mercoledì 10 settembre 2014

Capitolo 20 di THE KING di J.R. Ward.


The King


20


Seduto sul sedile posteriore della Mercedes, John Matthew vide attraverso il parabrezza sua sorella esitare sulla soglia della casa di loro padre.

Il doppio battente della villa era spalancato e lui era entrato dentro ad accendere la luce dell'ingresso principale per lei.

Il suo profilo si stagliava nel bagliore che la illuminava nella notte, la figura nera simile a un' ombra allungata.

Gesù... se avesse avuto un bambino, sarebbe stato il futuro Re o la futura Regina. E quindi si aggiungeva altra carne al fuoco nella questione dovremmo-o-non-dovremmo.

"Possiamo ripartire, Padrone?" chiese Fritz dal sedile anteriore.

John fischiò salendo di tono come risposta affermativa, poi si massaggiò il viso e si appoggiò allo schienale. Era completamente esausto. Il contrasto che gli avevano sparato in vena lo aveva fatto sentire strano e poi c'era stata quell'ansia pungente che aveva sentito nell'apparecchio per la risonanza magnetica mentre gli rimbalzava intorno. Risonanza magnetica aperta un corno! Sì, certo, era di sicuro meglio che essere sparati in quel tubo formato gigante e sigillato come fosse pasta dentifricia, ma difficilmente si poteva definire una situazione rilassante.

In più, aveva un mal di testa del cavolo o forse potrebbe essere un tumore, per citare Arnold. (Si riferisce alla battuta che Schwarzenegger rivolge a un bambino in Un poliziotto alle elementari).

Almeno di quello pareva che non dovesse preoccuparsi. E fanculo tutta la medicina anti crisi! Lui sarebbe stato bene. Era uno tosto. Già. Completamente...

Merda. Cosa sarebbe successo se lo avesse colpito una crisi durante un combattimento?

Pazienza. Non poteva preoccuparsene -

Con un bing!, il suo telefono annunciò l'arrivo di un messaggio. Prendendo il cellulare tra le mani, si accigliò nel leggere il testo che Tohr aveva inviato a tutti: Richiesta presenza extra alla clinica. Tempo di arrivo previsto, 55 minuti. Comunicare la propria posizione, immediatamente.

John premette i tasti per una risposta veloce: Di ritorno. Sono disponibile...

Non era sicuro di come terminare la frase. Non appena fossero arrivati a casa, avrebbe chiesto a Fritz di preparare quel che aveva chiesto Beth... e poi avrebbe cercato Wrath. Quando si dice una bella schifezza. Dire al Re che la sua compagna non sarebbe tornata a casa per il giorno sarebbe stato divertente come quando veniva colpito da una delle sue crisi, ma qualcuno doveva pur dire al ragazzone dei piani di Beth - e, chiaramente, non sarebbe stata lei.

Beth aveva detto chiaro e tondo che non aveva alcuna fretta di parlare con il marito.

O, evidentemente, di averlo intorno.

Dopo aver lasciato il centro medico, lei aveva chiesto a Fritz di portarli in giro per un po' prima che lei si risistemasse e, su suggerimento di John, di andare al ristorante cinese aperto tutta la notte sulla Trade che, guarda caso, era proprio in fondo alla strada vicino all'Iron Mask. Non era che John non fosse in grado di occuparsi di sua sorella - ma era bello sapere che a solo un isolato di distanza c'era una bella scorta su cui poter contare grazie alla sua compagna e alla sua squadra di buttafuori da centodieci chili l'uno.

Mentre mangiavano, Beth fu principalmente silenziosa, anche se aveva un appetito da lupi - appena terminato il proprio manzo con broccoli, si era spazzolata anche il suo in un nanosecondo insieme a una mezza dozzina di biscotti della fortuna. Una volta terminata la cena, Beth non aveva voluto ancora tornare all'auto così avevano passeggiato su Trade Street fino a che non era giunto il momento di tornare.

Ovviamente, lei era combattuta tra il rimanere in città e il tornare a casa.

Cavolo, gli dispiaceva per lei. Che casino.

E la cosa strana era che, per quanto odiasse trovarsi in mezzo a questi problemi, non c'era niente che non avrebbe fatto per sua sorella. Niente.

Dio, cosa aveva blaterato durante la crisi... ?

Venti minuti dopo, Fritz li riportò sani e salvi al complesso segreto della Confraternita. Girando attorno alla fontana posta al centro del cortile, il doggen parcheggiò la berlina tra la GTO viola di Rhage e l'R8 nero nuovo di zecca di V.

Il Fratello aveva ancora l'Escalade, naturalmente. Solo una versione più recente.

Scendendo dall'auto, John entrò col maggiordomo nell'immenso ingresso. A differenza dell'altra proprietà paterna in città, questa villa era più una fortezza che una casa, le grandi mura di pietra si ergevano dalla terra, ed era tanto indistruttibile quanto la montagna su cui era costruita.

Se il litorale orientale venisse bombardato a tappeto per qualche motivo? Questo posto, al pari dei Twinkies e degli scarafaggi, sarebbe sopravvissuto anche a un attacco nucleare.

John toccò il braccio del maggiordomo mentre quest'ultimo sfiorava la maniglia di bronzo della porta. Preparerai le sue cose?

"Naturalmente." Il doggen apparve preoccupato. "Proprio come ha chiesto."

Le implicazioni del fatto che la Regina si sistemasse da una qualsiasi altra parte che non fosse la propria camera da letto col suo compagno erano state comprese da Fritz - ma era troppo discreto per domandare o per lagnarsi. Invece, emanava ansia - al punto che se uno avesse avuto dei marshmallow e un bastoncino, avrebbe potuto cuocere degli s'more con l'aura del doggen.

Entrando nell'atrio, John guardò dritto nella telecamera di sicurezza e aspettò. Da quando la Prima Famiglia aveva preso residenza lì, non c'erano chiavi in casa, non c'era alcun modo per accedere a meno che qualcuno all'interno non ti facesse entrare.

E un istante dopo, la serratura scattò e a loro fu concesso entrare nel magnifico foyer principale. Tutte quelle foglie dorate, la miriade di cristalli e le colonne di marmo colorato? Era chiaramente il palazzo di uno Zar trasferito tra le montagne subito fuori Caldwell.

Come diamine c'era riuscito suo padre? si chiese John. Nel, cos'era, il 1914?

Non aveva alcun indizio. E più impressionante ancora? Per quasi un secolo, Darius era stato in qualche modo capace di evitare che gli umani ficcanasassero in quella proprietà privata, aveva tenuto lontani i lesser... e i sympath non avevano la più pallida idea di quali coordinate utilizzare per rintracciarla: questa struttura, e il suo centro di addestramento sotterraneo, non erano mai stati compromessi. Nemmeno durante gli attacchi.

Un'autentica impresa. Una vera eredità.

Dio, come avrebbe voluto conoscere suo padre. Voleva che il Fratello fosse ancora vivo - perché era sicuro al cento per cento che avrebbe saputo dargli qualche consiglio su come dire a Wrath cosa stava succedendo.

Fermandosi al centro della raffigurazione di un melo in piena fioritura, John lasciò che Fritz lo precedesse, il maggiordomo salì la scalinata degna di Buckingham Palace con passo vivace.

Wrath si trovava sicuramente nel suo studio al primo piano - ma prima, aveva bisogno di un traduttore.

Cazzo.

A chi diavolo doveva chiederlo -

"Dov'è lei?"

John chiuse gli occhi alla domanda... e gli ci volle un minuto prima di riuscire a voltarsi verso la sala da biliardo: infatti, proprio sotto l'arcata della porta, c'era il Re vestito in pelle nera, le mani sui fianchi e la mandibola prominente.

Sebbene fosse cieco e i suoi occhi fossero nascosti dietro gli occhiali a mascherina, John sentiva che il maschio lo stava fissando. Fissava. Proprio. Lui.

All'improvviso, tutti i rumori circostanti che John non era conscio di sentire tacquero: i Fratelli che stavano giocando a biliardo dietro Wrath fermarono ogni movimento, ogni chiacchiera, fino a che in sottofondo si sentì solo l'album di Eminem The Marshall Mathers 2.

"John. Dov'è la mia compagna?"

Di fronte a quello sguardo, John fece un passo avanti. Già, quasi tutti i Fratelli si trovavano in quella stanza con Wrath - senza alcun dubbio avevano percepito il suo cattivo umore e cercavano di arginare i danni facendo cerchio attorno al Re.

Lasciando scorrere lo sguardo sugli imponenti corpi, fissò negli occhi V e con le mani gli disse: Ho bisogno di te.

Vishous annuì e allungò la propria stecca a Butch. Schiacciò il mozzicone di sigaretta nel portacenere in cristallo e si fece avanti.

Wrath mostrò le zanne. "John, quanto è vero Dio, ti farò a pezzi se non -"

"Calmati, ragazzone," disse V. "Adesso traduco. Sarà meglio andare in biblioteca dove potremo -"

"No, io voglio sapere adesso dove cazzo si trova la mia shellan!" tuonò Wrath.

John cominciò a muovere le mani, e poiché la maggior parte delle volte la gente traduceva la metà delle frasi in sequenza, V attese fino a che il ragazzo non ebbe detto tutto.

Un paio di Fratelli mormorarono sullo sfondo, scuotendo le teste.

"In biblioteca," ordinò V al Re in un modo in cui John non si sarebbe mai permesso di fare. "Ne discuteremo in biblioteca."

Decisamente era la frase sbagliata da dire.

Wrath planò sul Fratello con una velocità e precisione a cui nessuno era preparato: il minuto prima V era vicino al Re, quello successivo si difendeva da un attacco che era tanto immotivato quanto... beh, violento (gioco di parole per vicious, che significa anche vizioso, come il nostro V).

E poi le cose presero una brutta piega.

Nel momento in cui Wrath si rese conto di essere a un passo dal perdere completamente il controllo, lasciò andare V e si scatenò con la forza di una palla da demolizione nella sala da biliardo. Il primo oggetto in cui incappò fu il tavolo da biliardo vicino a cui Butch si stava rilassando - e per il poliziotto ci fu a malapena il tempo di togliere il portacenere appoggiato sulla sponda laterale. Wrath afferrò il tavolo per i bordi e lo sollevò come fosse un tavolino pieghevole, l'imponente mobile in mogano rivestito di ardesia volò così in alto da distruggere il lampadario sospeso al di sopra, il peso enorme si schiantò sul pavimento in marmo quando cadde a terra.

Senza un attimo di respiro, il tornado forza 5 denominato il Re travolse la vittima successiva... il pesante divano in pelle da cui Rhage si era appena alzato.

Quando si dice sofa-cottero.

Era diretto contro John e volava a un metro e mezzo da terra, i braccioli continuavano ad alternarsi mentre ruotava su se stesso, coi cuscini che volavano in tutte le direzioni. John non ne fece una questione personale - specialmente quando l'altro divano decise di fare quattro salti col suo compagno diretto al mobile bar, distruggendo tutte le bottiglie sui ripiani in alto, il liquore schizzò sulle pareti, sul pavimento, sul fuoco che scoppiettava nel focolare.

Wrath non aveva ancora terminato.

Il Re prese un tavolino, lo roteò sopra la testa e lo lanciò in direzione del televisore. Mancò lo schermo al plasma, ma riuscì a distruggere uno specchio antico - anche se il Sony non durò. Il tavolino da caffè che era stato tra i due divani espletò quel compito, mettendo a tacere per sempre le immagini di due tizi di Boston e un vecchio del Southie (zona a sud di Boston, ma denominata così) con in mano una mazza da baseball per DirectTV (nota emittente a pagamento via satellite).

I Fratelli lasciarono sfogare Wrath. Non che avessero paura di essere feriti. Diamine, Rhage entrò e afferrò il primo divano prima che portasse via un bel pezzo della modanatura dell'arco della porta. Non erano degli stupidi.

Wrath - Beth x Tuttalanotte = Esagerata bestia psicotica ossessiva.

Meglio farlo sfogare facendogli distruggere ciò che lo circondava. Ma, cavolo, era dura da vedere -

John balzò di lato quando un intero fusto di birra volò verso la sua testa. Fortunatamente, V fu in grado di afferrarlo prima che colpisse il pavimento a mosaico nell'ingresso - che sarebbe stato un accidenti di guaio da sistemare.

"Dobbiamo contenerlo," mormorò qualcuno.

"Amen," rispose qualcun altro. "Se continua in questo modo, distruggerà tutto e farà un casino che nemmeno Fritz saprà come ripulire."

"Me ne occupo io."

Tutti si voltarono a fissare Lassiter. L'angelo caduto dal comportamento sbagliato e col peggior senso del gusto in termini estetici riguardo qualsiasi cosa apparve dal nulla - e sembrava serio, per una volta.

"Che cazzo è quello?" domandò V mentre l'angelo portava alla propria bocca una sottile penna d'oro.

Beh, non era una Bic eccentrica. Con un soffio veloce, Lassiter lanciò un dardo - e quando colpì la spalla di Wrath, l'impatto fu come se il Re fosse stato colpito da un proiettile al petto.

Cadde a terra con forza, il corpo s'irrigidì e andò giù come una quercia.

"Cosa cazzo hai fatto!" V lasciò perdere Wrath e andò dall'angelo. Ma Lassiter lo affrontò.

"Stava per distruggere se stesso, la casa, o uno di voi stronzi! E non facciamone un dramma. Farà soltanto un sonnellino -"

Si sentì Wrath ronfare.

Muovendosi con cautela, la Confraternita si avvicinò come se a terra ci fosse un grizzly e John li accompagnò. Quando il cerchio si chiuse attorno alla Bella Addormentata, ci furono un mucchio di imprecazioni tra i denti.

"Se l'avessi ucciso -"

Lassiter mise da parte la sua cerbottana d'oro. "Ti sembra morto?"

No. Al momento il povero bastardo sembrava in pace con se stesso e col mondo, il colorito intenso, il corpo talmente rilassato che le scarpe penzolavano ai lati.

"Beata... Vergine... Scriba..."

Tutti guardarono verso la porta. C'era Fritz, con una sacca di Louis Vuitton in una mano e in viso aveva l'espressione di uno che ha appena assistito a un incidente d'auto.

John chiuse gli occhi.

Sperava con tutto se stesso che Beth fosse entrata in quella casa, che avesse chiuso la porta come aveva promesso di fare, e che si fosse sdraiata per riposare durante il giorno.


Uno della loro coppia era già fuori combattimento. Non c'era bisogno che lo fosse anche un altro.

10 commenti:

  1. Vero, Bab? Wrath è una potenza, ma Fritz... povero!!!

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  2. ma come si fa ad andare avanti così è veramente bello è troppo aspetto con ansia IL SEGUITO grazie ciao christiana amica di ogni mercoledì

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  3. "quando si dice sofa-cottero" sono morta dal ridere...
    grazie mammina per tutto il lavoro che fai *-* ti adooooro!
    <3

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  4. Adorato mercoledì. .....grazie Chri;-)

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  5. Meravigliosa puntata grazie Chris sei fantastica - bacioni Adele

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  6. Stupenda! Scusate ma io sono dalla parte di Beth, questa volta il reuccio se la merita una lezione. Mavi

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  7. sai per caso quando uscirà per la collana rizzoli sei fantastica povero friz

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