martedì 31 marzo 2015
Prologo The SHADOWS di J.R. Ward
Prologo
TERRITORIO
DELLA S'HISBE, PALAZZO REALE
Le impronte che lui lasciò
sul marmo immacolato erano rosse. Rosse come un rubino birmano. Rosse come il
cuore di una fiamma. Rosse come la rabbia che lo invadeva fino al midollo.
Il sangue apparteneva a TrezLath,
ma lui non sentiva alcun dolore.
L'arma mortale che aveva
appena usato, un piccolo coltello d'argento sterling lungo quanto la sua mano e
spesso quanto un dito, era ancora nel suo palmo. Gocciolava, ma non era quella
la causa della scia che si stava lasciando dietro. Era stato ferito nello
scontro. Al fianco. Alla coscia. Forse anche alla spalla, non ne era sicuro.
Il corridoio era lungo un
miglio e situato a un'altezza vertiginosa, e lui non sapeva cosa lo aspettasse
una volta giunto al termine. Una porta, invocò lui. Doveva essercene una di
qualche tipo... dopotutto quello era il percorso che conduceva all'esterno del
palazzo, quindi doveva esserci... un'uscita. E una volta che l'avesse trovata?
Non aveva la minima idea su come muoversi per evadere. Ma non ne aveva avuta
neanche su come eliminare altri maschi viventi, eppure lo aveva fatto pochi
minuti prima.
Inoltre, non aveva alcun
indizio su ciò che ci fosse al di là delle recinzioni del palazzo o su come
superare le mura di cinta del Territorio. Nessuno spunto su dove andare, cosa
fare. Tutto ciò che sapeva era che non poteva più restare chiuso in quella
cella. Era sufficientemente lussuosa, il letto di piume era coperto da lenzuola
di seta, aveva un bagno con la vasca, e uno chef personale per nutrirlo.
C'erano montagne di libri scritti dai Signori delle Ombre a sua disposizione, e
un'intera squadra di specialisti per la sua cura, dai medici, agli addetti al
bagno, agli esperti nell'esercitare il comando. E riguardo ai suoi indumenti? Le
sue vesti, da poco lacerate, erano incrostate di gemme appartenenti al tesoro,
diamanti, smeraldi e zaffiri scendevano a cascata lungo la tunica.
Eppure il suo corpo era
considerato molto più prezioso della magnificenza che indossava.
Trez era il sacro vitello
grasso, il pregiato stallone da monta, il maschio la cui carta di nascita aveva
proclamato fosse lui a servire la prossima generazione di regine.
Non erano ancora stati
richiesti i suoi servizi sessuali. Ci sarebbe voluto del tempo, quando
la Principessa che stava per prendere come compagna avesse raggiunto la sua
maturità astrologica.
Trez lanciò un'occhiata
oltre la spalla. Nessuno lo stava inseguendo, ma sarebbe successo non
appena si fossero accorti del corpo accasciato della guardia che aveva
sopraffatto... e non ci sarebbe voluto molto. C'era sempre qualcuno di guardia.
Se solo avesse potuto...
Dinanzi a lui, una porta
rasente al muro si aprì e una figura imponente avvolta in un manto nero si
posizionò sul suo cammino.
s'Ex, il boia della Regina,
indossava la cotta di maglia col cappuccio, i lineamenti nascosti dal tessuto
metallico. Ma non era necessario vedergli il viso.
La sua voce, profonda e
malvagia, era puro male. "Hai ucciso uno dei miei maschi."
Trez si bloccò, lo strascico
della tunica immobile sul pavimento. Lanciando uno sguardo al coltello nella propria
mano, era cosciente che quell'inconsistente "arma" non gli sarebbe
serviva a nulla contro l'Ombra che aveva davanti. La lama argentata era stata
ideata per tagliare pere e mele, non era buona neanche per affettare un filetto
di carne.
E il boia non era come
quella guardia.
"Stai cercando di scappare."
s'Ex non mosse un passo, ma apparve comunque più vicino. "Il che non solo è
inaccettabile dal mio punto di vista, ma è contro la legge."
"Allora uccidimi per
punizione," mormorò Trez, la voce stanca. "Fa' a brandelli il mio
corpo e sotterrane i pezzi fuori dal Territorio come il traditore che
sono."
"Dovrei proprio farlo.
Come punizione per aver preso la vita della mia guardia." s'Ex incrociò le
braccia muscolose sul petto spesso. "Ma il battito del tuo cuore e l'aria
nei tuoi polmoni sono divini. Per cui questo percorso non è percorribile per me
- o per te."
Trez chiuse gli occhi. I
suoi genitori si erano emozionati alla
notizia che uno dei due gemelli era nato in un momento unico, un predestinato
mezzo secondo di allineamento stellare che avrebbe trasformato la famiglia -
una benedizione per loro, con relative ricchezze e posizione sociale; una
maledizione per lui che lo aveva derubato della sua vita mentre ancora
respirava.
"Non pensarci
neanche," esclamò il boia.
Quando Trez aprì gli occhi,
si accorse di aver portato il coltello alla propria gola. La mano tremava
vistosamente, ma stava spingendo la lama abbastanza da intaccare la pelle che
copriva l'arteria.
Il suo sangue, denso e
caldo, scivolò come una carezza sul pugno chiuso.
La risata di Trez apparve
folle persino alle sue orecchie. "Non ho nulla da perdere tranne una
sentenza di morte per il crimine di essere nato."
"Oh, io credo di sì,
invece. No, non distogliere lo sguardo - questo lo vorrai vedere."
Il boia fece un cenno verso
l'entrata e qualcosa ne venne fuori...
"No!" urlò Trez,
la voce riecheggiava lungo il corridoio. "No!"
"Lo riconosci,
allora." s'Ex scoprì le sue braccia e tirò su le maniche, mostrando
deliberatamente le nocche insanguinate. "A dispetto del mio lavoro.
Dopotutto, voi due siete stati insieme per quanto tempo?"
La vista di Trez cominciò a
sfocarsi quando fissò lo sguardo negli occhi del fratello. Ma non c'era alcuno sguardo da sostenere. iAm era svenuto, la testa ciondolante da un lato, il viso
talmente gonfio dalle percosse ricevute che i lineamenti erano distorti. Il
corpo era legato in una guaina di pelle consunta che lo copriva dalle spalle
fin sotto le ginocchia ed era chiusa da una spessa fibbia di ottone. Chiazze,
nuove e vecchie, scurivano il marrone delle cinghie e attenuavano la lucentezza
delle parti metalliche.
"Dammelo," ordinò
s'Ex.
Quando il boia afferrò il
retro della camicia di contenzione, sollevò il corpo molle di iAm dal pavimento
con lo stesso sforzo che avrebbe investito nel sollevare un fiasco di vino.
"Ti prego..."
implorò Trez. "Lui non c'entra niente con tutto questo... lascialo
andare..."
Per qualche strana ragione, notò
le gambe penzolanti di suo fratello con una chiarezza nauseante. Solo una delle
scarpe di iAm era ancora al suo posto, l'altra doveva essere andata persa
durante il sequestro e la tortura che erano seguite. Ed entrambi i piedi
puntavano all'interno, con gli enormi alluci che si toccavano, e uno dei due
s'inclinava innaturalmente da una caviglia rotta.
"Allora, Trez,"
esclamò s'Ex, "credevi che la tua decisione non lo avrebbe riguardato?
Metti giù il coltello. Se non lo farai, io prenderò questo" - il boia scosse
su e giù il corpo floscio di iAm - "e lo sveglierò. Sai cosa farò, allora?
Prenderò questo" - nella sua mano libera comparve un coltello seghettato -"e
glielo ficcherò nella spalla. Poi lo girerò fino a che non comincerà a
urlare."
Trez sbatté le palpebre per
scacciare indietro le lacrime. "Lascialo andare. Tutto questo non ha nulla
a che fare con lui."
"Metti giù il
coltello."
"Lascialo..."
"Hai bisogno di una
dimostrazione?"
"No! Lascialo..."
s'Ex pugnalò talmente forte
la spalla di iAm che la lama tagliò la pelle e arrivò direttamente nella carne.
"Lo ruoto?" latrò
s'Ex coprendo l'urlo. "Sì? O ti decidi a buttare a terra quel coltello da
burro?"
Il clangore dell'argento che
colpiva il pavimento di marmo venne coperto dai respiri secchi e laboriosi di iAm.
"È quel che
pensavo." s'Ex sfilò il coltello e iAm cominciò a gemere e tossire,
schizzando sangue sul pavimento. "Torniamo alle tue stanze."
"Prima lascialo
andare."
"Non sei nella
posizione di avanzare pretese."
Un gruppo di guardie sciamò
fuori dalla porta nascosta, tutte avvolte in tuniche nere e maschere in
metallo. Non lo toccarono. Non era consentito loro. Lo circondarono e
cominciarono a camminare, spingendolo coi loro corpi. Forzandolo a tornare da
dove era fuggito.
Trez combatté quel flusso
che lo spingeva, si sollevò sulle punte dei piedi, cercando di vedere suo
fratello.
"Non ucciderlo!"
urlò. "Sto andando! Sto andando... non fargli del male!"
s'Ex rimase dov'era, quella lama
seghettata ricoperta di sangue riflesse la luce mentre la teneva sollevata.
Come se stesse considerando la possibilità di pugnalare degli organi vitali.
"Dipende da te, Trez.
Dipende tutto da..."
Qualcosa si ruppe.
Più tardi, quando la luce
bianca svanì dal campo visivo di Trez e l'ondata regredì, quando il ruggito si
ridusse al silenzio e uno strano dolore tra le sue mani cominciò a risalire
lungo le braccia, quando si accorse di non essere più in piedi, ma in
ginocchio, lui realizzò che la prima guardia che aveva ucciso quella notte era ben
lontana dall'essere l'ultima.
Capì che, in qualche modo,
lui aveva ucciso a mani nude tutti quelli che lo avevano circondato...
... e s'Ex era ancora lì con
suo fratello.
Più delle morti che aveva
causato, e dell'orrore che aveva provato nel vedere iAm imprigionato, più
dell'odore ramato del sangue che era così rosso e ora ricopriva le sue
impronte, lui avrebbe ricordato la risatina che filtrò attraverso gli anelli
della maglia che ricopriva il volto del boia.
Una risata pacata.
Come se il boia approvasse
quella carneficina.
Trez non rise. Cominciò a singhiozzare,
portando al viso le mani insanguinate e ferite.
"Le carte astrologiche
non mentivano," esclamò s'Ex. "Sei una forza della natura, perfetto
per la procreazione."
Trez si piegò su un lato,
atterrando nel sangue, i gioielli incastonati nella sua veste gli penetrarono
nella carne. "Ti prego... lascialo andare..."
"Ritorna nelle tue
stanze. Di tua spontanea volontà e senza ferire nessun altro."
"E tu lo lascerai
andare?"
"Non sei l'unico capace
di uccidere. E a differenza di te, sono stato addestrato nell'arte di far
soffrire gli esseri viventi. Torna nelle tue stanze e io non farò desiderare a
tuo fratello, come invece fai tu, di non essere mai nato."
Trez si guardò le mani.
"Io non ho chiesto tutto questo."
"Nessuno chiede di
vivere." Il boia sollevò più in alto il corpo di iAm. "E a volte neanche
di morire. Tuttavia, sei nella posizione
di decidere cosa ne sarà di questo maschio. Per cui, cosa farai? Combatterai
contro un destino che non puoi cambiare condannando a una sofferenza prolungata
e miserabile questo innocente? Oppure ottempererai al sacro compito che molti
prima di te hanno trovato un grande onore nel provvedere al nostro popolo?"
"Lasciaci andare.
Lasciaci andare entrambi."
"Non dipende da me. La
tua carta è quel che è. Il tuo destino è stato determinato dalle contrazioni di
tua madre. Non può ribellarti a tutto questo più di quanto tu non possa
combattere loro."
Quando infine Trez provò ad
alzarsi, scivolò sul pavimento umido. Il sangue. Il sangue che lui aveva
sparso. E quando fu in piedi, dovette muoversi attraverso quel raccapricciante
ammasso di corpi, oltrepassando quelle vite che non aveva avuto il diritto di prendere.
Le impronte che aveva
lasciato sul marmo immacolato erano rosse. Rosse come un rubino birmano. Rosse
come il cuore di una fiamma.
E quelle che stava lasciando
adesso erano parallele alle prime, allontanandolo da quella evasione che aveva
così disperatamente desiderato.
Lo avrebbe rincuorato sapere
che tra venti anni, tre mesi, una settimana e sei giorni da quell'istante, lui
sarebbe stato libero e che lo sarebbe rimasto per un bel po'.
E lo avrebbe sconvolto nel
profondo dell'anima sapere che, dopo tutto quello che era accaduto, lui sarebbe
tornato volontariamente a palazzo.
Il boia disse la verità
quella notte.
Il destino era menefreghista
e influente come il vento su una bandiera, accompagnava il tessuto
dell'esistenza di un individuo in una direzione o un'altra, sottoponendola ai
suoi capricci senza chiedersi cosa potesse aver desiderato.
O per cosa avesse pregato.
mercoledì 25 marzo 2015
Estrattooooo!
A Selena sfuggì un sorriso, soprattutto quando realizzò che a
volte il dire "Io ti amo" non era scandito da quelle tre paroline.
"Vedi?" sussurrò lei con dolcezza. "Te lo avevo
detto che questa sarebbe stata la miglior notte di tutta la mia vita."
The Shadows, pg 244
domenica 22 marzo 2015
Nuovo estratto!
"È stato assolutamente fantastico," sussurrò lei.
"Riesco ancora a sentirti dentro di me*."
Trez assunse una camminata singolare. Meglio quello che fare a
pezzi qualcosa su cui non poteva mettere le mani.
The Shadows, pg 365
* - (c'è scritto ******* ** **. Credo che le parole siano INSIDE OF ME).
The Shadows, pg 365
* - (c'è scritto ******* ** **. Credo che le parole siano INSIDE OF ME).
lunedì 16 marzo 2015
Estratto!
"Posso dirti una cosa?"
Lei sollevò lo sguardo su di lui. "Naturalmente. E ti
prometto che non ti lancerò addosso alcuna lampada - beh, nel senso non quelle
che sono qui in questo momento, tranquillo."
"Puoi lanciare tutto quello che vuoi." Smise di
parlare e lei si voltò a fronteggiarlo, spostando indietro i capelli. "Sei
la persona più coraggiosa che conosca..."
The Shadows, pg 430
venerdì 13 marzo 2015
Estraiamo???
A volte il male che hai combattuto non era un qualcosa che
potevi colpire, abbattere o smembrare. A volte non riuscivi neanche a ferirlo.
E questo è un cazzo di schifo.
The Shadows, pag 315
mercoledì 11 marzo 2015
Tre nuovi estratti!
Questa volta la Zietta ha fatto il botto! Ebbene sì, il 31 marzo si avvicina e lei ci istiga con queste poche righe, stuzzica la nostra curiosità e ci fa impazzire! Ma io non demordo e, imperterrita, continuo a postare le sue chicche golose.
ENJOY!
Almeno aveva fatto una cosa giusta. "Qhuinn, lasciami
andare. Ti prego. Lasciami... andare."
Il silenzio che seguì durò talmente a lungo che il respiro di
Luchas si alleggerì, sicuro che la sua richiesta fosse stata accettata.
"So cosa si prova a non avere speranza," disse Qhuinn
con asprezza. "Ma il destino è capace di sorprenderti."
The Shadows, pag 31
"Il bambino," mormorò lei. "Il bambino sta bene?
Il bambino?"
All'istante si ritrovò davanti lo sguardo verde e azzurro di
Qhuinn. "È tutto a posto, stai bene..."
Come se le importasse di se stessa in quell'istante. "Il
bambino...!"
The Shadows, pg 196
Tempi spaventosi. Tempi spaventosi.
Se le morti avvenivano a tre alla volta... pensò attonito. Chi
sarebbe stato il terzo?
The Shadows, pg. 318
sabato 7 marzo 2015
Nuovo estratto!
La musica esplose dalle casse del sistema audio Burmster e prima
che lui potesse spegnerlo, sentì la voce di DJ Khaled che cantava "Hold
You Down".
"Aspetta," esclamò. "No, lo lascio acceso."
Scese e girò attorno all'auto per ritrovarsi di nuovo dal lato
di lei, le aprì lo sportello e le offrì la sua mano.
"Balla con me."
"Balla con me."
"Cosa?"
"Balla con me, mia regina..."
The Shadows pag 365
venerdì 6 marzo 2015
Nuovo Estratto The Shadows
"Il nostro incontro si chiude qui."
"Perché? A me piacerebbe vederti di nuovo. Mi pare una
richiesta abbastanza semplice."
Neanche lontanamente, pensò lui. "Perché dovresti
volerlo?"
"Pensavo volessi fare sesso con me. È questo il fulcro
dell'intera situazione, giusto?"
The Shadows pag 145
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