mercoledì 30 luglio 2014

Capitolo 17 di THE KING di J.R. Ward


The King


17


"Leelan?"

Quando non ci fu risposta, Wrath, figlio di Wrath, bussò di nuovo alla porta della propria camera. "Leelan, posso entrare?"

Come Re, non doveva attendere nessuno, e non esisteva qualcuno a cui avrebbe permesso di fare alcunché.

A eccezione della sua preziosa compagna.

E così quella serata, in cui c'erano riunioni celebrative, lei desiderava farsi bella in privato, concedendogli l'accesso solo quando fosse stata pronta per farsi ammirare e adorare da lui. Era totalmente affascinante - come lo era il profumo della loro camera da letto grazie a oli e lozioni. E lo era anche il modo in cui, perfino dopo un anno dalla loro unione, lei ancora abbassava gli occhi e gli mostrava quel suo sorriso segreto mentre la corteggiava. Lo era svegliarsi a ogni tramonto con lei al suo fianco e far svanire tutto il resto, giacendo fino all'alba sdraiato accanto al suo caldo, magnifico corpo.

Ma c'era un limite diverso questa volta.

Quando l'attesa sarebbe terminata... e non riguardava ottenere l'accesso alla loro camera.

"Entra, mio amore," esclamò la voce attraverso i robusti pannelli in quercia.

Il cuore di Wrath sobbalzò. Aprendo la pesante serratura, diede le spalle alla porta... ed eccola lì. La sua amata.

Anha era all'altro lato della stanza, vicino al focolare sufficientemente grande da accogliere un maschio adulto all'interno. Seduta alla sua toilette, che aveva fatto spostare di fianco al fuoco per tenerla al caldo, gli dava le spalle, i lunghi capelli neri scendevano in spesse ciocche lungo la schiena fino alla vita.

Wrath fece un respiro profondo, il profumo di lei più necessario per i suoi polmoni dell'ossigeno. "Oh, sei magnifica."

"Non mi hai ancora vista con attenzione -"

Wrath aggrottò la fronte alla durezza nella sua voce. "Cosa ti affligge?"

La sua shellan si voltò verso di lui. "Nulla. Perché me lo chiedi?"

Stava mentendo. Il suo sorriso era una pallida versione della sua usuale radiosità, la pelle era troppo pallida, gli occhi bassi agli angoli.

Mentre attraversava i tappeti di pelliccia, il terrore gli strinse il petto. Quante notti erano trascorse da quando il bisogno l'aveva colpita e liberata? Quattordici? Ventuno?

Nonostante il rischio che avrebbe corso lei, entrambi avevano pregato affinché concepissero un bambino - non semplicemente un erede, ma un figlio o una figlia da amare e accudire.

Wrath si mise in ginocchio dinanzi alla sua leelan, e di sicuro si ricordava la prima volta che lo aveva fatto. Aveva visto giusto sposando questa femmina, e aveva avuto ancora più ragione nel mettere cuore e anima nelle sue mani amorevoli.


Poteva fidarsi soltanto di lei.

"Anha, dimmi la verità." Allungò una mano per toccarle il viso - e la ritrasse subito. "Sei gelida!"

"Non lo sono." Lei lo allontanò, poggiando la spazzola sul tavolino e alzandosi in piedi. "Indosso il velluto rosso che preferisci. Come potrei essere gelida?"

Per un momento, lui quasi dimenticò le sue preoccupazioni. Era una meravigliosa visione in quel colore scuro e ricco, il ricamo dorato sul suo corpetto catturava le fiamme proprio come i rubini. Indossava l'intera parure quella sera, le pietre scintillavano alle orecchie, al collo, ai polsi e alle mani.

Eppure, per quanto rispendesse, c'era qualcosa di sbagliato.

"Alzati, mio hellren," comandò lei. "E scendiamo a festeggiare. Tutti stanno aspettando te."

"Possono attendere ancora un po'." Non aveva intenzione di cedere. "Anha, parla con me. Cosa c'è che non va?"

"Ti stai preoccupando troppo."

"Hai perso del sangue?" le chiese bruscamente. Il che voleva dire che un bambino non era dentro di lei.

Anha appoggiò una mano sottile sul proprio ventre. "No. E mi sento... davvero bene. Sul serio."

Wrath strinse gli occhi. C'era, ovviamente, un altro problema che avrebbe potuto affliggerla. "Qualcuno è stato crudele con te?"

"Mai."

Su quello stava di sicuro mentendo.

"Anha, credi che ci sia qualcosa che io non sappia? Sono ben conscio di ciò che trapela dalla corte."

"Non preoccuparti di quegli stupidi. Io non me ne curo."

L'amava per la sua tenacia. Ma il suo coraggio non era necessario - se solo avesse capito chi si divertiva a tormentarla, se ne sarebbe occupato. "Io credo di dover riaffrontare i pettegolezzi."

"Non dire nulla, mio amore. Ciò che è fatto è fatto - non puoi evitare la presentazione. Mettere a tacere tutte le critiche e i commenti su di me ti condurrebbe ad avere una corte vacante."

Tutto era iniziato quella notte in cui era stata condotta da lui. Wrath non aveva seguito il protocollo, e nonostante il fatto che i desideri del Re regnavano sul territorio e su tutti i vampiri, c'erano quelli che disapprovavano: il fatto che non l'avesse denudata, che le avesse donato la parure di rubini e il rubino Saturnino, l'anello appartenente alla regina - e che poi avesse condotto da sé la cerimonia matrimoniale. Che l'avesse portata immediatamente nei suoi appartamenti privati.

Le critiche non si erano calmate nell'immediato quando aveva acconsentito a una cerimonia pubblica. Neanche loro, anche a distanza di un anno, avevano provato affetto verso la sua compagna. Non erano mai maleducati con lei in sua presenza, naturalmente - e Anha si rifiutava di dire una parola riguardo a ciò che accadeva alle sue spalle.

Ma l'odore della sua ansia e della depressione era una cosa che conosceva bene.

In verità, il trattamento che la corte rivolgeva alla sua amata lo irritava al punto da farlo diventare violento - e creava una frattura tra lui e coloro che lo circondavano. Si sentiva come se non potesse fidarsi di nessuno. Perfino la Confraternita, che si supponeva fosse la guardia privata del Re e quelli in cui avrebbe dovuto riporre fiducia al di sopra di tutti gli altri, sospettava anche di quei maschi.

Anha era tutto ciò che aveva.

Allungandosi verso di lui, lei prese il suo viso tra le proprie mani. "Wrath, mio amato." Spinse le labbra si quelle di lui. "Procediamo coi festeggiamenti."

Le strinse le braccia. Gli occhi di Anha erano pozze in cui annegare e l'unico terrore che sentiva nella spirale della morte era che qualche giorno non avrebbero potuto essere fissi nei suoi.

"Ferma i tuoi pensieri," lo implorò la sua shellan. "Non mi accadrà nulla, né adesso né mai."

Avvicinandola a sé, lui voltò la testa e l'appoggiò nel suo grembo. Quando le mani di lei gli accarezzarono i capelli, Wrath studiò gli oggetti presenti sul suo tavolino. Spazzole, pettini, ciotole basse piene di colori per le labbra e gli occhi, una tazza di tè vicino alla teiera, una fetta di pane appena mangiucchiata.

Oggetti banali, ma poiché lei li aveva presi, toccati e consumati adesso avevano un valore inestimabile: lei era in grado di tramutare tutto, anche lui stesso, in oro.

"Wrath, dobbiamo andare."

"Non voglio farlo. È qui che voglio stare."

"Ma la corte ti attende."

Lui disse qualcosa di abietto che sperava fosse stato catturato dalle pieghe del velluto. Quando sentì la leggera risatina di lei, capì che non aveva funzionato.

Tuttavia, lei aveva ragione. C'erano molte persone che l'attendevano.

Che fossero maledetti tutti!

Sollevandosi, porse il braccio alla sua sposa e mentre lei si voltava  per aggrapparsi la suo gomito, lui la condusse fuori dalle loro stanze e oltre le guardie di palazzo allineate nell'ingresso. Dopo un poco, discesero una scala curva e il vocio dell'aristocrazia divenne sempre più forte.

Mentre si avvicinavano alla grande sala, lei si avvicinò di più a Wrath e lui inspirò a fondo, gonfiando il petto, il suo corpo crebbe in statura in risposta all'affidamento che lei faceva su di lui. A differenza di molte cortigiane, che erano desiderose di affidarsi, la sua Anha aveva sempre conservato un orgoglioso decoro dentro se stessa - così quando, occasionalmente, necessitava della sua forza, era un dono speciale elargito alla sua mascolinità.

Non c'era niente che lo facesse sentire più maschio.

Quando la cacofonia divenne così forte da inghiottire il rumore dei loro passi, lui si avvicinò all'orecchio di lei. "Offriremo loro un veloce buonasera."

"Wrath, dovresti avvalerti di -"

"Te," disse, avvicinandosi all'ultimo angolo. "Ecco ciò di cui devo avvalermi."

Quando lei arrossì in maniera splendida, lui ridacchio - e si ritrovò fremente per l'imminente intimità.

Svoltando un'ultima volta, lui e la sua shellan arrivarono a una porta a doppio battente che usavano soltanto loro, e due Fratelli si fecero avanti per accoglierli adeguatamente.

Beata Vergine Scriba nel Fado, Wrath detestava quelle riunioni dell'aristocrazia.

Mentre le trombe annunciavano il loro arrivo, le porte vennero spalancate e le centinaia di persone assemblate tacquero, i loro abiti colorati e i gioielli scintillanti rivaleggiavano col soffitto dipinto al di sopra delle loro teste acconciate e col pavimento a mosaico sotto ai loro piedi calzati da seta.

C'era stato un momento, quando suo padre era ancora in vita, in cui lui era rimasto impressionato dalla grande sala e dalla finezza dell'aristocrazia. Adesso? Anche se i confini della proprietà non erano ampi quanto i campi di caccia, e i suoi focolari doppi erano grandi quanto le abitazioni civili, Wrath non aveva alcuna illusione di grandezza e onore.

Un terzo membro della Confraternita parlò con voce tonante. "Le loro altezze reali, Wrath, figlio di Wrath, sovrano di tutto ciò che si trova dentro o fuori i territori della razza, e la Regina Anha, amata figlia di sangue di Tristh, figlio di Tristh."

In un istante, l'applauso obbligatorio  scrosciò, rimbalzando su se stesso, ogni battito individuale si perse nel clamore. E venne il momento della risposta reale. In accordo con la tradizione, il Re non chinava mai il capo dinanzi a nessuna anima vivente, per cui era compito della Regina ringraziare cortesemente le persone raggruppate con una riverenza.

Anha lo fece con grazia e sicurezza.

Poi fu il turno degli individui riuniti di esibire la loro lealtà con inchini per i maschi e riverenze per le femmine.

E ora che le formalità di gruppo erano state espletate, Wrath doveva esaminare i suoi cortigiani e salutarli uno a uno.

Andando avanti, non riusciva a ricordare quale festività stessero celebrando, quale pagina del calendario avessero voltato, o quale fase lunare oppure quale cambio di stagione. La Glymera trovava innumerevoli ragioni per riunirsi, la maggior parte di esse piuttosto insensate, considerato che gli stessi individui si presentavano nei medesimi luoghi d'incontro.

Gli abiti erano sempre diversi, naturalmente. Lo stesso i gioielli indossati dalle femmine.

E nel frattempo, mentre cene di alta qualità venivano preparate e consumate, e ci si scambiavano sgarbi e offese ad ogni respiro, c'erano problemi importanti di cui occuparsi: la sofferenza dei plebei a causa della recente siccità; invasione da parte degli umani; aggressione dalla Lessening Society. Ma l'aristocrazia non si preoccupava di questi aspetti - perché dal loro punto di vista, erano problemi ampiamente affrontati dai "bastardi senza faccia e senza nome."

Contrariamente alle basilari leggi di sopravvivenza, la Glymera attribuiva poca importanza alla popolazione che raccoglieva il cibo che loro consumavano e che costruivano le strutture in cui loro vivevano e che cucivano gli indumenti che coprivano le loro schiene -

"Vieni, mio amore," sussurrò Anha. "Andiamo a salutarli."

Oh, a quanto pareva si era fermato senza accorgersene.

Riprendendo a camminare, Wrath si soffermò su Ench, che si trovava sempre davanti ai maschi in tunica grigia.
"Salute, Vostra Maestà," disse il gentiluomo - in un tono come se fosse l'unico mastro di cerimonie. "E a te, mia Regina."

"Enoch." Wrath guardò in basso gli uomini di corte. I dodici maschi erano ordinati in virtù della gerarchia, e in quanto tale, l'ultimo della fila, che sembrava aver appena superato la transizione, proveniva da una famiglia con una grande linea di sangue, ma con pochi mezzi. "Come stai?"

Non che gli importasse. Lui era molto più interessato a chi, tra loro, aveva ferito la sua amata. Di sicuro doveva essere uno, se non tutti: Anha non aveva serve, su sua espressa richiesta, per cui queste erano le uniche persone con cui lei aveva contatto a corte.

Ciò che era stato detto. Chi lo aveva detto.

Wrath proseguì lungo la fila e salutò tutti secondo il protocollo. Ovviamente, questa antica sequenza di indirizzi privati nel mezzo di un incontro pubblico era un modo di esibire e riaffermare la posizione dei consiglieri a corte, una dichiarazione della loro importanza.

Ricordava perfettamente quando a farlo era suo padre. Solo che il maschio sembrava dar valore alle relazioni con gli uomini di corte.

Specialmente quella notte, il figlio non era per niente ciò che era stato suo padre.

Chi aveva -

Inizialmente pensò che la sua amata fosse inciampata e avesse bisogno di più sostegno dal suo braccio. Eppure, ahimè, non aveva perso il passo. Aveva perso l'equilibrio...

E tutto il resto.

Alla sensazione di trascinamento dal proprio braccio, Wrath voltò la testa, e fu così che vide il corpo vivo della sua shellan perdere le forze e scivolare verso il basso.

Con un urlo, si allungò per prenderla, ma non fu abbastanza veloce.

Mentre la folla ansimava, Anha cadde sul pavimento, gli occhi vitrei che lo fissavano senza vedere nulla, la sua espressione piatta, la pelle ancora più pallida di come l'aveva vista nella loro camera.


"Anha!" urlò Wrath, accasciandosi sul pavimento con lei. "Anha...!"

7 commenti:

  1. grazie di cuore come sempre Christiana, potresti dirmi gentilmente quanti altri capitoli rimangono?

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  2. Mi piace tanto questo capitolo....grande il padre del nostro Whrat....ciao CHRIS e le tue vacanze quando arrivano?...baci

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  3. christiana ti ringrazio non ho altro da dirti sei diventata per me un punto fisso e attendo con ansia il prossimo mercoledì se puoi cerca di sapere quando sarà pubblicato in Italia spero prima di natale sono sola e leggere è la mia unica compagnia ciao un bacio

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  4. Capitolo triste - povera Anha - ciao Christiana e come sempre grazie di cuore - come e' andata la festa dell'unicorno? Spero bene! Un abbraccio Adele

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  5. Salve a tutte, bimbe, e come sempre grazie a voi. I capitoli sono 76 e spero, ma è un pensiero non una certezza, che Mondolibri lo faccia uscire per Natale.
    Vacanze... Non so se riuscirò a partire, lo spero per il pargolo, in realtà, ma vedremo.
    Festa dell'Unicorno fantastica! A breve posterò un articolo, peccato non.aver visto nessuna di voi, ma ci rifaremo l'anno prossimo.

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  6. Grazie, grazie e ancora grazie! Un capitolo davvero mozzfiato. Susanna

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  7. Bellissimo capitolo, non vedo l'ora che arrivi mercoledì per leggere il seguito
    Grazie ancora Chris :)

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