mercoledì 23 luglio 2014

Capitolo 16 di THE KING di J.R. Ward


The King

16


Quando Wrath prese forma alla clinica della razza, sentì che Vishous si materializzava dietro di lui - e lo infastidì la sua necessità di avere con sé una fottuta babysitter. Almeno la conoscenza medica di V era un valore aggiunto.

"Quattro metri e mezzo dritto davanti a te," annunciò suo fratello. "Poco più di un metro di pavimentazione di fronte ai tuoi piedi. Poi il terreno è coperto di neve."

Wrath fece un passo sull'asfalto duro. Al passo successivo, le sue scarpe da ginnastica colpirono la neve.

Non aveva portato George. La cecità non era una virtù in tempo di pace per un sovrano. E durante la guerra? Era una debolezza fatale - e nulla la indicava meglio di una cane guida per ciechi.

Naturalmente, al retriever  era venuto un colpo per esser stato lasciato indietro - ma con Beth che già era incazzata con lui, ovviamente aveva dovuto isolare il maledetto cane. La prossima cosa di cui si sarebbe occupato? La Confraternita. Anche se quei zucconi figli di puttana erano troppo tenaci per essere messi fuori gioco da qualcosa di meno di una bomba atomica.

"Fermo," disse V.

Wrath si bloccò anche se digrignò i molari. Sempre meglio che camminare di fianco all'edificio.

Ci fu una pausa durante la quale V inserì il codice che cambiava ogni sera e poi entrarono nell'ingresso basso, quell'odore tipico da ospedale asettico annunciò che si trovavano nel posto giusto.

E merda se si sentiva male: gli doleva il petto, gli pulsavano le tempie e sentiva la pelle tirare dappertutto.

Un chiaro caso di stronzaggine acuta.

E, con ogni probabilità, era terminale.

"Buonasera, signori," disse una sottile voce femminile - e anche attraverso l'altoparlante, era pregna di timore reverenziale. "L'ascensore arriverà tra qualche istante."

"Grazie," disse V a denti stretti.

Già, il fratello odiava Havers per diverse ragioni. Dopotutto, lo odiava anche Wrath.

Solo pensare a quando il buon dottore aveva provato a ucciderlo un paio di anni prima, era apparso come un grande problema. Adesso? In confronto a gente del calibro di Xcor e la Banda dei Bastardi, che un camice bianco con un papillon e gli occhiali con la montatura in osso provasse a farti fuori era un dannato gioco da ragazzi.

Merda, Wrath desiderò poter tornare indietro all'epoca di suo padre, quando la gente rispettava il trono.

Si sentì il rumore delle porte di un ascensore che si aprivano e poi V toccò il retro del suo braccio. Insieme, entrarono nella cabina, e dopo un bing e lo scorrere delle porte, una sensazione di sprofondamento confermò che erano diretti nel sottosuolo.

Quando le porte si riaprirono, Vishous prese il comando con attenzione: si mise talmente vicino a Wrath da stare spalla contro spalla e non si mosse più, senza alcun dubbio a un osservatore casuale appariva come una guardia del corpo che svolgeva il proprio lavoro verso il Re della razza.

Invece fungeva da surrogato di un paio di bulbi oculari.

Un improvviso mormorio nella sala d'attesa indicò che erano entrati in un'area pubblica. E l'affluenza all'accettazione era allo stesso modo agitata.

"Mio signore," disse una qualche femmina, mentre si sentiva uno stridio come se una sedia fosse stata spostata all'indietro. "Prego. Da questa parte."

Wrath voltò la testa in direzione della voce e annuì. "Grazie per averci ricevuti."

"Naturalmente, mio signore. È un raro onore avere la tua presenza nel nostro..."

Bla, bla, bla.

La buona notizia fu che venne velocemente indirizzato in una zona privata con la minima interruzione. E poi ci fu da aspettare. Ma non per molto. Wrath avrebbe scommesso che Havers avesse indossato le scarpe da corsa pur di raggiungerli ovunque si trovassero.

Non che quel fifone dal culo stretto sapesse necessariamente dove trovare le Nike.

"Tutti gli ospedali devono avere, tipo, dei Monet alle pareti?" borbottò Vishous.

"Suppongo che i poster siano economici."

"In realtà è un dipinto."

Oh, Certo. Ovviamente erano nell'ala VIP. "Lascialo a Havers - è un cliché perfino da Sotheby."

"Probabilmente l'ha portato qui dal Vecchio Continente. Che idiota senza gusto. Una volta che hai visto una ninfea, le hai viste tutte. E io odio il rosa. Lo odio sul serio. Anche se il color lavanda è peggio."

Quando Wrath alzò le mani per sentire ciò che aveva intorno, pensò ai quadri impressionisti che aveva veduto in passato quando la vista ancora un po' funzionava. Quando si parla di visione sfocata - niente come l'arte imbrattata di un pittore mezzo cieco che veniva vista da uno stronzo mezzo cieco.

I surrealisti con le loro forme ben delineate sarebbero state molto meglio se lui avesse voluto -

Cavolo. Il suo cervello non voleva proprio pensare a dove si trovavano in quel momento.

"C'è un lettino da visita proprio di fronte a te."

"Non mi farò visitare," borbottò Wrath.

"Bene, il divano in seta della nonna di qualcuno è alla tua destra."

Quando si direzionò e si avviò verso il divano, pensò a quanto amava avere un intero staff di dottori in casa propria. Era un peccato che la dottoressa Jane e Manny non potessero rispondere alla sua richiesta in quel caso. E sì, suppose che avrebbe potuto ottenere l'informazione in un altro modo - ad esempio mandando Fritz a chiedere. Ma a volte l'unica strada era fare le cose con le proprie mani: voleva sentire l'odore del medico quando il maschio avrebbe parlato. Era l'unico modo per assicurarsi che stesse dicendo la verità.

"Vuoi dirmi di cosa si tratta?" chiese V

Il rumore di uno scatto fu seguito da uno sfregamento e, un attimo dopo, il profumo del tabacco turco spazzò via la maggior parte, se non tutta, dell'esalazione della candeggina di oh, tantissimi spazzoloni della Lysol.

Quando Wrath non disse una parola, V imprecò. "Lo sai, Jane può vedersela lei, qualunque cosa sia."

"Conosce il bisogno dei vampiri? No? Io non credo proprio."

Quella frase chiuse la bocca al fratello per un minuto.

In quel silenzio, Wrath sentì un opprimente bisogno di andare avanti e indietro - ma non era possibile, a meno che non volesse sbattere contro l'eccessivo mobilio di Havers.

"Parlamene."

Wrath scosse la testa. "Non ho niente da dire."

"Come se questo ti avesse mai fermato prima, vero?"

Fortunatamente, Havers scelse quel momento per entrare - solo per fermarsi all'istante non appena entrato nella sala visite.

"Perdonami..." disse a Vishous. "Ma qui non è permesso fumare."

Il tono di V era annoiato. "La nostra specie non si ammala di cancro - oppure è una notizia della ultim'ora per te?"

"È a causa delle bombole di ossigeno."

"Qui ce n'è qualcuna?"

"Ah... no."

"Beh, non me ne andrò in giro a cercarne una."

Wrath tagliò corto qualsiasi risposta. "Avete chiuso la porta?" Brutti stronzi. "Devo farti un paio di domande. E di' alla tua infermiera di andarsene, ti spiace?"

"No... naturalmente."

La paura permeò l'aria quando l'infermiera se ne andò e la porta venne chiusa, e Wrath non se la sentì di biasimare il medico per essere nervoso.

"In cosa posso servirti, mio signore?"

Wrath compose nella sua mente la figura del maschio, immaginando che Havers portasse ancora gli occhiali su quella faccia da accademico della Ivy League e quel camice bianco col nome appiccicato vicino al bavero. Come se ci si potesse confondere riguardo alla sua clinica e al suo ruolo.

"Voglio sapere cosa puoi fare per fermare il bisogno di una femmina."

Un lungo silenzio attonito.

Beh, a eccezione di V che borbottava qualcosa che, con ogni probabilità, iniziava con la lettera C e terminava con Z-Z-O.

Dopo un istante, si sentì un cigolio, come se il buon dottore si fosse seduto vicino al divano di Wrath. "Io, ah, non sono sicuro di come rispondere, mio signore."

"Spara," disse Wrath aspramente. "E in fretta. Non ho tutta la notte a disposizione."

Dei rumori silenziosi suggerirono che il maschio stava trafficando con qualcosa. Una penna? Forse uno stetoscopio? "Lei... è la, ah, femmina... è già cominciato?"

"No."

Il silenzio che seguì la sua risposta gli fece desiderare di non essere mai andato lì. Eppure non se ne sarebbe andato in quel momento, e non solo perché non aveva idea di dove si trovasse la porta. "Non è la mia shellan, comunque. Si tratta una mia amica."

Gesù Cristo, come se lui avesse contratto una malattia a trasmissione sessuale o qualche altra merdaccia simile.

Ma almeno quella frase servì a far rilassare il dottore.

Istantaneamente, le vibrazioni del maschio si calmarono e cominciò a muovere la bocca. "Non ho una bella risposta per te, sfortunatamente. Non ho trovato alcun modo per bloccare l'inizio del bisogno. Ho provato diverse droghe, anche quelle disponibili sul mercato umano - il problema è che le femmine di vampiro hanno un ormone extra che, una volta attivato, innesca una schiacciante e ampia risposta del sistema. Di conseguenza, le pillole contraccettive umane o le iniezioni non hanno alcun effetto sulle nostre femmine."

Wrath scosse la testa. Avrebbe dovuto saperlo - niente nel ciclo riproduttivo di una femmina di vampiro era semplice.

Idiota di una Vergine Scriba. Oh, sicuro, vai avanti e crea una razza di individui - e già che ci sei, perché non gli rifili qualche immensa sfiga? Fantastico.

Havers continuò, la sedia cigolò di nuovo che se stesse cambiando posizione.

"Aiutare la femmina durante la sofferenza è il solo metodo che ha funzionato. Ne vuoi un kit per la tua amica, mio signore?"

"Kit, per cosa..."

"La cura durante il bisogno."

Wrath pensò a Beth seduta in quella stanza con Layla. Solo Dio sapeva da quanto tempo andava avanti - ma più di tutto, lui aveva paura che avesse funzionato: in presenza della sua shellan il suo pene era completamente eretto. E sì, non era una cosa insolita, a eccezione del fatto che stavano litigando e il sesso era l'ultima fottuta cosa che gli girasse in mente.

Il suo flusso ormonale poteva benissimo essere già in azione.

O era così, oppure lui era paranoico.

Il che rappresentava una possibilità.

"Sì," sentì la propria voce dire: "Ne voglio uno."

Sentì che qualcosa veniva scritto su un foglio. "Adesso avrò bisogno del maschio che è responsabile per lei per firmare questo, che sia il suo hellren, suo padre o il maschio più anziano della sua casata. Non mi sento a mio agio a lasciare in giro un livello tale di narcotici - e, naturalmente, qualcuno di loro dovrà gestirli per lei. Non solo con ogni probabilità lei sarà pregiudicata dal bisogno, ma siamo onesti. In ogni caso le femmine  non riescono a ragionare lucidamente su questo tipo di eventi."

Per qualche ragione, Wrath pensò a Payne mentre lo accusava di essere un misogino.

Almeno Havers gli aveva leccato il culo alla grande al riguardo.

Oh merda, stava per apporre la propria firma? A casa quando era seduto dietro alla sua scrivania, Saxton gli segnava sempre la linea dove firmare con una serie di punti rialzati -

"Lo firmo io," s'intromise duramente V. "E la mia shellan, che è un medico come te, si occuperà di tutto."

"Tu sei sposato?" sputò tra i denti il dottore. Come se ci fossero più possibilità che un meteorite colpisse la clinica rispetto al matrimonio di V. "Intendo dire-"

"Dammi il foglio," disse Vishous. "E la tua penna."

Nel silenzio imbarazzato si sentiva soltanto lo scrivere sulla carta.

"Quanto pesa?" chiese Havers, si sentì un fruscio di carte come se stesse mettendo in ordine dei documenti.

"Non lo so," esclamò Wrath.

"Vuoi che veda la femmina in questione, mio signore? Può venire qui nel momento in cui lo ritiene più comodo, oppure potrei prestare una visita a domicilio -"

"Sessantatre chili," disse V. "E basta parlare. Lasciaci prendere la droga così possiamo uscire da qui."

Mentre Havers incespicava nei propri mocassini per lasciare in fretta la stanza, Wrath si appoggiò all'indietro fino a che la testa non colpì l'intonaco del muro alle sue spalle di cui non era consapevole.

"Vuoi dirmi cosa diamine di storia è questa adesso?" sputò tra i denti suo fratello. "Perché in questo momento sto saltando a un mucchio di conclusioni, di cui nessuno di noi due ha bisogno - visto che potresti semplicemente rispondere a questa cazzo di domanda."

"Beth ha trascorso parecchio tempo con Layla."

"Perché lei vuole..."

"Un bambino."

Una nuova boccata di tabacco turco colpì il naso di Wrath, suggerendogli che il fratello aveva ispirato a fondo. "Fai sul serio nel non volere avere un figlio?"

"Mai. Come ti suona 'mai'?"

"Come Amen, discorso chiuso." All'improvviso la scarpe di V cominciarono a girare per la stanza e, cavolo, il fatto di poter andare liberamente avanti e indietro divenne un qualcosa da invidiare. "Non è che io non rispetti Z e il loro piccolo nucleo familiare. Grazie a quelle sue due femmine, sembra quasi normale - il che è di per sé un miracolo. Quindi, ben venga, giusto? Ma quella schifezza non fa per me. Grazie a Dio Jane la pensa allo stesso modo."

"Già. Grazie a Dio."

"Beth invece no? Non siete sulla stessa barca?"

"Per niente. Lei non è ancorata neanche allo stesso porto, o nella stessa città o in una qualsiasi parte di un qualunque paese in cui alberghi la tua metafora."

Wrath si massaggiò la fronte. Da un lato, era fantastico avere qualcuno che era d'accordo con lui riguardo al problema del non avere bambini - lo faceva sentire meglio, come se non stesse facendo qualcosa di sbagliato o che non fosse crudele nei confronti di Beth. Dall'altro, il fatto che Vishous e Jane fossero d'accordo? Non che desiderasse che quella stessa merda la passasse il fratello. Per niente. Ma dannazione, se avesse potuto mettersi nei suoi panni, sarebbe stato tranquillo a vita, grazie tante.

Mentre suo fratello fumava andando avanti e indietro, e entrambi aspettavano il ritorno di Havers con le gocce per il fuori combattimento... senza alcun motivo, Wrath pensò ai genitori.

I ricordi che aveva di sua madre e suo padre rammentavano i dipinti di Norman Rockwell - beh, si doppiava l'Antico Idioma e si cambiava il set in un tema con castello medievale. Ma sì, quei due avevano avuto un rapporto perfetto. Mai discussioni, niente rabbia, solo amore.

Non si era mai messo nulla tra di loro. Né il lavoro di suo padre, né la corte che viveva a palazzo e tanto meno la cittadinanza che governavano.

Era una perfetta armonia.

Tuttavia era un'altra regola fissa nel passato in cui lui stava fallendo non dimostrandosi all'altezza -  

Uno strano rumore venne fuori dalle labbra di V, in parte un rantolo e in parte un'imprecazione.

"Ti è andato il fumo di traverso?" disse Wrath aspramente.

Proprio di fianco a lui, la sedia su cui era stato seduto Havers non cigolò, più che altro imprecò - come se V ci si fosse buttato addosso a peso morto.

"V?"

Quando il fratello infine rispose, la sua voce era bassa, troppo bassa. "Ti vedo..."

"No, no, no," sbottò Wrath. "Non voglio saperlo, V. Se stai avendo una delle tue visioni, non dirmi cosa -"

"... in un campo tutto bianco. Il bianco... è tutto intorno a te..."

Il Fado? Oh, porca troia. "Vishous -"

"... e stai parlando con -"

"Ehi! Stronzo! Ti ho sempre detto che non voglio sapere come morirò. Mi senti? Non voglio saperlo."

"- il volto dei cieli."

"Tua madre?" Cristo, sapeva che la Vergine Scriba era dispersa in azione da un po' di tempo ormai. "È tua madre?"

Merda, non voleva incoraggiarlo a continuare. "Ascolta, V, torna indietro. Non posso gestirlo, amico."

Ci fu una bassa imprecazione, come se il fratello si stesse ricompattando. "Mi spiace, quando una visione colpisce così all'improvviso, è difficile fermarla."

"È tutto a posto." Anche se non lo era per niente. Neanche lontanamente.

Perché il problema con le premonizioni di Vishous - a parte il fatto che riguardassero sempre le morti? No, era la linea temporale. Quella roba che riguardava Wrath avrebbe potuto avverarsi la prossima settimana. Il prossimo anno. Tra settecento anni a partire da quell'istante.

Se Beth fosse morta... lui non avrebbe voluto continuare a vivere -

"Tutto quel che posso dirti è che," V esalò nuovamente una nuvola di fumo, "vedo che il futuro è nelle tue mani."

Bene, almeno quello era generico e piuttosto ovvio, come l'oroscopo settimanale in una rivista - il tipo di notizia che chiunque può leggere e sentirla applicata a se stesso.

"Fammi un favore, V."

"Cosa?"

"Non vedere nulla che mi riguardi."

"Non dipende da me, lo sai."

Giustissimo. Esattamente come per il proprio futuro.

Ma la buona notizia era che... non avrebbe dovuto preoccuparsi per il bisogno di Beth. Grazie a quella miserabile, piccola visita, sarebbe stato in grado di occuparsi di lei quando fosse arrivato.


Senza correre alcun rischio di gravidanza.

6 commenti:

  1. Grazie cara CHRIS ....devo dirti che sei bravissima....le tue traduzioni sono perfette..baci

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  2. Ciao Chris! Sempre mille grazie per le tue bellissime traduzioni!
    Ne approfitto anche per dirti che sono molto interessata a venire a Vinci per la festa dell'unicorno, purtroppo non ho la certezza di riuscire, ma voglio cercare di fare un salto, magari sabato 26. Spero di poter venire! Un bacione!!!
    Ross =)

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  3. chris sei la migliore continua ti prego sto rilegendo tutto dall'inizio per prepararmi al prossimo libro the king sai sono curiosa di sapere come sarà con xcos e lyala e quando nascerà il piccolo re ti ringrazio aspetto con ansia ogni mercoledì continua non mollare ciao

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  4. Finalmente V diventa di nuovo protagonista! Mi piace quando i fratelli interagiscono tutti nella storia - Wrath sta andando fuori di testa - brava Chris e grazie Adele

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  5. Baci a tutte e grazie come al solito. SIIIIIIII, spero tanto che chi vive da quelle parti voglia venire a salutarmi. Mi farebbe un immenso piacere!!! Vi aspetto.

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  6. Brava Chris, continua così, ti prego! ... ho trovato questo capitolo un pò statico, poca azione e troppo corto per le mie aspettative ... che vuoi, mi ero abituata a mooolto di più :)

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