lunedì 30 settembre 2013

Come ripagare la fedeltà? Tessera raccoglipunti 2013/14?



Gentili fanciulle

che mi seguite 'indefessamente' pur di raccogliere briciole del libro che più veneriamo al momento, son qui a rallegrarvi con una notiziola che credo apprezzerete.



 Ovviamente sapete tutte che sto traducendo il mitico, fantastico, seducente e inebriante 'Lover at Last' della fantomatica 'Zietta' J.R.Ward e mi domandavo l'altro giorno come potervi ricompensare, visto siete così tante e mi state dimostrando un affetto e una fiducia decisamente impagabili!!!
Gira e rigira, pensa che ti ripensa, sono giunta a una conclusione, che sarebbe...
Blay                                                                 Qhuinn

E se, per regalo, pubblicassi entrambi i capitoli 27 e 28 mercoledì 3 ottobre?
So che è poco, ma li aspettate con ansia e, anche se li ho già letti e straletti, devo dire che son d'accordo con voi!
Per cui... ANDATA!
Il mio regalo per la vostra dedizione e simpatia sono questi capitoli, belli pregni di mucho calor tutti per voi, da gustare, da godere, da 'piacere'. Avete fatto caso a come ho usato soltanto aggettivi relativi alla nostra natura 'godereccia'?  
                                                                                                                                                                                                                                                                                    
Eh sì, perché da quei due puoi solo aspettarti tanta, ma tanta, ma tanta roba buona!
Un grande grazie a tutte voi che mi seguite.


                                                         Christiana V




mercoledì 25 settembre 2013

Traduzione Capitolo 26 di Lover at Last di J.R.Ward


Lover at Last

26


"Quindi voi due pensate mai di tornare a Caldwell?" chiese Blay a sua madre.

"Non lo so. Qui tuo padre va e viene facilmente al lavoro ogni notte, e a entrambi piacciono la quiete e la riservatezza della campagna. Pensi che sia più sicuro stare in città adesso -"

Dal nulla, arrivarono delle urla che penetrarono la porta chiusa della sua stanza. Parecchie urla.

Blay alzò lo sguardo e aggrottò la fronte. "Ehi, Mahmen, mi spiace dover chiudere, ma sta succedendo qualcosa in casa -"

La voce della femmina si abbassò, le parole piene di paura. "Non state subendo un assalto, vero?"

Per un momento, quella notte nella loro casa in Caldwell di un anno e mezzo prima gli si ripresentò sottoforma di un frullino nello stomaco: la madre che fuggiva terrorizzata, il padre che fronteggiava il nemico, la casa distrutta.

Sebbene le urla parevano aumentare, non poteva riagganciare senza rassicurarla. "No, no, no, Mahmen - questo posto è a prova di bomba. Nessuno può trovarci, e anche se potessero, non riuscirebbero a entrare. È solo che qualche volta i Fratelli fanno questioni - sul serio, è tutto a posto."

Almeno, sperava fosse così. Sembrava proprio che le cose si stessero intensificando.

"Oh, che sollievo! Non posso sopportare che ti succeda qualcosa. Va' a occupartene, e chiamami non appena deciderai di venire a trovarci. Preparerò tutto e ti cucinerò una bella lasagna."

A quella parola, iniziò ad avere l'acquolina in bocca. E anche gli occhi gli si riempirono di lacrime. "Ti voglio bene, Mahmen - e grazie. Lo sai, per..."

"Grazie a te per avermi dato fiducia. Ora va' a vedere cosa sta succedendo e stai attento. Ti voglio bene."

Una volta chiusa la comunicazione, si alzò dal letto e andò alla porta. Quando andò nel corridoio delle statue, era chiaro che qualcuno stava litigando nella parte principale della casa: sentiva diverse voci maschili, e tutte avevano un volume così alto e portavano sopra la scritta "emergenza".

Cominciando a correre, puntò direttamente verso la balaustra del secondo piano-

Quando diede uno sguardo nell'ingresso, non capì subito cosa stava guardando: c'era un insieme di persone alla base della scala, tutte con le braccia in avanti, come se stessero cercando di dividere due litiganti.

Solo che i litiganti non erano due Fratelli.

Che cazzo? Stavano davvero cercando di tirar via Qhuinn da dosso a Saxton...?

Gesù, quel violento bastardo aveva le mani alla gola del cugino e stava, a detta del pallore sul viso del maschio, per ucciderlo.

"Che diavolo stai facendo!" urlò Blay mentre correva a rotta di collo giù per le scale.

Quando arrivò nella mischia, c'erano troppi Fratelli in mezzo - e non erano di certo i tipi di maschi con cui ti fai spazio a gomitate. Sfortunatamente, se qualcuno doveva far ragionare Qhuinn, sarebbe stato lui. Ma come diavolo doveva attirare l'attenzione di quell'idiota-

Ti faccio vedere io, pensò.

Correndo attraverso l'ingresso, ruppe il vetro di protezione del vecchio impianto anti incendio col pugno e abbassò la leva.

All'istante, esplose il rumore, l'acustica dei soffitti a cattedrale funse da amplificatore dell'allarme che pareva il motore di un jet fuori controllo.

Fu come colpire dei cani che si azzuffavano con un secchio d'acqua. Tutte le azioni si fermarono e le teste si distrassero dal litigio, guardandosi attorno.

L'unico a chi non importò nulla era Qhuinn. Era ancora alla gola di Saxton e stringeva forte.

Blay approfittò di tutto quel ehi-cos'era e riuscì a passare.

Concentrandosi su Qhuinn, spinse la sua faccia contro il muso del ragazzo. "Lascialo andare, ora."

Nel momento in cui la sua voce venne riconosciuta, un'espressione di shock sostituì la fredda violenza sul bel viso di Qhuinn - come se non si sarebbe mai aspettato di vedere Blay dalle sue parti. E bastò solo quello. Un unico comando da parte sua e quelle mani lasciarono la presa così in fretta che Saxton andò giù come un peso morto.

"Doc Jane! Manny!" urlò qualcuno. "Chiamate un medico!"

Blay voleva urlare contro Qhuinn lì e in quel momento, ma era troppo spaventato dalle condizioni fisiche di Saxton per sprecare tempo in stronzate tipo che-cazzo-non-va-in-te: l'avvocato non si muoveva. Prendendolo per il magnifico abito, Blay lo mise supino e controllò la carotide con la punta delle dita, sperando di trovare un battito. Quando non successe, spinse la testa di Saxton all'indietro e si abbassò per praticargli la rianimazione cardiopolmonare.

Ma Saxton fece un colpo di tosse e inspirò a fondo l'aria.
"Manny sta arrivando," disse Blay con voce roca, sebbene non sapesse se era vero. Ma andiamo, qualcuno doveva arrivare. "Resta con me..."

Altri colpi di tosse. Altri respiri. E il colore tornò piano su quel bellissimo, raffinato viso.

Con la mano tremante, Blay spostò indietro una soffice ciocca di capelli dalla fronte che aveva toccato tantissime volte. Mentre guardava in quegli occhi offuscati che lo fissavano, avrebbe voluto sentire qualcosa nell'animo definirsi e modificare la sua vita e...

Pregò per quel tipo di reazione.

Diamine, in quell'istante, avrebbe barattato sia il passato che il presente per sentirla.

Ma questa sensazione semplicemente non c'era. Rimpianto, rabbia per conto del maschio, tristezza, sollievo... li unì tutti. Ecco quel che c'era, comunque.

"Ecco, lasciami controllare," disse Doc Jane mettendo giù la borsa medica nera e inginocchiandosi sul pavimento a mosaico.

Blay si fece indietro per dare spazio alla shellan di V, ma restò vicino, anche se non poteva fare nulla. Diamine, aveva sempre voluto studiare medicina - ma non per poter resuscitare gli ex amanti perché qualche psicopatico testa di cazzo aveva provato a strangolarli nel dannato ingresso centrale.

Guardò Qhuinn. Il guerriero era ancora trattenuto da Rhage, come se il Fratello non credesse che l'episodio era concluso.

"Alziamoci in piedi," disse Doc Jane.

Blay era proprio lì, aiutò Saxton ad alzarsi, lo sostenne, lo condusse alle scale. Entrambi stettero zitti mentre salivano, e quando raggiunsero il secondo piano, Blay li portò nella sua stanza come d'abitudine.

Accidenti.

"No, va bene," mormorò Saxton. "Lasciami solo sedere qui per un minuto, okay?"

Blay pensò al letto, ma quando Saxton s'irrigidì voltandosi in quella direzione, optò per la chaise longue.
Aiutò il maschio a sedersi e con imbarazzo fece un passo indietro.

Nel silenzio che seguì, una rabbia violenta lo colpì arrivando da chissà dove.

Adesso le mani tremavano per una ragione diversa.

"Dunque," disse Saxton con voce roca. "Com'è andata la tua serata?"

"Che diavolo è successo laggiù?"

Saxton si allentò la cravatta, sbottonò il colletto della camicia e prese un altro profondo respiro. "Scaramuccia familiare, tutto qui."

"Stronzate."

Saxton spostò gli occhi esausti altrove. "Dobbiamo proprio farlo?"

"Cosa è successo -"

"Credo che tu e lui dobbiate parlare. E una volta che l'avrai fatto, non dovrò più preoccuparmi d'esser trattato come un criminale."

Blay aggrottò la fronte. "Io e lui non abbiamo nulla da dirci -"

"Col dovuto rispetto, i segni attorno al mio collo suggeriscono tutt'altro.

*    *    *

"Come andiamo, ragazzone?"

Dalla voce di Rhage che arrivava all'orecchio di Qhuinn, era chiaro che il Fratello stesse controllando se la tragedia fosse bella e finita. Non necessariamente. Nell'istante in cui Blay gli aveva detto di smetterla con quella cazzata, il corpo di Qhuinn aveva obbedito, proprio come se il ragazzo avesse il telecomando del suo televisore.

Gli altri stavano ancora gironzolandogli intorno, lo controllavano, aspettando ovviamente se mostrava intenzione di rincorrere Saxton e ripristinare la stretta mortale al suo collo.

"Stai bene?" sbottò Rhage.

"Sì. Sì, sto bene."

Le barre d'acciaio attorno al suo torace si allentarono fino a cedere del tutto. Poi una grande mano lo prese sulla spalla e gli diede una stretta. "Fritz odia i cadaveri nell'ingresso principale."

"Ma non c'è molto sangue con lo strangolamento," obiettò qualcuno. "Ripulire sarebbe stato facile."

"Solo una passata di cera dopo," un altro intervenne.

Ci fu una lunga pausa a quel punto.

"Vado di sopra." Quando gli sguardi attenti ricominciarono a susseguirsi, Qhuinn scosse la testa. "Non per ricominciare. Lo giuro su mia..."


Beh, non aveva una madre, un padre, un fratello, una sorella... o un figlio - anche se, con gran speranza, quell'ultima cosa rientrava nel 'non ancora'.

"Non lo farò, va bene?"

Non attese ulteriori commenti. Senza offesa, ma un incidente aereo e un tentato omicidio ai danni di uno dei pochi parenti rimastigli era abbastanza per una notte.

Con un'imprecazione, si avviò al secondo piano - e si ricordò che doveva ancora controllare Layla.

Tenendosi a destra in cima alle scale, scese nella stanza degli ospiti in cui l'Eletta si era trasferita e bussò dolcemente. "Layla?"

Nonostante stessero per avere un bambino, non si sentiva a suo agio a entrare senza un invito.

Bussò di nuovo, un po' più forte. Alzò anche la voce. "Layla?"

Doveva essere addormentata.

Tornando indietro, andò nella sua stanza, superando lo studio di Wrath con le porte chiuse, e continuò per la galleria delle statue. Una volta alla porta di Blay, non gli sarebbe servito a nulla fermarsi e fissare quel dannato pannello di legno.

Gesù Cristo, aveva quasi ucciso Saxton.

Sentiva ancora il bisogno di portare a termine il compito.

Aveva sempre saputo che suo cugino era una puttana - e odiava aver ragione su quel fatto. A che cazzo stava pensando Saxton? Il ragazzo aveva il meglio del meglio nel suo letto ogni dannatissimo giorno, e tuttavia in qualche modo, qualche scopata anonima in un bar o in un club oppure nella fottutissima biblioteca comunale di Caldwell era meglio di quello? O ancora, era necessario?
Infedele figlio di puttana.

Le mani si strinsero in pugni e lo esaltò l'idea di entrare in quella stanza solo per spingere la faccia di Saxton nella minestrina, poté a malapena contenere l'impulso.

Lascialo andare, ora.

Dal nulla, la voce di Blay risuonò nella sua testa ancora una volta, e sicuro come la morte, la violenza si placò. Letteralmente, un istante prima era feroce, quello dopo totalmente calmo.

Strano.

Scuotendo la testa, andò nella sua camera da letto, entrò e chiuse la porta.

Dopo aver acceso le luci col pensiero, restò immobile, coi piedi incollati al pavimento, le braccia ciondolanti come funi flosce, la testa penzolante alla sommità della spina dorsale. Senza andare da nessuna parte.

Senza alcuna ragione, pensò a uno degli amatissimi aspirapolvere Dysons di Fritz, messo nell'armadio di servizio e lasciato al buio fino a quando qualcuno l'avrebbe tirato fuori per usarlo.

Fantastico. Era ridotto al livello di un aspirapolvere.

Forse imprecò e ordinò a se stesso di continuare a spogliarsi e andarsene a letto. La notte era stata una rottura di palle dal tramonto e la buona notizia era che tutto il triste casino era finalmente finito: le serrande erano chiuse, tenendo lontano il sole. La casa era quieta e silenziosa.

Era giunto il momento di cadere in fase REM e ricaricare i dati da capo.

Amaramente si tolse la maglietta e grugnì a tutti i dolori e gli acciacchi e si ricordò che aveva lasciato il giubbotto di pelle e le armi alla clinica. Vabbè. Ne aveva altre di scorta qualora fossero servite durante il giorno, e non poteva andare a riprendersele prima del Primo Pasto.

Mise la mano alla patta dei calzoni, -

La porta dietro di lui si aprì con una tale forza che rimbalzò contro il muro - solo per essere fermata dalla ferrea presa di un incazzatissimo figlio di puttana.

Blay era incavolato nero mentre stava sotto lo stipite della porta, il corpo tremava da una tale furia che persino Qhuinn, che aveva avuto a che fare con un sacco di cose in vita sua, pensò Cavolo.

"Che cazzo non va in te?" abbaiò il maschio.

Mi prendi in giro, pensò Qhuinn. Come poteva non aver sentito che c'era un profumo sconosciuto sul suo ragazzo?
"Penso tu debba parlarne con mio cugino."

Quando Blay si fece avanti, Qhuinn gli girò intorno per-
Blay lo prese per un braccio e sibilò snudando le zanne. "Scappi?"

Con tono calmo, Qhuinn disse, "No. Sto solo chiudendo questa dannata porta, così che nessuno senta."

"Non me ne fotte un cazzo!"

Qhuinn pensò a Layla giù, all'altra parte dell'ingresso che cercava di dormire. "Beh, a me sì."

Qhuinn si disimpegnò e li chiuse dentro insieme. Poi prima di potersi voltare, dovette chiudere gli occhi e prendersi una pausa.

"Mi disgusti," disse Blay.

Qhuinn lasciò cadere la testa in avanti.

"Devi uscire dalla mia cazzo di vita." L'amarezza in quella voce familiare lo colpì dritto al cuore. ""Stai completamente fuori dai fatti miei!"

Qhuinn guardò oltre la spalla. "Non t'importa che sia stato con qualcun altro?"

La bocca di Blay si aprì. Si chiuse. Poi le ciglia si abbassarono. "Cosa?"

Oh. Fantastico.

Nella concitazione dell'episodio, Blay non aveva afferrato con chiarezza i perché.

"Cosa hai detto?" ripeté Blay.

"Mi hai sentito."

Quando non ci fu risposta, nessuna imprecazione, niente di lanciato contro al muro, inteso come pugni o oggetti, Qhuinn si voltò.

Dopo un istante, Blay incrociò le braccia, non sul petto, ma sullo stomaco, come se avesse la nausea.

Qhuinn si massaggiò la faccia e parlò con voce rotta. "Mi dispiace. Sono dannatamente dispiaciuto... non volevo questo per te."

Blay si scosse. "Cosa..." Gli occhi blu tornarono a concentrarsi. "È per quello che l'hai attaccato?"

Qhuinn fece un passo avanti.

"Mi spiace... io... è entrato dalla porta e ho sentito l'odore, e mi sono perso. Non stavo nemmeno pensando."

Blay sbatté le palpebre, come se si stesse confrontando con concetto estraneo.

"Ecco perché tu... perché diavolo l'avresti fatto?"

Qhuinn si avvicinò di un altro passo poi si costrinse a fermarsi - a dispetto di un bisogno quasi sopraffacente di avvicinarsi al ragazzo. E quando Blay scosse la testa come se avesse problemi di comprensione, Qhuinn non aveva intenzione di parlare.

Ma lo fece. "Ti ricordi giù alla clinica, ben più di un anno fa..." Fissò il pavimento come, beh, nel caso il ragazzo avesse dimenticato dov'era il centro d'addestramento. 

"Era prima che tu e Saxton..." Giusto. Non poteva terminare la frase, non se voleva tenersi nello stomaco tutto quello che aveva mangiato. "Ricordi quel che ti ho detto?"

Quando Blay apparve confuso, il ragazzo lo aiutò a ricordare. "Ti dissi che se qualcuno ti avesse ferito, gli avrei dato la caccia e l'avrei lasciato a bruciare al sole." Anche lui si accorse che la voce diventava una ringhio minaccioso. "Saxton ti ha ferito stasera, così ho fatto ciò che ho detto che avrei fatto."

Blay si massaggiò la faccia. "Gesù..."

"Ti avevo detto cosa sarebbe successo. E se lo fa di nuovo, non posso prometterti che non terminerò il lavoro."

"Ascolta, Qhuinn, non puoi... non puoi fare questa stronzata. Non puoi."

"Non t'importa? Ti ha tradito. Non va bene."

Blay tirò fuori un lungo e lento respiro, come se fosse stanco di trainare un grosso peso. "Solo... non farlo di nuovo."

Ora era Qhuinn a scuotere la testa. Non capiva. Se avesse avuto una storia con Blay, e Blay fosse uscito con Saxton? Lui non sarebbe mai riuscito a sopportarlo.

Dio, perché non aveva approfittato di quello che gli era stato offerto? Non sarebbe dovuto fuggire. Non avrebbe dovuto muoversi.
Spontaneamente i suoi piedi fecero un altro passo avanti. "Mi dispiace..."

Tutto a un tratto, seguitava a ripetere quelle parole, a dirle di continuo ad ogni passo che lo avvicinava a Blay.

"Mi dispiace... mi dispiace... mi dispiace..." Non sapeva cosa cazzo stesse dicendo o facendo; aveva solo urgenza di pentirsi per tutti i suoi peccati.

Ce n'erano talmente tanti quando era arrivato a quel maschio d'onore che stava immobile di fronte a lui.

Finalmente era rimasto soltanto un passo prima che il suo torace nudo toccasse quello di Blay.

La voce di Qhuinn  divenne un sussurro. "Mi dispiace."

Nel teso silenzio che seguì, la bocca di Blay si aprì... ma non per la sorpresa. Era più come se non potesse respirare.

Ricordandosi di non essere uno stronzo da tutto-il-mondo-gira-intorno-a-me, Qhuinn tornò a quel che era successo tra Blay e Saxton.

"Non volevo che succedesse a te," disse con gli occhi che vagavano su quel viso. "Hai sofferto abbastanza, e so che lo ami. Mi dispiace... mi spiace così tanto..."

Blay stava di fronte a lui, l'espressione scioccata, lo sguardo che balzava ovunque come se non potesse fissarsi su nulla. Ma non si tirò indietro, scostò, o fuggì via. Rimase... proprio dov'era.

"Mi dispiace."

Qhuinn vide da molto lontano la sua mano allungarsi e toccare il viso di Blay, la punta delle dita che scorreva sull'accenno di barba non rasata. "Mi dispiace."

Oh, Dio, toccarlo. Sentire il calore della sua pelle, inalare il suo profumo pulito e mascolino.

"Mi dispiace."

Che cazzo stava facendo? Cavolo... troppo tardi per rispondere alla domanda - l'altra mano si era già mossa e poggiata sull'ampia spalla.

"Mi dispiace."

Oh, Dio, stava avvicinando Blay a sé, tirava quel corpo contro il proprio. "Mi dispiace."

Con una delle mani arrivò al retro del collo e la spinse tra i capelli alla nuca. "Mi dispiace."

Blay era rigido, la spina dorsale ritta come una freccia, le braccia strette intorno all'addome. Ma dopo un momento, quasi come se stesse confondendo la sua reazione con la propria, il maschio iniziò ad avvicinarsi, spostando di poco il peso all'inizio e poi sempre più.

Con una mossa veloce, Qhuinn strinse le braccia attorno all'unica persona più importante della sua vita. Non era Layla, sebbene sentisse una fitta a quella negazione. Non era John, o il suo re. Non erano i Fratelli.

Quel maschio era la sua ragione per ogni cosa.

E anche se lo uccideva che Blay fosse innamorato di qualcun altro, cazzo, lui lo accettava. Era passato troppo tempo da quando lo aveva toccato... e mai in quel modo.
"Mi dispiace."

Tenendo stretta la nuca di Blay, lo avvicinò a sé con urgenza, spostando quella faccia contro il proprio collo. "Mi dispiace."

Quando Blay si lasciò andare, Qhuinn tremò, voltando il viso verso quello del ragazzo, inalando a fondo, stipando tutte quelle sensazioni nelle profondità del suo cervello in modo da poterle ricordare per sempre. E mentre la sua mano andava su e giù, rassicurando quella schiena muscolosa, diede il massimo per fare ammenda per il tanto di più rispetto all'infedeltà del cugino. "Mi dispiace -"

Con un veloce spostamento, Blay scosse la testa, si liberò, tirandosi indietro.
Si allontanò.
Qhuinn chinò le spalle.

"Mi dispiace."

"Perché continui a dirlo?"

"Perché..."

In quell'istante, mentre i loro occhi s'incontravano, Qhuinn capì che era giunto il momento. Aveva rovinato talmente tante cose con Blay; c'erano stati così tanti passi falsi  e fraintendimenti, troppi anni, troppi rifiuti - tutti da parte sua. Aveva fatto marcia indietro troppo a lungo, ma adesso basta.

Mentre apriva la bocca per dire le tre parole che aveva sulla punta della lingua, gli occhi di Blay s'indurirono. "Non ho bisogno del tuo aiuto, okay? So badare a me stesso."

Tum-tum. Tum-tum. Tum-tum.

Il suo cuore stava battendo talmente forte che si chiese se stava per esplodere.

"Continuerai a stare con lui," disse Qhuinn freddamente. "Continuerai a -"

"Non fare più quella merda a Saxton - mai più. Giuralo."

E anche se lo uccideva, Qhuinn non poteva negargli nulla. "Okay." Mise i palmi in fuori. "Terrò giù le mani."

Blay annuì, in accordo.

"Voglio solo aiutarti," disse Qhuinn. "Tutto qui."

"Non puoi," esclamò Blay.

Dio, sebbene fossero ancora una volta ai ferri corti, bramava più contatto - e improvvisamente, vide la situazione esattamente per quella che era.

Difficile affermazione, ma almeno aveva una sua logica.
Le braccia si alzarono cercando, trovando e stringendosi alle spalle di Blay. Al suo collo.
Il desiderio sessuale si risvegliò in lui, indurendo il suo uccello, facendolo ansimare. "Ma io posso aiutarti."

"Come?"

Qhuinn si avvicinò portando la bocca proprio all'orecchio di Blay. Poi poggiò deliberatamente il petto contro quello del ragazzo. "Usami."

"Cosa?"

"Dagli una lezione." Qhuinn strinse la presa e spinse la testa di Blay all'indietro. "Ripagalo con la stessa moneta. Con me."
Per far sì che le sue intenzioni fossero ancora più chiare, Qhuinn tirò fuori la lingua e la passò lungo la gola di Blay.

Il sibilo in risposta fu forte come una bestemmia.

Blay gli diede un pugno, spostandosi indietro. "Ti sei bevuto quel fottuto cervello?"

Qhuinn si mise la mano attorno al suo sesso duro e pesante. "Ti voglio. E ti prenderei in ogni modo possibile - anche se è solo per vendicarti di mio cugino."

L'espressione di Blay giocava a pingpong tra la completa incredulità e la rabbia colossale.

"Tu, fottuto stronzo! Mi hai respinto per anni e ora, tutto all'improvviso, fai un'inversione a centottanta gradi? Cosa cazzo non va in te!"

Con la mano libera, si mise a giocare con l'anellino del piercing al capezzolo - e si concentrò su quello che stava succedendo nella zona dei fianchi di Blay: sotto la vestaglia, il maschio era in completa erezione, quel tessuto non poteva nascondere quel tipo di rigonfiamento.

"Sei completamente fuori di testa. Che cazzo!?"

Di solito Blay non imprecava o alzava la voce. Era una svolta vederlo perdere le staffe.

Fissando lo sguardo in quello del suo amico, Qhuinn s'inginocchiò lentamente. "Lascia che me ne occupi -"

"Cosa?"

Si allungò in avanti e prese il bordo della vestaglia, attirandolo a sé. "Vieni qui. Lascia che ti mostri come lo faccio."

Blay strinse la cintura che teneva chiuso l'indumento, e la legò ancora di più stretta. "Cosa diavolo stai facendo?"

Dio, il fatto che stesse in ginocchio a implorarlo, pareva decisamente appropriato. "Voglio stare con te. Non me ne frega un cazzo del perché - lascia che stia con te -"

"Dopo tutto questo tempo? Cos'è cambiato?"

"Tutto."

"Stai con Layla -"

"No. Te lo ripeterò per quante volte avrai bisogno di sentirlo - non sto con lei."

"È incinta."

"Una volta. Sono stato con lei solo una volta e, come ti ho già detto, soltanto perché voglio una famiglia, proprio come lei. Una volta, Blay, e mai più."

La testa di Blay si spostò all'indietro, chiuse gli occhi come se qualcuno stesse infilzando degli spilloni sotto alle unghie. "Non farmi questo, per l'amor di Dio, non puoi farmi questo -" Quando la voce venne meno, la pena era tristemente insita in tutti i problemi che Qhuinn aveva causato.

"Perché adesso? Forse sei tu che vuoi respingere Saxton-"

"Vaffanculo mio cugino, non significa niente per me. Se tu fossi solo, sarei comunque qui, proprio su questo tappeto, in ginocchio, con la voglia di stare con te. Se tu avessi una compagna, se ti stessi vedendo con qualcuno a caso e merda, se fossi in un milione di posti diversi, io sarei proprio là. A supplicarti per qualcosa, qualunque cosa - una volta, se è tutto ciò che abbiamo."

Qhuinn allungò di nuovo la mano, la fece passare sotto la vestaglia e accarezzò una gamba forte e muscolosa - e quando Blay si tirò nuovamente indietro, capì che stava perdendo la battaglia.

Merda, stava per perdere quella opportunità, se non avesse -

"Ascolta, Blay, ho fatto una sacco di merdate nella mia vita, ma sono sempre stato sincero. Sono quasi morto stasera - e questo fa sì che un uomo metta le cose in chiaro. Lassù in quell'aeroplano, guardando il cielo scuro, non pensavo che ce l'avrei fatta. Tutto è diventato chiaro per me. Voglio stare con te per questo motivo."

In verità, era tutto chiaro da parecchio prima, mooooolto prima della situazione del Cessna, ma sperava che la spiegazione avesse senso per Blay.

Forse sì. In risposta il ragazzo mosse i piedi, come se stesse per cedere - o andarsene. Non c'era modo di capire cosa stesse per fare.

Qhuinn si sbrigò a parlare ancora. "Mi spiace d'aver sprecato così tanto tempo - e se non vuoi stare con me, lo accetto. Mi farò da parte - vivrò con le conseguenze dei miei gesti. Ma per l'amor di Dio, se c'è una possibilità - per un qualsiasi motivo - vendetta, curiosità, diamine, anche se lascerai che ti scopi una sola volta e poi mai, mai più, per la sola ragione di potermi piantare un paletto nel cuore. L'accetto. Ti prenderei... in ogni modo possibile."

Allungò la mano per la terza volta, passandola dietro la gamba di Blay. Accarezzando. Supplicando.


"Non importa quel che mi costerà..."

mercoledì 18 settembre 2013

Traduzione Capitolo 25 di Lover at Last di J.R.Ward


Lover at Last

25


Mentre sentiva lo squillare incessante attraverso la linea telefonica, Blay tenne il ricevitore all'orecchio e si sedette sul bordo del letto. Era strano. I suoi genitori avrebbero dovuto essere in casa a quell'ora della notte. Era quasi l'alba -

"Pronto?" disse finalmente sua madre.

Blay tirò un lungo e lento respiro e si spostò appoggiandosi alla testiera del letto. Ripiegando la vestaglia sulle gambe, si schiarì la voce. "Ciao, sono io."
La gioia che riempì la voce all'altro capo dell'apparecchio gli riscaldò il cuore. "Blay! Come stai? Lascia che chiami tuo padre così prende l'altro ricevitore -"

"No, aspetta." Chiuse gli occhi. "Volevo solo... parliamo. Tu ed io."

"Stai bene?" Sentì il rumore di una sedia trascinata sul pavimento - e sapeva bene dove fosse sua madre: vicino al tavolo in quercia nella sua deliziosa cucina. "Che succede. Non sei stato ferito, vero?"

Non interiormente. "Sto... bene."

"Cosa c'è?"

Blay si massaggiò la faccia con la mano libera. Lui e i suoi genitori erano sempre stati uniti - non c'era cosa di cui non parlasse loro, e questa separazione da Saxton era proprio il tipo di cosa di cui di solito avrebbe parlato: era irritato, confuso, deluso, un po' depresso... tutta la solita roba emozionale che lui e sua madre elaboravano in un doppio senso di telefonate.

Nel silenzio, comunque, si ricordò che in effetti c'era un argomento che non aveva mai affrontato con loro. Uno bello grosso...

"Blay? Mi stai spaventando."

"Sto bene."

"No."

Abbastanza vero.

Suppose di non aver fatto outing con loro per rispetto al suo orientamento sessuale perché la vita amorosa non è un qualcosa che la maggior parte della gente condivide coi propri genitori.

E forse c'era anche una parte di lui, per quanto illogica fosse, che si preoccupava se l'avrebbero guardato con occhio diverso oppure no.

Togliamo pure il forse.

Dopotutto, la politica della glymera sulla omosessualità era decisamente chiara: assicurati di non averne mai parlato apertamente e accoppiati con qualcuno del sesso opposto come è giusto che sia e non sarai allontanato per la tua perversione.

Già, perché sposare qualcuno da cui non sei attratto o di cui sei innamorato, e mentire riguardo a una prolungata infedeltà, era molto più decoroso della verità.
Ma che Dio ti aiutasse se eri un maschio e avevi un ragazzo fisso - tipo da un anno o giù di lì.

"Io... ah, stavo con qualcuno, ma adesso è finita."

Eeeeee la madre non rise alla pessima battuta. "Davvero?" disse dopo un momento, come se fosse sotto shock, ma provasse a non darlo a vedere.

Se credi che questa sia una sorpresa, mamma, indovina cosa arriva adesso, pensò.

Perché, porca troia, stava per...

Aspetta, aveva davvero intenzione di farlo così, al telefono? Non avrebbe dovuto farlo di persona?
Qual era il modo giusto?

"Sì, io, ah..." Deglutì con forza. "Ho avuto una relazione per quasi tutto l'anno scorso."

"Oh... accidenti." Il dolore nel tono della madre lo ferì. "Io... noi... non lo sapevamo."

"Non sapevo come dirvelo."

"La conosciamo? Lei o la sua famiglia?"

Blay chiuse gli occhi col petto che scoppiava. "Ah... conoscete la famiglia. Sì."

"Beh, sono davvero dispiaciuta che non abbia funzionato. Stai bene...? Com'è finita?"

"È solo terminata, a essere onesti."

"Le relazioni sono così difficili. Oh, amore, tesoro mio - riesco a sentire la tua tristezza. Vorresti tornare a casa e -"

"Era Saxton. Il cugino di Qhuinn."

Ci fu un forte inspiro lungo la linea.

Quando sua madre restò completamente zitta, il braccio di Blay iniziò a tremare così forte che poteva a malapena tenere il telefono.

"Io... io, ah..." Sua madre deglutì con forza. "Non lo sapevo. Che... tu..."

Terminò nella sua testa la frase che lei non poté concludere: non sapevo che fossi una di quelle persone.

Come se i gay fossero degli appestati sociali.

Oh, diavolo. Non avrebbe dovuto dire niente. Non una fottuta parola a riguardo. Dannazione, perché aveva dovuto spifferare la sua intera vita in un colpo solo? Perché non aveva potuto tenersi il primo amante fisso... e poi aspettare un paio d'anni, forse una decade, prima di fare outing coi suoi inducendoli a chiudere bottega?
Ma noooooo, lui doveva -

"È per questo motivo che non ci hai mai parlato di questa storia?" chiese. "Perché..."

"Forse. Sì..."

Blay sentì tirare su col naso, poi un respiro soffocato.
La delusione che gli arrivava attraverso la connessione era troppa da sopportare, il peso schiacciante si sistemò nel suo petto rendendogli impossibile respirare.

"Come hai potuto -"

Si sbrigò a fermarla, perché non poteva tollerare che la dolce voce di sua madre dicesse quelle parole.

"Mahmen, mi spiace. Ascolta, non volevo, okay? Non so cosa sto dicendo. Solo io -"

"Cosa io o noi abbiamo mai fatto -"

"Mahmen, ferma. Fermati." Nel pausa che seguì, lui pensò a lei che citava qualche strofa di Lady Gaga, e vomitare tutto un insieme di non-è-colpa-tua, non-hai-fatto-nulla-di-sbagliato tipico da genitori. "Mahmen, io -"

A quel punto la madre scoppiò a piangere, singhiozzando quanto più piano riuscisse a fare. La sensazione che dal suo punto di vista lui avesse lasciato la sua famiglia solo per essere ciò che era... era un fallimento nell'accettarlo da cui non si sarebbe mai ripreso. Lui voleva solo vivere, onestamente e alla luce del sole, senza nessuna scusa. Come chiunque altro. Amare chi amava, essere chi era... ma la società aveva degli standard diversi, e come aveva sempre temuto, i suoi genitori ne facevano parte -

In maniera vaga si accorse che la madre gli stava parlando, e lui si sforzò di trattenersi e di chiudere la chiamata -

"... per farti pensare che non avresti potuto dircelo? Che è un qualcosa che cambierebbe quello che sentiamo per te?"

Blay sbatté le palpebre mentre il suo cervello traduceva ciò che aveva sentito in un linguaggio che avesse un senso. "Scusami...? Cosa?"

"Cosa hai... cosa abbiamo fatto per farti sentire che qualsiasi cosa riguardo te ti avrebbe in qualche modo cambiato ai nostri occhi?" Lei si schiarì la gola, come se si stesse ricomponendo. "Ti voglio bene. Tu sei il mio cuore che batte fuori dal mio petto. Non m'importa con chi stai, o se hanno i capelli biondi o neri, gli occhi blu o verdi, se sono maschi o femmine - purché tu sia felice, è tutto ciò che m'importa. Voglio per te quel che tu vuoi per te stesso. Ti voglio bene, Blaylock - ti voglio bene."

"Cosa... stai dicendo..."

"Ti voglio bene."

"Mahmen..." gracchiò con le lacrime agli occhi.

"Avrei solo voluto che non me lo dicessi per telefono," borbottò. "Vorrei abbracciarti adesso."

Lui rise in modo scoordinato. "Non volevo farlo. Voglio dire, non volevo dirlo così. Mi è solo uscito."

Strana scelta di parole, pensò.

"E mi spiace," continuò la madre, "che le cose non abbiano funzionato con Saxton. È davvero un gentiluomo. Sei sicuro che sia finita?"

Blay si massaggiò il viso mentre la realtà si regolava da sola, l'amore che aveva sempre avuto ancora con lui. A dispetto della verità. O forse... proprio a causa sua.
In momenti come questo, si sentiva il più fortunato figlio di puttana nel mondo.

"Blay?"

"Scusami. Sì, mi spiace. Riguardo Saxton..." Pensò a quel che aveva fatto in quell'ufficio giù al centro d'addestramento quando era solo. "Sì, Mahmen, è finita. Ne sono sicurissimo."

"Okay, ecco cosa devi fare. Prenditi del tempo per recuperare. Sai di aver tentato tutto il possibile. Poi devi essere aperto a incontrare qualcun altro. Sei molto attraente, lo sai."

Ed eccola a dirgli d'incontrare un altro ragazzo.

"Blay? Mi hai sentita? Non voglio che passi la tua vita da solo."

Tornò a massaggiarsi la faccia. "Sei la miglior madre del pianeta, lo sai questo?"

"Lo saprò quando verrai a casa. Voglio cucinare per te."

Blay si rilassò sui cuscini, a dispetto del fatto che la testa stava cominciando a fargli male - probabilmente perché sebbene fosse solo, stava ancora cercando di tenersi tutto dentro durante i suoi bagordi. Probabilmente anche perché odiava il fatto di essere ancora infatuato di Qhuinn. E gli mancava Saxton in un senso - perché era difficile dormire da solo.
Ma andava bene così. Questa... onestà gli era costata tanto tempo -

"Aspetta, aspetta." Si sedette sui cuscini. "Ascolta, non voglio che tu dica nulla a papà."

"Beata Vergine Scriba, perché no?"

"Non lo so, sono nervoso."

"Tesoro, non sentirà nulla di diverso da me."

Sì, ma l'unico figlio e ultimo della sua casata... e tutta la cosa padre/figlio... "Ti prego. Lascia che glielo dica faccia  a faccia. " Oh, come se questo non gli facesse venire da vomitare. "Avrei dovuto farlo anche con te. Verrò non appena sarò di riposo - Non voglio costringerti a mentirgli -"

"Non preoccuparti di quello. Sono cose tue - hai il diritto di condividerle con chi ritieni più giusto. Apprezzerei però che lo facessi presto. In circostanze normali, io e tuo padre ci diciamo ogni cosa."

"Te lo prometto."

Ci fu un attimo di stasi nella conversazione. "Avanti, parlami del lavoro - come va?"

Blay scosse la testa. "Mahmen, non vuoi sentirne parlare."

"Oh, certo che voglio."

"Non voglio che pensi che il mio lavoro sia pericoloso."

"Blaylock, figlio del mio amato hellren, quanto credi che sia idiota, con esattezza?"

Blay rise, ma subito tornò serio. "Qhuinn ha pilotato un aereo stanotte."

"Davvero? Non sapevo sapesse volare."

Non era stata la stessa canzone tutta la serata? "Infatti non sa farlo." Blay tornò a stendersi e incrociò le caviglie. "Zsadist è stato ferito e dovevamo portarlo via da quel posto sperduto. Qhuinn ha deciso di... voglio dire, sai com'è, fa qualsiasi tentativo."

"Molto avventuroso e appena un po' selvaggio. Ma che caro ragazzo che è. È un vero peccato quel che la famiglia gli ha fatto."

Blay giocherellò con la cintura della vestaglia. "Ti è sempre piaciuto, vero? È strano, credo che molti genitori non lo accetterebbero - su molti livelli."

"Questo perché si limitano a vedere la facciata di tipo duro. Per me è ciò che c'è dentro che conta." Fece un suono tipico da madre, e lui se la figurò mentre scuoteva la testa. "Lo sai, non dimenticherò mai la notte che lo hai portato la prima volta. Era un pretrans così piccolo, con quella chiara imperfezione che sono sicura gli ha dato noie ad ogni angolo. E tuttavia anche con quello, è venuto da me, mi ha dato la mano per presentarsi. Mi ha guardato direttamente negli occhi, non un confronto, ma come se volesse che gli dessi una buona occhiata per buttarlo fuori subito qualora ne sentissi la necessità." Sua madre tirò fuori una lieve imprecazione. "Lo avrei tenuto con noi quella sera stessa, sai? In un lampo. E al diavolo la glymera."

"Tu sei davvero in assoluto la miglior madre del mondo."

Ora fu lei a ridere. "E pensare che lo stai dicendo senza che ti metta del cibo davanti."

"Beh, la lasagna ti renderebbe la miglior madre dell'universo."

"Comincio a cuocere la pasta, allora."

Mentre chiudeva gli occhi, il tornare al piacevole scambio che era stato l'elemento caratteristico del loro rapporto pareva ancora più speciale.

"Parlami ancora del coraggio di Qhuinn. Mi piace quando parli di lui, ti animi tutto."

Cavolo, Blay si rifiutava di pensare ai perché di quell'affermazione. Si lanciò nella storia, con un rimaneggio giudizioso in modo da non divulgare nulla che i Fratelli non volessero far sapere in giro - non che sua madre avrebbe detto qualcosa a qualcuno.

"Bene, stavano controllando quest'area e..."


*    *    *


"Desidera qualcos'altro, padrone?"

Qhuinn scosse la testa e masticò quanto più in fretta poté per liberarsi la bocca. "No, grazie, Fritz."

"Forse dell'altro roast beef?"

"Nah, grazie - oh, okay." Si spostò per far sì che quella magnifica carne gli venisse messa nel piatto. "Ma non ho bisogno di -"

Altre patate. Altre zucchine.

"E le porterò un altro bicchiere di latte," disse il maggiordomo con un sorriso.

Mentre il vecchio doggen si voltava, Qhuinn inspirò a fondo e cominciò col secondo round. Aveva la sensazione che tutto quel cibo fosse il modo di Fritz per ringraziarlo, ed era strano - più mangiava, più aveva fame.

Gli venne da pensare... quando era stata l'ultima volta che aveva fatto un pasto completo?

Quando il maggiordomo portò altro latte, Qhuinn lo bevve tutto come un bravo bambino.

Dannazione, non era sua intenzione perdere tutto quel tempo in cucina. La sua idea era di andare direttamente da Layla, una volta uscito dalla clinica. Fritz, d'altro canto, aveva avuto un'idea diversa, e il vecchio non aveva accettato un no come risposta - il che suggeriva che era stato un ordine dall'alto. Forse da Tohr, come capo della Confraternita. O dal re in persona.

Così Qhuinn aveva ceduto... ed era finito a quel tavolo di granito, rimpinzandosi fino a scoppiare come una piñata.

Almeno arrendersi era delizioso, pensò più tardi, posando la forchetta e pulendosi la bocca.

"Ecco, padrone, il dessert."

"Oh, grazie, ma -" bene, bene, guarda cosa abbiamo qui: una scodella di gelato al caffè con caramello fuso - niente panna o noci. Proprio come piaceva a lui. "Non dovevi, davvero."

"È il vostro preferito, giusto?"

"In realtà, sì." E guarda, c'era anche un cucchiaio d'argento.
Sai cosa? Era da maleducati far sciogliere il tutto.

Mentre Qhuinn attaccava il dessert, i punti che Doc Jane gli aveva messo al sopracciglio, iniziarono a pulsare sotto la benda - e il dolore gli ricordò che coglione era stato quella notte.

Sembrava surreale che un'ora prima fosse stato in punto di morte, danzando nel cielo scuro in una sferragliante trappola di aereo di merda, che non aveva la minima idea di come pilotarlo. Ora? Aveva a che fare col miglior prodotto di Breyers. Col caramello fuso.

E pensare che si sentiva sollevato dal fatto che non ci fossero noci o panna montata da togliere per il timore di rovinargli il palato. Perché, sì, era un cazzo di problema.

Mentre le sue ghiandole surrenali pompavano e un fiotto di ansietà vibrò in ogni nervo del suo corpo, Qhuinn sapeva dannatamente bene che le scosse di assestamento si sarebbero ripetute. Tipo come un colpo di frusta al suo sistema nervoso.

Ma confrontarsi con un caso di sconto da post disastro aereo era un casino migliore che andare a fuoco. O peggio, come sarebbe potuto andare a finire.

Dopo che le due parti del suo pasto terminarono, fece del suo meglio per aiutare a sistemare prima di andare a controllare Layla, ma Fritz si agitava anche a vederlo portare la scodella e il cucchiaio vicino al lavandino. Cedendo ancora una volta, attraversò la camera da pranzo e si fermò a guardare il lungo tavolo, immaginando ognuno seduto al proprio posto.

Tutto quello che importava era che Z fosse tornato sano e salvo tra le braccia della sua shellan - e che nessun altro fosse stato ferito -

"Scusatemi, padrone," disse Fritz affrettandosi. "La porta."

Davanti all'ingresso, il doggen andò al pannello di controllo. Un secondo più tardi aprì la serratura al vestibolo anteriore.

Ed entrò Saxton.

Qhuinn si attardò. L'ultima cosa che voleva era azzuffarsi con quel maschio. Doveva controllare Layla e poi dormire -

L'odore che gli arrivò alle narici non era quello giusto.

Accigliandosi, si avviò verso l'arco della porta. Davanti a lui, suo cugino parlò con Fritz per qualche momento e si avviò verso lo scalone principale.

Qhuinn fece un respiro profondo, le narici si allargarono. Sì, okay, era l'acqua di colonia di lusso di Saxton... ma c'era un altro odore mischiato con quello. Un altro profumo era addosso al maschio.

E non era di Blay. O di qualsiasi altro guerriero.

E poi anche quell'inconfondibile odore di sesso...

Senza alcuna coerenza nei pensieri Qhuinn andò a passo di marcia dal maschio e abbaiò, "Dove sei stato?"

Suo cugino si fermò, dando un'occhiata alla sua spalla. "Chiedo scusa?"

"Mi hai sentito." A una dannata ispezione ravvicinata, era fottutamente ovvio che il ragazzo stesse tramando qualcosa. Le sue labbra erano rosse e c'era un rossore sulle sue guance che Qhuinn avrebbe scommesso che non aveva niente a che fare col freddo. "Dove cazzo sei stato."

"Non credo che siano affari tuoi, cugino."

Qhuinn avanzò sul pavimento a mosaico e non si fermò fino a quando i suoi anfibi non toccarono i graziosi mocassini del ragazzo. "Tu, fottuta puttana."

Saxton ebbe il fegato di sembrare annoiato. "Senza offesa, mio caro parente, ma non ho tempo da perdere."

Il ragazzo voltò le spalle -

Qhuinn allungò una mano per prendergli il braccio. Con uno strattone lo riavvicinò, naso contro naso. E merda, la puzza sul ragazzo gli fece venire da vomitare.

"Blay sta rischiando la sua vita nella guerra - e tu ti fai dei tipi a caso alle sue spalle? Davvero elegante, succhiacazzi -"

"Qhuinn, non deve interessarti -"

Saxton provò a scrollarselo di dosso. Non fu una buona idea. Prima che Qhuinn realizzasse quel che stava facendo, le sue mani erano alla gola del maschio.

"Come cazzo hai osato," disse snudando completamente la zanne.

Saxton schiaffeggiò entrambi i polsi di Qhuinn provando a liberarsi, strattonando, tirando, non approdando a nulla. " Mi... stai... soffocando..."

"Potrei ucciderti proprio qui, adesso," ringhiò Qhuinn. "Come cazzo hai potuto fargli questo? È innamorato di te -"

"Qhuinn.." La voce strozzata divenne sempre più flebile. "Qh -"

Il pensiero di tutto ciò che il cugino aveva fatto, e tutte le cose di cui non aveva avuto cura, lo caricarono di una super forza, e che lui incanalò nelle mani.

"Di cosa diavolo altro hai bisogno, stronzo? Credi che uno sconosciuto possa essere meglio di quello che hai nel letto?"

La forza del suo attacco violento iniziò a spingere indietro Saxton, le scarpe del ragazzo gracchiarono contro il pavimento lucido mentre gli anfibi di Qhuinn guidavano entrambi. Tutto si fermò quando le spalle di Saxton colpirono l'enorme ringhiera dello scalone.

"Tu, fottuta puttana -"

Qualcuno gridò. E anche qualcun' altro.

E poi fu tutto un casino di passi che arrivavano da diverse direzioni, seguiti da un gruppo di persone che tiravano le sue braccia.

Vabbè. Continuò a tenere gli occhi e le mani bloccate, la furia nelle viscere che lo rendeva un cane da presa che non l'avrebbe...
Lasciato...
Andare...
Mai...