The King
21
Una volta che Fritz e John se ne
furono andati, Beth entrò finalmente nella casa di suo padre - e nell'attimo
stesso in cui vi mise piede, lo scorrere implacabile del tempo andò a ritroso.
Prima un istante, poi minuti, ore, giorni... infine settimane e mesi...
scomparvero.
All'improvviso era tornata a essere
la Beth che era prima di conoscere Wrath - una donna umana di poco più di
vent'anni che viveva col suo gatto in un angusto studio, che provava a farsi
strada in un mondo senza l'aiuto di niente e di nessuno. Certo, aveva amato
degli aspetti del suo lavoro, ma il suo capo, Dick il Coglione, era stato un
incubo di sguardi lascivi e misoginia. E sì, le veniva retribuito uno
stipendio, di cui non le rimaneva molto una volta pagato l'affitto di casa - o
l'opportunità di fare carriera al Caldwell
Courier Journal. Oh, e le storie d'amore di un qualsiasi tipo erano finte e
lontane all'orizzonte quanto il Cavaliere Solitario.
Non che fosse interessata agli
uomini, sul serio. O alle donne, per niente.
Ma quella sola volta, un'esperienza
unica...
Chiudendo la porta, Beth assicurò la serratura. Fritz aveva la chiave di riserva, quindi chiunque
fosse arrivato con la sua roba sarebbe stato in grado di entrare - ma nessun
altro sarebbe riuscito.
Quando il silenzio della casa
l'avvolse, si sentì come in una gabbia. Come diamine aveva fatto a finire lì?
Trascorrere un intero giorno senza Wrath? Già dalla sera precedente, nel loro
appartamento in New York, una separazione del genere sarebbe stata impensabile.
Camminando nel salotto alla sua
sinistra, Beth gironzolò ricordando come, la prima volta era stata là, era
convinta che Wrath fosse uno spacciatore, un criminale, un assassino. Almeno
aveva sbagliato sulle prime due - e invece lui le aveva confermato l'ultima
quasi uccidendo Butch O'Neal davanti ai suoi occhi in un vicolo.
Di seguito a quel piccolo orrore,
erano arrivati in quella casa - dove avevano trovato Rhage nel bagno del piano
inferiore che si ricuciva da solo. Ed era stato dopo quello che l'aveva portata
dietro al dipinto, giù per la scala sotterranea illuminata fiocamente... nel
rifugio nascosto.
Dove le aveva detto chi lei fosse
davvero.
Cosa lei fosse
davvero.
Quando si dice scoprire la propria
natura. Solo che così aveva un senso tutto ciò che fino a quel momento l'aveva
confusa - il non sentirsi a proprio agio con la gente, quel senso di non
appartenenza, quell'irrequietezza che aumentava mentre si avvicinava alla sua
transizione.
Pensare che aveva creduto che tutto
ciò di cui aveva bisogno fosse allontanarsi da Caldwell.
Assolutamente no. Il cambiamento stava
per arrivare e senza Wrath sarebbe morta. Senza alcun dubbio.
L'aveva salvata sotto così tanti
aspetti. L'aveva amata col corpo e con l'anima. Le aveva dato un futuro che lei
non avrebbe sognato neanche lontanamente.
E adesso? Tutto ciò che lei voleva
era poter tornare al principio. Le cose erano così semplici allora...
Una volta davanti al ritratto a
tutt'altezza del re francese, Beth spinse il pulsante nascosto che fece
scorrere la tela dipinta a olio nella cornice a foglie d'oro dal peso di due
tonnellate. Quando si aprì, lei quasi si aspettava che il percorso in discesa
fosse completamente buio - dopo tutto, nessuno aveva vissuto lì per quanto
tempo? Ma allo stesso modo in cui tutto era stato spolverato e lucidato, le
luci brillavano nelle strutture di ferro battuto delle lanterne a gas, i
gradini di pietra e i muri curvavano verso lo scantinato.
Gesù, c'era sempre lo stesso odore.
Di umido e di chiuso, ma non di sporco.
Con una mano sulla pietra
irregolare, Beth scese sottoterra. Le due suite matrimoniali in fondo le davano
la possibilità di scegliere sia a sinistra che a destra, e lei scelse quella a
sinistra.
Quella che era stata il vecchio
rifugio di suo padre dal sole.
Le foto che la ritraevano si
trovavano ancora dove lui le aveva messe, tanti tipi di foto in diverse cornici
coprivano la scrivania, i comodini di fianco al letto, la cornice del camino.
L'immagine che lei stava cercando
era vicino alla sveglia.
Era l'unica foto di sua madre e
sì... bastava solo un'occhiata alla donna per capire da chi lei avesse ereditato gli spessi capelli neri, l'ovale del viso e la forma delle spalle.
Sua madre.
Che tipo di vita aveva vissuto
quella donna? Come aveva incontrato Darius? Da quello che Wrath le aveva
raccontato all'inizio, non erano stati insieme a lungo prima che lei scoprisse
cosa realmente fosse Darius - e fuggisse a gambe levate. Fino a che non aveva
scoperto di essere incinta ed era tornata indietro da lui per vederlo,
spaventata da ciò che stava per mettere al mondo.
Era morta dandola alla luce.
E dopo di allora Darius era rimasto
nelle retrovie, sperando che la loro figlia non avesse ereditato tutto dal lato
vampirico.
Certi mezzo sangue non affrontavano
il cambiamento. Alcuni non sopravvivevano alla transizione. E quelli che ce la
facevano e ne uscivano trasformati in vampiri erano soggetti a diverse e
imprevedibili leggi biologiche. Beth, per esempio, poteva esporsi ai raggi
solari a patto che indossasse gli occhiali da sole e la crema protettiva.
Butch, invece, non poteva smaterializzarsi.
Per cui solo Dio sapeva cosa
accadeva con la storia della gravidanza. Ma se fosse stata fortunata, lei
sarebbe entrata nel suo bisogno e con Wrath nei paraggi avrebbe potuto
concepire...
Be', dopotutto, era così che era
morta sua madre, giusto?
"Merda."
Sedendosi sul materasso, Beth si prese
la testa tra le mani. Forse Wrath aveva ragione. Forse l'intera storia del
concepimento era davvero troppo pericolosa. Ma questo non giustificava il modo
in cui l'aveva trattata, e non chiudeva la discussione.
Cristo, mentre se ne stava seduta
lì, circondata dalle fotografie che Darius le aveva scattato, era ancora più
sicura di volere un bambino.
Lasciando cadere le braccia, prese
il suo BlackBerry, inserì la password e controllò se fossero arrivati messaggi
che non aveva sentito. Nessuno. Facendo girare il telefono tra le mani, Beth
desiderò appena che fosse un iPhone. Eppure, V non era solo anti Apple; lui era
convinto che l'eredità di Steve Jobs fosse la radice di tutti i mali del
mondo...
A volte le coppie comunicavano
meglio attraverso un apparecchio telefonico.
E anche se Wrath non si era
comportato bene non voleva dire che lei dovesse seguire il suo esempio. Se era
intenzionata a starsene un po' da sola per le successive dodici ore o giù di
lì, doveva ripagargli la cortesia dicendoglielo lei stessa - e non usare suo
fratello come portavoce.
Il problema era che Wrath non aveva
più un cellulare. Non ne aveva bisogno - quando era stato ufficialmente investito
della carica di Re, era stato "messo a riposo" dalla Confraternita
dalla tradizione, dalla legge e dal fottuto buon senso. Non che fosse servito a
non fargli beccare un proiettile.
Comunque c'erano una quantità di
telefoni alla magione.
Le sei del mattino. Probabilmente
era ancora al lavoro alla sua scrivania.
Dopo aver premuto i tasti, lei
restò in ascoltò e sentì uno squillo. Un altro. Un terzo.
Non c'era più una casella vocale a
disposizione di Wrath, perché quelli della glymera
avevano abusato del numero telefonico che era stato dato loro. Ed era così che
si era ritrovato con un maledetto account e-mail.
Il numero che compose in seguito fu
quello della loro camera da letto, non era pubblico, infatti non lo aveva mai
sentito squillare. Nessuna risposta.
A quel punto, Beth aveva diverse
possibilità. La clinica del centro di addestramento - nel caso in cui Wrath
fosse ferito. Ma come sarebbe potuto succedere? Lui non lasciava più la casa.
La cucina - solo che stavano per servire l'Ultimo Pasto e probabilmente Wrath
non si sarebbe seduto a tavola in quella confusione senza di lei. Anche se lui
non lo aveva mai detto, Beth aveva la sensazione che le stanze rumorose e
affollate lo facessero sentire a disagio, perché i suoi sensi dell'udito e
dell'olfatto subivano un sovraccarico, rendendogli difficile identificare gli
individui in un determinato punto.
C'era soltanto un altro numero da
provare.
Mentre cercava il contatto
sfogliando la rubrica, un altro ricordo le si presentò alla mente.
Vide Tohr attraversare le porte di
vetro scorrevoli del suo vecchio appartamento, il Fratello incombeva minaccioso
come un incubo. Ma lui era stato, ed era sempre, un alleato. Quella notte
avevano condiviso una Sam Adams (è una marca di birra), dei biscotti all'avena
e il film Godzilla, ed era stato
l'inizio di una vera amicizia.
Adesso era cambiato tutto per lui.
Aveva perso Wellsie. Aveva trovato Autumn.
E nemmeno Beth era più la stessa.
Inoltrò la chiamata e ci fu un solo
squillo prima che ci fosse risposta: "Beth."
Lei aggrottò la fronte al tono
strano nella voce di Tohr. "Stai bene?"
"Oh, sì. Assolutamente. Sono
contento di sentirti."
"Ah... perché?" Wrath
aveva detto alla Confraternita che non sarebbe tornata a casa? Probabilmente no.
"Non importa. Io volevo... cercavo Wrath. Sai dov'è? Ho provato a chiamare
lo studio e le nostre stanze, ma non ha risposto."
"Oh, sì. Assolutamente."
Che cazzo!? "Tohr. Che sta
succedendo."
Puro terrore si fece strada al
centro del suo petto mentre la mente l'abbandonava. Cosa -
"Niente. Davvero - beh, un importante
ospite inaspettato sta per arrivare alla clinica, quindi sto organizzando la
copertura."
Ah, certo. Era solo stata
paranoica. Meglio che aver avuto ragione, comunque.
"E riguardo a Wrath, l'ultima
volta che l'ho visto, stava..." Ci fu una pausa. Poi un rumore di sottofono,
come se Tohr stesse portando il cellulare all'altro orecchio. "Stava
tirando il fiato."
"Tirando il fiato?"
"Stava dormendo."
Beth sentì caderle la mascella.
"Dormendo?"
"Sì. Stava riposando."
"Sul serio?"
Ed eccola là, a mettersi sotto pressione
da sola, a sentirsi confusa riguardo i propri sentimenti e i propri pensieri, a rivedere la loro intera relazione, a
pianificare conversazioni, a preoccuparsi. E nel frattempo, lui stava
semplicemente facendo un sonnellino.
"Bene, è fantastico,"
sentì dire alla propria voce. "Sono davvero felice per lui."
"Beth -"
"Senti, devo andare."
Già, era davvero occupata, occupatissima. "Se si sveglia digli..."
No, non era per quello che aveva
chiamato. Gli uomini non erano i soli a cui fosse concesso mantenere il proprio
orgoglio; le donne non dovevano per forza essere il sesso debole.
"Guarda, glielo dirò io. Sono
a casa di mio padre, sto sistemando e dando una ripulita." Già, perché
quella casa era un tale casino! "Ma tornerò stanotte."
Il respiro di sollievo che Beth
percepì attraverso la linea fu impressionante. "Oh, è un'ottima notizia.
Sono davvero contento."
"Okay, bene..." ma Beth
non riusciva a chiudere la comunicazione.
"Beth? Sei ancora lì?"
"Sì. Ci sono." Si ritrovò
a massaggiarsi la coscia su e giù. "Ascolta, posso chiederti una
cosa?"
"Certo."
Dopotutto, Wellsie e Tohr avevano
avuto i loro litigi - e Beth era al corrente di alcuni personalmente prima che
la magnifica rossa fosse portata via da loro troppo presto. Cavolo, Wellsie non
aveva avuto paura di dire esattamente quello che pensava a nessuno. Nemmeno al
suo hellren. Non si era mai
infervorata senza una buona ragione, naturalmente, ma in quel caso non avresti
voluto averci a che fare.
La gente l'aveva rispettata.
Cosa pensano di me? si domandò
Beth.
"Beth?"
Di sicuro, se c'era qualcuno che
poteva aiutarla con Wrath, e tenere la cosa nascosta, quello era Tohr. Infatti
di solito era lui che mediava tra la gente e il Re.
"Beth, che sta
succedendo?"
Aprì la bocca, pronta a sfogarsi,
ma c'era un problema: la persona con cui lei aveva bisogno di parlare era
Wrath. Chiunque altro era solo un sostituto.
"Fai ancora il tifo per il
mostro?"
Ci fu una pausa. E poi il Fratello
scoppio nella sua tipica risata baritonale. "Stai dicendo che c'è un'altra
maratona su Godzilla?"
Beth era contenta di essere sola.
Perché aveva la sensazione che il sorriso che portava sul viso fosse più triste
delle lacrime.
Lei voleva solo tornare a quando
tutto era più semplice. Più facile. A quando erano più vicini.
"Stavo solo pensando ai bei vecchi tempi," sbottò lei.
Immediatamente, il tono di Tohr
divenne serio. "Già. Erano... belli."
Oh, merda. Anche se era innamorato
e aveva sposato Autumn, doveva farlo soffrire pensare alla sua prima moglie...
e al bambino che portava in grembo.
"Mi dispiace, io -"
Tohr si riprese prima di lei.
"Non fa male per niente. Il passato è ciò che è - bello o brutto, è già scritto e non
può essere cambiato. E conforta sapere che sia così."
Le lacrime le punsero gli occhi.
"Cosa vuoi dire?"
Ci fu una lunga pausa. "I bei
momenti sono più luminosi perché puoi affidarti a loro. Quelli brutti non
possono peggiorare per la stessa identica ragione. Il passato non è pericoloso perché
è indelebile."
Beth pensò di nuovo a quel primo
appuntamento che lei e Wrath avevano avuto al primo piano. Per quanto il senno
di poi lo dipingesse con un bagliore
roseo, non era stato proprio perfetto, vero?
A pensarci bene, lui era arrabbiato
quando lei era arrivata quella notte. Al punto che, a metà della quarta portata
della cena, lei aveva pensato di andarsene.
Difficile che la nostalgia
riuscisse a ridipingere tutto.
"Hai ragione, Tohr."
"Sì." Si schiarì la gola.
"Sai, non è troppo tardi. Puoi ancora tornare se parti adesso."
"Non ho problemi col sole,
ricordi?"
Beth riuscì praticamente a sentirlo
rabbrividire al telefono. "Non ho nulla da dire al riguardo.
Davvero."
Provando pietà per lui, Beth cambiò
argomento promettendo di prendersi cura di se stessa e di tornare a casa non
appena faceva notte.
Dopo aver chiuso la comunicazione,
Beth si sdraiò sul letto del padre. Guardando il soffitto, immaginò Darius
mentre faceva la stessa cosa durante il giorno - qualche volta mentre Wrath si
trovava nell'altra camera.
Wrath era stato un vero recluso
prima d'incontrarla. Combatteva da solo, dormiva da solo, e più di tutto non
voleva avere niente a che fare con tutta la faccenda del trono. Fino a che non
l'aveva sposata, si era rifiutato di governare.
Non riusciva a contare le volte in
cui l'aveva ringraziata per averlo costretto a uscire dal suo guscio - come se il suo amore
fosse una qualche pozione magica che aveva trasformato la bestia in... beh, se
non completamente in una specie di ragazzo civilizzato, almeno in qualcuno che
voleva essere all'altezza delle proprie responsabilità.
Davvero stava schiacciando un
pisolino?
D'altronde, quando era stata l'ultima
volta che aveva veramente dormito durante il giorno? Non da prima che venisse
colpito.
Appena prima che le si chiudessero
gli occhi, Beth si sedette e si voltò verso il pannello dell'allarme montato
sulla propria testa. Inserendo il codice, attivò le misure di sicurezza e si
sdraiò di nuovo.
La serie di otto numeri? La sua
data di nascita, mese, giorno e anno.
Un altro esempio di come, molto
prima che lei entrasse a far parte del mondo vampirico, suo padre pensasse a
lei. V poteva essere stato quello che aveva installato quell'equipaggiamento e a
tenerlo aggiornato, ma Darius aveva scelto il codice anni prima.
Allungando la mano, spense la luce
e si risistemò sul piumone.
Un attimo dopo la riallungò e
accese di nuovo la luce.
Quando eri senza tuo marito, essere
perfettamente al sicuro era relativo.
Grazie Christiana come al solito ogni capitolo e' un'emozione grandissima bello bello! Un abbraccio Adele
RispondiEliminagrazie!!!!mariarosaria
RispondiEliminasono contenta grazie tvb ciao ci sentiamo mercoledì
RispondiEliminagrazie sono veramente contenta tvb aspetto con ansia il prossimo mercoledì ciao
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