mercoledì 14 maggio 2014

Capitolo 6 di THE KING di J. R. Ward


The King

6

"È vivo?"

Beth sentì le parole uscire dalla propria bocca, ma era cosciente di averle dette solo a metà. Era già abbastanza terrificante quando un ragazzo forte quanto John Matthew dava fuori di matto in quel modo - e cosa peggiore? Si era ripreso per un minuto e mezzo, aveva provato a dirle qualcosa ed era svenuto di nuovo.

"Bene," disse la dottoressa Jane premendo lo stetoscopio sul cuore del ragazzo. "Okay, ora devo misurargli la pressione sanguigna -"

Blay le mise tra le mani il polsino da braccio floscio e la donna lavorò in fretta, l'avvolse attorno al bicipite muscoloso di John e gonfiò con la pompetta. Ci fu un lungo sibilo troppo forte, e Beth si allungò all'indietro appoggiandosi al suo hellren mentre aspettavano i risultati.

Sembrò volerci una vita. Nel frattempo, Xhex tenne la testa di John poggiata nel suo grembo - e Dio, quella era dura: quando qualcuno che ami sta male e non hai idea di cosa stia per accadere.
"Un po' bassa," mormorò Jane liberando il braccio di John dal velcro. "Ma nulla di catastrofico -"

Gli occhi di John cominciarono ad aprirsi, le palpebre a salire e scendere.

"John?" disse Xhex con voce dura. "Stai tornando da me?"
Sembrava di sì. Si voltò alla voce della sua compagna e alzò una mano tremante, strinse quella di lei e la fissò negli occhi. Ci fu una specie di scambio di energia e, un momento più tardi, John si mise seduto. Si alzò. Ci fu un lieve dondolio laterale quando si abbracciarono e restarono anima contro anima per un lungo istante.

Quando il fratello infine si voltò nella sua direzione, Beth si liberò dalle braccia di Wrath e strinse forte il maschio più giovane. "Mi spiace così tanto."

John si tirò indietro e con le mani disse, Per cosa?

"Non lo so. Io volevo soltanto - non lo so."

Quando scostò le mani, lui scosse la testa. Non hai fatto nulla di sbagliato. Beth - sul serio. Sto bene ed è fantastico.

Guardando nei suoi occhi blu, cercò la risposta a ciò che era successo e a ciò che aveva detto, come se potesse leggervela all'interno. "Cosa stavi cercando di dirmi?" sussurrò.

Nell'istante in cui sentì le proprie parole, Beth imprecò. Non era proprio il momento adatto. " Scusami, non volevo chiederti quello -"

Stavo dicendo qualcosa? disse con le mani.

"Lasciamogli un po' di spazio," disse Wrath. "Xhex, vorrai portare il tuo uomo nella vostra camera."

"Amen l'hai detto." La femmina dalle spalle ampie si fece avanti, strinse un braccio attorno alla vita di John e lo condusse attraverso la galleria delle statue.

La dottoressa Jane sistemò nuovamente l'attrezzatura nella sua piccola borsa nera. "È giunto il momento di capire cosa causa queste crisi."

Wrath imprecò a bassa voce. "Ha bisogno di un'autorizzazione medica per combattere?"

Jane si alzò in piedi, stringendo gli occhi acuti. "Mi odierà, ma no. Prima di tutto voglio fargli una risonanza magnetica. Sfortunatamente, per quello, dovremo organizzarci."

"Come posso essere d'aiuto?" chiese Beth.

"Ora vado a parlare con Manny. Havers non ha quel tipo di attrezzatura e nemmeno noi." La dottoressa Jane si passò una mano tra i corti capelli biondi. "Non ho idea di come lo faremo entrare al St. Francis, ma è lì che dobbiamo andare."

"Cosa credi che non funzioni?" interferì Beth.

"Senza offesa, ma non credo che vorresti saperlo. E adesso, lasciami organizzare e -"

"Io vado con lui." Beth fissò così duramente la shellan di V che fu una sorpresa che non le avesse fatto un buco in testa. "Se deve fare quell'esame, io vado con lui."

"Bene, ma ridurremo il numero della squadra al minimo. Sarà già difficile portarla a termine senza che ci segua un esercito."

La compagna di Vishous si voltò e scese le scale di corsa, e mentre scendeva, perse gradualmente la forma, il peso corporeo e la struttura svanirono fin a che non restò che un fantasma fluttuante sul tappeto.
Che sia un ectoplasma o in forma solida, poco importa, pensò Beth. Avrebbe preferito farsi curare da quella donna piuttosto che da chiunque altro sul pianeta.

Oh, Dio... John.

Beth si voltò verso Blay e Qhuinn. "Sapete cosa stava cercando di dirmi?"
Entrambi si voltarono verso Wrath. E poi negarono velocemente con la testa.

"Bugiardi," mormorò. "Perché non volete dirmi -"

Wrath cominciò a massaggiarle le spalle, come se volesse rabbonire la piccola donna - e questo non indicava che, anche se i particolari erano sconosciuti a causa della sua cecità, aveva letto le emozioni? Era così. Lui sapeva qualcosa.

"Lascia perdere, leelan."

"Non mettete in mezzo la fratellanza con me," disse lei tirandosi indietro e fissando la brigata cazzuta. "Quello è mio fratello - e stava cercando di dirmi qualcosa. Merito di saperlo."

Blay e Qhuinn s'impegnarono a fissare il tappeto. Lo specchio sul tavolino vicino alle porte aperte dello studio. Le unghie delle mani.

Chiaramente, speravano che si aprisse un fosso sotto le loro scarpe e li inghiottisse.

Beh, davvero un peccato, ragazzi - la vita non era un episodio di Doctor Who. E sai cosa? L'idea che quei due - al pari di ogni altro maschio nella casa - si sarebbero sempre sottoposti al giudizio di Wrath la fece incazzare ancora di più. Ma non volendo sbattere i piedi a terra e sembrare una cretina, non aveva alcuna possibilità se non rimandare il litigio a quando lei e il compagno avessero avuto un po' di privacy.

"Leelan -"

"Il mio gelato si sta sciogliendo," mormorò prendendo il vassoio. "Si farebbe mattina ad aspettare che uno di voi tre sia sincero con me. Ma non dovrei essere in ansia per questo, vero?"

Mentre usciva dalla stanza, l'inquietudine che la seguì non era una novità - sempre da quando Wrath era stato colpito, si aspettava che stesse per accadere l'inevitabile, e cavolo,  vedere suo fratello su quel tappeto di sicuro aumentava di molto quella paranoia.

No.

Andando verso la porta della camera che era stata di Blay prima che si trasferisse da Qhuinn, si ricompose.
Non funzionò, ma bussò in ogni caso. "Layla?"

"Entra," fu la risposta soffocata.

Tenendo timidamente in bilico il vassoio contro il fianco, era difficile tenere una buona presa sulla maniglia -

Payne, la sorella di V, l'aprì con un sorriso. E, accidenti, aveva una presenza notevole, specialmente tutta vestita di pelle nera: era l'unica femmina a combattere sul campo assieme ai Fratelli - e doveva appena essere rientrata da un turno.

"Buonasera, mia regina."

"Oh, grazie." Beth alzò il suo fardello e entrò nella camera da letto color lavanda. "Sto portando i viveri."

Payne scosse la testa. "Credo piuttosto che sia necessario. Penso proprio che non le sia rimasto nulla nello stomaco - infatti suppongo che abbia rigettato anche tutto il cibo ingerito nell'ultima settimana."

Quando dal bagno arrivò il rumore di conati, entrambe fecero una smorfia.

Beth diede un'occhiata alla ciotola di Breyers. "Forse dovrei tornare più tardi -"

"Non osare," urlò l'Eletta. "Sto benissimo!"

"A me non sembra -"

"Sto morendo di fame! Non osare andartene."

Payne strinse le spalle. "Ha un atteggiamento fantastico. Sono venuta qui per prendere ispirazione - anche se non voglio entrare nel mio bisogno, che il motivo per cui ora devo andarmene."

Quando la sorella di V fece nuovamente spallucce, come se il ciclo femminile e l'intera storia del bambino non le interessasse, Beth appoggiò il vassoio su una consolle antica. "Beh, in realtà... è quello che io spero."

L'espressione abbattuta di Payne la fece imprecare. "Quel che voglio dire è... um..."

Già, come poteva uscirsene?

"Tu e Wrath state per avere un bambino?"

"No, no, no - aspetta." Coi palmi in fuori, provò a elaborare un escamotage plausibile. "Ah..."

L'abbraccio di Payne fu veloce come un soffio e forte come quello di un maschio, e tirò l'aria fuori dai polmoni di Beth. "Questa è una meravigliosa notizia -"

Beth riuscì a liberarsi in qualche modo da quelle barre d'acciaio. "Veramente, non ancora. Io, ecco... non dire a Wrath che sono qui, va bene?"

"Vuoi fargli una sorpresa! Che romantico!"

"Sì, sarà sorpreso di sicuro." All'occhiata strana di Payne, Beth scosse la testa. "Guarda, per essere onesta, non so se il mio bisogno sarà veramente una bella notizia."

"Un erede al trono potrebbe aiutarlo sul serio, penso. Se pensi in termini di politica."

"Non l'ho fatto e mai lo farò." Beth si mise una mano sullo stomaco e provò a immaginarci dentro qualcos'altro a parte tre pasti completi e un paio di dolci. "Io... vorrei davvero avere un bambino, e non sono sicura che la pensi come me. Ma se succedesse... beh, forse sarà una cosa positiva."

Al  momento attuale, lui aveva detto una volta di non vedere bambini nel loro futuro. Ma era passato un po' di tempo da allora e...

Payne le strinse dolcemente la spalla. "Sono felice per te - e spero che funzioni. Ma come ho detto, farei meglio ad andarmene, perché se quella vecchia superstizione è vera, non voglio trovarmi nei guai." Si voltò verso la porta parzialmente aperta del bagno. "Layla! Devo andarmene!"

"Grazie per essere venuta! Beth, tu resti, vero?"

"Sì. Resto qui fino alla fine."

Quando Payne se ne andò, Beth si sentiva troppo carica per sedersi, l'idea di nascondere qualcosa a Wrath non andava bene. Morale della favola, dovevano parlarne; era solo questione di trovare il "momento" giusto per farlo.

E tutta la storia relativa al bisogno/bambino non era l'unica cosa a essere in sospeso. Quello scontro con Wrath e i ragazzi ancora faceva male. Uomini. Amava la Confraternita - ognuno di loro avrebbe dato la propria vita per lei e avrebbe sempre messo corpo e anima dove sarebbe stato necessario per Wrath. Ma qualche volta quella roba da uno per tutti e tutti per uno le dava sui nervi -

Ancora altri conati di vomito. Al punto che Beth sussultò e si prese il viso tra le mani.

Tieniti pronta per questo, disse a se stessa. Era una cosa buona avere la fissa per le bamboline e i giocattoli di peluche, tutti coccole e tenerezza, ma c'era un livello base nel ruolo del genitore - e nella gravidanza - di cui era meglio fosse pronta a occuparsene.

Anche se di questo passo, non sembrava che il suo bisogno avesse intenzione di farsi vedere. Era stata in quella stanza ogni notte per quanto tempo? E sì, si sentiva ricettiva a livello ormonale - oppure poteva essere che la vita si era fatta troppo difficile.

Già, ed era proprio in quel momento che provi ad avere un bambino.

Doveva essere pazza.

Sedendosi sul letto e allungando le gambe, prese il suo contenitore di Ben & Jerry's e vi affondò il cucchiaio. Tirò fuori i pezzi di cioccolato e li triturò coi molari, non assaggiando nulla in particolare.

Non era mai stata una che si rifugiava nel cibo, ma ultimamente? Ruminava anche quando non era affamata, e la cosa cominciava a vedersi.

Restando su quel tema, Beth sollevò la camicia e sbottonò i jeans.

Lasciandosi andare contro i cuscini, si domandò come fosse possibile passare dai picchi di passione e unione a una cupa depressione a tale velocità: in quel momento era sicura che non sarebbe mai entrata nel suo bisogno, ancor meno a concepire un bambino... e che aveva sposato un vero zuccone.

Riprendendo ad affondare col cucchiaio,  riuscì a estrarre il filone principale di scaglie e si disse di darsi una calmata. O... almeno di attendere che tutto quel cioccolato le risollevasse il morale.

La vita è più dolce grazie a Ben & Jerry's.

Avrebbe dovuto essere lo slogan della compagnia.

Poi si sentì lo sciacquone nel gabinetto e lo scorrere dell'acqua. Quando l'Eletta uscì dal bagno, la sua faccia era bianca come la tunica che indossava - e con un sorriso luminoso come il sole.

"Mi spiace per quello!" disse la femmina allegramente. "Come stai?"

"È più importante sapere come stai -"

"Sto magnificamente!" disse avvicinandosi al gelato. "Oh, è fantastico. Proprio ciò di cui avevo bisogno per calmare il tutto."

"Devo togliere la frag -"

Layla alzò una mano, portò l'altra alla bocca, poi scosse la testa.

Con il respiro mozzo, mormorò, "Non ho mai sentito quella parola."

Beth fece un gesto con la mano. "Non preoccuparti, tranquilla. Nessuno oserà pronunciare il Gusto Che Non Deve Essere Nominato in questa casa."

"Sono certa che sia una bugia, ma ci credo, ti ringrazio moltissimo."

Quando l'Eletta si mise a letto con la propria ciotola, gli lanciò un'occhiata. "Sei così buona con me."

Beth sorrise. "Dopo tutto quel che hai passato, non credo sia abbastanza."

Aveva quasi perso il bambino - e poi l'aborto sia era interrotto come per magia. Nessuno sapeva realmente cosa era andato storto o come la cosa si fosse risolta, ma -

"Beth? C'è qualcosa che ti turba?"

"No, perché?"

"Non ti comporti come al solito."

Beth sospirò e si chiese se avesse potuto cavarsela con le bugie. Probabilmente no.

"Mi spiace." Rituffò il cucchiaio nel contenitore e tirò fuori l'ultimo boccone di gelato alla menta. "È... tutto nella mia testa."

"Ti va di parlarmene?"

"Mi sento sopraffatta da tutto." Mise il contenitore da parte e lasciò cadere la testa all'indietro. "Mi sento come se avessi un peso addosso."

"Con Wrath al suo posto, non so come tu faccia a superare le notti -"

Qualcuno bussò alla porta e quando Layla rispose, non fu una sorpresa vedere entrare Blay e Qhuinn. Anche se i due guerrieri sembravano imbarazzati - e non a causa dell'Eletta.

Beth imprecò tra sé e sé. "Posso porgervi le mie scuse adesso?"

Quando Blay attraversò la stanza per sedersi vicino a Layla, Qhuinn puntò i piedi e scosse la testa. "No hai nulla di cui scusarti."

"Sono quindi l'unica a pensare che vi sarei saltata alla gola? Andiamo." E ora che si era calmata e aveva ingerito la giusta quantità di cioccolata, doveva scusarsi con suo marito - e parlargli. "Non era mia intenzione comportarmi da stronza."

"Sono tempi duri." Qhuinn strinse le spalle. "E non mi piacciono i santi."

"Davvero? Sei innamorato di uno di loro," intervenne Layla.

Quando Qhuinn lanciò uno sguardo a Blay, i suoi occhi spaiati si strinsero. "Puoi dirlo forte," disse dolcemente.

Quando la testa rossa s'imporporò - ovviamente - l'unione tra i due maschi divenne tangibile.

L'amore era una così bella cosa.

Beth si massaggiò il centro del petto e dovette aggiustare il tiro prima di ricominciare a piangere. "Volevo solo sapere cosa stava dicendo John."

Sul viso di Qhuinn scese il riserbo. "Parlane con tuo marito."

"Lo farò." E c'era una parte di lei voleva chiudere con l'Eletta e andare direttamente nello studio di Wrath. Poi pensò a tutte quelle petizioni a cui lui e Saxton stavano lavorando. Era troppo egoista da parte sua entrare a forza e interromperli.

Inoltre, era a un passo dallo scoppiare in lacrime - e non erano di sicuro del tipo pubblicitario in televisione. Era più come quelle che versava alla fine di Marley & Me.

Chiudendo gli occhi, fece ordine negli ultimi due anni e si ricordò di come era stato tra lei e Wrath all'inizio. Stupore appassionato. Cuore e anima uniti. Esistevano soltanto loro due anche in mezzo a una moltitudine di persone.

E tutto questo c'è ancora, disse a se stessa. Eppure la vita aveva un modo tutto suo di annebbiare le cose. Ora, se aveva voglia di starsene col suo uomo, doveva mettersi in fila il che andava bene - capiva il lavoro e lo stress. Il problema era che, e succedeva molto spesso ultimamente, quando finalmente stavano insieme, Wrath aveva quell'espressione sul viso.

Quella che indicava che era con lei solo col corpo. Non con la mente. Forse neanche con l'anima.

Quel giretto a Manhattan le aveva ricordato come erano state le cose. Ma era solo una vacanza, una pausa dalla vera natura delle loro vite.

Mettendo le mani sul suo stomaco arrotondato, desiderò poter indossare abiti lenti per la stessa ragione per cui lo faceva Layla.

Forse c'era un altro motivo a spingerla verso la questione del bambino. Forse stava cercando di ripristinare quell'unione viscerale che aveva avuto con lui -

"Beth?"

Tornando a prestare attenzione, guardò Layla. "Scusami, cosa hai detto?"

"Cosa vorresti guardare?" chiese Layla.

Oh, cavolo, Qhuinn e Blay se n'erano andati. "Um... direi che chi ha vomitato per ultima ha il diritto di scegliere."

"Non è poi così arduo."

"Sei un vero soldato, lo sai?"

"Direi di no. Ma posso dirti che per te desidero la stessa opportunità di... come dite voi? Infilare stoicamente?"

"Si dice sopportare stoicamente."

"Giusto." L'Eletta prese il telecomando e andò al canale via cavo della Warner Bros. "Sono determinata a porre rimedio a questa cosa volgare. Vediamo... Millionaire Matchmaker?"

"Adoro Patti."

"Anch'io. Sai, questo gelato è proprio andato a sogno."

"A segno. Ne vuoi ancora? Posso scendere giù e -"

"No, vediamo prima se trattengo questo." L'Eletta pose la mano sulla propria pancia. "Sai, desidero con tutto il cuore che accada anche a te e al Re."

Beth abbassò lo sguardo sul proprio corpo, sperando che fosse sulla stessa lunghezza d'onda. "Posso essere onesta?"

"Certamente."

"Che succederà se sono sterile?" Quando le parole le rotolarono fuori dalla bocca, una paura così profonda le incendiò il petto ed era sicura che le sarebbe rimasta una cicatrice.

Layla allungò un mano. "Non usare quella parola. Non lo sei di sicuro."

"Sono una mezzosangue, giusto? Il mio ciclo non è mai stato regolare quando ero... lo sai, prima del cambiamento. Sono passati anni prima che ne avessi uno e poi quello che ho avuto non era neanche regolare." Non aveva alcun motivo per entrare in particolari con l'Eletta, ma quel che si era mostrato come un ciclo mestruale era stato talmente lieve - non come tutte le altre ragazze lo descrivevano. "E dopo il cambiamento, è sparito completamente."

"Beh, non ho molta familiarità col modo in cui i cicli funzionino quaggiù, ma se ho compreso bene cinque anni dopo il cambiamento ti aspetti di entrare nel tuo primo bisogno. Quanto tempo è passato?"

"Due anni e mezzo." Eeeee adesso si sentiva impazzire. Perché avrebbe dovuto preoccuparsi per qualcosa che non si sarebbe visto all'orizzonte per almeno altri tre anni? "Prima che tu lo dica, lo so, lo so... sarebbe davvero troppo presto se riuscissi ad avviarlo ora. Un miracolo. Ma le regole per i mezzosangue sono che non esistono regole, e io spero..." Si massaggiò gli occhi. "Scusami. Ora smetto. Più ne parlo ad alta voce e più comprendo la mia follia."

"Al contrario, ti capisco perfettamente. Non scusarsi per volere un bambino e per fare tutto ciò che è nelle tue possibilità per averne uno. È perfettamente normale -"

Beth non aveva intenzione di abbracciare l'Eletta. Il minuto prima era sdraiata sui cuscini, quello dopo stringeva tra le braccia Layla.

"Grazie," rantolò Beth.

"Beata Vergine Scriba nel Fado." Layla ricambiò l'abbraccio. "Per che cosa?"

"Ho bisogno di sapere che qualcuno mi capisce. Qualche volta mi sento sola."

Layla fece un profondo respiro. "So cosa significa."

Beth si fece indietro. "Ma Blay e Qhuinn ti appoggiano completamente e sono con te."

L'Eletta scosse il capo, una strana espressione le indurì i lineamenti del viso. "Non riguarda loro."

Beth attese che l'altra femmina spiegasse tutto. Quando la spiegazione non arrivò, Beth non ficcò il naso. Ma forse... forse le cose non erano così complicate come apparivano all'esterno. Era noto che la femmina fosse stata innamorata di Qhuinn a un certo punto - ma sembrava che si fosse rassegnata al fatto che lui era desinato a un altro.

Chiaramente era più brava a nascondere i suoi sentimenti di quanto credessero.

"Sai perché lo volevo così tanto?" disse Layla mentre entrambe si sistemavano  sui rispettivi cuscini.

"Dimmelo. Ti prego."

"Avevo bisogno di qualcosa di mio. E anche Qhuinn." Lei la guardò. "Ed ecco perché t'invidio. Lo stai facendo per una comunione col tuo compagno. Ed è... straordinario."

Dio, cosa avrebbe dovuto rispondere? Qhuinn ti ama in un modo speciale? Sarebbe stato come provare a lenire il dolore di una frattura composta con un'aspirina.

Quando gli occhi verde pallido dell'Eletta tornarono a fissare lo schermo del televisore, lei apparve molto più vecchia della sua età.

È un buon promemoria, pensò Beth tra sé e sé. Nessuno era perfetto - e per quanto Beth si sforzasse, almeno non portava in grembo il figlio dell'uomo che amava... mentre lui era felicemente con qualcun altro.

"Non riesco a immaginare quanto sia dura per te," sentì dire alla sua stessa voce. "Amare qualcuno che non ti ricambia."

Un paio di occhi spalancati si aprirono nei suoi - e dentro di essi c'era l'eco di un qualcosa che non riusciva  a decifrare.

"Qhuinn è un buon maschio," disse Beth. "Posso capire perché t'importa di lui."

Momento imbarazzante. E poi l'Eletta si schiarì la gola. "Sì. Ovviamente. Quindi... Patti non sembra contenta con questo gentiluomo."

Fantastico, pensò Beth. Prima aveva fatto perdere conoscenza al fratello, poi aveva parlato della questione del marito... e adesso stava chiaramente irritando Layla.
"Non lo dirò a nessuno," disse cercando di migliorare le cose.

"Ti ringrazio," rispose l'Eletta dopo qualche momento. "Te ne sono molto grata."

Sforzandosi di concentrarsi di nuovo, Beth si accorse che, sì, Patti Stanger stava facendo di quel seduttore coi capelli impomatati un sol boccone.

Probabilmente aveva violato la sua regola del "Niente qui, qui, o qui." O quello oppure aveva fatto lo stronzo per tutto l'appuntamento.

Beth provò a farsi coinvolgere dall'immagine ingrandita, ma l'atmosfera nella stanza era strana, come se ci fosse qualcun altro con loro, uno spettro o un fantasma, e non nel senso della dottoressa Jane.

No, una massa si era sistemata nell'aria stessa.

Quando l'episodio terminò, Beth controllò l'orologio anche se poteva vedere l'orario al televisore. "Credo che andrò a vedere come sta Wrath. Forse è il  momento di fare una pausa."

"Oh, certo, e io sono stanca. Forse dormirò un po'."

Beth si alzò dal letto e prese la ciotola vuota e il contenitore del gelato e li mise sul vassoio di Fritz. Una volta alla porta si voltò indietro.

Layla era appoggiata ai cuscini, gli occhi fissi sullo schermo come se fosse ipnotizzata. Ma Beth non la bevve. La femmina era una chiacchierona quando si trattava di quel che vedevano in televisione, incline a un'animata discussione riguardo tutto ciò che la gente indossava e a come si esprimevano in qualsiasi tragedia lei trovasse scioccante.

Eppure, in quel momento, lei stava pensando a Wrath - qui ma non qui, presente e assente allo stesso tempo.

"Dormi bene," disse Beth.

Non ci fu risposta. E non ci sarebbe stato alcun sonno per la femmina.

Beth scivolò fuori nella galleria delle statue... e si bloccò.

In effetti, non sarebbe andata da Wrath. Non si fidava di se stessa al momento. Era troppo scombussolata emotivamente, troppi alti e bassi - e non era completamente sicura di non tirar fuori la storia del bambino un istante dopo che sarebbero rimasti soli.
No, prima di vederlo, aveva bisogno di ritrovare l'equilibrio.

Era nei suoi migliori interessi.


E di chiunque altro.

11 commenti:

  1. Cara dolce Beth che periodaccio! - John che la guarda e sviene - ha le voglie di gelato e si sente " gonfia " - gli ormoni a mille e ancora non sospetta... ecc ecc - eh si! come mi piacerebbe saper leggere l'inglese - grazie Chris almeno ci sei tu - baci Adele

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  2. Eh, cara Adele! Come hai ragione! Volevo provare a capirci qualcosa di inglese, ma... il risultato te lo lascio immaginare, ahimè. Fortuna ce c'è Chris! Oltretutto con la sua bravura.
    Bacione a tutte! Ross =)

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  3. Infatti Ross teniamoci Chris ben stretta ! Altrimenti ciccia e addio confraternita! a riciao Chris - baci Adele

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  4. io mi tengo Chris in onore della mia pigrizia *_*

    Grande Chris *_*

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  5. TU stai traducendo The King e io non lo sapevo? Grazie, sei un angelo Chris

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    1. Sì, Babette. Le ragazze mi hanno "Eletta" - e vai col gioco di parole - a loro traduttrice ufficiale. Troppo buone, sono!

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    2. Scusa ma quanti capitoli ti devi tradurre?

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  6. L'Eletta Chiss ... mi piace. Noi consorelle potremmo scrivere un nuovo capitolo della Confraternita in tuo onore :lol:

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  7. Grazie per la readuzione christiana. Sei davvvero brava! Susanna

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