante trame che la 'Zietta' ci sta preparando ad arte per non lasciarci a secco e... sì, DEVASTAMI anche tu!!!

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