The King
11
Wrath raggiunse il tunnel
sotterraneo del complesso con passo pesante, le scarpe da ginnastica
rimbombavano così forte che il rumore riecheggiava intorno come un'intera banda
in marcia. Al suo fianco, George teneva il tempo, il collare tintinnava, le
zampe picchiavano contro il pavimento di cemento.
Il percorso dal centro di
addestramento alla magione durava almeno due minuti, tre o quattro se
passeggiavi con qualcuno e scambiavi quattro chiacchiere. Non questa volta.
George lo fece fermare di fronte alla porta blindata appena trenta secondi dopo
che ebbero lasciato l'ufficio passando dal retro dell'armadietto.
Salendo i bassi gradini, Wrath
toccò con la mano alla ricerca del pannello di sicurezza e digitò il codice.
Con un cha-chunk simile a quello di
un caveau bancario che si apriva, la chiusura si aprì ed essi proseguirono per
il successivo posto di blocco. Una volta superato anche quello, si ritrovarono
nell'ingresso immenso quanto una caverna e le prima cosa che Wrath fece fu
annusare l'aria.
Agnello, per il Primo Pasto. Un
camino acceso in biblioteca. Vishous che fumava una sigaretta rollata a mano
nella sala da biliardo.
Merda. Doveva dire a suo fratello
cos'era successo nella palestra con Payne. Diavolo, tecnicamente gli doveva un rytho.
Ma tutto quello poteva aspettare.
"Beth," disse Wrath al cane. "Cerca."
Entrambi ricontrollarono gli odori
presenti nell'aria.
"Sopra," ordinò lui,
nello stesso istante il cane camminò in avanti.
Quando arrivarono al pianerottolo
del secondo piano, l'odore di Beth si fece più intenso - il che confermò che
erano nella giusta direzione. La brutta notizia? Veniva da molto lontano, sul
lato sinistro.
Wrath percorse la galleria delle
statue, superò la stanza di John e Xhex e quella di Blay e Qhuinn.
Si fermarono prima di arrivare agli
appartamenti di Zsadist e Bella.
Non aveva bisogno che il cane gli
dicesse che avevano raggiunto la destinazione - e lui sapeva con esattezza di chi era la stanza davanti alla quale si
trovavano. Perfino nel corridoio gli ormoni della gravidanza avevano ispessito
l'aria, sembrava che fuori alla porta ci fosse un drappo di velluto.
Ed ecco il perché Beth si trovava
lì, giusto?
Le
femmine non hanno segreti per i compagni che rispettano.
Dannazione. Che nessuno dicesse che la sua compagna
voleva un bambino e se ne stava occupando senza neanche parlarne con lui.
Stringendo i denti, sollevò la mano
per bussare con le nocche - ma finì per prendere a pugni la porta. Una. due
volte.
"Entra," disse l'Eletta
Layla.
Wrath spalancò l'uscio e seppe con
esattezza quando la sua shellan lo
vide: il fumoso odore della colpevolezza e dell'inganno fluttuò verso di lui.
"Dobbiamo parlare,"
sbottò lui. Poi accennò col capo nella direzione in cui sperava si trovasse
Layla. "Ti prego di scusarci, Eletta."
Ci fu una piccola conversazione tra
le femmine, Beth era impacciata, Layla nervosa. E poi la sua compagna uscì da
dietro al letto e si diresse verso di lui.
Non si dissero una parola. Non
quando lei chiuse la porta alle loro spalle. Non mentre camminavano fianco a
fianco lungo il corridoio. E quando raggiunsero il suo ufficio, Wrath ordinò a
George di restare fuori prima di rinchiudere loro due là dentro.
Sebbene avesse grande familiarità
con la disposizione di quel mobilio francese da checche, Wrath mise le mani in
avanti, toccò il retro della sedie rivestite di seta e il delicato divano...
infine l'angolo della scrivania di suo padre.
Gli girò intorno e si sedette sul
trono, strinse le mani sui braccioli intagliati - li strinse talmente forte che
il legno scricchiolò in segno di protesta. "Da quanto passi del tempo con
lei?"
"Con chi?"
"Non fare finta di niente. Non
ti si addice."
L'aria si smosse nella stanza e lui
sentì i passi di Beth sul tappeto Aubusson. Mentre lei camminava avanti e
indietro, lui riusciva a figurarsela, le sopracciglia basse, la bocca stretta,
le braccia incrociate sul petto.
Il senso di colpa era svanito. E in
cambio era incazzata quanto lui.
"Perché diavolo
t'importa?" mormorò lei.
"Ho tutto il diritto di sapere
dove sei."
"Chiedo scusa?"
Puntò un dito nella sua direzione.
"È incinta."
"L'ho notato."
Il pugno di Wrath si abbatté così
violentò sulla scrivania che la cornetta del telefono andò fuori posto.
"Non puoi volere entrare nel bisogno!"
"Sì!" Beth gli urlò
contro. "Lo voglio! È un maledetto crimine?"
Wrath espirò e si sentì come se
l'avesse investito un'auto. Di nuovo.
Era incredibile come sentire la sua
più grande paura detta ad alta voce fosse così devastante.
Fece due respiri profondi, sapeva
di dover scegliere con attenzione le parole - a dispetto del fatto che le sue
ghiandole surrenali stessero pompando sufficiente adrenalina nel suo sistema da
annegarlo nel terrore.
Nel silenzio, il tu-tu-tu-riconnettimi del telefono era
forte quanto le imprecazioni che attraversavano le teste di entrambi.
Con mano tremante, Wrath cercò fino
a che non trovò la cornetta. Rimetterla a posto richiese un paio di tentativi,
ma riuscì nell'intento senza distruggere nulla.
Oh Dio, c'era silenzio nella
stanza. E per qualche ragione lui era profondamente conscio della sedia su cui
era seduto, tutto, dal duro sedile in pelle ai simboli intagliati sui
braccioli, al modo in cui la schiena veniva graffiata da quel rilievo alle sue
spalle.
"Ho bisogno che ascolti,"
disse Wrath con voce monocorde, "e sappi che giuro su Dio che è la verità.
Non ti servirò durante il tuo bisogno. Mai."
Adesso era il turno di Beth di
espirare come se l'avessero colpita all'addome. "Non posso... non posso
credere a quello che hai appena detto."
"Non succederà mai e poi mai.
Non ti metterò mai incinta."
C'erano poche cose in vita di cui
era sicuro. L'unica altra che gli veniva in mente era quanto l'amava.
"Non vuoi," disse lei
rudemente. "O non puoi?"
"Non voglio. Quindi non lo
farò."
"Wrath, non è giusto. Non puoi
dichiararlo come se fosse legge in uno dei tuoi proclami."
"Quindi dovrei mentire
riguardo ciò che sento?"
"No, ma puoi parlarne, per
l'amor di Dio. Siamo compagni e questa scelta si riflette su entrambi."
"Discuterne non cambierà quel
che sento. Se vuoi continuare a passare del tempo con l'Eletta è una tua
decisione. Ma se le voci fossero vere ed entrassi nel tuo bisogno, sappi che
verrai drogata per superarlo. Non ti
servirò."
"Gesù... come se fossi un
animale che ha bisogno di andare dal veterinario?"
"Non hai idea di cosa sono
quegli ormoni."
"Certo. Detto da un
maschio."
Lui strinse le spalle. "È un
evento biologico verificabile. Quando Layla è entrata nel suo bisogno, tutti
l'abbiamo avvertito nella casa - anche una notte e mezzo dopo che era
terminato. Marissa ha fatto uso di droghe per anni. È quel che si fa."
"Sì, quando una femmina non è
sposata, probabilmente. Ma l'ultima volta che ho controllato, c'era il mio nome
sulla tua schiena."
"Solo perché sei sposata non
vuol dire che devi avere dei bambini."
Beth tacque per un momento.
"Ti è passato per la testa solo per un secondo che potrebbe essere
importante per me? E non nel senso 'Oh, ho bisogno di un'auto nuova,"
oppure... 'Voglio tornare a scuola.' O ancora, "Che ne dici di uscire io e
te per un fottuto appuntamento una volta tanto mentre ti sparano e fai un
lavoro che odi.' Wrath, questo è il fondamento della vita."
E l'ingresso per la morte - per
lei. Così tante femmine morivano dando alla luce un bambino, e se lui l'avesse
persa -
Cazzo. Non riusciva a pensarci
neanche ipoteticamente. "Non ti darò un bambino. Posso indorarti la
pillola con una miriade di stronzate senza senso e parole lenitive, ma prima o
poi, dovrai accettarlo -"
"Accettarlo? Come se fossi stata infettata dal raffreddore da
qualcuno e dovessi rassegnarmi a tossire per un paio di giorni?" Lo
stupore nella voce di Beth era pari alla sua rabbia. "Ma ti ascolti?"
"Sono fottutamente conscio di
ogni parola che ho pronunciato. Fidati."
"Okay. Bene. Perché non ci scambiamo
i ruoli? Che ne dici... di questo - mi darai il bambino che voglio, ed è una
cosa a cui ti devi abituare.
Punto."
Wrath strinse di nuovo le spalle.
"Non puoi forzarmi a stare con te."
Quando Beth sobbalzò, lui ebbe la
strana sensazione che il loro rapporto era entrato in una nuova dimensione - e
non in senso buono. Ma non si poteva tornare indietro.
Imprecando tra i denti, Wrath
scosse la testa. "Fatti un favore e smetti di passare del tempo con quella
femmina per ore ogni notte. Se sei fortunata, non ha funzionato e possiamo
dimenticare tutto quanto -"
"Dimenticare tutto - aspetta.
Stai... stai... ti sei bevuto quel cazzo di cervello?"
Merda. La sua shellan non balbettava o incespicava, e raramente bestemmiava. Che
tripletta!
Ma questo non cambiava le cose.
"Quando pensavi di dirmelo?" pretese di sapere Wrath.
"Dirti cosa? Che sei un vero
stronzo? Proprio adesso."
"No, che stavi deliberatamente
cercando di avviare il tuo bisogno. Parlando di cose che si riflettono su entrambi."
Cosa sarebbe successo se le fosse
successo improvvisamente durante il giorno? Lui avrebbe potuto cedere e poi...
Non andava bene. Specialmente dopo
che aveva scoperto che lei passava del tempo con l'Eletta con quell'intenzione.
Wrath guardò verso Beth. "Sì,
con esattezza in quale momento sarebbe venuto fuori durante la conversazione?
Non stasera, giusto? Forse domani? No?" Wrath si allungò sulla scrivania.
"Sapevi che non volevo. Te l'avevo detto."
Beth ricominciò ad andare avanti e
indietro. Lui poteva sentire ogni suo passo. Ci volle un po' prima che lei si
fermasse.
"Sai una cosa? Adesso me ne
vado," disse lei, "e non perché devo uscire stasera. È meglio se ti
sto lontana per un po'. E poi, quando sarò tornata, ne riparleremo - entrambi i
lati del problema - no!" ordinò Beth quando lo vide aprire la bocca.
"Non dire un'altra dannata parola. Se lo fai, ho la sensazione che farò i
bagagli e me ne andrò per sempre."
"Dove stai andando?"
"Contrariamente a un credo
popolare, non hai il diritto di sapere dove sono ogni secondo del giorno e
della notte. Specialmente dopo questa diatriba."
Imprecando di nuovo, Wrath si tolse
gli occhiali a mascherina e si massaggiò il ponte del naso. "Beth,
ascolta, io voglio solo -"
"Oh, ho ascoltato più che
abbastanza. Quindi fai a entrambi un favore e resta dove sei. A questo punto,
quella scrivania e quella sedia dura sono tutto quel che avrai in ogni caso.
Potresti dover abituarti a loro."
Wrath chiuse la bocca. La sentì
uscire. Sentì le porte chiudersi forte al suo passaggio.
Stava per schizzare in piedi e
seguirla, ma ricordò che la dottoressa Jane aveva detto qualcosa riguardo una
risonanza magnetica a John Matthew in quell'ospedale umano. Doveva essere lì
che Beth stava andando - aveva detto che per lei era importante andare insieme
al fratello.
All'improvviso ricordò la crisi e
cosa era successo durante. Si era confrontato con Qhuinn subito dopo l'episodio
riguardo ciò che John aveva provato a comunicare a Beth - se veniva detto
qualcosa alla sua shellan, lui voleva
conoscere i dettagli, grazie tante.
Ti
terrò al sicuro. Mi occuperò di te.
Okay, quel file andava sotto le
parole ECheCazzo. Normalmente, non aveva problemi con John Matthew. In effetti
gli era sempre piaciuto il ragazzo - al punto che era stato spaventosamente
facile accettare che un guerriero muto entrasse nelle loro vite - e ci
rimanesse.
Affidabile. Una bella testa sulle
spalle. E la mancanza di voce non era un problema ad eccezione di Wrath, perché
ovviamente, non potendo vedere, non riusciva a leggergli le mani.
Oh, e riguardo al test sanguigno
che diceva che era figlio di Darius? Più tempo si trascorreva col ragazzo, più
era chiaro che ci fosse una connessione tra i due.
Ma lui partiva con la battuta da
figlio di puttana se un qualsiasi maschio provava a mettersi tra lui e la sua
compagna, fratello di sangue oppure no. Lui
sarebbe stato l'unico a tenere al sicuro Beth e a occuparsi di lei. Nessun
altro. E in seguito ne avrebbe parlato con John... anche se la cosa più strana
era che il ragazzo non sembrava nemmeno sapere cosa avesse detto. John non era
così ferrato sull'Antico Idioma da intrattenerci una conversazione, eppure sia
Blay che Qhuinn avevano confermato che era quello che stava sillabando.
Ma vabbè. John doveva avere qualche
tipo di cura, e da parte di Beth, lui non sarebbe stato un problema. Eppure, la
storia del bambino...
Ci volle parecchio prima che Wrath
riuscisse a liberare le mani che aveva artigliato ai braccioli del trono, e
quando lo fece, gli bruciavano le giunture.
A
questo punto, quella scrivania e quella sedia dura sono tutto quel che avrai in
ogni caso.
Che casino. Ma la conclusione, la
verità lapalissiana era che... non poteva perderla a causa della gravidanza. E
per quanto fosse brutta questa frattura che si era creata tra di loro, almeno
entrambi erano ancora vivi e così sarebbero stati a lungo. Non avrebbe mai e poi
mai rischiato volontariamente la vita di Beth per un ipotetico figlio o figlia
- che, in ogni caso, presumendo che sopravvivesse al cambiamento, avrebbe
sofferto a causa dell'eredità regale quanto aveva sofferto lui.
E quella era l'altra motivazione.
Non aveva alcuna voglia di condannare un innocente a tutta la merda relativa al
Re. Gli aveva rovinato la vita - e quella non era un'eredità che voleva
condividere con qualcuno che avrebbe di sicuro amato quasi quanto la sua shellan -
Spostandosi sul trono, abbassò lo
sguardo su se stesso - e aggrottò la fronte.
Anche se non riusciva a vedere
niente realizzò che... aveva un'erezione. Una pulsante e dura erezione stava
premendo contro la patta dei suoi pantaloni in pelle.
Come se avesse un posto dove
andare. All'istante.
Poggiando la testa sulle mani
aperte, Wrath capì esattamente cosa significava.
"Oh... Dio... no."
* * *
"Hai bisogno di nutrirti?"
Mentre l'Eletta Selena aspettava la
risposta alla propria domanda, fece del suo meglio per ignorare il fatto che
l'incredibile maschio con la pelle scura che aveva davanti era nudo. Doveva
esserlo. Aveva le lenzuola poggiate suoi fianchi, il petto era scoperto, i
pettorali cesellati e le spalle muscolose erano illuminati dalla lieve luce che
brillava in un angolo della stanza.
Era difficile immaginare perché si preoccupasse
di cosa c'era sotto la vita.
Beata Vergine Scriba, che meraviglia
per gli occhi era! E una rivelazione - anche se non a causa della sua ignoranza
o ingenuità. Poteva aver vissuto come una reclusa nel Santuario dalla sua
nascita, un secolo prima, ma come ehros,
conosceva i meccanismi del sesso.
Indipendentemente dalla
preparazione, tuttavia, l'atto vero e proprio non era parte del suo destino.
Il precedente Primale era stato ucciso durante un assalto appena dopo che lei
era diventata adulta, e non c'era stato un rimpiazzo per decine e decine di
anni. Poi, quando aveva assunto il ruolo, Phury aveva cambiato ogni regola
liberandole, e prendendo per sé una shellan
in quanto era monogamo.
Si era sempre domandata come fosse
il sesso. E ora, guardando Trez, capì nel profondo di se stessa, perché le
femmine si sottomettevano. Perché le sue sorelle si preparavano con cura ed
erano pronte a svolgere il loro "compito." Perché in seguito
tornavano nel dormitorio con la luminosità nella pelle, nei capelli, nei
sorrisi e nelle anime.
Era irresistibile poter vivere
questa esperienza di prima mano -
All'improvviso si rese conto che
non le aveva ancora risposto.
Quando lui continuò a guardarla,
Selena si chiese se lo aveva in qualche modo offeso. Ma come? Aveva capito che
non aveva una compagna. Era venuto in quella casa con suo fratello, non con una
shellan, e mai una femmina era
entrata in quegli appartamenti.
Non che stesse controllando ogni
sua mossa.
Solo la maggior parte.
Mentre le sue guance arrossivano,
disse a se stessa che di sicuro aveva bisogno di una vena dopo tutto ciò che
aveva patito, vero? Infatti, i segni della sofferenza si vedevano sul suo
viso... quel bellissimo volto dai lineamenti duri con gli occhi scuri a
mandorla, le labbra scolpite e gli zigomi alti, la mascella prominente...
Selena si perse tra i suoi
pensieri.
"Non intendevi dirlo," esclamò
lui rudemente.
Il tono delle sue parole era più
profondo del solito ed ebbe uno strano effetto su di lei. All'improvviso, tutto
il rossore sulle sue guance sbocciò all'interno del suo corpo, riscaldandola e alleggerendo
parte delle sue paure riguardo al futuro.
"Sì, invece," sentì dire
alla sua stessa voce.
E non sarebbe stato un compito da portare
a termine. No, in quel silenzioso, lieve spazio tra di loro, lei lo voleva - al
suo collo, non al polso -
Follia, la avvisò una vocina
interna. Non era appropriato, e non solo perché confondeva le ragioni del suo
compito in quella casa.
Chiudendo gli occhi, Selena odiò il
fatto che, per tutto quel che era saggio, lei avrebbe dovuto voltarsi e uscire da quella stanza. Questo maschio, questo
glorioso maschio capace di sciogliere anche la sua rigidità, non era il suo
futuro. Neanche il Primale lo era - o nessun altro maschio.
Il suo futuro era stato determinato
anche prima che fosse avvolta dalla tunica come Eletta.
Dopo un lungo momento, Trez scosse
la testa. "No. Ma ti ringrazio."
Il rifiuto le fece venire la
nausea. Aveva forse percepito i desideri inappropriati da parte sua? Eppure...
avrebbe giurato di aver percepito una similitudine. L'aveva fermata sulle scale
quell'unica volta, ed era stata così sicura che lui avrebbe voluto...
Bene, almeno allora era riuscita a
cercare di dissuaderlo.
Eppure, dopo un allontanamento
imbarazzante, il modo in cui lui la guardava era cambiato, il suo sguardo si
attardava su lei, indugiandovi, e da allora lei aveva iniziato a osservarlo
nascosta dalle ombre.
Non la stava guardando in quel modo
adesso.
Ed era cambiato quando lei gli
aveva fatto quell'offerta. Perché?
"Farai meglio ad andare."
Trez indicò col mento la porta. "Ora mangerò qualcosa e poi starò
meglio."
"Ti ho offeso?"
"Oh, Dio, no." Lui chiuse
gli occhi e scosse la testa. "Solo non voglio che..."
Selena non afferrò il resto di
qualunque cosa stesse dicendo, perché si massaggiò il viso, soffocando le
parole.
Improvvisamente, Selena pensò ai
libri che aveva letto nella biblioteca sacra del Santuario. C'erano tantissimi
dettagli sulle vite vissute sulla Terra. Così piene e sorprendenti, le notti e
i giorni. Storie talmente vivide al punto che le sembrava di poter allungare un
braccio e toccarle su quell'altro piano dell'esistenza. Era stata affamata del
mondo terreno, scoprendo una dipendenza nei confronti di queste storie in tutte
le loro magnificenze e le loro tristezze. A differenza di molte delle sue
sorelle, che a malapena registravano quel che veniva mostrato nel leggere le
ciotole piene d'acqua, Selena era stata vorace nel suo tempo libero, studiando
il mondo moderno, le parole usate, il modo di vivere della gente.
Aveva sempre creduto che quello era
quanto di più vicino sarebbe mai arrivata alla libertà di scelta e a ogni tipo
di destino.
Ed era ancora vero, anche dopo la
liberazione da parte di Phury.
"Maledizione, femmina, non
guardarmi in quel modo," gemette Trez.
"In quale modo?"
Le sembrò che lui ruotasse i
fianchi, e quando borbottò qualcosa che lei non capì, Selena respirò
profondamente - e, beata Vergine Scriba, l'odore che proveniva da lui pareva
ambrosia per il suo naso.
"Selena, piccola, devi
andartene. Per favore."
Trez s'inarcò contro i cuscini, il
suo magnifico petto s'indurì, le vene nel collo si gonfiarono. "Per favore."
Ovviamente stava soffrendo - e in
qualche modo era lei la causa.
Selena armeggiò con la tunica per
tenerla al suo posto mentre si alzava in piedi. Con un inchino imbarazzato,
chinò il capo. "Ma naturalmente."
Selena non ricordava di aver
lasciato la stanza o di aver chiuso la porta, ma doveva averlo fatto. Si
ritrovò nel corridoio, a metà strada tra la porta blindata che conduceva agli
appartamenti privati della famiglia reale e alla scala che l'avrebbe condotta
al secondo piano...
Subito dopo, si ritrovò al
Santuario.
In realtà, fu una sorpresa. Di
solito, quando terminava di svolgere le sue mansioni sulla Terra, ritornava
alla proprietà di Rehvenge su al nord. Le piaceva la biblioteca che c'era là -
i libri di narrativa e le biografie erano altrettanto avvincenti, ma in qualche
modo meno indiscreti dei volumi tenuti al Santuario.
Ma qualcosa dentro di lei l'aveva
condotta nella sua vecchia abitazione.
Quanto era cambiato il Santuario,
pensò, guardandosi attorno. Non era più un bastione monocromatico - ora solo
gli edifici, costruiti in marmo purissimo, erano bianchi. Qualunque cosa
brillava di mille colori, dal verde smeraldo dell'erba al giallo, rosa e viola
dei tulipani, all'azzurro chiaro dell'acqua nelle vasche. Ma lo sfondo era lo
stesso. Il tempio privato del Primale rimaneva chiuso da entrambi i portici e
l'enorme biblioteca in marmo era chiusa al pari degli appartamenti privati
della Vergine Scriba. In lontananza, i dormitori dove le Elette riposavano e
consumavano i pasti erano adiacenti ai bagni e alla piscina riflettente. E di
fronte a tutto quello c'era la vasta tesoreria con i suoi oggetti, le rarità e
le ceste piene di pietre preziose.
Oh, che ironia. Ora che era pieno
di colori da far gioire gli occhi? Tutto era senza vita, le Elette avevano spiegato
le loro ali e lasciato il nido.
Nessuno aveva idea di dove fosse la
Vergine Scriba - nessuno aveva neanche il coraggio di chiedere.
La sua assenza era strana e
sconcertante. Eppure era comunque benvenuta.
Quando i piedi di Selena iniziarono
a camminare, era chiaro che avesse una destinazione in mente, senza esserne cosciente.
Almeno quello non era insolito. Era una pensierosa, Selena, perché di solito
cominciava a pensare a quel che aveva visto nelle sfere piene d'acqua o a quel
che aveva letto in quei volumi rilegati in pelle.
Tuttavia, al momento non pensava
alle vite degli altri.
Quel maschio dalla pelle scura
era... beh, sembrava non ci fossero parole sufficienti per descriverlo a
scapito del suo immenso lessico. E le immagini richiamate in quella camera da
letto appena lasciata erano come quei nuovi colori che si trovavano là - una
rivelazione della bellezza.
Coi pensieri focalizzati su Trez,
Selena continuò a passeggiare, superò le sale di scrittura, il prato adiacente
si dormitori e proseguì fino al confine con la foresta che, se ci si addentrava
all'interno, per magia si compariva nello stesso punto da cui si era entrati.
Continuò ad avanzare fino a che fu
troppo tardi per accorgersi di dove l'avevano condotta i piedi.
Il cimitero nascosto aveva
pergolati su ogni lato, la collinetta nascosta di proposito alla vista da un'intricata
rete di fogliame verde e spessa quanto un prato verticale. L'ingresso era
ugualmente ostacolato da un arco intrecciato di rose rampicanti e il sentiero
di ciottoli che serpeggiava all'interno era ampio a malapena per il passaggio
di una singola persona.
Selena non voleva andare là -
I piedi si mossero di propria
volontà, andarono avanti come se servissero uno scopo più importante.
Entro i confini degli alberi che
abbracciavano il cimitero delimitandolo, l'aria era mite come al solito, eppure
lei fu scossa da un brivido.
Si strinse le braccia attorno al
corpo, Selena odiava tutto di quel posto - soprattutto l'immobilità dei
monumenti. In posa sui piedistalli di pietra bianca, c'erano forme femminili in
varie pose, le loro braccia aggraziate e le gambe piegate in un modo o in un
altro sui corpi nudi. Le espressioni delle statue erano serene, dalle palpebre
immobili, gli occhi guardavano l'aldilà nel Fado, le labbra con gli stessi,
malinconici sorrisi.
Selena pensò di nuovo al maschio in
quel letto. Così vivo. Così vitale.
Perché era andata lì? Perché,
perché, perché... al cimitero -
Le ginocchia cedettero nello stesso
istante in cui le lacrime sgorgarono dal suo cuore, piangendo toccò il terreno
morbido, i singhiozzi tormentati le fecero dolere la gola.
Fu ai piedi delle sue sorelle che
percepì il destino della sua morte prematura.
Durante il corso della sua
vita, aveva creduto che tutte le
sfaccettature della sua imminente scomparsa fossero state esplorate.
Stare vicino a Trez Latimer le
aveva fatto comprendere che si sbagliava.
Ragazze, lo confesso: sebbene conoscessi già la storia, Selena mi ha straziata!
RispondiEliminaQuale storia???
RispondiEliminaHo già letto The King, ma tradurre il dolore di Selena è stato devastante.
RispondiEliminacontinua le tue traduzioni mi sono d,aiuto spero solo che presto esca il libro almeno come mondolibri e inoltre vorrei sapere se the king e l.ultimo volume della serie oppure se continua ti ringrazio per le tue traduzioni aspetto con ansia ogni mercoledì.
RispondiEliminaMi sa che The King non sia l'ultimo... Per me almeno uno o due, ancora, ci saranno. Ma sono mie ipotesi, basate sul fatto che la Ward ha messo un mare di carne al fuoco. Infatti, a mio parere e visto che lei è (o almeno a me pare sia così) una scrittrice molto attenta ai particolari, trovo che non possa far "chiudere" diverse questioni in un lampo... Sarebbero "tirate via"... Però, ripeto, è la mia opinione.
RispondiEliminaSe tu, Chris, hai notizie su questo punto.. Magari! E grazieeee!
Un bacione a tutte! Ross =)
Altro che strazio! cara Chris - povera Selena - destino crudele - ma la vergine scriba che ci sta a fare se non può salvare una Sua preziosa creatura!!!!! e poi con Wrath siamo al dunque? Brrrrrr prevedo cavoli amari per la coppia reale - grazie Christiana per il tuo meraviglioso lavoro evvvviva il mercoledì - baci Adele
RispondiEliminaNon mi dire che Selena muore ti prego! Mi sono già affezionata al suo personaggio :'(
RispondiEliminaOggi è mercoledì *.*
RispondiEliminaLa vergine Scriba ci ha abituate a strane, bizzarre soluzioni pur di tenere "vive" le protagoniste delle coppie seguite nella saga. Forse anche questa volta troverà una via del tutto inaspettata ... oppure qualcuno dovrà morire
RispondiElimina