mercoledì 18 giugno 2014

Capitolo 11 di THE KING di J.R. Ward



The King


11

Wrath raggiunse il tunnel sotterraneo del complesso con passo pesante, le scarpe da ginnastica rimbombavano così forte che il rumore riecheggiava intorno come un'intera banda in marcia. Al suo fianco, George teneva il tempo, il collare tintinnava, le zampe picchiavano contro il pavimento di cemento.

Il percorso dal centro di addestramento alla magione durava almeno due minuti, tre o quattro se passeggiavi con qualcuno e scambiavi quattro chiacchiere. Non questa volta. George lo fece fermare di fronte alla porta blindata appena trenta secondi dopo che ebbero lasciato l'ufficio passando dal retro dell'armadietto.

Salendo i bassi gradini, Wrath toccò con la mano alla ricerca del pannello di sicurezza e digitò il codice. Con un cha-chunk simile a quello di un caveau bancario che si apriva, la chiusura si aprì ed essi proseguirono per il successivo posto di blocco. Una volta superato anche quello, si ritrovarono nell'ingresso immenso quanto una caverna e le prima cosa che Wrath fece fu annusare l'aria.

Agnello, per il Primo Pasto. Un camino acceso in biblioteca. Vishous che fumava una sigaretta rollata a mano nella sala da biliardo.

Merda. Doveva dire a suo fratello cos'era successo nella palestra con Payne. Diavolo, tecnicamente gli doveva un rytho.

Ma tutto quello poteva aspettare.

"Beth," disse Wrath al cane. "Cerca."

Entrambi ricontrollarono gli odori presenti nell'aria.
"Sopra," ordinò lui, nello stesso istante il cane camminò in avanti.

Quando arrivarono al pianerottolo del secondo piano, l'odore di Beth si fece più intenso - il che confermò che erano nella giusta direzione. La brutta notizia? Veniva da molto lontano, sul lato sinistro.

Wrath percorse la galleria delle statue, superò la stanza di John e Xhex e quella di Blay e Qhuinn.

Si fermarono prima di arrivare agli appartamenti di Zsadist e Bella.

Non aveva bisogno che il cane gli dicesse che avevano raggiunto la destinazione - e lui sapeva con esattezza di chi era la stanza davanti alla quale si trovavano. Perfino nel corridoio gli ormoni della gravidanza avevano ispessito l'aria, sembrava che fuori alla porta ci fosse un drappo di velluto.

Ed ecco il perché Beth si trovava lì, giusto?

Le femmine non hanno segreti per i compagni che rispettano.

Dannazione. Che nessuno dicesse che la sua compagna voleva un bambino e se ne stava occupando senza neanche parlarne con lui.

Stringendo i denti, sollevò la mano per bussare con le nocche - ma finì per prendere a pugni la porta. Una. due volte.

"Entra," disse l'Eletta Layla.

Wrath spalancò l'uscio e seppe con esattezza quando la sua shellan lo vide: il fumoso odore della colpevolezza e dell'inganno fluttuò verso di lui.

"Dobbiamo parlare," sbottò lui. Poi accennò col capo nella direzione in cui sperava si trovasse Layla. "Ti prego di scusarci, Eletta."

Ci fu una piccola conversazione tra le femmine, Beth era impacciata, Layla nervosa. E poi la sua compagna uscì da dietro al letto e si diresse verso di lui.

Non si dissero una parola. Non quando lei chiuse la porta alle loro spalle. Non mentre camminavano fianco a fianco lungo il corridoio. E quando raggiunsero il suo ufficio, Wrath ordinò a George di restare fuori prima di rinchiudere loro due là dentro.

Sebbene avesse grande familiarità con la disposizione di quel mobilio francese da checche, Wrath mise le mani in avanti, toccò il retro della sedie rivestite di seta e il delicato divano... infine l'angolo della scrivania di suo padre.

Gli girò intorno e si sedette sul trono, strinse le mani sui braccioli intagliati - li strinse talmente forte che il legno scricchiolò in segno di protesta. "Da quanto passi del tempo con lei?"

"Con chi?"

"Non fare finta di niente. Non ti si addice."

L'aria si smosse nella stanza e lui sentì i passi di Beth sul tappeto Aubusson. Mentre lei camminava avanti e indietro, lui riusciva a figurarsela, le sopracciglia basse, la bocca stretta, le braccia incrociate sul petto.

Il senso di colpa era svanito. E in cambio era incazzata quanto lui.

"Perché diavolo t'importa?" mormorò lei.

"Ho tutto il diritto di sapere dove sei."

"Chiedo scusa?"

Puntò un dito nella sua direzione. "È incinta."

"L'ho notato."

Il pugno di Wrath si abbatté così violentò sulla scrivania che la cornetta del telefono andò fuori posto. "Non puoi volere entrare nel bisogno!"

"Sì!" Beth gli urlò contro. "Lo voglio! È un maledetto crimine?"

Wrath espirò e si sentì come se l'avesse investito un'auto. Di nuovo.

Era incredibile come sentire la sua più grande paura detta ad alta voce fosse così devastante.

Fece due respiri profondi, sapeva di dover scegliere con attenzione le parole - a dispetto del fatto che le sue ghiandole surrenali stessero pompando sufficiente adrenalina nel suo sistema da annegarlo nel terrore.

Nel silenzio, il tu-tu-tu-riconnettimi del telefono era forte quanto le imprecazioni che attraversavano le teste di entrambi.

Con mano tremante, Wrath cercò fino a che non trovò la cornetta. Rimetterla a posto richiese un paio di tentativi, ma riuscì nell'intento senza distruggere nulla.

Oh Dio, c'era silenzio nella stanza. E per qualche ragione lui era profondamente conscio della sedia su cui era seduto, tutto, dal duro sedile in pelle ai simboli intagliati sui braccioli, al modo in cui la schiena veniva graffiata da quel rilievo alle sue spalle.

"Ho bisogno che ascolti," disse Wrath con voce monocorde, "e sappi che giuro su Dio che è la verità. Non ti servirò durante il tuo bisogno. Mai."

Adesso era il turno di Beth di espirare come se l'avessero colpita all'addome. "Non posso... non posso credere a quello che hai appena detto."

"Non succederà mai e poi mai. Non ti metterò mai incinta."

C'erano poche cose in vita di cui era sicuro. L'unica altra che gli veniva in mente era quanto l'amava.

"Non vuoi," disse lei rudemente. "O non puoi?"

"Non voglio. Quindi non lo farò."

"Wrath, non è giusto. Non puoi dichiararlo come se fosse legge in uno dei tuoi proclami."

"Quindi dovrei mentire riguardo ciò che sento?"

"No, ma puoi parlarne, per l'amor di Dio. Siamo compagni e questa scelta si riflette su entrambi."

"Discuterne non cambierà quel che sento. Se vuoi continuare a passare del tempo con l'Eletta è una tua decisione. Ma se le voci fossero vere ed entrassi nel tuo bisogno, sappi che verrai drogata per superarlo. Non ti servirò."

"Gesù... come se fossi un animale che ha bisogno di andare dal veterinario?"

"Non hai idea di cosa sono quegli ormoni."

"Certo. Detto da un maschio."

Lui strinse le spalle. "È un evento biologico verificabile. Quando Layla è entrata nel suo bisogno, tutti l'abbiamo avvertito nella casa - anche una notte e mezzo dopo che era terminato. Marissa ha fatto uso di droghe per anni. È quel che si fa."

"Sì, quando una femmina non è sposata, probabilmente. Ma l'ultima volta che ho controllato, c'era il mio nome sulla tua schiena."

"Solo perché sei sposata non vuol dire che devi avere dei bambini."

Beth tacque per un momento. "Ti è passato per la testa solo per un secondo che potrebbe essere importante per me? E non nel senso 'Oh, ho bisogno di un'auto nuova," oppure... 'Voglio tornare a scuola.' O ancora, "Che ne dici di uscire io e te per un fottuto appuntamento una volta tanto mentre ti sparano e fai un lavoro che odi.' Wrath, questo è il fondamento della vita."

E l'ingresso per la morte - per lei. Così tante femmine morivano dando alla luce un bambino, e se lui l'avesse persa -

Cazzo. Non riusciva a pensarci neanche ipoteticamente. "Non ti darò un bambino. Posso indorarti la pillola con una miriade di stronzate senza senso e parole lenitive, ma prima o poi, dovrai accettarlo -"

"Accettarlo? Come se fossi stata infettata dal raffreddore da qualcuno e dovessi rassegnarmi a tossire per un paio di giorni?" Lo stupore nella voce di Beth era pari alla sua rabbia. "Ma ti ascolti?"

"Sono fottutamente conscio di ogni parola che ho pronunciato. Fidati."

"Okay. Bene. Perché non ci scambiamo i ruoli? Che ne dici... di questo - mi darai il bambino che voglio, ed è una cosa a cui ti devi abituare. Punto."

Wrath strinse di nuovo le spalle. "Non puoi forzarmi a stare con te."

Quando Beth sobbalzò, lui ebbe la strana sensazione che il loro rapporto era entrato in una nuova dimensione - e non in senso buono. Ma non si poteva tornare indietro.
Imprecando tra i denti, Wrath scosse la testa. "Fatti un favore e smetti di passare del tempo con quella femmina per ore ogni notte. Se sei fortunata, non ha funzionato e possiamo dimenticare tutto quanto -"

"Dimenticare tutto - aspetta. Stai... stai... ti sei bevuto quel cazzo di cervello?"

Merda. La sua shellan non balbettava o incespicava, e raramente bestemmiava. Che tripletta!

Ma questo non cambiava le cose. "Quando pensavi di dirmelo?" pretese di sapere Wrath.

"Dirti cosa? Che sei un vero stronzo? Proprio adesso."

"No, che stavi deliberatamente cercando di avviare il tuo bisogno. Parlando di cose che si riflettono su entrambi."

Cosa sarebbe successo se le fosse successo improvvisamente durante il giorno? Lui avrebbe potuto cedere e poi...

Non andava bene. Specialmente dopo che aveva scoperto che lei passava del tempo con l'Eletta con quell'intenzione.

Wrath guardò verso Beth. "Sì, con esattezza in quale momento sarebbe venuto fuori durante la conversazione? Non stasera, giusto? Forse domani? No?" Wrath si allungò sulla scrivania. "Sapevi che non volevo. Te l'avevo detto."

Beth ricominciò ad andare avanti e indietro. Lui poteva sentire ogni suo passo. Ci volle un po' prima che lei si fermasse.

"Sai una cosa? Adesso me ne vado," disse lei, "e non perché devo uscire stasera. È meglio se ti sto lontana per un po'. E poi, quando sarò tornata, ne riparleremo - entrambi i lati del problema - no!" ordinò Beth quando lo vide aprire la bocca. "Non dire un'altra dannata parola. Se lo fai, ho la sensazione che farò i bagagli e me ne andrò per sempre."

"Dove stai andando?"

"Contrariamente a un credo popolare, non hai il diritto di sapere dove sono ogni secondo del giorno e della notte. Specialmente dopo questa diatriba."

Imprecando di nuovo, Wrath si tolse gli occhiali a mascherina e si massaggiò il ponte del naso. "Beth, ascolta, io voglio solo -"

"Oh, ho ascoltato più che abbastanza. Quindi fai a entrambi un favore e resta dove sei. A questo punto, quella scrivania e quella sedia dura sono tutto quel che avrai in ogni caso. Potresti dover abituarti a loro."

Wrath chiuse la bocca. La sentì uscire. Sentì le porte chiudersi forte al suo passaggio.

Stava per schizzare in piedi e seguirla, ma ricordò che la dottoressa Jane aveva detto qualcosa riguardo una risonanza magnetica a John Matthew in quell'ospedale umano. Doveva essere lì che Beth stava andando - aveva detto che per lei era importante andare insieme al fratello.

All'improvviso ricordò la crisi e cosa era successo durante. Si era confrontato con Qhuinn subito dopo l'episodio riguardo ciò che John aveva provato a comunicare a Beth - se veniva detto qualcosa alla sua shellan, lui voleva conoscere i dettagli, grazie tante.

Ti terrò al sicuro. Mi occuperò di te.

Okay, quel file andava sotto le parole ECheCazzo. Normalmente, non aveva problemi con John Matthew. In effetti gli era sempre piaciuto il ragazzo - al punto che era stato spaventosamente facile accettare che un guerriero muto entrasse nelle loro vite - e ci rimanesse.

Affidabile. Una bella testa sulle spalle. E la mancanza di voce non era un problema ad eccezione di Wrath, perché ovviamente, non potendo vedere, non riusciva a leggergli le mani.

Oh, e riguardo al test sanguigno che diceva che era figlio di Darius? Più tempo si trascorreva col ragazzo, più era chiaro che ci fosse una connessione tra i due.

Ma lui partiva con la battuta da figlio di puttana se un qualsiasi maschio provava a mettersi tra lui e la sua compagna, fratello di sangue oppure no. Lui sarebbe stato l'unico a tenere al sicuro Beth e a occuparsi di lei. Nessun altro. E in seguito ne avrebbe parlato con John... anche se la cosa più strana era che il ragazzo non sembrava nemmeno sapere cosa avesse detto. John non era così ferrato sull'Antico Idioma da intrattenerci una conversazione, eppure sia Blay che Qhuinn avevano confermato che era quello che stava sillabando.

Ma vabbè. John doveva avere qualche tipo di cura, e da parte di Beth, lui non sarebbe stato un problema. Eppure, la storia del bambino...

Ci volle parecchio prima che Wrath riuscisse a liberare le mani che aveva artigliato ai braccioli del trono, e quando lo fece, gli bruciavano le giunture.

A questo punto, quella scrivania e quella sedia dura sono tutto quel che avrai in ogni caso.

Che casino. Ma la conclusione, la verità lapalissiana era che... non poteva perderla a causa della gravidanza. E per quanto fosse brutta questa frattura che si era creata tra di loro, almeno entrambi erano ancora vivi e così sarebbero stati a lungo. Non avrebbe mai e poi mai rischiato volontariamente la vita di Beth per un ipotetico figlio o figlia - che, in ogni caso, presumendo che sopravvivesse al cambiamento, avrebbe sofferto a causa dell'eredità regale quanto aveva sofferto lui.

E quella era l'altra motivazione. Non aveva alcuna voglia di condannare un innocente a tutta la merda relativa al Re. Gli aveva rovinato la vita - e quella non era un'eredità che voleva condividere con qualcuno che avrebbe di sicuro amato quasi quanto la sua shellan -

Spostandosi sul trono, abbassò lo sguardo su se stesso - e aggrottò la fronte.

Anche se non riusciva a vedere niente realizzò che... aveva un'erezione. Una pulsante e dura erezione stava premendo contro la patta dei suoi pantaloni in pelle.

Come se avesse un posto dove andare. All'istante.

Poggiando la testa sulle mani aperte, Wrath capì esattamente cosa significava.
"Oh... Dio... no."

*    *    *


"Hai bisogno di nutrirti?"

Mentre l'Eletta Selena aspettava la risposta alla propria domanda, fece del suo meglio per ignorare il fatto che l'incredibile maschio con la pelle scura che aveva davanti era nudo. Doveva esserlo. Aveva le lenzuola poggiate suoi fianchi, il petto era scoperto, i pettorali cesellati e le spalle muscolose erano illuminati dalla lieve luce che brillava in un angolo della stanza.

Era difficile immaginare perché si preoccupasse di cosa c'era sotto la vita.

Beata Vergine Scriba, che meraviglia per gli occhi era! E una rivelazione - anche se non a causa della sua ignoranza o ingenuità. Poteva aver vissuto come una reclusa nel Santuario dalla sua nascita, un secolo prima, ma come ehros, conosceva i meccanismi del sesso.

Indipendentemente dalla preparazione, tuttavia, l'atto vero e proprio non era parte del suo destino. Il precedente Primale era stato ucciso durante un assalto appena dopo che lei era diventata adulta, e non c'era stato un rimpiazzo per decine e decine di anni. Poi, quando aveva assunto il ruolo, Phury aveva cambiato ogni regola liberandole, e prendendo per sé una shellan in quanto era monogamo.

Si era sempre domandata come fosse il sesso. E ora, guardando Trez, capì nel profondo di se stessa, perché le femmine si sottomettevano. Perché le sue sorelle si preparavano con cura ed erano pronte a svolgere il loro "compito." Perché in seguito tornavano nel dormitorio con la luminosità nella pelle, nei capelli, nei sorrisi e nelle anime.

Era irresistibile poter vivere questa esperienza di prima mano -

All'improvviso si rese conto che non le aveva ancora risposto.

Quando lui continuò a guardarla, Selena si chiese se lo aveva in qualche modo offeso. Ma come? Aveva capito che non aveva una compagna. Era venuto in quella casa con suo fratello, non con una shellan, e mai una femmina era entrata in quegli appartamenti.

Non che stesse controllando ogni sua mossa.

Solo la maggior parte.

Mentre le sue guance arrossivano, disse a se stessa che di sicuro aveva bisogno di una vena dopo tutto ciò che aveva patito, vero? Infatti, i segni della sofferenza si vedevano sul suo viso... quel bellissimo volto dai lineamenti duri con gli occhi scuri a mandorla, le labbra scolpite e gli zigomi alti, la mascella prominente...

Selena si perse tra i suoi pensieri.

"Non intendevi dirlo," esclamò lui rudemente.

Il tono delle sue parole era più profondo del solito ed ebbe uno strano effetto su di lei. All'improvviso, tutto il rossore sulle sue guance sbocciò all'interno del suo corpo, riscaldandola e alleggerendo parte delle sue paure riguardo al futuro.

"Sì, invece," sentì dire alla sua stessa voce.

E non sarebbe stato un compito da portare a termine. No, in quel silenzioso, lieve spazio tra di loro, lei lo voleva - al suo collo, non al polso -

Follia, la avvisò una vocina interna. Non era appropriato, e non solo perché confondeva le ragioni del suo compito in quella casa.

Chiudendo gli occhi, Selena odiò il fatto che, per tutto quel che era saggio, lei avrebbe dovuto voltarsi e uscire da quella stanza. Questo maschio, questo glorioso maschio capace di sciogliere anche la sua rigidità, non era il suo futuro. Neanche il Primale lo era - o nessun altro maschio.

Il suo futuro era stato determinato anche prima che fosse avvolta dalla tunica come Eletta.

Dopo un lungo momento, Trez scosse la testa. "No. Ma ti ringrazio."

Il rifiuto le fece venire la nausea. Aveva forse percepito i desideri inappropriati da parte sua? Eppure... avrebbe giurato di aver percepito una similitudine. L'aveva fermata sulle scale quell'unica volta, ed era stata così sicura che lui avrebbe voluto...

Bene, almeno allora era riuscita a cercare di dissuaderlo.
Eppure, dopo un allontanamento imbarazzante, il modo in cui lui la guardava era cambiato, il suo sguardo si attardava su lei, indugiandovi, e da allora lei aveva iniziato a osservarlo nascosta dalle ombre.

Non la stava guardando in quel modo adesso.

Ed era cambiato quando lei gli aveva fatto quell'offerta. Perché?

"Farai meglio ad andare." Trez indicò col mento la porta. "Ora mangerò qualcosa e poi starò meglio."

"Ti ho offeso?"

"Oh, Dio, no." Lui chiuse gli occhi e scosse la testa. "Solo non voglio che..."

Selena non afferrò il resto di qualunque cosa stesse dicendo, perché si massaggiò il viso, soffocando le parole.

Improvvisamente, Selena pensò ai libri che aveva letto nella biblioteca sacra del Santuario. C'erano tantissimi dettagli sulle vite vissute sulla Terra. Così piene e sorprendenti, le notti e i giorni. Storie talmente vivide al punto che le sembrava di poter allungare un braccio e toccarle su quell'altro piano dell'esistenza. Era stata affamata del mondo terreno, scoprendo una dipendenza nei confronti di queste storie in tutte le loro magnificenze e le loro tristezze. A differenza di molte delle sue sorelle, che a malapena registravano quel che veniva mostrato nel leggere le ciotole piene d'acqua, Selena era stata vorace nel suo tempo libero, studiando il mondo moderno, le parole usate, il modo di vivere della gente.

Aveva sempre creduto che quello era quanto di più vicino sarebbe mai arrivata alla libertà di scelta e a ogni tipo di destino.

Ed era ancora vero, anche dopo la liberazione da parte di Phury.

"Maledizione, femmina, non guardarmi in quel modo," gemette Trez.

"In quale modo?"

Le sembrò che lui ruotasse i fianchi, e quando borbottò qualcosa che lei non capì, Selena respirò profondamente - e, beata Vergine Scriba, l'odore che proveniva da lui pareva ambrosia per il suo naso.

"Selena, piccola, devi andartene. Per favore."

Trez s'inarcò contro i cuscini, il suo magnifico petto s'indurì, le vene nel collo si gonfiarono. "Per favore."

Ovviamente stava soffrendo - e in qualche modo era lei la causa.

Selena armeggiò con la tunica per tenerla al suo posto mentre si alzava in piedi. Con un inchino imbarazzato, chinò il capo. "Ma naturalmente."

Selena non ricordava di aver lasciato la stanza o di aver chiuso la porta, ma doveva averlo fatto. Si ritrovò nel corridoio, a metà strada tra la porta blindata che conduceva agli appartamenti privati della famiglia reale e alla scala che l'avrebbe condotta al secondo piano...

Subito dopo, si ritrovò al Santuario.

In realtà, fu una sorpresa. Di solito, quando terminava di svolgere le sue mansioni sulla Terra, ritornava alla proprietà di Rehvenge su al nord. Le piaceva la biblioteca che c'era là - i libri di narrativa e le biografie erano altrettanto avvincenti, ma in qualche modo meno indiscreti dei volumi tenuti al Santuario.

Ma qualcosa dentro di lei l'aveva condotta nella sua vecchia abitazione.

Quanto era cambiato il Santuario, pensò, guardandosi attorno. Non era più un bastione monocromatico - ora solo gli edifici, costruiti in marmo purissimo, erano bianchi. Qualunque cosa brillava di mille colori, dal verde smeraldo dell'erba al giallo, rosa e viola dei tulipani, all'azzurro chiaro dell'acqua nelle vasche. Ma lo sfondo era lo stesso. Il tempio privato del Primale rimaneva chiuso da entrambi i portici e l'enorme biblioteca in marmo era chiusa al pari degli appartamenti privati della Vergine Scriba. In lontananza, i dormitori dove le Elette riposavano e consumavano i pasti erano adiacenti ai bagni e alla piscina riflettente. E di fronte a tutto quello c'era la vasta tesoreria con i suoi oggetti, le rarità e le ceste piene di pietre preziose.

Oh, che ironia. Ora che era pieno di colori da far gioire gli occhi? Tutto era senza vita, le Elette avevano spiegato le loro ali e lasciato il nido.

Nessuno aveva idea di dove fosse la Vergine Scriba - nessuno aveva neanche il coraggio di chiedere.

La sua assenza era strana e sconcertante. Eppure era comunque benvenuta.

Quando i piedi di Selena iniziarono a camminare, era chiaro che avesse una destinazione in mente, senza esserne cosciente. Almeno quello non era insolito. Era una pensierosa, Selena, perché di solito cominciava a pensare a quel che aveva visto nelle sfere piene d'acqua o a quel che aveva letto in quei volumi rilegati in pelle.

Tuttavia, al momento non pensava alle vite degli altri.

Quel maschio dalla pelle scura era... beh, sembrava non ci fossero parole sufficienti per descriverlo a scapito del suo immenso lessico. E le immagini richiamate in quella camera da letto appena lasciata erano come quei nuovi colori che si trovavano là - una rivelazione della bellezza.

Coi pensieri focalizzati su Trez, Selena continuò a passeggiare, superò le sale di scrittura, il prato adiacente si dormitori e proseguì fino al confine con la foresta che, se ci si addentrava all'interno, per magia si compariva nello stesso punto da cui si era entrati.

Continuò ad avanzare fino a che fu troppo tardi per accorgersi di dove l'avevano condotta i piedi.

Il cimitero nascosto aveva pergolati su ogni lato, la collinetta nascosta di proposito alla vista da un'intricata rete di fogliame verde e spessa quanto un prato verticale. L'ingresso era ugualmente ostacolato da un arco intrecciato di rose rampicanti e il sentiero di ciottoli che serpeggiava all'interno era ampio a malapena per il passaggio di una singola persona.

Selena non voleva andare là -

I piedi si mossero di propria volontà, andarono avanti come se servissero uno scopo più importante.

Entro i confini degli alberi che abbracciavano il cimitero delimitandolo, l'aria era mite come al solito, eppure lei fu scossa da un brivido.

Si strinse le braccia attorno al corpo, Selena odiava tutto di quel posto - soprattutto l'immobilità dei monumenti. In posa sui piedistalli di pietra bianca, c'erano forme femminili in varie pose, le loro braccia aggraziate e le gambe piegate in un modo o in un altro sui corpi nudi. Le espressioni delle statue erano serene, dalle palpebre immobili, gli occhi guardavano l'aldilà nel Fado, le labbra con gli stessi, malinconici sorrisi.

Selena pensò di nuovo al maschio in quel letto. Così vivo. Così vitale.

Perché era andata lì? Perché, perché, perché... al cimitero -
Le ginocchia cedettero nello stesso istante in cui le lacrime sgorgarono dal suo cuore, piangendo toccò il terreno morbido, i singhiozzi tormentati le fecero dolere la gola.

Fu ai piedi delle sue sorelle che percepì il destino della sua morte prematura.

Durante il corso della sua vita,  aveva creduto che tutte le sfaccettature della sua imminente scomparsa fossero state esplorate.


Stare vicino a Trez Latimer le aveva fatto comprendere che si sbagliava.

9 commenti:

  1. Ragazze, lo confesso: sebbene conoscessi già la storia, Selena mi ha straziata!

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  2. Ho già letto The King, ma tradurre il dolore di Selena è stato devastante.

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  3. continua le tue traduzioni mi sono d,aiuto spero solo che presto esca il libro almeno come mondolibri e inoltre vorrei sapere se the king e l.ultimo volume della serie oppure se continua ti ringrazio per le tue traduzioni aspetto con ansia ogni mercoledì.

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  4. Mi sa che The King non sia l'ultimo... Per me almeno uno o due, ancora, ci saranno. Ma sono mie ipotesi, basate sul fatto che la Ward ha messo un mare di carne al fuoco. Infatti, a mio parere e visto che lei è (o almeno a me pare sia così) una scrittrice molto attenta ai particolari, trovo che non possa far "chiudere" diverse questioni in un lampo... Sarebbero "tirate via"... Però, ripeto, è la mia opinione.
    Se tu, Chris, hai notizie su questo punto.. Magari! E grazieeee!
    Un bacione a tutte! Ross =)

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  5. Altro che strazio! cara Chris - povera Selena - destino crudele - ma la vergine scriba che ci sta a fare se non può salvare una Sua preziosa creatura!!!!! e poi con Wrath siamo al dunque? Brrrrrr prevedo cavoli amari per la coppia reale - grazie Christiana per il tuo meraviglioso lavoro evvvviva il mercoledì - baci Adele

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  6. Non mi dire che Selena muore ti prego! Mi sono già affezionata al suo personaggio :'(

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  7. Oggi è mercoledì *.*

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  8. La vergine Scriba ci ha abituate a strane, bizzarre soluzioni pur di tenere "vive" le protagoniste delle coppie seguite nella saga. Forse anche questa volta troverà una via del tutto inaspettata ... oppure qualcuno dovrà morire

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