mercoledì 2 luglio 2014

Capitolo 13 di THE KING di J.R. Ward


The King


13

"Dimmi che si sta riprendendo."

Quando Assail parlò fissava il panorama attraverso il parabrezza della Rover, la mano destra stretta attorno all'elsa di un pugnale. Si trovavano nella periferia boscosa della provincia di Caldwell, nessun bagliore dato dalle illuminazioni domestiche penetrava attraverso le file di alberi ai lati della strada, nessun veicolo che percorreva in un senso o nell'altro la provinciale ghiacciata a doppia corsia.

Benloise si era ripreso in fretta, solo per "svenire" di nuovo. Che poteva essere una simulazione.

"Non ancora," mormorò Ehric. "Ma è vivo."

Non per molto.

"E nudo," aggiunse il guerriero.

Assail si voltò proprio mentre suo cugino abbassava il coltello da caccia. Nudo, ovviamente. Il completo su misura di Benloise era stato fatto a pezzi, il bel tessuto blu ridotto a brandelli, la camicia in seta al di sotto impossibile da usare persino come straccio per la pulizia domestica. Anche tutta la gioielleria era stata rimossa, dall'orologio di diamanti Chopard all'anello d'oro con sigillo, dal bracciale a maglie alla croce appesa alla spessa catena d'oro che portava al collo.

Il bottino era tenuto in un porta bevande insieme al cellulare a cui era stata rimossa la batteria per interrompere il segnale GPS e non consentirne la localizzazione. Gli indumenti erano stati lasciati da qualche parte.

Forse era davvero svenuto. Difficile immaginare che un uomo potesse starsene lì senza lottare dopo quello che gli stava succedendo.

"Quanto dobbiamo allontanarci?" chiese Assail.

"Credo che qui sia sufficiente," disse Ehric.

Il fratello del maschio frenò, scalò la marcia e spense il motore. Assail scese immediatamente dall'auto e si guardò intorno per assicurarsi che fossero soli. Nessuna luce proveniente da qualche abitazione. Nessun rumore relativo al traffico. Nessuno da nessuna parte.

"Spegni i fari."

Il nevischio si affievolì e la luna fece capolino attraverso le nuvole, la luce che filtrò tra i pini era più che sufficiente.

Assail rinfoderò il pugnale e scrocchiò le nocche. "Tiratelo fuori di lì."

Ehric maneggiò quel peso morto con ammirevole disinvoltura, dato che Benloise era svestito e flaccido, come un bagaglio senza maniglie.

Il grossista di stupefacenti riprese i sensi proprio nell'istante in cui fu appoggiato contro il profilo ghiacciato della Rover, e il sobbalzo che annunciò il suo risveglio gli si ripercosse in tutti gli arti, le braccia e le gambe si muovevano a scatti come quelle di una marionetta.

I cugini tennero l'uomo contro il SUV - e il grande Ricardo Benloise non sembrò più potente, proprio per nulla. In quei completi eleganti aveva sempre avuto un aspetto imponente, ma senza l'ausilio di quelle giacche e quei pantaloni creati appositamente, era solo un insieme di cavità rattrappite, la gabbia toracica che si delineava coi profili netti, la morbida pancia che si protendeva al di fuori del bacino, le ginocchia più larghe delle cosce e dei polpacci.

"Non perdiamo tempo," disse Assail in tono basso. "Dimmi dov'è lei."

Nessuna risposta. Il corpo di Benloise poteva essere debole, ma la sua mente e gli occhi erano acuti come sempre. Anche se si trovava in uno svantaggio letale, la sua volontà era inflessibile.

Ma non sarebbe durato a lungo.

Assail gli diede un manrovescio. "Dov'è lei!"

La testa di Benloise scattò al lato opposto quando si sentì il rumore dello schiaffo, il sangue schizzò la giacca di Ehric.

"Dov'è lei!" Assail percosse di nuovo il grossista, le sue nocche colpirono così forte da fargli ritornare un dolore pungente alla mano. "Dov'è lei!"

I cugini sollevarono il loro prigioniero quando quello iniziò ad afflosciarsi.

Assail strinse la gola dell'uomo e sollevò il corpo di Benloise fino a che i suoi piedi penzolarono a quindici centimetri dalla neve. "Ti ucciderò. Qui. Adesso. Se non mi dici dov'è lei."

Benloise lasciò vagare lo sguardo ma incrociò gli occhi di Assail. Eppure non disse assolutamente nulla.

Assail strinse la presa contro la gola dell'uomo. "Marisol. Dimmi dove l'hai portata."

La bocca di Benloise si spalancò alla ricerca di ossigeno, le sue braccia sottili provarono a liberarsi da quella presa, le gambe scalciarono così che i tacchi sbatterono contro l'ala posteriore della Rover.

"Marisol. Dov'è lei."

Quegli occhi non lasciarono mai quelli di Assail - al punto che, in diverse circostanze, avrebbe provato rispetto per la tenacia dell'uomo. Ora invece si sentiva carico come un parafulmine a causa della frustrazione.

"Dov'è lei!"

Con la mano libera, Assail si allungò in mezzo alle gambe dell'uomo e strinse forte i testicoli, ruotandoli.
L'urlo che uscì dalla gola di Benloise fu zittito dalla presa di Assail. E aveva voglia di fare molto di più, ma non poteva uccidere quel bastardo. Non ancora. Ordinò alla sua mano di liberare le vie respiratorie e ci volle un momento prima che le dita obbedissero al comando.

Benloise tossì e annaspò, del sangue uscì dalla ferita al labbro e gli cadde sul petto nudo.

"Dov'è lei!"

Neanche una parola in risposta. Il bastardo non voleva arrendersi. In ogni caso, non in questo modo - e quando il palmo di Assail iniziò a desiderare di brandire il pugnale, il vampiro non si fidava di se stesso nel maneggiare una lama affilata accanto a quell'uomo.

Sventrare quel figlio di puttana non era il suo fine ultimo.

Assail si avvicinò. "Voglio che tu presti particolare attenzione adesso. Ci sei?"

La testa di Benloise ciondolò, ma i suoi occhi restarono aperti - così Assail andò sul retro del SUV. Aprì il cofano, tirò fuori l'uomo legato e imbavagliato che avevano rapito prima di entrare nella galleria.

Il fratello non aveva reagito per niente. Ehric si era infiltrato in casa seguendo Eduardo e gli aveva sparato una siringa di eroina in una spessa vena del collo. Anche lui adesso era nudo e la condizione di gran lunga più in forma del suo corpo suggeriva che era sia più giovane che più vanitoso - e aveva un'abbronzatura spray sui muscoli abbastanza sviluppati.

Assail lo gettò ai piedi di Benloise.

Non si aspettava che la sorpresa lo facesse vacillare. Ma ciò che stava per accadere lo avrebbe fatto.

Mentre il maggiore dei Benloise osservava, Assail voltò l'uomo privo di coscienza sulla schiena, gli tolse il bavaglio e tirò fuori una seconda siringa. All'interno del fragile involucro c'era un liquido chiaro, era il Naloxone, l'antidoto comunemente usato nei pronto soccorso per contrastare le overdose da oppiacei - e quando lui inserì l'ago nella vena del braccio di Eduardo, non passò molto tempo che la luce tornò a rischiarare la mente dell'uomo.

Eduardo si svegliò di botto, il torace si sollevò dalla neve con un sobbalzo.

Assail strinse la mandibola dell'uomo in una stretta ferrea. "Di' ciao a tuo fratello - siamo educati."

Con gli occhi spalancati, Eduardo cominciò subito a parlare in spagnolo lo mise a tacere rivolgendogli il pugnale dritto in faccia.

"Tuo fratello ha un posto dove porta le persone per ucciderle. Dove si trova?"

"Non so di cosa stai -"

Assail strattonò l'uomo e strinse i capelli alla sommità della sua testa - Eduardo usava parecchio prodotto per tenerli pettinati, era una schifezza untuosa, ma Assail riuscì comunque a ottenere una presa passabile. Mettendo la lama sotto al mento dell'uomo, si assicurò di parlare lentamente e in maniera chiara.

"Dove porta la gente? So che c'è un posto, sicuro e riservato. Non a casa sua. Non in centro."

Il maggiore dei fratelli Benloise cominciò a vomitare parole nella sua lingua madre a Eduardo, erano parole gravi e punteggiate da respiri rabbiosi. In risposta, gli occhi di Eduardo si spalancarono ancora di più e non aveva bisogno di conoscere lo Spagnolo per afferrare il senso generale del discorso: Non dire neanche una parola o ti uccido con le mie stesse mani.

Assail s'intromise tra i due e si abbassò occhi negli occhi con Eduardo. "Ora ti faccio male."

Scegli un punto, uno qualunque.

Assail decise di cominciare dalle spalle. Con uno scatto, spinse la lama in profondità nella carne al di sotto della clavicola - una dolorosa ferita, ma non fatale.

Quando le sue orecchie iniziarono a fischiare per l'urlo dell'uomo, fermò la mano stretta sull'elsa del pugnale nel corpo dell'uomo.

"Dove si trova?" Quando non ricevette una risposta immediata, Assail ruotò il coltello. "Dove li porta?"

Continuò a ruotare la lama e ci furono altre urla.

Che fecero parlare di nuovo Ricardo, la sua voce era tagliente e rinforzava il messaggio precedente. L'agonia sarebbe stata lenta e avrebbe avuto la meglio - Assail si sarebbe assicurato che andasse così.

Allontanandosi e lasciando al povero Eddie un istante per riposarsi e recuperare, il vampiro fissò l'impugnatura della lama che saliva a scendeva sulla schiena dell'uomo per via della respirazione affaticata.

Oh, come erano caduti i potenti! Eduardo era sempre elegantemente vestito da controllore finanziario. Eppure eccolo qui, i capelli uno schifo, gli occhi iniettati di sangue, la neve sporca lungo tutto il suo corpo nudo.

Assail lo guardò con la stessa compassione che uno elargiva alla carcassa di un animale sul ciglio della strada. "Non ascoltarlo. Se lo farai, ti ucciderò lentamente. L'unico modo che hai per salvarti la pelle è dirmi quel che voglio sapere."

Ricardo abbaiò qualcosa in tono tagliente.

"Non ascoltarlo." Assail tenne lo sguardo fisso negli occhi di Eduardo. "Parla. Salva la tua vita."

Eduardo continuò a cercare di guardare suo fratello, ma Assail cambiò posizione a ogni tentativo fissando quello sguardo terrorizzato fino a che Eduardo gemette, gli occhi celati nel volto stropicciato.

Assail gli diede una ulteriore possibilità, fino a che perse la pazienza. Mise la mano sul pugnale nella schiena dell'uomo e annunciò, "Ora ti faccio male di nuovo -"

"È a nord!" urlò Eduardo. "Sulla Northway! A nord! Il lato meridionale della Iroquois Mountain! L'unica strada che conduce alla proprietà si separa dalla base. Prosegui per mezzo miglio e la vedrai!"

In piedi contro il SUV, la rabbia di Ricardo esplose, la furia era evidente in ogni sillaba anche se certe frasi si perdevano durante la traduzione.

Assail respirò profondamente attraverso il naso. Non c'era alcun odore d'imbroglio da parte di Eduardo. Sangue fresco, naturalmente, e il profumo acre e pungente del terrore. C'era anche una vergogna piuttosto toccante che ricordò ad Assail le verdure fresche fuori dal frigorifero.

L'uomo aveva detto la verità per come la conosceva.

"Mettete Ricardo sul sedile posteriore," disse Assail in modo burbero - "Aspettate," esclamò mentre i cugini obbedivano. "Voltatelo."

Assail si spostò alle spalle di Eduardo e sollevò il torso rilassato dell'uomo. Fissando negli occhi Ricardo, disse cupamente, "Tu prendi qualcosa a me, io la tolgo a te."

Con uno scatto liberò la lama della spalla dell'uomo e la passò lungo la gola di Eduardo con un taglio netto.

Ricardo provò a distogliere lo sguardo, ruotando il torso stretto tra i due gemelli.

"Questo è soltanto l'inizio, Ricardo." Assail allontanò con uno spintone l'uomo soffocato dal suo stesso sangue come spazzatura. "Abbiamo appena cominciato."

Si avvicinò a Benloise. "Tuttavia credevo fosse importante per te avere un ultimo ricordo della debolezza di tuo fratello. Pensaci solo un istante, se fosse stato forte quanto te, avrebbe potuto morire con onore. Ahimè, non era il suo destino."

Assail prese posto nel sedile anteriore del passeggero. Prese la sua fiala di cocaina.

Mentre tirava due cucchiai di polvere bianca per ogni narice, i cugini misero Ricardo sul sedile posteriore e il rumore del nastro adesivo che veniva strappato dimostrava che i suoi parenti si stavano prendendo cura di ogni particolare.

Assail allungò una mano e accese la luce interna nell'abitacolo, aprì una mappa dello stato di New York segnata con tre A rosse - e non aveva la minima idea di dove guardare.

Ehric si sedette al volante e mise il suo iPhone davanti al viso di Assail. "È un viaggio che dura cinque ore."

La testa di Assail cominciò a ronzare. Anche con Benloise in loro custodia, era terrorizzato da ciò che poteva essere stato fatto a Marisol. Cinque ore erano tantissimo tempo. Un fottutissimo tempo lungo viste le precedenti ventiquattro ore in cui era stata catturata.

Dannazione, perché Benloise doveva essere così stratega?

"Allora dobbiamo metterci in viaggio," disse Assail a denti stretti.



8 commenti:

  1. Che dire.....grazie! Sei così brava nelle traduzione da far paura!

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  2. Ma grazie... anche se non so chi sei! :D

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  3. non vedo l'ora che arrivi mercoledì prossimo, non sai niente quando sarà pubblicato spero veramente che mondolibro ci faccia una sorpresa per natale quanto la rizzoli ci farà aspettare di più fortunatamente ci sei tu.

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  4. Grazie mille per la traduzione, comunque che io sappia esce a settembre

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  5. Dubito che sia settembre anche per la Mondolibri.

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  6. Ma dite che tra gennaio e febbraio 2015 uscirà in italiano in tutte le librerie?

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  7. Chris, ti ho già detto grazie? Mille volte grazie per il lavoro che fai.

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