martedì 3 settembre 2013

Traduzione Capitolo 23 di Lover at Last di J.R.Ward


Lover at Last


23


Mentre Sola Morte attendeva nell'ufficio dei suoi "capi", si sentiva pronta allo scontro. Inoltre, quello era il suo 'al più presto possibile', e non qualcosa relativo all'ambiente  - oppure alla piega che stava prendendo la conversazione.

Quest'ultima di sicuro non migliorava il suo umore, comunque.

"Chiedo scusa, cosa?" chiese lei.

Ricardo Benloise sorrise al suo solito modo, calmo e distaccato. "Il tuo incarico è terminato. Ti ringrazio del tuo tempo."
"Non ti ho mai detto cosa ho scoperto."

L'uomo si rilassò contro lo schienale. "Riceverai il compenso da mio fratello."

"Non capisco." Quando l'aveva chiamata più di quarantotto ore prima, quel compito era una priorità assoluta. "Mi avevi detto -"

"I tuoi servizi non sono più richiesti per quanto concerne quell'obiettivo. Grazie."

Stava lavorando con qualcun'altro? Ma chi svolgeva i lavori che eseguiva lei a Caldwell?

"Il tuo incarico è terminato." L'uomo sorrise di nuovo in maniera professionale, avrebbe potuto giurare che fosse un avvocato o un giudice. Non un delinquente su scala mondiale. "Richiederò ancora i tuoi servizi in futuro."

Una delle guardie del corpo alle sue spalle fece un paio di passi avanti, come se fosse pronto buttar fuori la spazzatura.

"C'è qualcosa riguardo a quella casa," disse voltandosi. "Chiunque sia, sta nascondendo -"

"Non voglio che ritorni là."

Sola si fermò e gli lanciò un'occhiata da sopra la spalla. La voce di Benloise era mite come al solito, ma gli occhi erano vitrei.

Beh, quello sì che era interessante.

E l'unica spiegazione plausibile e a rigor di logica era che Mister Mistero, che abitava in quella grande casa di vetro, gli aveva intimato di lasciar perdere. La sua piccola escursione era stata scoperta? Oppure non era nient'altro che il risultato del gioco duro che avveniva di solito nel commercio della droga?

"Fai il romantico con me?" disse lei dolcemente. Dopotutto, lei e Benloise avevano dei trascorsi.

"Sei una merce molto utile."

Il sorriso lento mitigò il tono pungente delle parole. "Ora va' e stammi bene, niña."

Ma che cazzo... non c'era alcuna ragione per litigare con quell'uomo. E sarebbe stata pagata - che diamine gliene importava?

Lo salutò con la mano, si avviò alla porta e proseguì scendendo le scale.

Una volta superata la galleria d'arte, si diresse sul retro della casa, dove i dipendenti inquadrati lavoravano durante le ore lecite d'ufficio. Oltrepassando la fila di armadietti e scrivanie, che parevano della misura della casa di Barbie a causa del soffitto industriale alto quasi sedici metri, proseguì per uno stretto corridoio pieno di telecamere.

Bussare alla porta era inutile, ma lo fece ugualmente, i robusti pannelli ignifughi assorbirono il suono delle sue nocche come se fossero affamati. Per aiutare il fratello di Benloise - non che Eduardo ne avesse bisogno - si voltò verso l'obiettivo più vicino, in modo da mostrare tutto il viso.

Dopo un istante le serrature furono aperte. E per quanto fosse forte, Sola dovette farsi strada con una spalla.

Quando si dice un altro mondo. L'ufficio di Ricardo era minimalista all'estremo; quello di Eduardo era qualcosa in  cui anche Donald Trump, con la sua ossessione per l'oro, si sarebbe sentito soffocare.

C'era più marmo e lamé in quella stanza che in un bordello.

Quando Eduardo sorrise, la sua protesi dentale aveva la forma e il colore dei tasti di un pianoforte, e l'abbronzatura era intensa e uniforme, come se si fosse colorato con un pennarello. Come sempre, indossava un abito in tre pezzi - un'uniforme simile a quella di Mr. Roarke nel telefilm Fantasilandia, solo che era nero invece di bianco.

"Come stai stasera?" I suoi occhi la squadrano percorrendole tutto il corpo. "Pare tu stia molto bene."
"Ricardo mi ha detto di venire qui per i soldi."

Eduardo perse tutta l'ilarità diventano serio in un colpo solo - e lei si ricordò del perché Ricardo lo tenesse con sé: i legami di sangue uniti alla competenza erano una combinazione potente.

"Sì, mi ha detto che saresti venuta."

Eduardo aprì un cassetto della scrivania e prese una busta. "Ecco qui."

Allungò il braccio e lei prese ciò che le offriva, aprendola immediatamente.

"È la metà." Lei alzò gli occhi. "Sono duemila e cinquecento."

Eduardo sorrise esattamente come suo fratello: col viso, ma non con gli occhi.

"L'incarico non è stato completato."

"È stato tuo fratello ad annullarlo. Non io."

Eduardo alzò le mani. "Questo è ciò che avrai. Oppure puoi andartene e lasciare i soldi qui."

Sola strinse gli occhi.

Chiuse lentamente la busta, la tenne in una mano e allungò il braccio, mettendola sulla scrivania. Tenendoci sopra l'indice, annuì una volta. "Come desideri."

Si voltò e andò alla porta, aspettando che l'aprisse.

"Niña, non fare così," disse Eduardo. Quando lei non rispose, il cigolio della sedia le indicò che si stava alzando per raggiungerla.

Come previsto, una zaffata della sua acqua di colonia le colpì le narici e le mise le mani sulle spalle.

"Ascoltami," disse. "Sei molto importante per me e Ricardo. Non ti diamo per scontata - mucho rispetto, sì?"

Sola gli lanciò un'occhiata da sopra la spalla. "Fammi uscire."

"Niña."

"Adesso."

"Prendi i soldi."

"No."

Eduardo sospirò. "Non è necessario fare così."

Sola godette del senso di colpa che permeava la voce dell'uomo - infatti era proprio quella la reazione che stava cercando.

Come molti uomini della loro cultura, Eduardo e Ricardo Benloise erano stati educati da una madre tradizionalista - e ciò significava che sentirsi in colpa era un riflesso.

Molto più efficace dell'urlargli contro oppure di piantargli delle belle ginocchiate all'inguine.

"Fuori," disse lei. "Ora."

Eduardo sospirò di nuovo, un sospiro lungo e profondo stavolta, il suono era una conferma che ancora una volta la sua manipolazione aveva fatto centro.

Non le avrebbe dato i soldi che le spettavano comunque. 

A parte le decorazioni esagerate dell'ufficio e ricordi della sua movimentata infanzia,  Eduardo era più chiuso di un caveau di una banca. Era certa  che gli avrebbe davvero rovinato la serata, e ne gioiva con gran soddisfazione... e si sarebbe occupata di quel che le doveva Ricardo.

Aveva potuto farlo correttamente. O, come aveva scelto, le aveva forzato la mano.

Il che richiedeva una soprattassa, naturalmente.

Sì, sarebbe stato molto più economico per lui darle quanto pattuito, ma non era responsabile per le scelte altrui.

"Ricardo s'incazzerà," disse Eduardo. "Detesta incazzarsi. Per favore, accetta il denaro - non è giusto."

La parte razionale del suo cervello le suggerì di cogliere l'opportunità di far notare l'ingiustizia dell'esser stata imbrogliata da ciò che le spettava. Ma lei conosceva questi fratelli, il silenzio... oh, l'omertà...

Come la natura aborra un vuoto, lo stesso faceva una Sudamericana ben cresciuta e nutrita a dovere.

"Sola..."

Lei incrociò le braccia sul petto e guardò dritto avanti. 

Ecco che lo spagnolo entrava in campo: Eduardo imprecò nella sua lingua nativa, come se la sua angoscia gli avesse portato via le conoscenze d'inglese.

Finalmente rinunciò e la fece uscire dopo dieci minuti. Ci sarebbero state delle rose sulla soglia di casa sua l'indomani alle nove del mattino. Tuttavia non ci sarebbe stata lei.

Aveva del lavoro da fare.

*    *    *

"Cosa vuol dire, non si sono presentati?" chiese Assail nel Vecchio Idioma.

Seduto nella sua Range Rover, teneva il cellulare stretto all'orecchio. La luce rossa del semaforo ostacolava i suoi progressi, ed era difficile non leggerlo come un parallelo cosmico.

Suo cugino si atteneva ai fatti, come sempre. "I pickup non sono arrivati all'orario prestabilito."

"Quanti?"

"Quattro."

"Cosa?" Ma non era necessario che il maschio lo ripetesse. "Senza alcuna spiegazione?"

"Niente nemmeno dagli altri sette, se è ciò che intendi."

"Cosa ne hai fatto del prodotto in eccesso?"

"L'ho portato a casa con me proprio adesso."

Quando la luce verde sulla sua testa lampeggiò, Assail diede gas. "Sto andando la Benloise per il pagamento provvisorio, poi c'incontreremo."

"Come desideri."

Assail svoltò a destra e si allontanò dal fiume. Dopo due rioni, una svolta lo avvicinò  nuovamente alla galleria; un'altra svolta ed era dietro l'edificio.

C'era un'auto già parcheggiata sul retro, un'Audi nera, e lui si allungò contro lo schienale. Cercando sotto il sedile del passeggero, prese la valigetta in metallo argentato per la maniglia nera e uscì dal SUV.

In quell'istante, la porta posteriore della galleria si aprì e ne uscì qualcuno.

Una femmina umana, dall'odore.

Era alta e con le gambe lunghe. I capelli scuri e folti erano tirati indietro. Il mento proteso in alto, come se fosse pronta a combattere - o come se lo avesse appena fatto.

Ma niente di tutto quello era determinante per lui. Lo era il suo parka - quel parka bianco sporco usato per camuffarsi nella neve.

"Buonasera," disse a bassa voce mentre s'incontravano a metà del vicolo, lui ad andare e lei a venire.

Lei si fermò e aggrottò la fronte, la mano scivolò all'interno del suo giubbotto. In un lampo si domandò com'erano i suoi seni.

"Ci conosciamo?" disse lei.

"Lo stiamo facendo adesso." Lui allungò la mano e disse con calma. "Come va?"

Lei fissò la mano e poi tornò a guardarlo in viso. "Nessuno le ha mai detto che somiglia a Dracula con quell'accento?"

Lui sorrise piano in modo da nascondere le zanne. "Di tanto in tanto qualcuno. Non mi stringe la mano?"

"No." Indicò col mento l'ingresso posteriore della galleria. "È un amico di Benloise?"

"Certo. E lei?"

"Non li conosco proprio. Bella valigetta, comunque."

Detto quello, girò sui tacchi e andò all'Audi. Dopo che le luci lampeggiarono, lei entrò, il vento le scompigliò i capelli portandoli oltre la spalla mentre si metteva al volante. Si spostò dalla sua traiettoria mentre lei procedeva a bassa velocità.

Assail la vide andar via  - e si ritrovò a pensare con disprezzo agli affari col suo socio Benloise.

Che tipo di uomo mandava una donna a svolgere quel tipo di faccende?

Quando le luci dei freni s'illuminarono e svoltarono l'angolo, Assail sperò sinceramente che la linea che aveva tracciato quella notte venisse rispettata. Sarebbe stato un peccato doverla uccidere.


Non che avrebbe esitato un istante se avesse dovuto farlo.

6 commenti:

  1. Bello svegliarsi e trovare subito un nuovo capitolo!
    Grazie Christiana!
    Dany57

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    1. E lo sapevo che eri la prima, bella Dany! Sì, era pronto già ieri sera, ma a mezzanotte stavo già col sedere nei sogni! Le cose col nostro Assail iniziano a rodare... è uno dei miei personaggi preferiti, mi confesso!

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  2. Ci sono anch'io e arrivo sempre dopo m non dipende da me - hai ragione Assail piace molto - grazie e alla prossima settimana - Adele

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    1. Siete le mia seguaci ormai! Ahahhahhahahhahhahahh, grazie 1000, Adele, come sempre!

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  3. Formeremo la confraternita di Christiana! Mi dispiace se rubo il primo posto ad Adele ma io il mercoledì alle 8 inizio già a vedere se il nuovo capitolo è online..... e poi adesso che so che stiamo vicino ai capitoli interessanti la mia curiosità è alle stelle!!
    Hai ragione Chri (posso chiamarti così?) Assail inizia a piacermi!
    Un bacione
    Dany57

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    1. Vedrai in seguito! Ci sono una paio di episodi 'ringhianti'che... vedrete! Come mi piace!!!!

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