mercoledì 28 maggio 2014

Capitolo 8 di THE KING di J.R.Ward



The King

8


Più tardi quel mattino, un montante si abbatté sul volto di Wrath dal lato sinistro, e anche se un sibilo ne aveva tracciato la traiettoria nell'aria, non riuscì a rispondere in tempo. Le nocche lo colpirono dritto alla mandibola, lo schianto risuonò nella sua zuccaccia, la testa scattò all'indietro, il sangue schizzò fuori dalla sua bocca.

Era assolutamente fantastico.

Dopo un'altra regale sessione da incubo con Saxton - dalle sette alle dieci ore rubate alla sua vita che nessuno gli avrebbe più restituito - era salito negli appartamenti privati che divideva con Beth. Aveva solo il sesso in mente, l'unico sfogo che avrebbe salvato il pianeta dal suo umore di merda.

La sua compagna non era solo addormentata, era proprio in coma.

Era stato più o meno un'ora a fissare il soffitto prima di contattare Payne e dirle di incontrarlo nella palestra del centro di addestramento.

Come diceva sempre Rhage, con il sesso o con la lotta potevi scaricare gli eccessi. Il sesso era fuori discussione, quindi eccolo lì.

Imbrigliando l'energia dell'impatto, prese lo slancio e lo convogliò in un calcio che massacrò il fianco dell'avversaria, sbilanciandola e facendola barcollare. Eppure la sorella di V non andò al tappeto. Il suo atterraggio fu leggero e veloce come quello di un gatto e Wrath sapeva che aveva in serbo qualcosa per lui.

Triangolando gli spostamenti d'aria, il profumo della guerriera e il rumore sempre più forte dei suoi piedi nudi mentre gli si avvicinava, sapeva che gli stava di fronte ed era accovacciata. Raccogliendo le forze, spinse il peso del corpo sulle cosce e gli piaceva da morire la sensazione d'irrobustimento dei muscoli che si preparavano per difendere i suoi centoventitre chili di peso in posizione retta. Stringendo i gomiti contro i fianchi, aspettò che Payne arrivasse nel suo raggio d'azione e lanciò un pugno in fuori. Coi suoi riflessi e il vantaggio della vista, la femmina schivò l'attacco frontale e si abbassò per poi rialzarsi, agguantandolo alla vita.

Payne non colpiva come una ragazza, sia che lo facesse a suon di pugni o calci o con l'intero corpo. Somigliava più a un SUV, e anche se le sue palle avrebbero preferito diversamente, lo agganciò alla vita.

Con un'imprecazione, si spinse all'indietro con la schiena piatta e il culo oltre i gomiti da vero bastardo. Tuttavia, non sarebbe andata in quel modo.

E quello si rivelò un problema.

Mentre cadeva nell'aria spessa, si ricordò delle scie del letto aveva lasciato sul pavimento nel loft - e il suo pulsante interno si attivò. Si palesò una cruda aggressività - in un istante, quello non era più allenamento oppure il conservare le proprie abilità o semplicemente fare esercizio. L'istinto di guerra si liberò tra lui e la sua compagna d'allenamento.

Con un ringhiò che rimbombò nella palestra, catturò le braccia di Payne in una stretta punitiva  e invertì la sua posizione, se la strappò da dosso e la sbatté faccia a terra contro i materassini.

Era una femmina massiccia, letale e con una massa muscolare scolpita - ma non c'era confronto con la sua forza e la sua taglia - specialmente mentre le stava addosso a cavalcioni e le stringeva un braccio attorno al collo. Con la gola di Payne stretta nella curva del suo gomito, assicurò la presa della mano libera sul polso spesso dell'altra e si spinse all'indietro per effettuare una choke hold.

Lesser. Nemici. Morti tragiche che avevano cambiato il corso della sua vita - o quella di altri.

Distanza dalla sua compagna. Frustrazione sessuale. Sospetto che Beth gli stesse nascondendo qualcosa. 

Insoddisfazione cronica che si tramutava in fretta in un carico d'ansia che non lo lasciava mai.

Paura. Non accettata, sepolta in profondità e velenosa.

Odio verso se stesso.

Contro il fondo oscuro della sua cecità, tutto divenne bianco, la rabbia subentrò quando non trovò più spazio dove infiltrarsi. E l'effetto fu quello di donargli un potere ancora più grande di quello che i suoi muscoli e le ossa avevano già. Anche con le unghie di Payne conficcate nel braccio e lei che lottava come se stesse per morire, non sentì nulla.
Voleva uccidere. E stava per -

"Wrath!"

Al pari della difesa di Payne, chiunque stesse urlando il suo nome non gli interessava. Era focalizzato sul suo percorso di morte, tutta la percezione di ciò che stava accadendo persa a causa -

Arrivò qualcun'altro e iniziò a inveirgli contro mentre tutta la situazione dell'urlare diventava più forte.

Sotto di lui, Payne era sopraffatta, l'istinto di combattere lasciava lentamente il suo corpo, quella immobilità eterna era proprio ciò che la rabbia dentro di lui bramava. Ancora un po' e sarebbe finita. Un'ulteriore pressione. Solo un poco -
Un forte rumore ripetitivo arrivò proprio davanti alla sua faccia. Continuo, senza fermarsi, come una grancassa, i tempi spaziati alla perfezione. L'unica cosa che cambiava era il volume.

Si incrementava.

O forse stava penetrando gradualmente attraverso la sua furia.

Wrath aggrottò la fronte quando il frastuono continuò. Alzando la testa, si fermò, corrugandola ancora di più per un lungo momento.

George.

Il suo amato, docile golden retriever era proprio di fronte al suo viso, il suo abbaiare forte quanto i colpi di fucile, fermo nel pretendere che Wrath si fermasse e desistesse proprio in quell'istante.

All'improvviso, la realtà di ciò che stava facendo l'investì.
Cosa cazzo non funzionava in lui?

Wrath mollò la presa, ma non ebbe la possibilità di liberarsi. Qualcuno lo prese per le spalle e lo trascinò lontano dalla guerriera.

Quando atterrò di schiena contro il tappeto, sentì i conati e il pensante ansimare della sua avversaria mischiati alle imprecazioni di chiunque altro si trovasse con loro - insieme al lieve singhiozzare.

"A cosa cazzo stavi pensando?" Ora c'era qualcun'altro davanti alla sua faccia. "L'hai quasi ammazzata!"

Portando le mani alla testa, un sudore gelido ricoprì ogni centimetro della sua pelle. "Non lo sapevo..." sentì dire alla sua stessa voce. "Non avevo idea -"

"Credevi potesse respirare in quel modo?" Era la dottoressa Jane. Naturalmente - si trovava alla clinica e doveva aver sentito abbaiare oppure...

E iAm era con loro. Percepiva l'Ombra anche se come al solito non parlava.

"Mi dispiace - Payne... scusami."

Oddio, cosa aveva fatto?

Aborriva la violenza contro le femmine. Il problema era che, quando si allenava con Payne, non pensava alla sorella di V come a una di loro. Era un avversario, niente di più, niente di meno - e aveva subìto lividi e un paio di ossa rotte a dimostrare che quando era il suo turno, non mostrava pietà né elargiva concessioni.

"Merda. Payne..." Wrath allungò una mano, annusando tanto i resti della sua paura quanto l'odore di morte incombente. "Payne -"

"Sto bene," disse la femmina con voce roca. "Sul serio."

La dottoressa Jane borbottò una sfilza di improperi.

"Questo riguarda lui e me," ordinò Payne a sua cognata. "Non è un tuo -"

Quando Payne ricominciò a tossire, Jane sbottò, "Visto che ti ha quasi strangolata, col cavolo che non è un mio problema!"

"Stava per lasciarmi andare -"

"E allora perché sei diventata cianotica?"

"Stavo -"

"Il braccio gli sanguina sul tappetino. Vuoi dirmi che non sono state le tue unghie a trafiggerlo?"

Payne prese un respiro. "È un combattimento, non Go Fish!"

La dottoressa Jane abbassò la voce. "Tuo fratello sa con esattezza fino a che punto si sta spingendo questa storia?"

Quando Wrath aggiunse le proprie imprecazioni alla macedonia di parole che cominciavano per F, Payne ringhiò, "Non dirai nulla di tutto questo a Vishous -"

"Dammi una maledetta ragione sul perché non dovrei farlo e forse potrei pensarci. Altrimenti, nessuno è in grado dirmi cosa posso o non posso dire al mio dannato marito. Né tu né lui -"

Wrath era sicuro che stesse guardando nella sua direzione.

" - e di certo mai riguardo a un fottuto problema di sicurezza nei confronti di un membro della sua famiglia!"

Il silenzio che seguì era intriso da un'aggressività crescente. E poi Payne abbaiò, "Quante ossa hai sistemato al Re? Quanti punti di sutura gli hai dato? La scorsa settimana credevi che gli avessi dislocato la spalla - e non ti sei sentita in dovere di correre dalla sua shellan a riferirglielo. Vero? Vero?"

"Questa è un'altra storia."

"Perché sono una femmina? Scusami - forse dovresti guardarmi negli occhi mentre applichi due pesi e due misure, Doc?"

Cristo, era come se l'umore di Wrath avesse infettato tutti loro. Inoltre era stato lui a far cominciare tutto quello. Cazzo...

Massaggiandosi il viso, le ascoltò andare avanti e indietro. "Lei ha ragione."

Quella frase fermò entrambe.

"Non mi sarei fermato." Wrath si alzò in piedi. "Per cui parlerò con V e non ci alleneremo mai più -"

"Non osare," sputò fuori la guerriera prima di ricominciare a tossire. Non appena si riprese, gli si mise di fronte. "Non osare mancarmi di rispetto, cazzo - Vengo qui a combattere con te per esercitare le mie abilità. Se ti avvantaggi delle mie debolezze, è colpa mia, non tua."

"Quindi tu credi solo che fossi severo con te?" chiese cupamente.

"Naturalmente. E non mi ero ancora arresa battendo le dita -"

"Hai pensato solo per un secondo di comunicarmelo?"

Un fiotto di paura caricò le molecole attorno alla femmina.

"Ed ecco perché non lo faremo mai più." Wrath si voltò verso la dottoressa Jane. "Ma anche lei ha ragione. Non sono affari tuoi, quindi stanne fuori."

"Col cavolo che -"

"Non è una richiesta, Jane. È un ordine. E andrò a parlare con V non appena mi sarò fatto una doccia."

"Siete proprio un coglione, lo sapete questo? Vostra Altezza!"

"E un assassino. Non dimenticarlo."

Si diresse verso l'uscita senza preoccuparsi di prendere la cavezza di George. Quando uscì di traiettoria, il cane corresse il suo passo spingendolo affinché trovasse l'uscita.

"Spogliatoio," grugnì quando entrarono nel corridoio.

George, che aveva familiarità sia con la parola che col rituale post allenamento, lo aiutò a scendere nella hall, le zampe che picchiavano sul pavimento liscio.

Grazie a Dio il centro di addestramento era una città fantasma quel giorno. L'ultima cosa che voleva era imbattersi in qualcuno.

Coi Fratelli a riposo, l'immenso complesso sotterraneo era vuoto, dalla palestra alle sale macchine, dal poligono alle classi, dalla piscina olimpionica all'ufficio che fungeva per qualunque cosa - oltre che da sale operatorie e stanze di recupero per la dottoressa Jane e per Manny.

Eppure Payne era quasi diventata una paziente.

Merda.

Facendo scorrere la mano lungo il muro, si fermò quando incontrò un accesso incassato. "Mi aspetti qui?" chiese a George.

Dal tintinnio del collare e il lieve tha-bump, il cane decise di attendere che terminasse la doccia, cosa piuttosto solita - non era un grande fan del caldo e dell'umidità a causa del lungo pelo.

Entrando dentro, Wrath si orientò bene. Grazie all'acustica e alle piastrelle, era semplice muoversi basandosi sul suono - e l'abitudine. Inoltre, gli spazi in cui aveva trascorso molto tempo in passato quando possedeva ancora quel poco di vista gli consentivano muoversi più facilmente.

Cazzo. Se quel cane non l'avesse fermato?

Wrath si lasciò andare contro le pareti scivolose, lasciando ciondolare la testa. Gesù Cristo.

Massaggiandosi la faccia, il cervello gli giocava brutti scherzi riproponendogli immagini del seguito che avrebbe potuto esserci.

Il gemito che gli riempì la gola suonò come una sirena da nebbia. La sorella di suo fratello. Una guerriera che rispettava. Rovinata.

Doveva tutto a quel cane. Come al solito.

Togliendosi di dosso la canotta sudata, la lasciò cadere sul pavimento mentre si toglieva i pantaloncini di nylon. Aiutandosi nuovamente con la mano, camminò avanti e capì di essere entrato nella doccia a causa del pavimento sdrucciolevole. Le manopole dei rubinetti erano allineate su tre lati e lui si concentrò su di esse, sentendo l'umido scarico circolare sotto i piedi nudi.

Scegliendone uno a caso, aprì l'acqua preparandosi al getto freddo che lo colpì in faccia.

Dio, quella sorgente di rabbia. Aveva un'intensità familiare - ma non voleva che si ripresentasse nella sua vita. Quell'empio bruciore che l'aveva sostenuto in tutti quegli anni da quando i suoi genitori erano morti a quando aveva conosciuto e sposato Beth. Aveva davvero creduto che fosse scomparso.

"Cazzo," sputò tra i denti.

Chiudendo gli occhi, mise le mani sul doccione e lasciò scorrere l'acqua lungo le braccia. Il suo umore di merda gli faceva sentire come se all'interno della testa vorticassero le pale di un elicottero - e mancavano solo altre due rotazioni brevi affinché gliela staccassero dal corpo.

Dannazione...

Non ci aveva mai pensato prima, ma la "follia" era un concetto ampiamente ipotetico riguardo all'essere sano; un'offesa da sbattere in faccia a qualcuno che non si rispettava; un descrittore applicato a un comportamento inappropriato.

Fermo nella doccia, realizzò che la vera follia non aveva nulla a che vedere con la paranoia, o con un calo delle prestazioni, o una perdita di memoria per poi distruggere una stanza d'albergo prima di svenire. Non era l'impazzire oppure il rapinare una banca o lo sfogarsi su un oggetto inanimato.

Era l'annullamento del mondo attorno a te, un addio alle sensazioni e alla coscienza che era come la manipolazione di una videocamera - tutta la tua merda interna veniva esaminata al microscopio e tutto il resto, la tua compagna, il tuo lavoro, la tua comunità, la tua salute e il benessere, non solo non erano a portata di mano... ma erano fuori dalla tua esistenza.

E la parte più spaventosa? Questo nel mezzo in cui si sta con un piede nella realtà e l'altro nel tuo personale purgatorio - e riesci a percepire il passato scivolare via -

Dal nulla, l'equilibrio di Wrath andò fuori controllo, l'intero mondo s'inclinò sul suo asse al punto che non era sicuro se sarebbe caduto all'indietro oppure no.

Poi, però, senti una lama affilata proprio sotto il suo mento, e capì che qualcuno gli stava tirando i capelli.


"Da adesso in avanti," disse il sibilo all'orecchio, "Siamo a conoscenza di due cose. Ma solo una di esse è un cambiamento rivoluzionario."

12 commenti:

  1. Incominciamo ad entrare nel pieno di The King - introspezione - shock - la crisi di Wrath e' profonda e me lo fa amare ancora di più e siamo solo ai primi capitoli - grazie carissima Chris e saluto le consorelle che so' sono tante - baci Adele

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  2. Ancora GRAZIE......Crhis.....(santasubito....ehheeee). Baci marianna

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  3. Ahahhahhahhahahhahha, santa proprio no!!! Ma va benissimo, mi spiace solo averlo postato tardi. Al mattino ho dovuto portare mio figlio a una visita specialistica al Policlinico di Napoli e siamo tornati verso le 14:00. Ieri sera, invece sono andata al compleanno di una cara amica... mi perdonate, no???

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  4. Se non Santa almeno beata �� ihihihihi - che fai ti scusi? Non farlo mai più! Figli e doveri hanno sempre la precedenza - spero tutto bene al tuo cucciolo �� bacioni - Adele

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  5. Wow fantastica traduzione... intrigante da paura... non vedo l'ora che sia mercoledi'!!!GRAZIEEEEEEEE bacioni

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  6. Ma ci mancherebbe anche che ti scusi......noi tutte siamo in debito con te...baciotti Marianna...(ho finito il tuo libro scrivo di la i miei complimenti)

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    1. Grazie Marzia, felice di intrigarti.
      Marianna... l'hai finito???? Come ti è sembrato?

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  7. Bravissima mi è piaciuto molto ....lei in particolare sarà perché è quasi mia coetanea....però povera Tiffany...sei sta ta un po' troppo crudele....grazie...io dico che devi continuare a scrivere e inventare storie ...hai talento baci

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    1. Grazie mille, Marianna. Posso chiederti, soltanto se ti va, di mettere un commentino su Amazon?

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    2. Ma ceerrttoooo...adesso vado e colpisco......

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  8. Ancora un nuovo capitolo ... evvai! Chris, che dire? Grazie non sarà mai abbastanza.
    Ps
    Ho letto le recensioni del tuo libro e nonostante alcune siano critiche, la storia mi intriga molto. Non foss'altro per la povera desperate housewife

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